Sul greto del fiume
di
Amaranth
genere
confessioni
SUL GRETO DEL FIUME
Fu una delle mie prime esperienze da troia convinta, ma prima di raccontarla permettetemi di ringraziare i miei haters che mi stanno facendo avere un successo che non immaginavo solo un mese fa, quando iniziai a scrivere senza alcuna prospettiva e incerta.
Ricordo che le istruzioni per il canale Ladyam Privè sono sul racconto pubblicato nella pagina Ladyam.
Allora, andiamo ai fatti.
Si trattava di un servizio fotografico sul greto del Ticino, in una zona molto frequentata dalle persone che andavano lì per camminare e fare picnic.
L'idea di posare in costume e nuda davanti agli occhi di tutti, ignari estranei, mi eccitava enormemente, e così quando ricevetti la telefonata dal fotografo non esitai un solo attimo.
"Senti, ci sarebbero questi tizi, ricchi, industriali molto conosciuti. Pagherebbero bene, molto bene."
Accettai subito.
L'idea di essere desiderata e pagata, molto, per scopare già mi eccitava di per sé, la prospettiva poi di farlo in pubblico, davanti a molta gente sconosciuta mi faceva addirittura bagnare e fremere dal desiderio.
La parte esibizionista che era in me già pregustava quelle scene, e così quando mi ritrovai nuda, sul greto del fiume, osservata da gente ignara che era lì per caso, mi eccitai con immediatezza.
Più tardi avrei scoperto che l'imprenditore che mi aveva ingaggiata era confuso tra la gente lì presente: mi osservava mentre posavo, mentre cambiavo i costumi, mentre restavo nuda.
Non credevo che sarei stata scopata proprio lì sul greto, e invece l'imprenditore a un certo punto si è palesato, mi è venuto vicino, si è presentato e ha cominciato ad accarezzarmi e a baciarmi.
In quel mentre avevo un costume bianco, come sa chi mi segue su Telegram e Instagram, dove ho pubblicato qualche foto e breve video.
E così mi ha spogliata, ha cominciato a leccarmi le tette, mi ha fatto sedere su un grosso tronco, a gambe aperte, e ha preso a leccarmi la fica già tutta bagnata.
Sentivo gli occhi e il vociare dei presenti, e mi eccitavo sempre di più, tanto che, confesso, venni gemendo di piacere.
"Ma sei proprio una porca, una vera zoccola, una troia", mi disse eccitato l'imprenditore.
Si, lo ero.
Mi mise in bocca il suo cazzo già duro e lo leccai avidamente.
Mi fece alzare, girare, poggiare le mani sul grosso tronco, allargare le gambe e prese a leccarmi con veracità il buco del culo.
Sentivo la sua lingua, e poco dopo sentii il suo cazzo entrare, con spinte decise.
Emisi qualche urlo di dolore e sentivo il vociare della gente aumentare di intensità.
Godevo.
L'imprenditore ansimava, lo sentivi fremere, stava per venire quando mi afferrò per i capelli, mi fece girare e mi sborro' in faccia.
Aprii la bocca, chiusi gli occhi e presi a ingoiare la sborra che mi finiva in bocca.
Quando ebbe finito mi disse di andare a lavarmi nel fiume, perché quello era solo un anticipo.
Lo feci, entrai in acqua e feci un bagno.
E in effetti il servizio fotografico con i costumi fu solo una scusa per eccitare l'ambiente.
Così andai a lavarmi nelle acque del fiume e dopo essermi rivestita venni condotta nella villa dell'industriale.
Lì ero attesa da altri tre suoi amici, che quando mi videro si accesero di desiderio negli occhi.
Vollero sapere di me.
Ero una professionista affermata, avevo il mio rispettabile lavoro, ero moglie distinta e insospettabile, ma dentro di me abitava il demone della troia esibizionista, venuta fuori da poco, a cui piaceva scopare con sconosciuti che pagavano bene.
Si , nel culo lo avevo già preso, ma molto raramente.
Ero disponibile a farlo, certo, ma il prezzo sarebbe aumentato sensibilmente: nessun problema per il ricco imprenditore.
Dopo lo spogliarello di rito i quattro mi si fecero attorno e presero a toccarmi, baciarmi, leccarmi, dappertutto.
All'inizio mi fecero stendere su un letto con l'idea di penetrarmi insieme.
Uno si stese affianco a me e mi fece salire su di lui.
Allargai le gambe, presi il suo cazzo in mano e me lo infilai nella fica.
Cominciai a cavalcarlo, mentre un altro da dietro mi allargava il culo e prese a leccarmi il buco.
Il terzo mi si parò davanti e mi mise il suo cazzo in bocca, mentre il quarto osservava e si masturbava lentamente.
Quello dietro non riusciva a far entrare il suo cazzo nel mio culo, benchè spingesse con una certa forza.
Lo sentivo sbuffare, darmi sberle sul culo, mentre quello nella fica iniziò a fremere e venne sborrandomi dentro.
Ansimava distrutto e proprio in quel momento la mia bocca venne invasa dalla sborra calda del terzo.
Ingoiavo rapidamente per evitare che lo sperma fuoriuscisse dalla bocca, e poi continuai a leccare il suo cazzo fino a quando divenne moscio.
A quel punto quello dietro, che era l'imprenditore, mi tirò via e mi ingiunse di ricacciare la sborra dalla fica e di leccarla.
Mi ci volle un po' di tempo, ma la feci uscire, e mentre mi leccavo le dita li guardavo con sguardo ammiccante e di sfida: visto di cosa sono capace?
Eccitato l'imprenditore mi prese per un braccio, mi disse di andare a lavarmi e mi spinse verso il bagno: "Quando torni pulita ti inculo, da solo, capito troia?"
Annuii sorridendo.
Quando tornai, lavata e profumata, l'imprenditore mi tirò a sé per un pompino.
Quando il suo cazzo fu duro al punto giusto mi fece montare a quattro zampe su una poltrona e prese a leccarmi il culo avidamente.
"Preparati troia, ti sfondo", mi disse mentre cominciò a spingere il suo cazzo nel mio culo.
Colpi secchi, intensi e cominciai a sentirlo dentro.
Il dolore era sopportabile, ma il piacere intenso.
Non durò molto, però, perché dopo un paio di minuti sentii la sua sborra calda invadermi il culo.
Mi afferrò per i capelli, mi fece girare e mi ficcò il suo cazzo in bocca.
"Lecca tutto puttana, fino alla fine", mi disse in preda all' estasi.
Annuii con la testa e presi a leccare furiosamente il suo cazzo.
Quando si fu sgonfiato tolse il cazzo dalla bocca e si fece portare una tazzina.
"Ricaccia la sborra dal culo, zoccola, e leccarla tutta", mi disse dandomi la tazzina.
Dovetti impegnarmi, ma un po' di sperma fuoriuscì, portai alla bocca la tazzina e ingoiai tutto leccandomi le labbra, mentre lo guardavo con aria di sfida.
"Ora vado a lavarmi", dissi allontanandomi.
Quando tornai ero rivestita e pronta ai saluti.
"Cazzo se ci sai fare, puttana", mi disse l'imprenditore mentre mi metteva in mano il compenso pattuito.
"Li vali davvero tutti".
Mi trovate qui:
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