La provocazione silenziosa - lo spettatore notturno
di
Angelod
genere
esibizionismo
Quella notte decisi di fingere di dormire davvero. Rimasi immobile, il respiro lento, ma con gli occhi socchiusi, pronto a non perdermi nulla.
Lei, come sempre, indossava uno di quei vestitini leggeri che ormai erano diventati la sua abitudine. Si sdraiò di lato, poi si mosse ancora: e le mutandine scivolarono, lasciando in vista il suo ciuffo di peli scuri e ricci. Un groviglio nero che spuntava deciso, volgare, dalla stoffa sottile.
Io trattenevo il fiato.
E in quel momento sentii il passo leggero di mio padre nel corridoio.
Lo vidi passare davanti al divano… e fermarsi. Solo un attimo, ma bastò.
I suoi occhi si posarono sulla figura di mia moglie, sdraiata, il vestitino arricciato sulle cosce, la figa pelosa semi scoperta.
Rimase lì, immobile. Io lo spiavo da dietro le ciglia, il cuore che mi esplodeva in petto.
E poi lo vidi: la sua mano che scivolava piano davanti ai pantaloni. Non potevo crederci, eppure era tutto lì, chiaro. Guardava mia moglie e non resisteva.
Il sangue mi ribolliva.
Mia moglie, la mia troia, dormiva o fingeva, esposta con quella figa nera e riccia in mostra. Mio padre, in silenzio, che si faceva toccare dall’immagine. Io, cornuto, costretto a fingere di dormire, con il cazzo che mi pulsava duro sotto le lenzuola.
Sentivo il suo respiro farsi più pesante, mentre io mi segavo piano, nascosto, godendo dell’umiliazione.
La mia donna si lasciava guardare. Mio padre godeva. Io mi consumavo nel mio ruolo, cornuto impotente, eccitato fino al dolore.
Quando lui si allontanò verso il bagno, io mi lasciai andare, sborrando in silenzio, sporco e tremante, mentre mia moglie restava stesa, fiera nella sua indecenza.
Ero distrutto e appagato allo stesso tempo.
Avevo visto quello che nessun marito dovrebbe vedere… ed era proprio questo che mi faceva godere.
Lei, come sempre, indossava uno di quei vestitini leggeri che ormai erano diventati la sua abitudine. Si sdraiò di lato, poi si mosse ancora: e le mutandine scivolarono, lasciando in vista il suo ciuffo di peli scuri e ricci. Un groviglio nero che spuntava deciso, volgare, dalla stoffa sottile.
Io trattenevo il fiato.
E in quel momento sentii il passo leggero di mio padre nel corridoio.
Lo vidi passare davanti al divano… e fermarsi. Solo un attimo, ma bastò.
I suoi occhi si posarono sulla figura di mia moglie, sdraiata, il vestitino arricciato sulle cosce, la figa pelosa semi scoperta.
Rimase lì, immobile. Io lo spiavo da dietro le ciglia, il cuore che mi esplodeva in petto.
E poi lo vidi: la sua mano che scivolava piano davanti ai pantaloni. Non potevo crederci, eppure era tutto lì, chiaro. Guardava mia moglie e non resisteva.
Il sangue mi ribolliva.
Mia moglie, la mia troia, dormiva o fingeva, esposta con quella figa nera e riccia in mostra. Mio padre, in silenzio, che si faceva toccare dall’immagine. Io, cornuto, costretto a fingere di dormire, con il cazzo che mi pulsava duro sotto le lenzuola.
Sentivo il suo respiro farsi più pesante, mentre io mi segavo piano, nascosto, godendo dell’umiliazione.
La mia donna si lasciava guardare. Mio padre godeva. Io mi consumavo nel mio ruolo, cornuto impotente, eccitato fino al dolore.
Quando lui si allontanò verso il bagno, io mi lasciai andare, sborrando in silenzio, sporco e tremante, mentre mia moglie restava stesa, fiera nella sua indecenza.
Ero distrutto e appagato allo stesso tempo.
Avevo visto quello che nessun marito dovrebbe vedere… ed era proprio questo che mi faceva godere.
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