Nuove complicità

Scritto da , il 2010-05-14, genere tradimenti

Questa volta era troppo anche per me.
Come eravamo riusciti ad arrivare a tanto? Come eravamo riusciti a farci coinvolgere completamente da quel vortice senza ritorno che è la libidine e la voglia di possessione completa dell’uno nei confronti dell’altra?
Mi chiamo Maurizio, sposato da 5 anni con Elena, un matrimonio perfetto, fatto di complicità e voglia di scoprirsi quotidianamente, sposi e amanti, connubio perfetto per una coppia.
Perfetto…si, forse.
Cominciò tutto una sera di maggio, con una carezza data nel posto sbagliato al momento giusto, una dichiarazione d’amore, una voglia di trasgressione. Quella sera Elena indossava una gonna succinta, oggetto che dipinse mia moglie in una veste completamente distinta, quella che fino a quel momento era stata la mia sposa, amata e rispettata, divenne improvvisamente la mia puttana, fervido desiderio di possessione.
Ero rientrato dal lavoro un’ ora prima, e probabilmente non diedi tempo ad Elena di svestire i panni di traditrice, per indossare quelli di moglie rispettata. Vestiva con abiti provocanti, scarpe con tacco vertiginoso,maglietta che lasciava intravedere i seni prosperosi.
Capì subito che qualcosa non andava e ne ebbi la conferma quando la baciai, un sapore diverso invase il mio palato,sapeva di uomo, non le trasmisi la mia perplessità ma continuai ad indagare, quel sapore di seme invadeva i miei istinti e arrivava giù sino all’attaccatura del mio cazzo che cominciava a pulsare e ingrossarsi.
Mentre sconvolgevo le mie certezze,feci scorrere la mano tra suoi seni,la lingua sul suo collo, il mio olfatto sulla sua pelle.
Elena si limitò a compiacermi, cercando così di celare la sua verità, scivolai giù fino alla sua gonna e ancora più giù, penetrandola con le dita come mai avevo fatto, un colpo veloce e diretto, niente in confronto agli odori di quell’altro che macchiavano il nostro matrimonio.
La sentì gemere quando velocemente cominciai a penetrarla con due dita, avvicinai il bacino alla sua coscia, il mio cazzo pulsava nella stoffa dei pantaloni, cercava di farsi spazio fino ad occupare qual posto che era stato fino a qualche minuto prima di un altro uomo, cominciai a morderle i capezzoli turgidi che si intravedevano dalla maglietta, emise un gemito di dolore, ma non aveva il coraggio di fermarmi, come se questo fosse il suo modo di chiedere perdono, le allargai le gambe e scesi giù, leccandole la figa macchiata dalle voglie dell’altro cazzo, la lasciai all’ impiedi mentre le labbra del suo sesso si concedevano alle mie voglie.
Ero nervoso, arrabbiato, confuso, ma quel che ancora di più mi innervosiva era la mia eccitazione, quei battiti accelerati che il mio cuore continuava a fare.
Entrambi rimanemmo vestiti, mi limitai a sfilare il cazzo dai pantaloni da lavoro che ancora indossavo, la cerniera graffiava la pelle del mio uccello mentre con movimenti lenti ma violenti penetravo mia moglie, uno due, tre colpi, e la guardavo negli occhi, come aveva potuto farmi questo? Come era riuscita a farsi violare da un altro uomo? Farsi scopare in modo diverso, con istinti diversi, piaceri diversi? Forse era questo che stavo cercando di ottenere anche io, nuovi piaceri, per non restare indietro, per non sentirmi escluso dalle nostre complicità, fatte a volte di giochi di fantasia dove coinvolgevamo altre coppie, ma mai concretizzati in atti fisici reali.
La spinsi sul divano e la presi da dietro, non guardarla negli occhi e concentrarmi sull’ atto in se stesso, fu la mia rivincita, non c’era amore in tutto questo, c’era sesso,era vendetta, nuova complicità.
Le tirai la gonna succinta su per la schiena che lasciava spazio ad una mutandina bianca merlettata, gliela spostai di lato e la spinsi a me strattonando quel piccolo indumento intimo, la spinsi verso il mio cazzo, la sottile stoffa doveva farle male, perchè cercò di allentare la presa, che non cambiò, e allora si arrese, cercando di purificare il suo peccato, di moglie non vergine, di amante nascosta.
I movimenti del bacino erano sempre più veloci, accompagnati dal movimento della mia mano che stringeva la sua biancheria, restammo in silenzio per tutto il tempo,anche verso la fine quando le vene del mio cazzo pulsarono, rilasciando dentro la figa di mia moglie, il liquido del mio onore.
Da quel giorno, Elena divenne un’altra per me, un’ossessione che ancora non sono riuscito a placare, ossessione che mi invade ogni qualvolta che rientro a casa sperando di assaporare umori nuovi.

Oslo.

osloracconti@libero.it

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