Ogni nodo un respiro

di
genere
bondage

La luce fioca delle candele profumate danzava sulle pareti, proiettando ombre morbide e pulsanti. L’aria era intrisa di note di rosa e vaniglia, dolci ma non stucchevoli, come un sussurro che si insinua tra pelle e pensiero. Il letto giapponese, basso, con struttura in ebano lucido, si stagliava come un’isola nel mare candido delle lenzuola di seta. Ogni piega rifletteva la luce tremolante con un bagliore liquido, sensuale.
Il pavimento in bardiglio nuvolato, fresco sotto i piedi nudi, contrastava con il calore che saliva, lento ma inesorabile, dai loro corpi. Le pareti in marmorino azzurro chiaro avvolgevano la stanza come un abbraccio lieve, discreto. I comodini in ebano, sobri e compatti, custodivano il respiro delle candele, disposte con cura come piccole sentinelle ardenti.
Quando la sua mano si posò sulla schiena di lei per guidarla dentro, il tocco fu insieme fermo e gentile, come una promessa silenziosa. Lei avanzò, ancora rapita da quella bellezza composta e sospesa, mentre ogni passo risuonava sul marmo come un battito d’attesa.
Lui aveva qualche anno in più, eppure non era solo l’età: nei suoi gesti, nella voce bassa e calda, vibrava una sicurezza che non cercava mai di imporsi. La prima volta che si erano parlati, seduti al tavolo di un bistrot nel centro città, ogni sua parola era entrata dentro di lei con una naturalezza disarmante, come se parlasse una lingua che lei non sapeva di conoscere, ma che la riconosceva da sempre.
Lei era luminosa. I lineamenti morbidi, gli occhi sinceri e vulnerabili, un corpo che raccontava vita. Non sapeva fingere, e questo lo aveva colpito più di tutto. Non voleva solo possederla. Voleva scoprirla, lentamente, centimetro dopo centimetro.
Si erano detti tanto, nei giorni precedenti: passioni, paure, desideri. E quel desiderio, ora, li stava portando oltre ogni parola. Non servivano promesse: bastava esserci, esserci davvero.
Lui le prese una mano, sfiorandole il dorso con il pollice. Lei rispose con uno sguardo carico di curiosità e voglia di abbandono. Si trovarono l’uno di fronte all’altra, vicinissimi. Un respiro, e poi le labbra si sfiorarono, esitanti solo per un attimo. Quel bacio, inizialmente lieve, fu l’accensione di qualcosa di più profondo. Un circuito chiuso. Un’onda silenziosa che li attraversò. Le lingue si cercarono, si intrecciarono in una danza morbida, come se si riconoscessero da sempre.
L’abbraccio che seguì fu lento, carico di intenzione. Le mani iniziarono ad esplorarsi con rispetto e desiderio. Le dita di lui si posarono sul seno di lei sopra il tessuto, accarezzandolo con lentezza. Lei rispose stringendolo a sé, attratta dal calore del suo corpo, che vibrava sotto gli abiti.
Con un gesto fluido, lui abbassò la zip del tubino nero. Il vestito si aprì come un fiore al crepuscolo, scivolando sui fianchi levigati e fermandosi a terra, morbido. La abbracciò, baciando la pelle appena scoperta sopra il reggiseno in raso nero. Ogni bacio era lento, profondo, come se stesse celebrando il corpo che aveva davanti.
Il profumo della sua pelle era un incantesimo: un misto di vaniglia e pelle calda. Ogni bacio sul seno era come una litania, e quando la chiusura del reggiseno cedette sotto le sue dita, fu come liberare un segreto.
Lei lo prese per i capelli, dolcemente, guidando la sua bocca sui capezzoli tesi. Lui li baciò, li assaporò, alternando lingua e dita, ascoltando ogni gemito, ogni fremito, come se fossero parole. Il corpo di lei parlava, e lui lo sapeva ascoltare.
Quando lei rimase con solo le décolleté e il perizoma, fu come assistere a un quadro in divenire. La mano di lui scivolò sulla coscia, risalendo verso l’inguine, sfiorando il bordo del tessuto con movimenti lievi, quasi ipnotici. Il calore che sentiva sotto le dita era crescente, umido, vibrante.
Con delicatezza, la sollevò e la adagiò sul letto. Lei notò un dettaglio: una corda, arrotolata con cura sotto il materasso. Per un istante, esitò. Ma poi incontrò lo sguardo di lui. Era calmo. Chiaramente leggibile. Non c’era dominio, solo intenzione. E fiducia.
Quando lui le sfilò l’ultimo lembo di tessuto, lo fece lentamente, come se stesse scartando qualcosa di prezioso. Le sue dita sfiorarono le grandi labbra già gonfie, trovando senza fretta la perla nascosta del piacere. Bastò un tocco, e il corpo di lei rispose con un sussulto silenzioso.
Poi lui si chinò. E la baciò lì, nel punto più intimo, con una dedizione quasi religiosa.
Lei sentì il ventre spingersi verso la sua bocca, in cerca di più. I suoi gemiti si fecero più affannosi, il piacere saliva come un’onda calda. Ma quel sapore… quel sapore lo travolse. Era il centro esatto del desiderio.
Con foga crescente, la divorò, lingua dentro e fuori, come se quel piacere fosse l’unica cosa che desiderava. Le cosce di lei si chiusero intorno alla sua testa, trattenendolo in una dolcissima prigione, mentre un orgasmo profondo la attraversava.
Quello fu il segnale. Silenzioso, inequivocabile.
Con lentezza e precisione, prese la corda. La piegò a metà, posando il centro sotto i fianchi di lei. I suoi occhi cercarono i suoi, e lei annuì, silenziosamente, ma chiaramente. Sì.
I capi della corda scorsero attraverso l’ansa centrale, stringendosi con dolcezza. Lui la fece inginocchiare sul letto, con le gambe divaricate. L’incrocio cadeva esattamente sull’ombelico. Tirò con attenzione, facendo passare i capi sotto la schiena, poi tra le gambe, dove la corda si posò contro il sesso ancora pulsante. Un piccolo nodo, poi ancora passaggi: le corde salivano sul busto, si dividevano sotto le braccia, fino a incontrarsi dietro, dove legò i suoi polsi conserte.
A ogni passaggio, le sue labbra baciavano la pelle nuda. Il suo respiro tranquillo placava il battito accelerato di lei. Era calma, in fiducia. C’era qualcosa di sacro in tutto questo.
Quando si allontanò, la osservò. Era splendida. Legata, vulnerabile, eppure incredibilmente forte.
I loro sguardi si incontrarono. Il suo, pieno di ammirazione. Quello di lei, velato da un’incredulità eccitata. Si rese conto che ogni minimo movimento faceva scivolare la corda sul clitoride. Un tocco costante, sottile, che la teneva sospesa in una dolce tortura.
Lui cominciò a spogliarsi.
Tolse la camicia bianca con lentezza, e la appese con cura. Poi i pantaloni, piegati ordinatamente. Si fermò, in boxer, mentre lei lo osservava. Aveva spalle ampie, gambe forti, un corpo vissuto, vero, non costruito.
Lei lo guardava. E lui si spogliò anche di quel pudore, sfilando i boxer e mostrandosi completamente. Salì sul letto.
Si avvicinò.
Le sfiorò le labbra con un bacio delicato, poi le presentò il suo sesso. Lei lo guardò negli occhi, e lentamente lo accolse nella sua bocca.
Lui crebbe dentro di lei, turgido, vivo.
E fu l’inizio di un’altra danza.
Sentiva il suo desiderio crescere dentro la bocca, e si sorprese nel rendersi conto che quella sensazione le piaceva. La eccitava.
Così si dedicò completamente all’atto.
Cominciò con movimenti lenti e profondi: voleva sentire tutto quel frutto tra le labbra, dentro di sé. Cercava di spingerselo in gola, ma da quella posizione non era affatto semplice. Tuttavia, i suoi sforzi non tardarono a dare risultato.
Senza nemmeno accorgersene, nel movimento, la corda sfregava contro il suo sesso. Scoprì che non aveva alternativa: se avesse voluto dare piacere a lui, avrebbe dovuto sottomettersi al piacere che, involontariamente, si stava provocando da sola.
Si sentiva una dea.
Quella sensazione la spinse a fare attenzione ad ogni gesto. Si sentiva potente. Si sentiva bellissima.
Sentiva i sospiri di lui farsi sempre più forti, più rochi.
Sentiva il suo sesso pulsare contro le labbra, sentiva le vene gonfie fremere contro la sua bocca.
E contemporaneamente, sentiva se stessa accendersi, scaldarsi, desiderare di esplodere.
I suoi movimenti divennero più precisi, mossi dal desiderio di godere di quella sensazione… e di godere con lui.
Ed ecco che lui non riuscì più a resistere: esplose dentro la sua bocca.
Quel piacere la colpì come un’onda improvvisa, e fu proprio ciò che le serviva per raggiungere anche il suo orgasmo: contenuto, perché la posizione lo imponeva, ma intenso.
Potente.
Non poteva fare altro che ingoiare tutto.
Rimase ancora qualche istante con lui dentro, mentre volgeva lo sguardo allo specchio.
Mio Dio, che spettacolo.
Lui la guardò negli occhi, uscì lentamente.
Si chinò, la baciò sulla fronte e la ringraziò… per aver accettato il suo gioco.
Rimase lì, leggera come l’aria che profumava di vaniglia.
Il suo corpo parlava ancora.
E lui, silenziosamente, ascoltava.
Si mise alle sue spalle, inginocchiato anche lui, e l’abbracciò da dietro. La coccolò, le accarezzò le spalle, la testa, con una dolcezza infinita. Lei ne fu grata.
Con lentezza le sciolse le corde. Le parti del corpo che erano state legate erano lievemente indolenzite, e lui vi passò sopra le labbra, lasciando baci leggeri, quasi curativi. Era di una dolcezza estrema.
Liberata dai legami, si abbandonò contro il suo corpo, che la accolse in un abbraccio intenso. Con delicatezza la accompagnò fino a distendersi con lei.
Cercò le sue labbra, e quel bacio tenero si trasformò presto in uno appassionato, dove lingue e labbra si cercavano, si mordevano. Inevitabilmente, l’eccitazione riprese il sopravvento.
Rimanendo distesi, lui la fece adagiare su un fianco. Da dietro, mentre le baciava la schiena, lasciava che lei sentisse il suo sesso turgido contro le natiche. Quel contatto la eccitava in modo irrefrenabile, tanto che, dopo poco, prese il suo sesso tra le mani e lo guidò dentro di sé, accogliendolo con un gemito alla prima spinta.
Dopo un istante di abbandono reciproco, lui iniziò a muoversi dentro di lei con dolce intensità. Non era un semplice avanti e indietro, ma un movimento sensuale, come se volesse accompagnarla lentamente verso il piacere. Sentirsi posseduta in quel modo, con quella fermezza piena di tenerezza, la inebriava e la rassicurava al tempo stesso. Sapeva di potersi lasciare andare, sapeva di potersi abbandonare senza freni, senza timori, senza giudizio. Sapeva che stava bene. Talmente bene che l’orgasmo la sorprese, la travolse piacevolmente, e lei si lasciò cullare dal ritmo di lui, che poco dopo la raggiunse, lasciandosi andare dentro di lei, scegliendo di perdersi dentro di lei.
Si coccolarono a lungo, con carezze e baci che forse non si sarebbero mai più dati. Si addormentarono così.
Non si videro mai più, ma il ricordo di quel momento rimase indelebile per entrambi
scritto il
2025-09-17
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