Siamo disperati entrambi d’amore - miao
di
Lucy.Mar_21
genere
incesti
Fino a che punto la perversione di un padre e una figlia può arrivare?
Una sera, passeggiando nella zona delle villette, ogni tanto qualche cane veniva ad abbaiare.
Colsi l’occasione per dire a mio padre che mi sarebbe piaciuto averne uno, ma rispose che era fuori questione.
Tornati a casa, ci sdraiammo sul divano a bere una Coca e farci qualche effusione, poi mi alzai dirigendomi verso la camera per cambiarmi, a quel punto pensai di fargli uno scherzo
Tornai gattonando verso la sala, completamente nuda e miagolando dicevo: “sono una povera gattina abbandonata, chi mi prende e mi coccola?”
“Che sciocca che sei” disse mio padre ridendo.
Lo raggiunsi e continuando a miagolare gli presi ad accarezzare i polpacci, gli sfilai i calzini e presi a baciargli il dorso dei piedi, salendo verso le caviglie. Sfioravo e leccavo, mentre salivo.
“Cosa vuole fare questa gatta?” chiese mio padre.
Miagolai e guardandolo cominciammo a baciarci. Lo spinsi a sedere e gli aprii i bermuda, abbassandogli gli slip.
Imbarazzato disse: “Dai Lu, vado a lavarmi, sono sudato, miao non m’interessa”.
L’odore della sua pelle mescolato al sudore mi fece salire una smania di entrare dentro di lui e non il contrario.
A quel punto cedette, si spogliò completamente mentre io lo leccavo ovunque, annusando le ascelle, mordendogli i capezzoli, graffiandogli le braccia, fermandomi infine sul pene, duro e salato, presi a leccarlo come un gelato, mordicchiandogli la cappella gonfia.
Scivolammo sul pavimento e mi penetrò, spingendo con forte impulso il membro dentro di me, lo sentivo fino in fondo e la durezza della superficie del pavimento amplificava i colpi.
Nonostante i miei gemiti di dolore, affondava i colpi finché, sul punto di venire, disse: “dove vuole il latte mia gattina?”
“Sulla faccia!” risposi ed il suo sperma ricoprì copioso il mio muso, aprii la bocca e qualche goccia mi andò di traverso in gola, facendomi tossire.
Si alzò, poi, mi disse perentorio di andare in camera gattonando, io ubbidì felice, ancora col viso imbrattato del suo seme, mentre mi sculacciava e palpava il culo. Raggiunto il letto si prese cura della mia fichetta, leccandola e masturbandola. Venni dimenticando di miagolare.
Una sera, passeggiando nella zona delle villette, ogni tanto qualche cane veniva ad abbaiare.
Colsi l’occasione per dire a mio padre che mi sarebbe piaciuto averne uno, ma rispose che era fuori questione.
Tornati a casa, ci sdraiammo sul divano a bere una Coca e farci qualche effusione, poi mi alzai dirigendomi verso la camera per cambiarmi, a quel punto pensai di fargli uno scherzo
Tornai gattonando verso la sala, completamente nuda e miagolando dicevo: “sono una povera gattina abbandonata, chi mi prende e mi coccola?”
“Che sciocca che sei” disse mio padre ridendo.
Lo raggiunsi e continuando a miagolare gli presi ad accarezzare i polpacci, gli sfilai i calzini e presi a baciargli il dorso dei piedi, salendo verso le caviglie. Sfioravo e leccavo, mentre salivo.
“Cosa vuole fare questa gatta?” chiese mio padre.
Miagolai e guardandolo cominciammo a baciarci. Lo spinsi a sedere e gli aprii i bermuda, abbassandogli gli slip.
Imbarazzato disse: “Dai Lu, vado a lavarmi, sono sudato, miao non m’interessa”.
L’odore della sua pelle mescolato al sudore mi fece salire una smania di entrare dentro di lui e non il contrario.
A quel punto cedette, si spogliò completamente mentre io lo leccavo ovunque, annusando le ascelle, mordendogli i capezzoli, graffiandogli le braccia, fermandomi infine sul pene, duro e salato, presi a leccarlo come un gelato, mordicchiandogli la cappella gonfia.
Scivolammo sul pavimento e mi penetrò, spingendo con forte impulso il membro dentro di me, lo sentivo fino in fondo e la durezza della superficie del pavimento amplificava i colpi.
Nonostante i miei gemiti di dolore, affondava i colpi finché, sul punto di venire, disse: “dove vuole il latte mia gattina?”
“Sulla faccia!” risposi ed il suo sperma ricoprì copioso il mio muso, aprii la bocca e qualche goccia mi andò di traverso in gola, facendomi tossire.
Si alzò, poi, mi disse perentorio di andare in camera gattonando, io ubbidì felice, ancora col viso imbrattato del suo seme, mentre mi sculacciava e palpava il culo. Raggiunto il letto si prese cura della mia fichetta, leccandola e masturbandola. Venni dimenticando di miagolare.
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Commenti dei lettori al racconto erotico