Biglietto da visita

Scritto da , il 2014-12-08, genere prime esperienze

Scrivo in un momento di disperazione. Non l’avevo mai fatto prima. Di solito prendevo in mano la penna per rievocare i momenti migliori delle mie vacanze estive solo se costretta da un tema scola-stico, da bambina;oppure sul diario, in privato, nei momenti di dolce nostalgia che talvolta mi prende-vano. In un caso come nell’altro, si trattava sempre di ricordi gioiosi.
Ho scritto appena tre righe e rileggendomi già mi accorgo di aver usato sempre l’imperfetto, come se escludessi che quei giorni possano tornare. Ho perduto l’innocenza. Quando?Ci sono due date:una ufficiale e una ufficiosa. Per il mondo l’11 aprile scorso. Per me l’estate scorsa. La conoscenza del sesso non è stata graduale, per me e le mie amiche, ma immediata e inattesa.
Il fatto è che sono incinta, e ho solo quattordici anni. I miei vogliono che abortisca ma io non me la sento. Non voglio proprio, anzi. Certo questo bambino non era programmato, ma ora non voglio ri-nunciarci. Preferirei che mi amputassero un arto, al confronto. Sentirei meno dolore. Ma i miei questo non lo capiscono. Per loro sono ancora una bambina che deve finire gli studi prima di accettare la corte di qualche giovanotto. Fosse dipeso da me li avrei terminati con la scuola dell’ obbligo, ma i miei dicevano che dovevo almeno diplomarmi. Quando mi sono iscritta al classico, lo scorso settem-bre, mi hanno detto che avrei dovuto prima laurearmi. Probabilmente al primo anno di università mi avrebbero rimandato alla seconda laurea, o al master. Magari quando sarei stata prossima alla meno-pausa.
Non voglio sminuire la mia parte di responsabilità in ciò che è successo, perché l’amore si fa in due e nessuno mi ha costretta;ma ripensando a ciò che è stato non posso fare a meno di concludere che sia stata vittima delle circostanze. Semplicemente, non ho saputo resistere. Ho ceduto alle tentazioni, come una barca alla deriva non può opporsi al flusso della corrente. Una barchetta di carta, fragile e leggera, spinta dai bambini sul pelo dell’acqua di una fontana.
Ero al mare con le mie amiche di scuola. Avevamo appena sostenuto con successo l’esame di terza media ed eravamo in vacanza insieme. Due di loro, Ilaria e Martina, erano mie compagne di classe. Le altre due, Sandra e Federica, le incontravo sempre e solo in Sardegna. Le nostre famiglie si conosce-vano ed erano in rapporti cordiali, se non proprio amichevoli. Ero io, semmai, ad essere ospite ora a casa dell’una ora dell’altra, e così loro quattro erano a turno a pranzo o a cena a casa mia. I nostri ge-nitori scambiavano quattro chiacchiere in spiaggia e nulla più, ma ci andava bene così. Un giorno ci incamminammo da sole per un’escursione senza meta e all’improvviso ci ritrovammo in uno spic-chio di paradiso, delimitato dal mare, dagli scogli a strapiombo e da una piccola baia. La spiaggia era stupenda:la sabbia rosa salmone…e i bagnanti nudi!Coppie con bambini e qualche anziano, ma c’e-rano anche dei giovanotti poco più grandi di noi. Fu per loro che decidemmo di restare. Ci imbaraz-zava da morire vedere i loro”bastoncini”ora flosci sui testicoli ora rigidi e sensibili alle nostre gra-zie, pur coperte dai bikini, ma restammo. Quella reazione ci lusingava. Ci mettemmo in disparte, supi-ne su nostri teli con gli occhi coperti dai Ray -Ban, unte di protezione solare che ci spalmavamo a vicenda. Per me era la prima volta che vedevo l’ organo genitale maschile, e ne rimasi affascinata. Più che apprendere una lezione nuova, fu come un riconoscimento. Mi sembrò di riesumare una cono-scenza ancestrale avuta in dotazione sin dalla nascita. Fino a quel momento avevo avuto un’idea so-lo vaga di come fosse un”pisellino”. Non ho fratelli(o sorelle)e mio padre è sempre stato un uomo pudico e riservato, quindi non ho potuto spiare uomini nudi in casa. Ero rossa come un peperone, ma anche divertita. Credo che il termine esatto fosse ”eccitata”. Mi resi conto che l’esperienza delle mie amiche non era di molto superiore alla mia, e ciò mi confortò un poco.
Cominciammo a fare un sacco di chiacchiere sciocche, tanto per sentirci a nostro agio. Ciarle ricche di osservazioni insulse che al momento ci sembravano acute e argute, del tipo:i giovani sono più ”re-attivi”dei vecchi. Perfino quelli che hanno la ragazza. Anzi, fino a pochi istanti prima di notarci, cam-minavano accanto alle fidanzate coi cazzi mosci, poi hanno visto noi e gli si è drizzato, anche se in-dossavamo i costumi. Le osservazioni sulla bellezza anatomica dei ragazzi era trascurata a parole, ma schermandoci gli occhi con gli occhiali scuri lo sguardo indugiava sempre lì, dopo aver studiato nei dettagli i culi, i pettorali, gli addominali, le spalle, i bicipiti, …viceversa, i corpi dei vecchi non erano un bello spettacolo. Al confronto, era meglio guardare le donne. Giovani, s’intende. Ce n’erano di dav-vero belle e ammetto che per alcune provammo invidia, così come gelosia per certe meno carine di noi accompagnate da veri fusti.
I ragazzi sembravano imbarazzati di farsi sorprendere in tiro dalle loro ragazze senza tributargliene il merito, ma allo stesso tempo ci guardavano con orgoglio, ammiccando. Traevano piacere dal fatto che ammirassimo i loro manganelli, e con gli occhi sembravano dirci:”Questo l’ hai fatto tu”. Alme-no, questo è il messaggio che arrivò a me. Martina invece era di diverso avviso:era la più imbarazza-ta di tutte ed era rimasta solo dietro insistenza di noialtre. Poi però ci stupì con una proposta che nes-suna aveva avuto il coraggio di esprimere a parole, pur meditandola:-Spogliamoci anche noi, così magari la smettono di fissarci-
-Tu sei matta!-disse Sandra, che era anche la più ipocrita del gruppo.
-Non capisci?-l’aggredì Martina -E’il segreto a intrigare il maschio. Se gli sbatti tutto in faccia perde interesse-devo dire che ci convinse. Cercavamo solo un alibi per denudarci, in fondo, e Martina, quali che fossero le sue ragioni, ce l’aveva appena fornito. Slacciammo prima il reggiseno, poi prendemmo il coraggio a piene mani e tirammo giù gli slip. Nessuna aveva mai pensato di depilarsi l’inguine, al-meno in parte, così ci ritrovammo a fissare le rispettive boscaglie, prima con aria critica, facendo pa-ragoni, poi ridendo con un residuo di nervosismo.
Dopo esserci abituate a quella sensazione nuova al punto di non avvertire più l’assenza degli indu-menti, ci buttammo in acqua. Era fresca, inebriante, e il mare era una tavola. Nuotammo come sirenet-te, i nervi vellicati dalle onde, dal sole e dal vento. Era come far l’amore con l’intero creato. Ci sen-timmo parte di esso, e fu bellissimo.
Tornate sui teli ci esponemmo di nuovo al sole per asciugarci. Eravamo quasi assopite quando ci si avvicinarono tre ragazzi giovani, nudi e coi”maccheroni a metà cottura”, per dirla con Federica, quella dal frasario più variopinto.
-Salve ragazze!-disse una voce, e noi cinque balzammo a sedere come se avessimo udito quella dei rispettivi padri. Ci coprimmo subito i seni e le passerine con le mani.
-Scusate…Non volevamo spaventarvi…-erano uno più bello dell’altro. Quello che parlava sembrò davvero dispiaciuto della nostra reazione. Temendo che andassero via, Ilaria si scoprì per prima e parlò a nome di tutte:-Non è niente, non preoccupatevi. E’ solo che quasi dormivamo. E’ così bello e piacevole, qui…-
-Già- dissi io, e tornai a scoprirmi le tette e la fica, dando l’esempio alle altre.
-Siete nuove a questo tipo di esperienza, vero?-disse il secondo ragazzo. Questo qui era biondo come me. Io ero l’unica biondina della cinquina, lui del terzetto. Era quello che mi piaceva di più.
-Sì. Da cosa l’ hai capito?-chiesi. Risero tutti e tre.
-Beh, potrei dirti dalla vostra reazione spontanea al saluto di Alfio, qui…ma mentirei. L’ ho capito dal fatto che vi siete prima acclimatate al contesto e poi vi siete tolte i costumi poco per volta-
-Vuoi dire che i nudisti vengono in spiaggia già nudi?-
-Ci alziamo dal letto già nudi, se per quello. E prima ancora ci corichiamo senza nulla addosso. Se possiamo evitarlo, non indossiamo mai nulla-
-E se qualcuno vi sorprende vi coprite con le mani come abbiamo fatto noi poco fa, giusto?-era Ila-ria.
-Beh, non proprio…di solito l’imbarazzo è più dei tessili che nostro- disse ridendo il terzo ragazzo.
-Già. Di solito sono loro a coprirsi…gli occhi!-
-Non vedo perché -disse Ilaria facendo la porca-a me sembra un bel vedere…-noi quattro tacemmo imbarazzate, e per un istante anche i tre ragazzi lo furono;poi la tensione si sciolse e tutti ridemmo.
Li invitammo a sedersi vicino a noi.
-Anche per noi vedere cinque belle ragazze come voi è un bel vedere-ci assicurarono i ragazzi, e a giudicare dalle dimensioni raggiunte dai loro uccelli, non dubito che fossero sinceri. Continuarono a parlarci del naturismo e delle situazioni in cui si coprivano per non avere noie con la legge. Mentre parlavano ammiravamo i loro cazzi duri, che essi non facevano nulla per nascondere.
-Solo dov’è permesso restiamo nudi-ci spiegarono.
-Voi come avete cominciato?-chiese qualcuna.
-I nostri genitori-ci spiegarono-Anzitutto va detto che noi non veniamo qui né per guardare le don-ne nude né per farci guardare nudi, ma solo per stare nudi, in un posto possibilmente piacevole dove ciò sia permesso-
-Però non mi sembra che vi bendiate gli occhi-disse ancora Ilaria togliendosi gli occhiali e indican-do con un gesto circolare del braccio i tre falli eretti dei ragazzi.
Credevo che questa nuova uscita avrebbe messo in imbarazzo i tre ma mi sbagliavo. Risposero che il nudismo abitua alla sincerità. I tessili sono i più ipocriti. Vedono ovunque il peccato, anche dove non c’è, e quindi coprono e nascondono parti del corpo e reazioni scatenate dalla visione di tali parti del corpo. Il vero nudista invece comprende che non c’è niente di sbagliato o di insano nella nudità e nelle reazioni che essa suscita, così non ne arrossisce mai.
-E’un modo per dirci che ci trovate carine?-
-E’un modo per dirvi che siamo attratti da tutte voi-ci dissero candidi. A parte Ilaria, noialtre ammu-tolimmo. A parlare di nuovo fu ancora lei:-E questo significa che finché non farete l’amore con noi i pennoni delle vostre bandiere resteranno alti?-
-Il sesso è una questione che non rientra nel naturismo. Non veniamo in spiaggia per quello. Se capi-ta, ben venga, come nella vita di tutti i giorni dei tessili- ci risposero seri i ragazzi.
-A noi fa piacere se diventate delle nudiste, non delle ragazze di facili costumi che finiscano sulla bocca di tutti. Tessili e nudisti-le risposte ci piacquero. Ilaria ne fu scossa al punto da scusarsi per aver tentato di metterli in imbarazzo. I ragazzi la rassicurarono con calore, su questo punto.
-Perché ci tenete tanto a fare di noi delle nudiste?-chiesi curiosa.
-Sapete- rispose il biondo rivolto a tutte -C’ è ancora un certo pregiudizio nei nostri confronti. Ci as-sociano alle orge, agli scambi di coppia, e persino all’incesto, …-erano tutti termini di cui ignoravo il significato, ma come sempre finsi di sapere di cosa si parlasse sperando di capirlo ascoltando il re-sto. Continuò a parlare uno dei due ragazzi mori: -Molta gente dello spettacolo sta cominciando ad ammettere di frequentare lidi naturisti e questa è la migliore pubblicità, per noi, assieme ad un nume-ro crescente di persone comuni che si convertono al nudo integrale-
-E sapete cos’è l’aspetto più bello delle foto di questi vip sulle riviste di gossip?-ci chiese il terzo ra-gazzo. Scuotemmo le teste ma eravamo curiose di saperlo:-Il fatto che siano state scattate a loro in-saputa-
-Non mi pare corretto-rispose Sandra. Le rispose il biondo:-Davanti alla macchina fotografica, tutti si mettono in posa. Viene spontaneo. Bisognerebbe fotografare il soggetto sempre all’improvviso, per coglierne l’essenza, l’innocenza. Se si muove a suo agio nudo, meglio non avvertirlo della nostra in-tenzione di fotografarlo, o perderà quella naturalezza-
-Vuoi dire che se vi avvertissi della mia intenzione di fotografarvi correreste ad infilarvi il costu-me?-chiesi stupita. Ancora non capivo. Risero tutti, comprese le mie amiche.
-Noi no. E nemmeno ci copriremmo con le mani. Anzi, probabilmente ci faremmo riprendere anche coi…beh, avete capito- disse il biondo indicandosi il pacco.
-Però avreste le facce fiere e soddisfatte della vostra virilità esibita, e non sareste più”innocenti”-obi-
ettò Sandra.
-Bravissima!Hai colto nel segno!-le dissero i ragazzi con un breve applauso- E’ proprio questo il punto. Davanti alla macchina fotografica e alla telecamera o ci si schermisce, spremendo al massimo un sorriso timido, o ci si esibisce in pose ed espressioni che partono dal malizioso fino a sfiorare i li-miti del porno. E questo accade anche ai veterani del naturismo-
-Anche agli anziani?-chiese qualcuna, forse Martina.
-Anche se un vecchio non reagisce come un giovane e non si copre, sta’ pur certa che gli vedrai una luce di compiacimento negli occhi e un sorriso a due piazze, magari sdentato-disse il biondo. Ridem-mo.
-E’nella natura umana. Che noi rispettiamo, per carità…ma non è un buon biglietto da visita per la nostra causa-
-Ne avete fatto una”causa”, addirittura?-chiese Federica divertita.
-Sicuro- risposero seri i ragazzi.
-E cosa proponete di fare per convincere i tessili a denudarsi in spiaggia come voi?-chiese Ilaria.
-Parlarci. Come adesso con voi-rispose il biondo guardando me.
-Non credo che basti-dissi.
-Lo penso spesso anch’io-disse il biondo-Ho sentito che c’è una specie di Grande Fratello per nudi-sti, ma quelli si”vestono di nudo”, per così dire…No, il nudista ideale è un poeta, e la poesia è l’ arte di danzare nudi-Avevo catturato l’attenzione del biondo ed ora lui parlava a me ed io a lui, anche se le mie amiche e i suoi amici ascoltavano.
-Ci vorrebbe un film come nessuno l’ ha ancora girato. Una storia che non c’entri nulla col nudismo ma che si svolga fra nudisti, ossia tra persone che non fanno alcun caso alla nudità degli altri e che si muovono nudi e innocenti come gli animali- continuò il biondo.
-Perché non lo scrivi tu?-scherzò Ilaria -Potresti anche girarlo con pochi mezzi-
-Già- disse Martina -risparmieresti sui costumi, anzitutto…-
-Già fatto-sorrise il biondo con aria furba-Ci mancano solo le attrici-
-Potresti scritturare noi-disse Ilaria, e subito fu sommersa dalle nostre proteste. Il biondo scosse il
capo a quella proposta, e questo ci offese perché pensammo ci ritenesse brutte. Poi però si spiegò e capimmo:-Ve l’ ho detto:la telecamera e la fotocamera mettono in imbarazzo. Occorrono veri attori e vere attrici per quello che ho in mente io-disse a braccia conserte.
-Potremmo sempre provare-disse Ilaria. La guardai e lei ricambiò l’occhiata. Capii che l’esperienza la stuzzicava e confesso che l’idea tentava anche me, ma da sola non l’avrei mai attuata. Ci guardam-
mo intorno per sapere se le altre ci avrebbero seguite in quell’avventura e, manco a dirlo, Federica ci sorrise annuendo. Anche i ragazzi capirono e il biondo propose:-Perché non ci vediamo stasera?A casa mia. Saremo fra noi e inizieremo a girare qualche scena- l’idea non ci parve affatto sballata e accettammo. Sandra e Martina ce ne dissero di tutti i colori mentre tornavamo a casa, ma ci avrebbe-ro coperte.
Alle ventuno mi incontrai con le mie amiche sotto casa e in bici andammo a casa del biondo, che ci aveva spiegato come raggiungerlo. In meno di dieci minuti giungemmo a destinazione. Con lui c’era-no i due amici della mattina più altri due. Erano in cinque e noi eravamo tre ragaz-zine. Erano vestiti con t-shirt e pantaloncini, come noi, e ci dissero che se voleva-mo ripensarci eravamo ancora in tempo. La proposta ci rassicurò sulle loro intenzioni. Rifiutammo, dicendoci determinate a recitare nel loro film e dimostrare che brave attrici potevamo essere, oltre ad essere di fatto tre”donne”e non tre mocciose. Ci sorrisero e ci fecero accomodare attorno ad una ta-vola piena di cibarie:teglie di pizza, hot-dog, patatine fritte, hamburger e quant’altro. Siccome aveva-mo già mangiato non potemmo fare onore a tutta quella roba, ma per educazione assaggiammo co-munque qualcosa. Da bere c’era coca e birra. I ragazzi stapparono le birre e noi, per sentirci più adul-te, ne chiedemmo una a testa snobbando le coche. Era la prima che bevevo. Aveva un gusto amaro-gnolo, diverso da ogni altro provato prima, ma mi piacque abbastanza da finirla tutta e chiederne un’ altra. A metà della terza ero già brilla. Lo erano anche Federica e Ilaria, le quali dicendo di aver caldo cominciarono a spogliarsi, restando coi soli bikini.
-Ragazzi, ma che nudisti siamo?Ceniamo vestiti?Ma non dovremmo sfruttare ogni occasione per
stare con le passere all’aria?-disse Ilaria, e si slacciò i due pezzi di stoffa che aveva addosso restando nuda. Io e Federica la imitammo e i ragazzi salutarono quello strip con un applauso e qualche breve ululato di apprezzamento.
-Ora però che ne direste di tirare fuori i vostri bastoncini?-disse ancora Ilaria. I ragazzi non aspetta-vano altro, mi sembrò, e in pochi attimi il mucchietto di abiti si fece più alto. Qualcuno mise su un CD nel lettore e lo stereo cominciò a suonare a tutto volume. Britney Spears, credo. ”Toxic”, forse.
Poi”Cocaine”suonata da Clapton.
-Siate poetiche ragazze!-c’invitò il biondo sovrastando il volume con la voce. Uno dei ragazzi aveva preso una telecamerina e ci stava riprendendo mentre ondeggiavamo a tempo di musica.
Presto si unirono a noi anche i ragazzi, che formarono un cerchio attorno a noi. Federica reggeva l’ alcol meno di me e a un tratto afferrò me e Ilaria per i polsi e ci baciò sulla bocca. Noi ricambiam-mo con entusiasmo. Mi lasciai andare come ad una nuova coreografia, che spiavo dalle mie amiche più brave di me. Danzare nude e ubriache era eccitante. Un esperienza nuova ed emozionante. Ma dopo pochi minuti il drogato di emozioni che alberga in tutti noi reclamò qualcosa di più forte, così lo tenemmo buono ancora qualche minuto con quel bacio a tre.
Prima che se ne stufasse, i nostri cinque ospiti strinsero il cerchio attorno a noi, così ci ritrovammo le loro mani dappertutto, le loro lingue nelle orecchie e i loro cazzi duri che premevano sulle nostre chiappe e sui fianchi. La telecamerina giaceva abbandonata su un divano.
Io mi appartai col solo biondo e fu un bene, perché almeno so di chi è il bambino che aspetto. Federica e Ilaria invece se la dovettero vedere con due cazzi per volta che si alternarono a coppie con loro due. Continuavo a spiare da loro le mosse da fare, così mi inginocchiai davanti al biondo e gli succhiai l’uccello, finché lui mi aiutò a rialzarmi, mi fece mettere a quattro zampe sul divano e mi penetrò la passerina. Fu un po’ doloroso, ma resistetti finché non giunse il piacere, che crebbe come un’onda prima di frangersi sugli scogli. Credo che gridai, come le mie amiche, che in alcuni momenti sovrastarono il volume della musica. Ora entrambe si ritrovano con un dubbio moltiplicato per quat-tro, ma le vedo già più propense di me ad abortire. Io invece non faccio altro che pensare al padre di mio figlio. Al biondo. Sparito con gli altri il giorno dopo.
Da giorni navigo in Internet nella speranza di trovare quel breve filmato di noi tre che danziamo nu-de. Se dovessi trovarlo farei subito la denuncia ai Carabinieri per rintracciarlo, poi la ritirerei a patto che si assuma le sue responsabilità. Il difficile, per ora, è temporeggiare coi miei genitori.

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