Spider Man
di
massimo segreto
genere
gay
Il torneo di calcetto aziendale mi era sembrata un'ottima idea di team building.
Essendo appena arrivato a capo dell'HR della società avevo pensato che una cosa del genere - organizzata alla perfezione, con tanto di post-partita in una birreria a pochi minuti dal centro sportivo - mi avrebbe guadagnato la stima di tutti i colleghi dei vari reparti che, inutile negarlo, avevano visto nell'arrivo di un giovane e rampante manager completamente dedito al lavoro, un potenziale nemico.
Sei squadre, una per ogni reparto, divise in due gironi con scontri diretti per determinare la classifica finale.
Dopo la partita vinta con i montatori, dove avevo segnato due gol, eravamo andati quasi tutti a bere e alla fine della serata Giuseppe, uno dei montatori più anziani in azienda mi aveva chiesto se potevo riaccompagnarlo a casa.
Evidentemente ho pensato che volesse dirmi qualcosa e con l'idea di farmi benvolere da tutti avevo accettato. Anche perché lui era uno dei più simpatici. Anche durante la partita aveva ironizzato sulla sua età e la sua struttura fisica pesante chiedendo che l'anno successivo fosse organizzato un torneo di scala 40.
Dopo qualche minuto, mentre stavo prendendo la tangenziale mi chiese del mio tatuaggio. Sul polpaccio destro ho infatti una frase scritta in cerchio che dice "da un grande potere derivano grandi responsabilità".
Gli dissi quindi della mia passione per i supereroi Marvel e per Spider Man in particolare che alla fine del primo film dice quella frase che mi aveva sempre colpito. Anche Giuseppe era un appassionato dei marvel e quella frase la conosceva benissimo.
Dopo un istante di silenzio armeggiando con il telefonino, Giuseppe mi disse che quasi un anno prima aveva partecipato, in una città poco fuori dalla regione a una festa a tema in cui tutti erano mascherati da ero marvel. Lui aveva un costume da Iron Man che gli andava stretto.
Era una festa particolare, mi disse, perché ad un certo punto si era trasformata in un'orgia di sesso sfrenato.
Un orgia in cui a un certo punto Spiderman si era sollevato un pezzo della maschera e gli aveva succhiato il cazzo. E poi si era messo a quattro zampe e l'aveva preso nel culo.
E lui aveva notato che Spider Man aveva un tatuaggio che gli era rimasto in mente.
Avevo i sudori freddi.
Il cuore mi rimbalzava nelle orecchie e venni colto dal panico. Mille pensieri affolavano il mio cervello
Ricordavo benissimo quella serata, avvenuta molto prima che arrivassi in azienda. L'avevo fatto poche volte. Era un segreto. Un semplice divertimento. Ma non avevo pensato al tatuaggio...che coglione! Andare fuori regione e tenere una maschera non era bastato... Cosa faccio? Potrei far finta di niente, dire che era una coincidenza... ma non è credibile.
Indicandomi dove svoltare Giuseppe aggiunse che aveva tre fotografie sul telefono che era appena andato a rivedere e che erano piuttosto esplicite.
Io non avevo ancora detto nulla e al semaforo mi mostrò quella in cui si stava inculando il tizio. Si vedeva una parte della gamba destra e il polpaccio. Con il tatuaggio.
La seconda era anche peggio. Il cazzo non era più completamente piantato tra le chiappe lisce e la cappella era appena puntata. Quindi, oltre alle dimensioni notevoli dell'uccello, si vedeva anche meglio il tatuaggio. Che lui ingrandì per farmi vedere che la frase era la stessa.
Tornò indietro per farmi vedere la prima dove sotto una maschera di Spiderman si vedeva una bocca all'opera.
Diventò verde e come da sue indicazioni girai a destra e poi ancora a destra dopo un paio di vie.
La via era piccola, a senso unico, abbastanza buia e deserta.
D'altra parte era quasi mezzanotte di un normale mercoledì lavorativo.
Mi disse di fermarmi all'altezza di un cantiere che occupava il marciapiede perché era arrivato.
O meglio. MI disse che casa sua era dopo l'incrocio ma lì poteva andare bene.
- Cosa vuoi Giuseppe?
Cercai di controllare il tremito della voce fissandolo diritto negli occhi.
Lui fece altrettanto. Solo che il suo sguardo era molto più determinato del mio e la voce molto più calma e pacata.
- Sai cosa mi è dispiaciuto quella sera? Di non aver sborrato in bocca a quella troia vestita da Spiderman e non averlo guardato mentre ingoiava tutto...
Lasciò sospesa la frase e sempre guardandomi fece con una specie di sorriso. Poi, seppre con la stessa voce pacata, quasi stesse facendo una considerazione tra sé e sè, slacciò la cintura di sicurezza e prese a sbottonarsi e riprese.
- ...ma visto che oggi ne ho molta di più nei coglioni sarà anche più divertente.
Terminò la frase lasciando in bella mostra il cazzo moscio appoggiato sul fianco verso la mia parte. E anche se la situazione era più che chiara dopo qualche secondo aggiunse con un tono più autoritario.
- Avanti...Peter Parker...succhiami il cazzo e fammi godere!
Ci fissammo senza dire una parola. Sapevo benissimo che non avevo molte alternative. Il senso di panico era sparito e aveva lasciato spazio a un crescente sentimento di odio per il ricatto che stavo subendo.
Ma non vedevo altre vie d'uscita se non slacciare la cintura di sicurezza e piegarmi verso di lui.
Era la prima volta che facevo un pompino controvoglia ma mi riuscì comunque bene perché l'uccello di Giusepe divenne presto un grosso e duro palo di carne venosa.
Anche la sua eccitazione crebbe di conseguenza. Mentre una mano guidava la mia testa a ingoiare l'intero bastone, soffocandomi e provocando intensi urti di vomito, il suo eloquio andò progressivamente peggiorando.
- Brava succhialo tutto troia! Ahh così...puttana succhiacazzi, guarda come ti piace! Cagna pompinara di merda succhia!! Fai schifo per come ti piace il cazzo vacca troia!!!
Poi di colpo, mentre lo stavo pompando mi disse di guardarlo. E così vidi che mi stava riprendendo con il telefonino. Probabilmente lo stava facendo dall'inizio. Non riuscivo a fare nulla perché la sua mano mi teneva per i capelli la testa e il suo cazzo mi riempiva tuta la bocca.
Chiusi gli occhi e li sentii gonfiarsi di lacrime. Di rabbia e vergogna.
La sborrata improvvisa mi costrinse a riaprirli e lo vide sempre con il telefono in mano.
- Ahhh...ecco la sborra, sei contenta troia?!? OOhhh bevi la sborra puttana, tutta in bocca...così...oohhh.
Quando finalmente finì di venire mi disse di mandarla giù. Quando con fatica riuscii ad obbedire mi disse di fargli vedere la bocca vuota e così feci.
Prima di essere costretto nuovamente a succhiarglielo.
Il cazzo rimase barzotto a lungo anche dopo che fui tornato a sedere normalmente.
- Sei un pezzo di merda.
- Non dire così, dai.
- Vaffanculo. Scendi.
- Prima devi fare una cosa...
- Cosa cazzo vuoi ancora?
Me la spiegò e ancora una volta capii che non avevo scelta. In quel momento non potevo far altro che assecondare ogni sua richiesta.
Il telefonino mi riprese di nuovo.
Avevo la cappella sulla lingua, tra le labbra schiuse. Secondo il canovaccio che avevamo deciso fu Giuseppe a iniziare.
- Ti è piaciuto?
- Si.
- Tanto.
- Si, molto.
- Perché?
- Perché sono ... una troia ...pompinara.
- Esatto. E vorresti rifarlo?
- Si
- Quando?
- Tutte le volte che vuoi.
- Perché
- Perché sono la tua puttana.... e mi piace il tuo cazzo.
- Lo vedo che ti piace il mio cazzo. E lo vuoi anche nel culo.
- Si.
- Dimmelo come si deve.
- ...vorrei che mi spaccassi il culo come una cagna in calore.
- Ecco, brava.
- Allora succhialo ancora dai...
Mentre succhiavo l'uccello in remissione la ripresa si interruppe.
Giuseppe scese dalla macchina e a me non resto che andare a casa.
Da quel giorno la mia vita in azienda cambiò radicalmente.
Essendo appena arrivato a capo dell'HR della società avevo pensato che una cosa del genere - organizzata alla perfezione, con tanto di post-partita in una birreria a pochi minuti dal centro sportivo - mi avrebbe guadagnato la stima di tutti i colleghi dei vari reparti che, inutile negarlo, avevano visto nell'arrivo di un giovane e rampante manager completamente dedito al lavoro, un potenziale nemico.
Sei squadre, una per ogni reparto, divise in due gironi con scontri diretti per determinare la classifica finale.
Dopo la partita vinta con i montatori, dove avevo segnato due gol, eravamo andati quasi tutti a bere e alla fine della serata Giuseppe, uno dei montatori più anziani in azienda mi aveva chiesto se potevo riaccompagnarlo a casa.
Evidentemente ho pensato che volesse dirmi qualcosa e con l'idea di farmi benvolere da tutti avevo accettato. Anche perché lui era uno dei più simpatici. Anche durante la partita aveva ironizzato sulla sua età e la sua struttura fisica pesante chiedendo che l'anno successivo fosse organizzato un torneo di scala 40.
Dopo qualche minuto, mentre stavo prendendo la tangenziale mi chiese del mio tatuaggio. Sul polpaccio destro ho infatti una frase scritta in cerchio che dice "da un grande potere derivano grandi responsabilità".
Gli dissi quindi della mia passione per i supereroi Marvel e per Spider Man in particolare che alla fine del primo film dice quella frase che mi aveva sempre colpito. Anche Giuseppe era un appassionato dei marvel e quella frase la conosceva benissimo.
Dopo un istante di silenzio armeggiando con il telefonino, Giuseppe mi disse che quasi un anno prima aveva partecipato, in una città poco fuori dalla regione a una festa a tema in cui tutti erano mascherati da ero marvel. Lui aveva un costume da Iron Man che gli andava stretto.
Era una festa particolare, mi disse, perché ad un certo punto si era trasformata in un'orgia di sesso sfrenato.
Un orgia in cui a un certo punto Spiderman si era sollevato un pezzo della maschera e gli aveva succhiato il cazzo. E poi si era messo a quattro zampe e l'aveva preso nel culo.
E lui aveva notato che Spider Man aveva un tatuaggio che gli era rimasto in mente.
Avevo i sudori freddi.
Il cuore mi rimbalzava nelle orecchie e venni colto dal panico. Mille pensieri affolavano il mio cervello
Ricordavo benissimo quella serata, avvenuta molto prima che arrivassi in azienda. L'avevo fatto poche volte. Era un segreto. Un semplice divertimento. Ma non avevo pensato al tatuaggio...che coglione! Andare fuori regione e tenere una maschera non era bastato... Cosa faccio? Potrei far finta di niente, dire che era una coincidenza... ma non è credibile.
Indicandomi dove svoltare Giuseppe aggiunse che aveva tre fotografie sul telefono che era appena andato a rivedere e che erano piuttosto esplicite.
Io non avevo ancora detto nulla e al semaforo mi mostrò quella in cui si stava inculando il tizio. Si vedeva una parte della gamba destra e il polpaccio. Con il tatuaggio.
La seconda era anche peggio. Il cazzo non era più completamente piantato tra le chiappe lisce e la cappella era appena puntata. Quindi, oltre alle dimensioni notevoli dell'uccello, si vedeva anche meglio il tatuaggio. Che lui ingrandì per farmi vedere che la frase era la stessa.
Tornò indietro per farmi vedere la prima dove sotto una maschera di Spiderman si vedeva una bocca all'opera.
Diventò verde e come da sue indicazioni girai a destra e poi ancora a destra dopo un paio di vie.
La via era piccola, a senso unico, abbastanza buia e deserta.
D'altra parte era quasi mezzanotte di un normale mercoledì lavorativo.
Mi disse di fermarmi all'altezza di un cantiere che occupava il marciapiede perché era arrivato.
O meglio. MI disse che casa sua era dopo l'incrocio ma lì poteva andare bene.
- Cosa vuoi Giuseppe?
Cercai di controllare il tremito della voce fissandolo diritto negli occhi.
Lui fece altrettanto. Solo che il suo sguardo era molto più determinato del mio e la voce molto più calma e pacata.
- Sai cosa mi è dispiaciuto quella sera? Di non aver sborrato in bocca a quella troia vestita da Spiderman e non averlo guardato mentre ingoiava tutto...
Lasciò sospesa la frase e sempre guardandomi fece con una specie di sorriso. Poi, seppre con la stessa voce pacata, quasi stesse facendo una considerazione tra sé e sè, slacciò la cintura di sicurezza e prese a sbottonarsi e riprese.
- ...ma visto che oggi ne ho molta di più nei coglioni sarà anche più divertente.
Terminò la frase lasciando in bella mostra il cazzo moscio appoggiato sul fianco verso la mia parte. E anche se la situazione era più che chiara dopo qualche secondo aggiunse con un tono più autoritario.
- Avanti...Peter Parker...succhiami il cazzo e fammi godere!
Ci fissammo senza dire una parola. Sapevo benissimo che non avevo molte alternative. Il senso di panico era sparito e aveva lasciato spazio a un crescente sentimento di odio per il ricatto che stavo subendo.
Ma non vedevo altre vie d'uscita se non slacciare la cintura di sicurezza e piegarmi verso di lui.
Era la prima volta che facevo un pompino controvoglia ma mi riuscì comunque bene perché l'uccello di Giusepe divenne presto un grosso e duro palo di carne venosa.
Anche la sua eccitazione crebbe di conseguenza. Mentre una mano guidava la mia testa a ingoiare l'intero bastone, soffocandomi e provocando intensi urti di vomito, il suo eloquio andò progressivamente peggiorando.
- Brava succhialo tutto troia! Ahh così...puttana succhiacazzi, guarda come ti piace! Cagna pompinara di merda succhia!! Fai schifo per come ti piace il cazzo vacca troia!!!
Poi di colpo, mentre lo stavo pompando mi disse di guardarlo. E così vidi che mi stava riprendendo con il telefonino. Probabilmente lo stava facendo dall'inizio. Non riuscivo a fare nulla perché la sua mano mi teneva per i capelli la testa e il suo cazzo mi riempiva tuta la bocca.
Chiusi gli occhi e li sentii gonfiarsi di lacrime. Di rabbia e vergogna.
La sborrata improvvisa mi costrinse a riaprirli e lo vide sempre con il telefono in mano.
- Ahhh...ecco la sborra, sei contenta troia?!? OOhhh bevi la sborra puttana, tutta in bocca...così...oohhh.
Quando finalmente finì di venire mi disse di mandarla giù. Quando con fatica riuscii ad obbedire mi disse di fargli vedere la bocca vuota e così feci.
Prima di essere costretto nuovamente a succhiarglielo.
Il cazzo rimase barzotto a lungo anche dopo che fui tornato a sedere normalmente.
- Sei un pezzo di merda.
- Non dire così, dai.
- Vaffanculo. Scendi.
- Prima devi fare una cosa...
- Cosa cazzo vuoi ancora?
Me la spiegò e ancora una volta capii che non avevo scelta. In quel momento non potevo far altro che assecondare ogni sua richiesta.
Il telefonino mi riprese di nuovo.
Avevo la cappella sulla lingua, tra le labbra schiuse. Secondo il canovaccio che avevamo deciso fu Giuseppe a iniziare.
- Ti è piaciuto?
- Si.
- Tanto.
- Si, molto.
- Perché?
- Perché sono ... una troia ...pompinara.
- Esatto. E vorresti rifarlo?
- Si
- Quando?
- Tutte le volte che vuoi.
- Perché
- Perché sono la tua puttana.... e mi piace il tuo cazzo.
- Lo vedo che ti piace il mio cazzo. E lo vuoi anche nel culo.
- Si.
- Dimmelo come si deve.
- ...vorrei che mi spaccassi il culo come una cagna in calore.
- Ecco, brava.
- Allora succhialo ancora dai...
Mentre succhiavo l'uccello in remissione la ripresa si interruppe.
Giuseppe scese dalla macchina e a me non resto che andare a casa.
Da quel giorno la mia vita in azienda cambiò radicalmente.
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