Cornuto sofferente

Scritto da , il 2010-05-27, genere tradimenti

Cornuto! Sei solamente un cornuto ed un lurido figlio di puttana!-
Mi stava punendo senza pietà per averla tradita dieci mesi prima, me l’ero voluta. Mi stava punendo dopo avermi fatto venire, per mesi, sensi di colpa allucinanti. Dicendomi che ero un compagno inutile, che avrei dovuto assecondarla in tutto, perché qualsiasi cosa avrebbe fatto, in realtà, l’avevo provocata io. Il risultato è stato ritrovarmi a vederla sbattuta da un ragazzo di appena venti anni, senza pietà.
-Sei un cornuto e sei un fallito e non hai diritto a niente perché, dopo quello che hai fatto dieci mesi fa, questo è il minimo. Sei un compagno inutile, hai un cazzo inutile e soprattutto, non sei in grado di farmi godere, ah ah ah !-
La sua risata mi feceva rabbrividire. Non riuscivo a credere che si stesse comportando così con me. Per un innocente bacio dato ad una donna sicuramente più buona di lei. Sbottai a piangere poco dopo e quella fu la fine.
-Che cazzo ti piangi frocio? Che cazzo ti piangi?? CHE CAZZO TI PIANGI ????!!!!- urlando senza pietà in faccia a me -Ora ti faccio piangere io- e detto questo, dopo essersi sfilata il cazzo del ragazzo dalla fica, disse -Rob guarda che frocio di compagno che mi sono trovata-, a quel punto l’uomo, giratosi verso di me con un ghigno di superiorità, si avvicinò e mi colpi con un cazzotto alla bocca dello stomaco dicendo subito dopo -Stronzo di un mollusco che non sei altro, mettiti in ginocchio davanti alla sua signora-. Piegato in due caddi in ginocchio osservando più da vicino i sandali neri che fasciavano i piedi con french della mia signora. I tacchi vertiginosi le facevano curvare il piede in un modo lussurioso ed altezzoso, come se volessero suggerire ad ogni uomo di chinarsi e baciarli.
-Rob, non così piano. Lui non impara che deve essere uomo. Lui vuole essere cornuto, vuole essere un frocio, vuole essere preso e massacrato.-
Così dicendo l’uomo annui e si avvicino. Feci appena in tempo a dire -no…per pietà no!- che una scarica di botte mi colpì allo stomaco. Mi stava prendendo a calci, poi si mise in ginocchio e cominciò a tirarmi pugni dove poteva. Colpiva alla cieca con la furia di chi amava il sadismo ed il dolore degli altri. A quel punto la mia signora si avvicino e con un colpo secco mi conficcò il tacco sulla spalla facendomi urlare dal dolore ed inchiodandomi il braccio alla sua scarpa.
-Ti piace questo trattamento lurido frocio? Ti piace??-
Tra le lacrime aprii gli occhi. La vidi in piedi sopra la mia testa. Con i capelli che le coprivano una parte del volto, il sorriso provocante, divertito e sadico e lo sguardo di chi vuole vedere sangue e sofferenza. Sapevo che nel suo lavoro era incline ai licenziamenti, spesso si divertiva con le domestiche. Le obbligava a dei compiti normali ma svolti in modo che potessero renderla insoddisfatta per poi arrabbiarsi e poterle umiliare. Trovava divertente la cosa, soprattutto quando di mezzo c’erano i miei soldi che lei usava senza ritegno.
-Basta Ilaria, basta….per favore scusa! Per favore!!-
Di scatto portò il tacco del suo sandalo nella mia bocca e lo spinse in fondo. Iniziai ad annaspare, ad aver paura di soffocare, iniziai a sentirmi male mentre lei scoppiò a ridere e l’amante a tenermi fermo.
-Tu non capisci. Guardalo…guarda il suo fisico ed il suo cazzo. È più giovane, più duro di te, ha più coglioni ed è un ragazzino in confronto a te. Lui può scopare una donna come me. Tu non ci riusciresti neanche se ti facessero delle istruzioni disegnate. Ma questa sera, davanti a lui, ti distruggerò fino a cancellare qualsiasi parte della tua vita. Forse ti ammazzerò anche, magari a calci, magari distruggendoti sotto i suoi cazzotti.-
Detto questo l’amante mi guardò di scatto e fece piombare sui miei addominali inesistenti un cazzotto pari ad una mattonata. Iniziai a tossire, a muovermi con la testa, la gola era infilzata dal tacco dei suoi sandali ed così cominciai ad annaspare. Era impazzita, quella mi avrebbe ammazzato di certo se non fossi riuscito a trovare un sistema, un modo per calmare la situazione. Il ragazzo mi tirò su dopo che lei tolse il tacco del sandalo dalla mia gola. Mi afferrò per i capelli e mi fece alzare, poi fece alla mia signora:
-Come si chiama il cornuto?-
-Fausto…-
-Che nome debole….ora vediamo di vedere quanto è uomo, coraggio Silvia, pensa a qualcosa che possa testare la sua mascolinità-
-Ho già in mente qualcosa-
Detto questo si spostò verso una borsa che, non riconoscendola, attribuii al ragazzo. MI intimò di spogliarmi ed io lo feci perché sapevo che sarei stato picchiato a sangue. Tirò fuori un congegno che riconobbi come un elettrostimolatore e appiccicò un elettrodo sopra al mio cazzo, sulla vescica. Il ragazzo prese in mano il sistema centrale, quello che manda gli impulsi elettrici e lo accese. Poi la mia signora disse.
-L’elettrostimolatore manda impulsi elettrici ai muscoli. Rob è un atleta, corre ogni mattina e i suoi addominali sono scolpiti dalla pura energia. Calcola che riesce a fare gli addominali mentre riceve scosse elettriche notevoli. Ora è giusto che tu provi quello che lui sopporta ogni giorno- e ridacchiando mise un secondo elettrodo sul mio scroto.
-Coraggio Rob, metti il tuo programma-
-Con vero piacere tesoro- e quell’appellativo fece male più di un cazzotto.
Una piccola scossa scese alla mia vescica e sussultai. Poi una seconda ai testicoli e lì indietreggiai proprio ma la mia compagna mi afferrò subito le mani e le ammanettò alla gamba del letto. Iniziarono a scopare, vicino a me per altro. Iniziarono a scopare violentemente fino a quando le scosse non iniziarono ad aumentare di forza e violenza. Un’intensità insopportabile che mi portò ad urlare
-Ahhhhh!!! Basta…basta amore mi sta friggendo le palle questo coso…bastaaa bastaaaa-
-Zitto e soffri lurido frocio di merda! Devi morire per quanto mi riguarda. Io ho trovato un nuovo cazzo, meglio del tuo e più duro. Oltretutto se muori avrò anche i tuoi soldi. Tu non vali un cazzo…Soffri che mi fai venire. Voglio vederti sanguinare dal cazzo !-
Iniziai a strattonare le braccia per staccarmi le manette ma erano di acciaio e il letto non si muoveva di un millimetro. Forse ero troppo debole o forse il peso del letto, con loro due sopra che scopavano non lo faceva muovere. Fatto sta che mi stavo friggendo i coglioni tra una scossa e l’altra mentre loro scopavano selvaggiamente davanti ai miei occhi.
-Crepa frocio!!!! Guarda come mi scopa…guardalo bene!!! Anzi…- e con un movimento rapido fece uscire il cazzo dalla sua figa, lo afferrò forte tra una mano, impugnandolo come una mazza, lo tirò vicino a me e me lo mise vicino agli occhi.
-Annusa frocio!- e detto questo mi prese per i capelli e mi strusciò la cappella intorno alla bocca, sul viso, sugli occhi, facendomi sentire umido, puzzolente ed appiccicoso. -Ti piace?- disse ridendo -Ti piace il suo odore frocetto?!- mentre l’amante rideva della mia umiliazione.
Poi iniziò a masturbarlo davanti ai miei occhi mentre urlavo perché le scosse elettriche erano leggermente aumentate.
-Guarda che bella cappella. Guarda come è grossa. Quasi quasi ti faccio sborrare in faccia-
A quel punto feci un gesto con la testa per divincolarmi da quella posizione minacciosa e l’amante non lo prese affatto bene. Mi afferrò per un orecchio, si guardò intorno, saltò giù dal letto e poco dopo sentii qualcosa di freddo e molliccio coprire il buco del mio culo.
-Sai cosa ho fatto stronzo? Ti ho messo un elettrodo sul buco del culo. Io lo uso per farmi le braccia ma ovviamente dopo questa sera ne dovrò comprare un altro e sappi fin da ora che userò i tuoi soldi- la mia compagna scoppiò a ridere di gusto a questa ennesima umiliazione - ora collegherò il filo e il tuo intestino verrò scosso fino a rompersi sotto l’elettricità-
Ero impietrito dalla cattiveria di entrambi. Impietrito e raccapricciato dalla fine che avrei potuto fare e dai danni che avrei potuto ricavare. Nel frattempo la mia compagna aveva preso il filo dell’elettrodo ed, agitandolo davanti ai miei occhi, minacciava di inserirlo nel corpo centrale muovendolo lentamente.
-Io voglio che tu soffra fino a morire. Voglio che tu possa essere umiliato ed annientato dalla virilità del mio amante. Voglio che tu possa soccombere sotto al suo cazzo. Devo solo decidere se spegnere la tua inutile vita facendoti bere la sua sborra fino a farti soffocare o friggendo il tuo misero pisellino e guardarti mentre ti contorci dal dolore.-
Alla fine con un gesto deciso e cattivo inserì l’elettrodo nella macchina infernale ed iniziai ad urlare come se fossi seviziato da un cavallo. Sentivo il culo in fiamme, il buco che si strappava per quanto lo sentivo dilatato mentre sapevo che il mio intestino non avrebbe retto a lungo. Nel frattempo l’amante le aveva allargato le gambe e, guardando la sua fica fradicia che veniva masturbata, lui la baciava. Iniziai presto a piangere ma senza la minima speranza di essere ascoltato.
Presto la mia donna raggiunse l’orgasmo e, afferrando con la mano quel cazzo gigantesco, inizò a masturbarlo. Con l’altra prese il controllo dell’elettrostimolatore e lo alzò al massimo. Io presi ad urlare come una furia mentre vedevo che lei si spostava urlando come una troia in calore sadica. Mise i sandali sotto al cazzo del suo amante si fece sborrare sui piedi. Poco dopo l’amante mi afferrò e mi bloccò. Io urlavo a squarciagola e lei ne approfitto per inserire il piede tutto sborrato dentro la mia gola continuando a sditalinarsi e a ridere come una folle sadica.
-Mangia la sua sborra stronzo di un frocio di merda. Ti faccio a pezzi. Lo senti come è calda e densa. Voglio che muori così-
Presto iniziai a non respirare più. La sborra sembrava colla, la testa si fece ovattata, sentivo pulsare le tempie. Gli occhi si stavano chiudendo quando lei estrasse il piede e disse…
-Picchialo Rob…picchialo mentre ha la tua sborra in gola. Voglio che stia così male da supplicarmi di ucciderlo perché io godo solo così ormai. Con il tuo cazzo e vedendolo sempre più distrutto e tu, lurido uomo inutile, guarda cosa hai fatto-
Mi guardai intorno e vidi, tra le lacrime, una colata di merda probabilmente dovuta alle scosse elettriche, al dolore e alla paura. Mi piantò la suola dei sandali sulla guancia e mi schiacciò contro la merda dicendomi ridendo sadicamente
-Lecca figlio di una cagna bastarda…la notte è ancora lunga e tu devi ancora soffrire.

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