Lady Amaranto - Il Trabocco dello zio
di
Ladyam
genere
incesti
LADY AMARANTO - IL TRABOCCO DELLO ZIO
Mi chiamo Annamaria ed esisto davvero, se volete conoscermi
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Mio padre mi aveva preavvertito: superato l'esame di stato saremmo andati a trovare lo zio nel suo capanno in riva al mare in Abruzzo.
E così un venerdì mattina di metà luglio io e mio padre infilammo le nostre borse in macchina e ci dirigemmo alla volta di uno sconosciuto paesino sul litorale abruzzese.
Durante il viaggio mio padre mi raccontò di zio, delle sue stranezze e dell'ultima sua avventura, che lo aveva condotto ad acquistare un capanno di pescatori, posto proprio a strapiombo sul mare, lungo il litorale di un paesino abruzzese, di cui non ricordo più il nome.
Anzi, facendo una divagazione, che mi perdonerete, chiedo se qualche lettore sappia indicarmi il nome di quel paesino, che ricordo fosse noto per aver ospitato Gabriele D'Annunzio.
Il viaggio fu lungo, ma quando uscimmo dall'autostrada e prendemmo la strada che costeggiava il mare ricordo che rimasi meravigliata per la bellezza del paesaggio, per la luminosità dei colori, per quell'azzurro avvolgente che correva dal mare al cielo senza soluzione di continuità.
Giunti sul posto, lasciammo la macchina in un parcheggio improvvisato al lato della strada e, prese le nostre borse, ci incamminammo per un sentiero che correva in discesa tra selvaggi canneti.
Io ero assolutamente meravigliata e chiesi a mio padre dove stessimo andando e se davvero zio vivesse lì.
"Non crederai ai tuoi occhi", mi rispose mio padre con un sorriso malizioso.
Ancora pochi passi e ci ritrovammo sul litorale.
Enormi massi di pietra incorniciavano la piccola spiaggia ghiaiosa e, di fronte a noi, a una cinquantina di metri, una costruzione che a me ricordò una palafitta.
"Quella sarebbe la casa di zio?", chiesi rimirando immobile quell'edificio precario.
"Il trabocco dello zio, esattamente Annamaria: sorprendente vero?"
Intravidi zio che dalla costruzione stava scendendo per venirci incontro.
Arrivato, ci abbracciò, prese la mia borsa e ci fece strada verso la sua abitazione.
"Benvenuti sul mio trabocco! - ci disse in tono entusiasta - Che te ne pare Annamaria?"
Meravigliata, osservavo incuriosita l'interno.
"Ho dotato questo trabocco di tutti i comfort: bagni, acqua corrente fredda e calda, camera da letto, soggiorno con angolo cottura e anche una piccola biblioteca. Allora?"
"Non credo ai miei occhi zio - risposi realmente affascinata - non avevo letteralmente idea..."
Zio mi disse di andare a riposare perchè di certo ero stanca, e infatti, appena mi fui stesa sul letto ebbi appena il tempo di guardarmi un pò intorno e di ascoltare il suono del mare, chiusi gli occhi e mi addormentai.
Quando mi svegliai andai alla ricerca di mio padre.
Lo trovai seduto su un tronco di legno, appoggiato a una strana struttura con corde e reti da pesca, che parlava col fratello.
"Ah bene, ecco la principessina che si è svegliata", disse mio zio abbracciandomi, e cominciò a raccontarmi la storia affascinante di quella costruzione in legno, la sua funzione, la sua rilevanza economica e sociale, il suo significato, e io ascoltavo incantata.
Quindi guardò mio padre, si scambiarono un cenno d'intesa e mi condusse all'interno del capanno.
Mi portò in camera da letto e senza dirmi nulla prese a spogliarsi, guardandomi fisso negli occhi.
Iniziai a spogliarmi anche io, già eccitata, e mentre mi spogliavo vidi che anche mio padre si toglieva i vestiti.
Quando tolsi anche gli slip mio zio si avvicinò e iniziò ad accarezzarmi, a baciarmi, le tette, i capezzoli, la fica, il culo.
Mi spinse la testa in giù.
Afferrai il suo cazzo e lo misi in bocca per leccarlo.
Affianco arrivò anche mio padre, col suo cazzo già in posizione eretta.
Lo afferrai e iniziai a segarlo, alternandolo in bocca con quello di zio.
Poi li presi entrambi con le mani e cercai di metterli insieme in bocca.
Continuai ad alternali, fino a quando mio zio mi fece alzare e mi spinse verso il letto.
Mi disse di mettermi a quattro zampe, mentre mio padre si allungava sotto di me per leccarmi la fica.
Mio zio, da dietro, armeggiava con la mia fica, la accarezzava, fin quando la penetrò con un paio di colpi secchi.
Rimasi per un attimo senza fiato, poi, mentre mio zio iniziava a spingere in profondità, ripresi in bocca il cazzo di mio padre e iniziai a fargli un pompino.
Sentii il cazzo di mio zio entrarmi in profondità nella fica, mentre con un dito mi accarezzava il buco del culo e, lentamente, me lo infilava dentro.
Godevo come una troia, emettendo gemiti di piacere, mentre mio padre continuava a leccarmi la fica.
Venivo sbattuta da mio zio sempre più forte, fin quando venni lanciando un urlo di piacere che si confondeva con le onde del mare.
A qual punto mio zio uscì e mi disse di mettermi in ginocchio per terra.
Lo feci subito, alzando la testa e spalancando la bocca, mentre mio padre e mio zio si segavano vorticosamente, gemendo, fino a quando mi esplosero in contemporanea il loro sperma in bocca e sulla faccia.
Con le mani raccoglievo la sborra che mi scendeva sulle guance e sul mento, e, quando i due cazzi finirono di emettere i loro fiotti di sperma, misi in bocca tutto lo sperma che avevo raccolto e ingoiai soddisfatta.
Mio zio col suo cazzo ancora vigoroso andò a raccogliere lo sperma che avevo attorno alla bocca e me lo mise in bocca dicendomi: "Lecca, piccola troia, lecca tutto, puttanella..."
Obbedii, e subito dopo mi leccai le labbra guardandolo negli occhi, mentre con le dita andavo alla affannosa ricerca di altre tracce di sperma da leccare.
Mio padre e mio zio si sedettero sul letto, e mi guardavano soddisfatti, mentre io continuavo imperterrita a ricercare con le dita, sul collo e sulle tette, sperma da leccare.
Mi chiamo Annamaria ed esisto davvero, se volete conoscermi
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Mio padre mi aveva preavvertito: superato l'esame di stato saremmo andati a trovare lo zio nel suo capanno in riva al mare in Abruzzo.
E così un venerdì mattina di metà luglio io e mio padre infilammo le nostre borse in macchina e ci dirigemmo alla volta di uno sconosciuto paesino sul litorale abruzzese.
Durante il viaggio mio padre mi raccontò di zio, delle sue stranezze e dell'ultima sua avventura, che lo aveva condotto ad acquistare un capanno di pescatori, posto proprio a strapiombo sul mare, lungo il litorale di un paesino abruzzese, di cui non ricordo più il nome.
Anzi, facendo una divagazione, che mi perdonerete, chiedo se qualche lettore sappia indicarmi il nome di quel paesino, che ricordo fosse noto per aver ospitato Gabriele D'Annunzio.
Il viaggio fu lungo, ma quando uscimmo dall'autostrada e prendemmo la strada che costeggiava il mare ricordo che rimasi meravigliata per la bellezza del paesaggio, per la luminosità dei colori, per quell'azzurro avvolgente che correva dal mare al cielo senza soluzione di continuità.
Giunti sul posto, lasciammo la macchina in un parcheggio improvvisato al lato della strada e, prese le nostre borse, ci incamminammo per un sentiero che correva in discesa tra selvaggi canneti.
Io ero assolutamente meravigliata e chiesi a mio padre dove stessimo andando e se davvero zio vivesse lì.
"Non crederai ai tuoi occhi", mi rispose mio padre con un sorriso malizioso.
Ancora pochi passi e ci ritrovammo sul litorale.
Enormi massi di pietra incorniciavano la piccola spiaggia ghiaiosa e, di fronte a noi, a una cinquantina di metri, una costruzione che a me ricordò una palafitta.
"Quella sarebbe la casa di zio?", chiesi rimirando immobile quell'edificio precario.
"Il trabocco dello zio, esattamente Annamaria: sorprendente vero?"
Intravidi zio che dalla costruzione stava scendendo per venirci incontro.
Arrivato, ci abbracciò, prese la mia borsa e ci fece strada verso la sua abitazione.
"Benvenuti sul mio trabocco! - ci disse in tono entusiasta - Che te ne pare Annamaria?"
Meravigliata, osservavo incuriosita l'interno.
"Ho dotato questo trabocco di tutti i comfort: bagni, acqua corrente fredda e calda, camera da letto, soggiorno con angolo cottura e anche una piccola biblioteca. Allora?"
"Non credo ai miei occhi zio - risposi realmente affascinata - non avevo letteralmente idea..."
Zio mi disse di andare a riposare perchè di certo ero stanca, e infatti, appena mi fui stesa sul letto ebbi appena il tempo di guardarmi un pò intorno e di ascoltare il suono del mare, chiusi gli occhi e mi addormentai.
Quando mi svegliai andai alla ricerca di mio padre.
Lo trovai seduto su un tronco di legno, appoggiato a una strana struttura con corde e reti da pesca, che parlava col fratello.
"Ah bene, ecco la principessina che si è svegliata", disse mio zio abbracciandomi, e cominciò a raccontarmi la storia affascinante di quella costruzione in legno, la sua funzione, la sua rilevanza economica e sociale, il suo significato, e io ascoltavo incantata.
Quindi guardò mio padre, si scambiarono un cenno d'intesa e mi condusse all'interno del capanno.
Mi portò in camera da letto e senza dirmi nulla prese a spogliarsi, guardandomi fisso negli occhi.
Iniziai a spogliarmi anche io, già eccitata, e mentre mi spogliavo vidi che anche mio padre si toglieva i vestiti.
Quando tolsi anche gli slip mio zio si avvicinò e iniziò ad accarezzarmi, a baciarmi, le tette, i capezzoli, la fica, il culo.
Mi spinse la testa in giù.
Afferrai il suo cazzo e lo misi in bocca per leccarlo.
Affianco arrivò anche mio padre, col suo cazzo già in posizione eretta.
Lo afferrai e iniziai a segarlo, alternandolo in bocca con quello di zio.
Poi li presi entrambi con le mani e cercai di metterli insieme in bocca.
Continuai ad alternali, fino a quando mio zio mi fece alzare e mi spinse verso il letto.
Mi disse di mettermi a quattro zampe, mentre mio padre si allungava sotto di me per leccarmi la fica.
Mio zio, da dietro, armeggiava con la mia fica, la accarezzava, fin quando la penetrò con un paio di colpi secchi.
Rimasi per un attimo senza fiato, poi, mentre mio zio iniziava a spingere in profondità, ripresi in bocca il cazzo di mio padre e iniziai a fargli un pompino.
Sentii il cazzo di mio zio entrarmi in profondità nella fica, mentre con un dito mi accarezzava il buco del culo e, lentamente, me lo infilava dentro.
Godevo come una troia, emettendo gemiti di piacere, mentre mio padre continuava a leccarmi la fica.
Venivo sbattuta da mio zio sempre più forte, fin quando venni lanciando un urlo di piacere che si confondeva con le onde del mare.
A qual punto mio zio uscì e mi disse di mettermi in ginocchio per terra.
Lo feci subito, alzando la testa e spalancando la bocca, mentre mio padre e mio zio si segavano vorticosamente, gemendo, fino a quando mi esplosero in contemporanea il loro sperma in bocca e sulla faccia.
Con le mani raccoglievo la sborra che mi scendeva sulle guance e sul mento, e, quando i due cazzi finirono di emettere i loro fiotti di sperma, misi in bocca tutto lo sperma che avevo raccolto e ingoiai soddisfatta.
Mio zio col suo cazzo ancora vigoroso andò a raccogliere lo sperma che avevo attorno alla bocca e me lo mise in bocca dicendomi: "Lecca, piccola troia, lecca tutto, puttanella..."
Obbedii, e subito dopo mi leccai le labbra guardandolo negli occhi, mentre con le dita andavo alla affannosa ricerca di altre tracce di sperma da leccare.
Mio padre e mio zio si sedettero sul letto, e mi guardavano soddisfatti, mentre io continuavo imperterrita a ricercare con le dita, sul collo e sulle tette, sperma da leccare.
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