La prima volta (ultima parte)
di
Paolatrav
genere
trans
Inutile dire che la sera stessa, nel mio letto, mi toccai vogliosamente il culetto e, per la prima volta, non utilizzai solo le mie dita, ma anche il manico della spazzola di mia sorella, che era di materiale plastico ma ricoperto con una parte in silicone che lo rendeva un po' meno duro. Provai a inserirlo dopo averlo abbondantemente lubrificato con la saliva, ma sentivo dolore e la saliva si consumava subito. Ebbi pertanto l’accortezza di usare una crema nivea che trovai nel comodino di mia madre e con quella il manico entrava e poteva muoversi senza provocarmi troppo fastidio. Stavo rannicchiata nel letto in posizione fetale e con la mano sinistra mi facevo entrare e uscire il manico della spazzola immaginando di avere Marco alle mie spalle che spingeva il suo cazzo duro nel mio culetto. Iniziai a sentire un calore nel mio retto che pian piano aumentava e si irradiava al suo interno. Mi piaceva e iniziai ad eccitarmi ancora di più ricordando le parole di Marco: “ che fica che sei…” e poi ” ti piace se ti tocco il culo cagna?” e anche “dimmi che lo vuoi nel culo!”. Inizia a gemere piano per paura di essere sentita…ma immaginavo di dire a Marco: ”ti prego inculami, fammi tua!”. Mentre mi risuonavano in testa le sue parole: ” la prossima volta te lo metto nel culo” avevo intensificato il movimento della spazzola e, appena mi sfiorai la pisellina, venni disastrosamente, imbrattando tutte le lenzuola. Poi crollai in un sonno profondo, ma la mattina appena sveglia lavai e misi a posto la spazzola e cercai di smacchiare al meglio le lenzuola.
Nei giorni successivi cominciai a pensare che, se mettermi un po' di trucco aveva provocato in Marco quella reazione, avrei dovuto fare di meglio e di più: volevo essere sempre più femmina per lui, farlo impazzire e sentire il suo desiderio per me. Così iniziai a frugare nel cesto dei panni sporchi alla ricerca di indumenti intimi femminili che potevano rendermi attraente e desiderabile. Prenderli dal cesto mi sembrava più prudente, posto che essendo stati messi lì per essere lavati, la loro momentanea assenza sarebbe probabilmente passata inosservata.
Provai e riprovai in quei giorni vari indumenti intimi sia di mia sorella che di mia madre: coulottes, perizomi, tanga, collant e calze autoreggenti. Ero molto indecisa sulla scelta, quando ero sola li indossavo davanti allo specchio grande di camera dei miei genitori e alla fine decisi per calze velate autoreggenti con balza in pizzo nero e un perizoma nero molto carino che sembrava coordinato con le calze (entrambi di mia sorella).
Marco non si era più fatto vivo e cominciavo a temere che avesse cambiato idea. Non mi voleva più? Non era vero che gli piacevo così’ tanto? Nel frattempo le sessioni serali con la spazzola di mia sorella proseguivano sia per il piacere che ne ricavavo che per la mia opera di preparazione: volevo che il mio culetto fosse preparato e che il bel cazzo di Marco potesse entrarvi senza eccessive difficoltà.
Finalmente la telefonata arrivò. Feci un po' la sostenuta perché c’ero rimasta male per il periodo che aveva lasciato passare, ma quando sentii dalla sua voce che aveva voglia di me, ogni timida resistenza si sciolse e accettai di vederci nel tardo pomeriggio del giorno dopo. Marco finì la telefonata facendomi venire i brividi: “lo sai che domani te lo metto tutto nel culo, vero?”. Con i battiti accelerati, le parole strozzate in gola non seppi rispondere di meglio che: ”si..si.. lo so”.
Il giorno dopo fu un’attesa spasmodica delle 18,30 (orario dell’appuntamento). Mi vestii con attenzione in casa, mi misi le calze e il perizoma e sopra una tuta che non lasciava trasparire nulla. Ai piedi avevo delle scarpette da ginnastica, mentre la trousse di mia sorella la misi dentro alla borsa della palestra che portai con me, anche per giustificare l’uscita in tuta qualora ve ne fosse stato bisogno. Quando Marco mi vide sembrò deluso: il mio abbigliamento esterno era tutt’altro che femminile. Ma appena salita in auto gli dissi: Marco ho delle sorprese per te…lasciami fare mentre mi preparo. E così mentre toglievo la trousse dalla borsa e mi iniziavo a truccare, Marco, incuriosito, mi riempiva di domande mentre guidava verso il consueto posto appartato dove abitualmente ci recavamo. “Che sorprese hai? Mica vorrai tirarti indietro vero?” Io sorridevo e gli dicevo: “appena arriviamo te lo spiego”.
Ricordo ancora, come fosse oggi, gli occhi sgranati di Marco quando mi vide, oltre che truccata (ancora meglio della prima volta), con calze autoreggenti e perizoma nero il cui filo spariva in mezzo alle chiappe sode e rotonde che tanto avrebbe imparato ad apprezzare: ”Paoletta sei una grandissima fica….cazzo come me lo fai venire duro”.
Eravamo ancora all’interno dell’autovettura e mi ero semplicemente tolta le scarpette e abbassata la tuta. Mi tolsi anche la maglietta e rimasi nuda. Pur essendo già ottobre non era ancora freddo e la voglia di farmi vedere con il solo intimo addosso era troppa. Come tutti i maschi troppo eccitati che avrei conosciuto successivamente, anche Marco perse ogni contegno e desiderio di preliminari, afferrandomi per la nuca e calandomi la testa sul cazzo duro che aveva già estratto dai pantaloni. Me lo spingeva in gola durissimo e mi riempiva di complimenti e insulti. Sentendolo così eccitato, non nego che anch’io mi lasciai andare e mi resi alquanto succube e sottomessa ai suoi desideri, facendomi letteralmente ingozzare di cazzo. Ogni tanto avevo la sensazione del soffocamento, sbavavo e mi venivano le lacrime agli occhi, ma ero felice sentendolo così arrapato per me.
“Non pensare di cavartela con un gran pompino troia che non sei altro…oggi te lo metto tutto nel culo fino alle palle!” così mi disse ad un certo punto Marco togliendomelo letteralmente dalla bocca. Lo guardai con il trucco un po' slavato per colpa delle lacrime che mi erano colate in alcune fasi del pompino, e gli sorrisi. Poi, per provocarlo, mi misi in ginocchio con la testa rivolta verso il finestrino del lato passeggero mettendogli davanti il culetto ancora adornato dal perizoma di mia sorella causando la sua reazione: “altro che scappare…tu muori dalla voglia di prenderlo, troia!” Sentii che armeggiava per cercare qualcosa e poi una mano mi spostò il perizoma e l’altra si avvicinò al mio culetto. Inserì la prima falange di un dito e poi sentii una sostanza fredda che mi veniva colata sopra il buchetto, e subito le dita, prima una e poi due, che entravano dentro al culo facendomi inarcare la schiena e genere come una troietta. Il porco si era portato dietro un lubrificante e fu molto bravo nel prepararmi, usando le dita che presto diventarono tre. Io gemevo e pensavo sempre più spasmodicamente a quando a quelle dita si sarebbe sostituito il suo cazzo che mi avrebbe finalmente fatta sua. Ormai lo desideravo, non volevo altro. Era da quando me l’aveva promesso che non pensavo ad altro: volevo diventare femmina ed essere posseduta da quel maschio che tanto mi piaceva.
Quando Marco mi disse: “sei pronta”, scese dall’auto e si portò dalla parte opposta, sul lato passeggero. Io ero rimasta ferma, non avevo capito, ma lui mi fece cenno di girarmi. Così mi girai verso il lato del guidatore dando il culetto in faccia a Marco che, aperto il sedile del lato passeggero, mi si avvicinò mentre si lubrificava il cazzo ancora durissimo. Ero però troppo alta con le ginocchia sul sedile! Così, dopo un paio di sculaccioni, Marco mi fece scendere con i piedi per terra e piegare a novanta gradi con il busto sul sedile. Se fino a quel momento non avevo avuto alcuna paura adesso che lo sentivo che incombeva su di me iniziai a temere di provare dolore e mi raccomandai di far piano e di smettere se glielo avessi chiesto. Marco mi rassicurò ma intanto mi si era già appoggiato con la cappella sulla cresta dell’ano e aveva iniziato a spingere Ero improvvisamente tesa e se prima le dita scorrevano che era una meraviglia, adesso sembrava che non sarebbe passato neanche un ago. “Rilassati”, “vedrai che ti piace”, “dai che non vedevi l’ora, troietta”; le parole di Marco non servivano a rilassarmi. Marco comprendendo che non ce l’avrebbe mai fatta se non lacerandomi, sembrò desistere ma poi inziò, dapprima delicatamente e con un solo dito, a farmi un ditalino. Le dita diventarono presto due, poi tre e, infine, quando ormai smaniavo dalla voglia di essere inculata, quattro. Ero pronta!
Senza dirmi nulla Marco tolse le dita e mi spinse dentro la cappella del suo bellissimo cazzo. Mi irrigidii solo un attimo. Poi il suo cazzo entrò piano piano fino in fondo. Gli chiesi di fermarsi perché mi mancava il fiato. Non è che non sentissi un po' di dolore, ma la sensazione di pienezza era tale che il pensiero che lo togliesse mi dispiaceva. Lui, comunque, me lo chiese: “vuoi che lo tolga?”. Io ebbi la forza di rispondere: “No non lo togliere ti prego…inculami!”. E così fu: Marco prese a incularmi con metodo e con dolcezza, alternata a passione e dominio. Mentre mi sborrava dentro riempiendomi completamente, capii che ero femmina e nulla sarebbe tornato come prima di conoscerlo.
Nei giorni successivi cominciai a pensare che, se mettermi un po' di trucco aveva provocato in Marco quella reazione, avrei dovuto fare di meglio e di più: volevo essere sempre più femmina per lui, farlo impazzire e sentire il suo desiderio per me. Così iniziai a frugare nel cesto dei panni sporchi alla ricerca di indumenti intimi femminili che potevano rendermi attraente e desiderabile. Prenderli dal cesto mi sembrava più prudente, posto che essendo stati messi lì per essere lavati, la loro momentanea assenza sarebbe probabilmente passata inosservata.
Provai e riprovai in quei giorni vari indumenti intimi sia di mia sorella che di mia madre: coulottes, perizomi, tanga, collant e calze autoreggenti. Ero molto indecisa sulla scelta, quando ero sola li indossavo davanti allo specchio grande di camera dei miei genitori e alla fine decisi per calze velate autoreggenti con balza in pizzo nero e un perizoma nero molto carino che sembrava coordinato con le calze (entrambi di mia sorella).
Marco non si era più fatto vivo e cominciavo a temere che avesse cambiato idea. Non mi voleva più? Non era vero che gli piacevo così’ tanto? Nel frattempo le sessioni serali con la spazzola di mia sorella proseguivano sia per il piacere che ne ricavavo che per la mia opera di preparazione: volevo che il mio culetto fosse preparato e che il bel cazzo di Marco potesse entrarvi senza eccessive difficoltà.
Finalmente la telefonata arrivò. Feci un po' la sostenuta perché c’ero rimasta male per il periodo che aveva lasciato passare, ma quando sentii dalla sua voce che aveva voglia di me, ogni timida resistenza si sciolse e accettai di vederci nel tardo pomeriggio del giorno dopo. Marco finì la telefonata facendomi venire i brividi: “lo sai che domani te lo metto tutto nel culo, vero?”. Con i battiti accelerati, le parole strozzate in gola non seppi rispondere di meglio che: ”si..si.. lo so”.
Il giorno dopo fu un’attesa spasmodica delle 18,30 (orario dell’appuntamento). Mi vestii con attenzione in casa, mi misi le calze e il perizoma e sopra una tuta che non lasciava trasparire nulla. Ai piedi avevo delle scarpette da ginnastica, mentre la trousse di mia sorella la misi dentro alla borsa della palestra che portai con me, anche per giustificare l’uscita in tuta qualora ve ne fosse stato bisogno. Quando Marco mi vide sembrò deluso: il mio abbigliamento esterno era tutt’altro che femminile. Ma appena salita in auto gli dissi: Marco ho delle sorprese per te…lasciami fare mentre mi preparo. E così mentre toglievo la trousse dalla borsa e mi iniziavo a truccare, Marco, incuriosito, mi riempiva di domande mentre guidava verso il consueto posto appartato dove abitualmente ci recavamo. “Che sorprese hai? Mica vorrai tirarti indietro vero?” Io sorridevo e gli dicevo: “appena arriviamo te lo spiego”.
Ricordo ancora, come fosse oggi, gli occhi sgranati di Marco quando mi vide, oltre che truccata (ancora meglio della prima volta), con calze autoreggenti e perizoma nero il cui filo spariva in mezzo alle chiappe sode e rotonde che tanto avrebbe imparato ad apprezzare: ”Paoletta sei una grandissima fica….cazzo come me lo fai venire duro”.
Eravamo ancora all’interno dell’autovettura e mi ero semplicemente tolta le scarpette e abbassata la tuta. Mi tolsi anche la maglietta e rimasi nuda. Pur essendo già ottobre non era ancora freddo e la voglia di farmi vedere con il solo intimo addosso era troppa. Come tutti i maschi troppo eccitati che avrei conosciuto successivamente, anche Marco perse ogni contegno e desiderio di preliminari, afferrandomi per la nuca e calandomi la testa sul cazzo duro che aveva già estratto dai pantaloni. Me lo spingeva in gola durissimo e mi riempiva di complimenti e insulti. Sentendolo così eccitato, non nego che anch’io mi lasciai andare e mi resi alquanto succube e sottomessa ai suoi desideri, facendomi letteralmente ingozzare di cazzo. Ogni tanto avevo la sensazione del soffocamento, sbavavo e mi venivano le lacrime agli occhi, ma ero felice sentendolo così arrapato per me.
“Non pensare di cavartela con un gran pompino troia che non sei altro…oggi te lo metto tutto nel culo fino alle palle!” così mi disse ad un certo punto Marco togliendomelo letteralmente dalla bocca. Lo guardai con il trucco un po' slavato per colpa delle lacrime che mi erano colate in alcune fasi del pompino, e gli sorrisi. Poi, per provocarlo, mi misi in ginocchio con la testa rivolta verso il finestrino del lato passeggero mettendogli davanti il culetto ancora adornato dal perizoma di mia sorella causando la sua reazione: “altro che scappare…tu muori dalla voglia di prenderlo, troia!” Sentii che armeggiava per cercare qualcosa e poi una mano mi spostò il perizoma e l’altra si avvicinò al mio culetto. Inserì la prima falange di un dito e poi sentii una sostanza fredda che mi veniva colata sopra il buchetto, e subito le dita, prima una e poi due, che entravano dentro al culo facendomi inarcare la schiena e genere come una troietta. Il porco si era portato dietro un lubrificante e fu molto bravo nel prepararmi, usando le dita che presto diventarono tre. Io gemevo e pensavo sempre più spasmodicamente a quando a quelle dita si sarebbe sostituito il suo cazzo che mi avrebbe finalmente fatta sua. Ormai lo desideravo, non volevo altro. Era da quando me l’aveva promesso che non pensavo ad altro: volevo diventare femmina ed essere posseduta da quel maschio che tanto mi piaceva.
Quando Marco mi disse: “sei pronta”, scese dall’auto e si portò dalla parte opposta, sul lato passeggero. Io ero rimasta ferma, non avevo capito, ma lui mi fece cenno di girarmi. Così mi girai verso il lato del guidatore dando il culetto in faccia a Marco che, aperto il sedile del lato passeggero, mi si avvicinò mentre si lubrificava il cazzo ancora durissimo. Ero però troppo alta con le ginocchia sul sedile! Così, dopo un paio di sculaccioni, Marco mi fece scendere con i piedi per terra e piegare a novanta gradi con il busto sul sedile. Se fino a quel momento non avevo avuto alcuna paura adesso che lo sentivo che incombeva su di me iniziai a temere di provare dolore e mi raccomandai di far piano e di smettere se glielo avessi chiesto. Marco mi rassicurò ma intanto mi si era già appoggiato con la cappella sulla cresta dell’ano e aveva iniziato a spingere Ero improvvisamente tesa e se prima le dita scorrevano che era una meraviglia, adesso sembrava che non sarebbe passato neanche un ago. “Rilassati”, “vedrai che ti piace”, “dai che non vedevi l’ora, troietta”; le parole di Marco non servivano a rilassarmi. Marco comprendendo che non ce l’avrebbe mai fatta se non lacerandomi, sembrò desistere ma poi inziò, dapprima delicatamente e con un solo dito, a farmi un ditalino. Le dita diventarono presto due, poi tre e, infine, quando ormai smaniavo dalla voglia di essere inculata, quattro. Ero pronta!
Senza dirmi nulla Marco tolse le dita e mi spinse dentro la cappella del suo bellissimo cazzo. Mi irrigidii solo un attimo. Poi il suo cazzo entrò piano piano fino in fondo. Gli chiesi di fermarsi perché mi mancava il fiato. Non è che non sentissi un po' di dolore, ma la sensazione di pienezza era tale che il pensiero che lo togliesse mi dispiaceva. Lui, comunque, me lo chiese: “vuoi che lo tolga?”. Io ebbi la forza di rispondere: “No non lo togliere ti prego…inculami!”. E così fu: Marco prese a incularmi con metodo e con dolcezza, alternata a passione e dominio. Mentre mi sborrava dentro riempiendomi completamente, capii che ero femmina e nulla sarebbe tornato come prima di conoscerlo.
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