A casa di Linda e poi a casa mia
di
Sandra 1989
genere
orge
Linda è piegata sul bordo piscina, il culo in aria, Marco che le affonda dentro senza pietà. Il rumore delle sue pompate è un colpo sordo che rimbalza sul patio, mescolato ai gemiti strozzati di lei. Io sono sdraiata accanto, le cosce ancora bagnate del loro sperma, il respiro che non riesce a calmarsi.
Trovo il coraggio di sussurrarglielo, tra un gemito e l’altro:
«Linda… fammi avere la tua cameriera. Voglio che mi lecchi la figa.»
Per un istante penso che esploderà. Che mi insulterà, che mi strapperà i capelli come poco prima. Ma invece ride. Una risata roca, graffiata, che le vibra in gola mentre Marco le sbatte il culo con violenza. Si volta appena, i capelli sudati che le ricadono sul volto.
«Vuoi la mia serva?» geme, stringendo i denti. «Vuoi che quella troietta ti infili la lingua dentro?»
«Sì…» ansimo, le mani che già mi scivolano tra le cosce. «Fammela assaggiare.»
Linda geme, il cazzo di Marco le scava dentro, la fa tremare. Poi annuisce, un lampo malizioso negli occhi.
«Va’» sibila. «Portati Luca e fai quello che vuoi. Io resto qui a farmi sfondare il culo da mio marito.»
Marco ride e le tira uno schiaffo sul culo, che rimbomba forte. «Brava, finalmente ti comporti da padrona.»
Io non perdo tempo. Mi alzo, le gambe molli ma la testa annebbiata dall’eccitazione. Luca mi segue subito, il cazzo ancora duro che dondola pesante. Entriamo nella villa, i nostri passi che risuonano sui pavimenti di marmo.
La trovo poco più in là, la cameriera. Sta sistemando un vassoio, ma le mani le tremano. Appena ci vede, sbianca, poi arrossisce di colpo. I suoi occhi scivolano sul cazzo eretto di Luca, poi sul mio corpo nudo, i seni gonfi, la fica lucida dei succhi.
Non parlo. Le prendo il polso e la trascino in una stanza vuota, probabilmente un salottino di servizio. Luca chiude la porta dietro di noi.
La spingo contro il divano. Il grembiule bianco è ancora addosso, ma io glielo strappo via. Non ha nulla sotto: la pelle chiara, il pube completamente glabro, lucido di umidità. Le cosce tremano, ma non si oppone.
«Inginocchiati» le ordino. La voce mi esce roca, irriconoscibile.
Obbedisce. Si mette tra le mie gambe, le mani incerte. Io mi sdraio, apro le cosce e gliele spingo in faccia. «Leccami.»
La sua lingua calda mi sfiora piano, titubante. Ma quando geme e sente il mio sapore, diventa più audace. Mi scava dentro, mi succhia il clitoride, beve i miei succhi con avidità. Un urlo mi scappa dalle labbra. Le afferro la testa e gliela tengo premuta contro di me. «Così, troia… più forte!»
Luca osserva, accarezzandosi il cazzo, un sorriso sporco stampato in faccia. Poi si piazza dietro la ragazza e le infila il cazzo nel culo con un colpo secco. La cameriera urla, ma non smette di leccarmi. Ogni spinta che Luca le dà da dietro la fa premere più forte contro la mia fica, la lingua che affonda più a fondo.
Il contrasto è devastante: io godo della sua bocca inesperta ma famelica, lei viene usata come una bambola, infilzata da Luca senza pietà. Il suo gemito si mescola al mio, la stanza si riempie di suoni osceni: lo schiocco delle sue pompate, i miei gemiti, i suoi gorgoglii soffocati.
Mi vengono in mente le parole di Linda: la servitù serve a questo. E ora eccola lì, la sua serva, che mi lecca la fica mentre un altro uomo la scopa a sangue.
«Troia…» ansimo, spingendole ancora la testa. «Bevi tutto… fammi venire!»
E vengo. Vengo con un urlo che mi lacera, la fica che esplode in uno squirting che le bagna il viso, la bocca, i capelli. Lei geme, beve, continua a succhiarmi come se fosse drogata del mio sapore.
Luca accelera dietro di lei, il cazzo che affonda senza pietà. «Che buco stretto» ringhia, afferrandole i fianchi. «Questa si scioglie solo se le dai ordini.»
Io non riesco più a parlare, solo a gemere, a contorcermi. La cameriera mi guarda dal basso, il volto bagnato, e capisco che non tornerà più indietro. È entrata nel nostro gioco.
E mentre Luca la scopa, penso a Linda, ancora fuori, con Marco che le sfonda il culo. Non sa che il suo ordine ha aperto una porta che non si chiuderà più.
La stanza è impregnata di odore di sesso. Io sono sdraiata sul divano, le cosce spalancate, la cameriera in ginocchio tra le mie gambe. Il suo viso è bagnato del mio squirting, la bocca arrossata, gli occhi persi. Non c’è più traccia della ragazza impacciata di prima. Adesso lecca e succhia con una fame che non mi aspettavo.
Dietro di lei, Luca la scopa come un forsennato. Il suo cazzo affonda nel suo culo stretto, le pompate la fanno sobbalzare in avanti, spingendola ancora più forte sulla mia fica. Ogni colpo che riceve diventa un colpo di lingua per me. È come se Luca mi scopasse attraverso di lei.
«Sì… così… più dentro!» urlo, stringendole la testa con entrambe le mani.
Lei geme contro di me, ma non smette. La lingua mi scava, mi succhia il clitoride, beve ogni goccia che cola. Il suo respiro affannato mi solletica il ventre. È bagnata anche lei: nonostante Luca la stia sfondando da dietro, il suo pube luccica di umori.
«Guarda come si apre» ringhia Luca, tenendole i fianchi. «Questa troietta sembra nata per prenderlo nel culo.»
«E per leccarmi la figa» aggiungo, gemendo.
La cameriera urla, un suono strozzato, e capisco che sta venendo. Sì, viene mentre leccandomi e facendosi aprire il culo da Luca. Il suo corpo trema, le cosce le cedono, ma io non la mollo. La tengo lì, la bocca incollata al mio sesso, mentre il suo piacere esplode insieme al mio.
Mi lascio andare a un altro orgasmo violento, il corpo che si scuote, la fica che spruzza di nuovo. Le bagno la gola, il mento, il petto. Lei beve tutto, ansimando, sporca e splendida.
Luca accelera. Il suo respiro diventa roco, i colpi più brevi e profondi. «Troia… sto venendo!» urla. La tira indietro, la piega sul pavimento e le schizza addosso, un getto caldo e denso che le imbratta la schiena bianca.
Io resto distesa, tremante, mentre guardo la scena: la cameriera nuda, sudata, il culo arrossato, il viso bagnato dei miei umori e la schiena ricoperta di sperma. È un’immagine oscena e perfetta.
Un rumore dal giardino mi richiama. Le voci, i gemiti. Sento Marco urlare, un colpo sordo, Linda che geme come una cagna in calore. Chiudo gli occhi un istante e la immagino: piegata sul bordo piscina, il culo spalancato, Marco che la sfonda con violenza. Lei che urla di piacere ma che in fondo sa di non avere il controllo totale.
Mi eccita pensare che, mentre lei si crede padrona, io sono qui dentro a farmi leccare da una delle sue serve e a godere più di lei.
Apro gli occhi. La cameriera mi guarda dal basso, il volto sporco di sperma e succhi, e sorride piano. Non è più timida. Non è più innocente. È entrata nel gioco.
Mi tiro su, le passo la mano tra i capelli bagnati, poi scivolo sulle sue labbra lucide. «Brava» le sussurro. «Adesso sei mia.»
Luca ride, si lascia cadere su una poltrona, il cazzo ancora sporco. «Direi che la nostra amica ha trovato un nuovo hobby.»
Mi chino di nuovo sulla cameriera, le infilo due dita nella fica lucida e stretta. Lei geme, si piega, mi apre le cosce da sola. «Vuoi ancora, eh?» le sibilo. «Vuoi che ti scopi anche Marco? O preferisci restare la mia cagnolina?»
La sua risposta è un gemito disperato, un annuire convulso. Io sorrido. La mia testa è un vortice: penso a Linda fuori, al suo sguardo furioso se solo sapesse, a Marco che sa tutto e che si gode il gioco.
E mi bagno ancora, pronta a ricominciare.
Il viaggio di ritorno è silenzioso. Sono esausta, il corpo ancora sporco di sperma, le cosce che bruciano. Luca guida con una mano sul volante e l’altra che non smette di accarezzarmi la coscia, come se non potesse staccarsi dal mio corpo. Ogni volta che le sue dita sfiorano il mio sesso, già mi tremano le gambe.
«Portami a casa» gli dico a voce bassa. «Non voglio restare sola stanotte.»
Lui sorride, il cazzo che dondola sotto i pantaloni della tuta. «Lo sapevo.»
Arriviamo. La porta di casa è socchiusa. Entro prima io, i tacchi che battono sul pavimento. La casa è silenziosa, ma dal salotto arriva una luce azzurrina. Faccio un cenno a Luca e ci avviciniamo piano.
La vedo. La babysitter. Distesa sul divano, i jeans abbassati, le mutandine spostate di lato. Una mano che si muove frenetica sulla figa, l’altra che stringe il telefono. Lo schermo illumina il suo viso: un porno a volume basso, una donna che urla mentre prende due cazzi insieme.
La ragazza geme, non si accorge di noi finché non tossisco piano. Si blocca, sbianca, poi diventa rossa come un peperone. Si tira su di scatto, il telefono che cade a terra.
«Mi scusi, signora! Io… io…» balbetta, le mani che cercano di ricomporsi.
Io la fisso. E non provo rabbia, né vergogna. Solo eccitazione. Un brivido che mi attraversa e mi bagna subito le cosce. Le sorrido, lenta.
«Non fermarti.»
Lei sgrana gli occhi. «Come…?»
«Hai capito bene. Continua. Toccatela davanti a noi.»
Il suo respiro si spezza. Guarda me, poi Luca, che nel frattempo si è già seduto su una poltrona, le gambe larghe, lo sguardo predatorio. La ragazza deglutisce, le mani tremano. Ma poi obbedisce. Come ipnotizzata. Si lascia cadere di nuovo sul divano, riapre le cosce, le dita che tornano a strofinare la figa bagnata.
Io mi avvicino a Luca. Con un gesto lento gli abbasso i pantaloni della tuta. Il cazzo gli balza fuori, già duro, gonfio, le vene che pulsano. Lo prendo subito in mano, lo sento vivo, caldo. Mi inginocchio davanti a lui e lo ingoio senza esitazione.
La babysitter geme piano, le dita che si muovono più veloci. Io succhio Luca, affondo fino a farmi entrare tutta la cappella in gola. Sento la saliva colare, il suo odore che mi riempie le narici. Luca geme, mi tiene i capelli, mi guida.
Guardo la ragazza. Ha gli occhi fissi su di noi. Le labbra socchiuse, il respiro corto. Si tocca più forte, i fianchi che si sollevano, i gemiti che diventano più intensi. È come se il mio gesto le avesse sciolto ogni freno.
«Guarda bene» le sussurro, staccandomi un attimo dal cazzo di Luca. Ho la bocca sporca di saliva, le labbra gonfie. «Così si fa. Così si succhia un cazzo.»
E lo ingoio di nuovo, profondo, fino a sentirmi strozzare. Luca ringhia, spinge il bacino. Io gorgoglio, ma non mollo. La babysitter geme più forte, le dita che schioccano umide contro la sua fica.
L’atmosfera è irreale: nel salotto dove di solito guardo cartoni con mia figlia, adesso io sto succhiando il cazzo a un altro uomo mentre la babysitter si masturba davanti a noi. Un contrasto osceno che mi fa godere ancora di più.
Luca mi tira su, mi fa sedere a cavalcioni. Il suo cazzo scivola subito dentro la mia fica, ancora gonfia e sensibile. Urlo, mi aggrappo alle sue spalle. «Sì! Così!»
Mi muovo sopra di lui, cavalcandolo senza freni. Le mie tette ondeggiano, latte che spruzza dai capezzoli. La babysitter geme più forte vedendo il getto che bagna il petto di Luca. Si infila due dita in bocca, poi di nuovo nella figa, come se volesse imitarmi.
«Brava» ansimo, guardandola. «Continua a toccarti mentre mi guardi venire.»
Luca mi tiene i fianchi e mi sbatte dall’alto, il suo cazzo che mi riempie, mi spalanca. La babysitter geme sempre più forte, il suo respiro spezzato. Si piega in avanti, le dita che affondano, la figa che cola sul divano.
«Sto venendo!» urla, il viso stravolto. E viene davvero, con un grido che riempie la stanza. Le sue cosce tremano, il corpo si scuote. Si lascia andare, gli occhi lucidi, la bocca aperta.
Io nello stesso istante esplodo sopra Luca. La mia fica stringe, lo spruzzo mi bagna le cosce e il divano. Luca geme, mi affonda ancora più forte, poi viene anche lui. Lo sento riempirmi di sperma caldo, che cola subito fuori.
Restiamo tutti e tre lì, ansimanti, i corpi sudati e sporchi. La babysitter ci guarda con occhi sgranati, il respiro che ancora non si calma. Io sorrido, le passo la lingua sulle labbra.
«Brava, piccola. Adesso sai cosa succede quando non obbedisci… e quando obbedisci.»
Trovo il coraggio di sussurrarglielo, tra un gemito e l’altro:
«Linda… fammi avere la tua cameriera. Voglio che mi lecchi la figa.»
Per un istante penso che esploderà. Che mi insulterà, che mi strapperà i capelli come poco prima. Ma invece ride. Una risata roca, graffiata, che le vibra in gola mentre Marco le sbatte il culo con violenza. Si volta appena, i capelli sudati che le ricadono sul volto.
«Vuoi la mia serva?» geme, stringendo i denti. «Vuoi che quella troietta ti infili la lingua dentro?»
«Sì…» ansimo, le mani che già mi scivolano tra le cosce. «Fammela assaggiare.»
Linda geme, il cazzo di Marco le scava dentro, la fa tremare. Poi annuisce, un lampo malizioso negli occhi.
«Va’» sibila. «Portati Luca e fai quello che vuoi. Io resto qui a farmi sfondare il culo da mio marito.»
Marco ride e le tira uno schiaffo sul culo, che rimbomba forte. «Brava, finalmente ti comporti da padrona.»
Io non perdo tempo. Mi alzo, le gambe molli ma la testa annebbiata dall’eccitazione. Luca mi segue subito, il cazzo ancora duro che dondola pesante. Entriamo nella villa, i nostri passi che risuonano sui pavimenti di marmo.
La trovo poco più in là, la cameriera. Sta sistemando un vassoio, ma le mani le tremano. Appena ci vede, sbianca, poi arrossisce di colpo. I suoi occhi scivolano sul cazzo eretto di Luca, poi sul mio corpo nudo, i seni gonfi, la fica lucida dei succhi.
Non parlo. Le prendo il polso e la trascino in una stanza vuota, probabilmente un salottino di servizio. Luca chiude la porta dietro di noi.
La spingo contro il divano. Il grembiule bianco è ancora addosso, ma io glielo strappo via. Non ha nulla sotto: la pelle chiara, il pube completamente glabro, lucido di umidità. Le cosce tremano, ma non si oppone.
«Inginocchiati» le ordino. La voce mi esce roca, irriconoscibile.
Obbedisce. Si mette tra le mie gambe, le mani incerte. Io mi sdraio, apro le cosce e gliele spingo in faccia. «Leccami.»
La sua lingua calda mi sfiora piano, titubante. Ma quando geme e sente il mio sapore, diventa più audace. Mi scava dentro, mi succhia il clitoride, beve i miei succhi con avidità. Un urlo mi scappa dalle labbra. Le afferro la testa e gliela tengo premuta contro di me. «Così, troia… più forte!»
Luca osserva, accarezzandosi il cazzo, un sorriso sporco stampato in faccia. Poi si piazza dietro la ragazza e le infila il cazzo nel culo con un colpo secco. La cameriera urla, ma non smette di leccarmi. Ogni spinta che Luca le dà da dietro la fa premere più forte contro la mia fica, la lingua che affonda più a fondo.
Il contrasto è devastante: io godo della sua bocca inesperta ma famelica, lei viene usata come una bambola, infilzata da Luca senza pietà. Il suo gemito si mescola al mio, la stanza si riempie di suoni osceni: lo schiocco delle sue pompate, i miei gemiti, i suoi gorgoglii soffocati.
Mi vengono in mente le parole di Linda: la servitù serve a questo. E ora eccola lì, la sua serva, che mi lecca la fica mentre un altro uomo la scopa a sangue.
«Troia…» ansimo, spingendole ancora la testa. «Bevi tutto… fammi venire!»
E vengo. Vengo con un urlo che mi lacera, la fica che esplode in uno squirting che le bagna il viso, la bocca, i capelli. Lei geme, beve, continua a succhiarmi come se fosse drogata del mio sapore.
Luca accelera dietro di lei, il cazzo che affonda senza pietà. «Che buco stretto» ringhia, afferrandole i fianchi. «Questa si scioglie solo se le dai ordini.»
Io non riesco più a parlare, solo a gemere, a contorcermi. La cameriera mi guarda dal basso, il volto bagnato, e capisco che non tornerà più indietro. È entrata nel nostro gioco.
E mentre Luca la scopa, penso a Linda, ancora fuori, con Marco che le sfonda il culo. Non sa che il suo ordine ha aperto una porta che non si chiuderà più.
La stanza è impregnata di odore di sesso. Io sono sdraiata sul divano, le cosce spalancate, la cameriera in ginocchio tra le mie gambe. Il suo viso è bagnato del mio squirting, la bocca arrossata, gli occhi persi. Non c’è più traccia della ragazza impacciata di prima. Adesso lecca e succhia con una fame che non mi aspettavo.
Dietro di lei, Luca la scopa come un forsennato. Il suo cazzo affonda nel suo culo stretto, le pompate la fanno sobbalzare in avanti, spingendola ancora più forte sulla mia fica. Ogni colpo che riceve diventa un colpo di lingua per me. È come se Luca mi scopasse attraverso di lei.
«Sì… così… più dentro!» urlo, stringendole la testa con entrambe le mani.
Lei geme contro di me, ma non smette. La lingua mi scava, mi succhia il clitoride, beve ogni goccia che cola. Il suo respiro affannato mi solletica il ventre. È bagnata anche lei: nonostante Luca la stia sfondando da dietro, il suo pube luccica di umori.
«Guarda come si apre» ringhia Luca, tenendole i fianchi. «Questa troietta sembra nata per prenderlo nel culo.»
«E per leccarmi la figa» aggiungo, gemendo.
La cameriera urla, un suono strozzato, e capisco che sta venendo. Sì, viene mentre leccandomi e facendosi aprire il culo da Luca. Il suo corpo trema, le cosce le cedono, ma io non la mollo. La tengo lì, la bocca incollata al mio sesso, mentre il suo piacere esplode insieme al mio.
Mi lascio andare a un altro orgasmo violento, il corpo che si scuote, la fica che spruzza di nuovo. Le bagno la gola, il mento, il petto. Lei beve tutto, ansimando, sporca e splendida.
Luca accelera. Il suo respiro diventa roco, i colpi più brevi e profondi. «Troia… sto venendo!» urla. La tira indietro, la piega sul pavimento e le schizza addosso, un getto caldo e denso che le imbratta la schiena bianca.
Io resto distesa, tremante, mentre guardo la scena: la cameriera nuda, sudata, il culo arrossato, il viso bagnato dei miei umori e la schiena ricoperta di sperma. È un’immagine oscena e perfetta.
Un rumore dal giardino mi richiama. Le voci, i gemiti. Sento Marco urlare, un colpo sordo, Linda che geme come una cagna in calore. Chiudo gli occhi un istante e la immagino: piegata sul bordo piscina, il culo spalancato, Marco che la sfonda con violenza. Lei che urla di piacere ma che in fondo sa di non avere il controllo totale.
Mi eccita pensare che, mentre lei si crede padrona, io sono qui dentro a farmi leccare da una delle sue serve e a godere più di lei.
Apro gli occhi. La cameriera mi guarda dal basso, il volto sporco di sperma e succhi, e sorride piano. Non è più timida. Non è più innocente. È entrata nel gioco.
Mi tiro su, le passo la mano tra i capelli bagnati, poi scivolo sulle sue labbra lucide. «Brava» le sussurro. «Adesso sei mia.»
Luca ride, si lascia cadere su una poltrona, il cazzo ancora sporco. «Direi che la nostra amica ha trovato un nuovo hobby.»
Mi chino di nuovo sulla cameriera, le infilo due dita nella fica lucida e stretta. Lei geme, si piega, mi apre le cosce da sola. «Vuoi ancora, eh?» le sibilo. «Vuoi che ti scopi anche Marco? O preferisci restare la mia cagnolina?»
La sua risposta è un gemito disperato, un annuire convulso. Io sorrido. La mia testa è un vortice: penso a Linda fuori, al suo sguardo furioso se solo sapesse, a Marco che sa tutto e che si gode il gioco.
E mi bagno ancora, pronta a ricominciare.
Il viaggio di ritorno è silenzioso. Sono esausta, il corpo ancora sporco di sperma, le cosce che bruciano. Luca guida con una mano sul volante e l’altra che non smette di accarezzarmi la coscia, come se non potesse staccarsi dal mio corpo. Ogni volta che le sue dita sfiorano il mio sesso, già mi tremano le gambe.
«Portami a casa» gli dico a voce bassa. «Non voglio restare sola stanotte.»
Lui sorride, il cazzo che dondola sotto i pantaloni della tuta. «Lo sapevo.»
Arriviamo. La porta di casa è socchiusa. Entro prima io, i tacchi che battono sul pavimento. La casa è silenziosa, ma dal salotto arriva una luce azzurrina. Faccio un cenno a Luca e ci avviciniamo piano.
La vedo. La babysitter. Distesa sul divano, i jeans abbassati, le mutandine spostate di lato. Una mano che si muove frenetica sulla figa, l’altra che stringe il telefono. Lo schermo illumina il suo viso: un porno a volume basso, una donna che urla mentre prende due cazzi insieme.
La ragazza geme, non si accorge di noi finché non tossisco piano. Si blocca, sbianca, poi diventa rossa come un peperone. Si tira su di scatto, il telefono che cade a terra.
«Mi scusi, signora! Io… io…» balbetta, le mani che cercano di ricomporsi.
Io la fisso. E non provo rabbia, né vergogna. Solo eccitazione. Un brivido che mi attraversa e mi bagna subito le cosce. Le sorrido, lenta.
«Non fermarti.»
Lei sgrana gli occhi. «Come…?»
«Hai capito bene. Continua. Toccatela davanti a noi.»
Il suo respiro si spezza. Guarda me, poi Luca, che nel frattempo si è già seduto su una poltrona, le gambe larghe, lo sguardo predatorio. La ragazza deglutisce, le mani tremano. Ma poi obbedisce. Come ipnotizzata. Si lascia cadere di nuovo sul divano, riapre le cosce, le dita che tornano a strofinare la figa bagnata.
Io mi avvicino a Luca. Con un gesto lento gli abbasso i pantaloni della tuta. Il cazzo gli balza fuori, già duro, gonfio, le vene che pulsano. Lo prendo subito in mano, lo sento vivo, caldo. Mi inginocchio davanti a lui e lo ingoio senza esitazione.
La babysitter geme piano, le dita che si muovono più veloci. Io succhio Luca, affondo fino a farmi entrare tutta la cappella in gola. Sento la saliva colare, il suo odore che mi riempie le narici. Luca geme, mi tiene i capelli, mi guida.
Guardo la ragazza. Ha gli occhi fissi su di noi. Le labbra socchiuse, il respiro corto. Si tocca più forte, i fianchi che si sollevano, i gemiti che diventano più intensi. È come se il mio gesto le avesse sciolto ogni freno.
«Guarda bene» le sussurro, staccandomi un attimo dal cazzo di Luca. Ho la bocca sporca di saliva, le labbra gonfie. «Così si fa. Così si succhia un cazzo.»
E lo ingoio di nuovo, profondo, fino a sentirmi strozzare. Luca ringhia, spinge il bacino. Io gorgoglio, ma non mollo. La babysitter geme più forte, le dita che schioccano umide contro la sua fica.
L’atmosfera è irreale: nel salotto dove di solito guardo cartoni con mia figlia, adesso io sto succhiando il cazzo a un altro uomo mentre la babysitter si masturba davanti a noi. Un contrasto osceno che mi fa godere ancora di più.
Luca mi tira su, mi fa sedere a cavalcioni. Il suo cazzo scivola subito dentro la mia fica, ancora gonfia e sensibile. Urlo, mi aggrappo alle sue spalle. «Sì! Così!»
Mi muovo sopra di lui, cavalcandolo senza freni. Le mie tette ondeggiano, latte che spruzza dai capezzoli. La babysitter geme più forte vedendo il getto che bagna il petto di Luca. Si infila due dita in bocca, poi di nuovo nella figa, come se volesse imitarmi.
«Brava» ansimo, guardandola. «Continua a toccarti mentre mi guardi venire.»
Luca mi tiene i fianchi e mi sbatte dall’alto, il suo cazzo che mi riempie, mi spalanca. La babysitter geme sempre più forte, il suo respiro spezzato. Si piega in avanti, le dita che affondano, la figa che cola sul divano.
«Sto venendo!» urla, il viso stravolto. E viene davvero, con un grido che riempie la stanza. Le sue cosce tremano, il corpo si scuote. Si lascia andare, gli occhi lucidi, la bocca aperta.
Io nello stesso istante esplodo sopra Luca. La mia fica stringe, lo spruzzo mi bagna le cosce e il divano. Luca geme, mi affonda ancora più forte, poi viene anche lui. Lo sento riempirmi di sperma caldo, che cola subito fuori.
Restiamo tutti e tre lì, ansimanti, i corpi sudati e sporchi. La babysitter ci guarda con occhi sgranati, il respiro che ancora non si calma. Io sorrido, le passo la lingua sulle labbra.
«Brava, piccola. Adesso sai cosa succede quando non obbedisci… e quando obbedisci.»
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