Un'apparente banale domenica
di
LeoneAlfa
genere
esibizionismo
Era una domenica d’estate, di quelle lente e silenziose. Nella nostra casa a due piani, acquistata dopo tanti sacrifici, stavamo godendoci un meritato riposo. Al piano superiore le stanze da letto, al piano inferiore la cucina, il soggiorno e il garage.
Il campanello suonò. Giovanna si alzò con calma, mi fece un cenno rassicurante — “va tutto bene” — riconoscendo chi fosse alla porta. Si infilò una vestaglia bianca, modello kimono, e scese al piano di sotto.
Io tentai di riprendere sonno, ma invano. Così decisi anch’io di alzarmi. Non udendo alcun rumore, presi le scale in modo distratto, senza nemmeno coprirmi. Arrivato a metà, vidi Giovanna e Paola, una sua amica, parlare in cucina. Tornai subito indietro, imbarazzato, sperando di non essere stato notato. Ma quell’istante, quasi banale, fu in realtà il preludio a qualcosa di più profondo.
“Antonio, prendi una camicia da casa e scendi ad aiutarci!” — “Ma no, non serve, basta un grembiule…” rispose Paola, incerta.
Mi vestii in modo semplice e scesi. Le trovai intente a sistemare dei pezzi di selvaggina da porzionare e congelare. Offrii una camicia a Paola, che indossava un leggero abito di lino. Tornò dal salone con solo quella addosso, le gambe scoperte, elegantemente curate.
“Vedi che ti sta bene? Te l’avevo detto che era più comodo…” commentò Giovanna, divertita. “Mi sento troppo libera,” rispose Paola, con un mezzo sorriso.
Il clima si fece più giocoso, leggero. Le due donne, complici, sembravano godere di quella libertà inaspettata. Le vestaglie lasciavano intravedere scorci di pelle, movimenti appena accennati, silenzi più eloquenti di qualsiasi parola.
Paola osservava Giovanna con crescente attenzione, mentre io cercavo di tenere lo sguardo altrove. Eppure, era chiaro che tra loro si stava creando un’intesa fatta di gesti, sguardi, piccole provocazioni innocenti ma cariche di sottotesto.
Giovanna, fintemente concentrata sul taglio, lasciò che la vestaglia facesse vedere i suoi capezzoli e le sue areole scure; capezzoli che a forza di essere dolcemente sfiorati dalla seta cominciano ad indurirsi.
Anche Paola lasciò che i bottoni si aprissero permettendo allo sguardo di perdersi quei seni più floridi ma con i capezzoli più piccoli, meno sporgenti e le areole appena accennate.
Non ero ancora sicuro che Paola portasse o meno l’intimo perchè la camicia, per adesso, riusciva ancora a coprirlo.
Giovanna, nel frattempo, decise di prendere una teglia, salendo su una sedia, facendo chiaramente vedere a me e alla sua amica la sua totale nudità: il contorno perfetto del sesso depilato, le grandi labbra che avvolgevano un clitoride che era già in bella vista e la rosellina che compariva e scompariva man mano che cercava di stare in equilibrio.
Guardai Paola come per dire che essendo capitata così all'improvviso non ci si sarebbe potuti preparare ma la vedo, invece che indifferente, molto attenta alle forme dell’amica.
Paola ricambia lo sguardo e vedo che si concentra sui miei pantaloncini che lasciano ormai poco all’immaginazione.
“Qualcuno mi potrebbe aiutare, invece di rimanere lì imbambolati..”, Paola si avvicina e aprendole il kimono la sorregge prendendola sotto le ascelle vicino all’attaccatura del seno.
Ogni mio dubbio viene fugato: con le gambe divaricate la camicia si alza facendo vedere un sesso ricoperto da una leggera peluria rossa.
Giovanna, per non cadere si appoggia all’amica lasciando che i seni si tocchino e permettendo alla camicia di aprirsi completamente.
Sia Paola che Giovanna si mettono a ridere considerando la situazione e l’eccitazione aumenta notevolmente.
“Giovanna, hai un bellissimo fisico!”, “Anche tu Paola”, lasciandosi vedere sia da me che dall’amica. “Ma non porti nulla?”, domanda ingenua, “E’ estate e con il camicione estivo è molto più pratico ed igienico, ti avevo avvertita…”.
Giovanna scende dalla sedia “Ma non ti depili?” - “Mi lascio solo un piccolo ciuffo, mi piace che me lo accarezzino” dicendo così, appoggiandovi la mano destra lascia che le dita aprano il sesso facendo vedere un clitoride che non aspettava altro di essere almeno sfiorato, per poi arrivare ai peli rossi.
Guarda i suoi capezzoli meno pronunciati e poi quelli di Giovanna, quindi appoggia lo sguardo sul sesso, perfettamente depilato, e il dorso della mano sinistra va ad accarezzalo.
“E’ bellissimo, non lo immaginavo”, e sfila definitivamente la vestaglia lasciando completamente nuda la mia compagna.
Era diventata completamente rossa, non si aspettava un passo così audace da parte della sua amica la quale con la stessa naturalezza si tolse la camicia.
“Così è meglio? Non trovi? Anche tu Antonio lasciati vedere meglio, continuavi a guardare e non mi dire che non avevi notato che stavamo facendo di tutto per stuzzicarci a vicenda! Hai cominciato tu, scendendo dalle scale nudo!”
Giovanna, ormai eccitata, non fece che confermare la proposta di Paola con un cenno del capo anche se presa da quello che le stava facendo: aveva tra l’indice ed il medio il suo clitoride e con l'altra mano aveva cominciato a sfiorarle la rosellina invitandomi a sodomizzarla.
Nudo mi avvicinai alla mia compagna ma mi prese il sesso e lo indirizzò sulla rosellina dell’amica.
“Che fai? Non l’ho mai preso lì!”
Giovanna prese gli umori abbondanti e li spalmò dietro, puntò la mia cappella: “Vai..”.
Prima con molta delicatezza poi con più decisione penetrai Paola.
“Siiiiiii, fai piano, per favore…”
E’ bastato meno di quanto pensassi e sentii subito la contrazione dello sfintere e il primo orgasmo forte e deciso.
Giovanna si sedette e mentre sodomizzavo Paola aprì le gambe, offrendo il suo sesso perchè venisse succhiato.
Arrivò anche il suo orgasmo.
Andammo al piano di sopra, senza dire nulla, come se tutto fosse già stato deciso in quello spazio silenzioso tra un sorriso e un gesto. Quel momento si trasformò in un abbandono totale, senza forzature, con naturalezza, come se fosse la cosa più logica da fare.
Alla fine, ci ritrovammo sdraiati, le risate leggere e la pelle ancora calda. Giovanna si alzò e, come se nulla fosse, disse con un tono tranquillo: “Dobbiamo finire quel lavoro…”
E in quell’apparente normalità, si chiuse un frammento di vita che non avrei mai dimenticato.
Il campanello suonò. Giovanna si alzò con calma, mi fece un cenno rassicurante — “va tutto bene” — riconoscendo chi fosse alla porta. Si infilò una vestaglia bianca, modello kimono, e scese al piano di sotto.
Io tentai di riprendere sonno, ma invano. Così decisi anch’io di alzarmi. Non udendo alcun rumore, presi le scale in modo distratto, senza nemmeno coprirmi. Arrivato a metà, vidi Giovanna e Paola, una sua amica, parlare in cucina. Tornai subito indietro, imbarazzato, sperando di non essere stato notato. Ma quell’istante, quasi banale, fu in realtà il preludio a qualcosa di più profondo.
“Antonio, prendi una camicia da casa e scendi ad aiutarci!” — “Ma no, non serve, basta un grembiule…” rispose Paola, incerta.
Mi vestii in modo semplice e scesi. Le trovai intente a sistemare dei pezzi di selvaggina da porzionare e congelare. Offrii una camicia a Paola, che indossava un leggero abito di lino. Tornò dal salone con solo quella addosso, le gambe scoperte, elegantemente curate.
“Vedi che ti sta bene? Te l’avevo detto che era più comodo…” commentò Giovanna, divertita. “Mi sento troppo libera,” rispose Paola, con un mezzo sorriso.
Il clima si fece più giocoso, leggero. Le due donne, complici, sembravano godere di quella libertà inaspettata. Le vestaglie lasciavano intravedere scorci di pelle, movimenti appena accennati, silenzi più eloquenti di qualsiasi parola.
Paola osservava Giovanna con crescente attenzione, mentre io cercavo di tenere lo sguardo altrove. Eppure, era chiaro che tra loro si stava creando un’intesa fatta di gesti, sguardi, piccole provocazioni innocenti ma cariche di sottotesto.
Giovanna, fintemente concentrata sul taglio, lasciò che la vestaglia facesse vedere i suoi capezzoli e le sue areole scure; capezzoli che a forza di essere dolcemente sfiorati dalla seta cominciano ad indurirsi.
Anche Paola lasciò che i bottoni si aprissero permettendo allo sguardo di perdersi quei seni più floridi ma con i capezzoli più piccoli, meno sporgenti e le areole appena accennate.
Non ero ancora sicuro che Paola portasse o meno l’intimo perchè la camicia, per adesso, riusciva ancora a coprirlo.
Giovanna, nel frattempo, decise di prendere una teglia, salendo su una sedia, facendo chiaramente vedere a me e alla sua amica la sua totale nudità: il contorno perfetto del sesso depilato, le grandi labbra che avvolgevano un clitoride che era già in bella vista e la rosellina che compariva e scompariva man mano che cercava di stare in equilibrio.
Guardai Paola come per dire che essendo capitata così all'improvviso non ci si sarebbe potuti preparare ma la vedo, invece che indifferente, molto attenta alle forme dell’amica.
Paola ricambia lo sguardo e vedo che si concentra sui miei pantaloncini che lasciano ormai poco all’immaginazione.
“Qualcuno mi potrebbe aiutare, invece di rimanere lì imbambolati..”, Paola si avvicina e aprendole il kimono la sorregge prendendola sotto le ascelle vicino all’attaccatura del seno.
Ogni mio dubbio viene fugato: con le gambe divaricate la camicia si alza facendo vedere un sesso ricoperto da una leggera peluria rossa.
Giovanna, per non cadere si appoggia all’amica lasciando che i seni si tocchino e permettendo alla camicia di aprirsi completamente.
Sia Paola che Giovanna si mettono a ridere considerando la situazione e l’eccitazione aumenta notevolmente.
“Giovanna, hai un bellissimo fisico!”, “Anche tu Paola”, lasciandosi vedere sia da me che dall’amica. “Ma non porti nulla?”, domanda ingenua, “E’ estate e con il camicione estivo è molto più pratico ed igienico, ti avevo avvertita…”.
Giovanna scende dalla sedia “Ma non ti depili?” - “Mi lascio solo un piccolo ciuffo, mi piace che me lo accarezzino” dicendo così, appoggiandovi la mano destra lascia che le dita aprano il sesso facendo vedere un clitoride che non aspettava altro di essere almeno sfiorato, per poi arrivare ai peli rossi.
Guarda i suoi capezzoli meno pronunciati e poi quelli di Giovanna, quindi appoggia lo sguardo sul sesso, perfettamente depilato, e il dorso della mano sinistra va ad accarezzalo.
“E’ bellissimo, non lo immaginavo”, e sfila definitivamente la vestaglia lasciando completamente nuda la mia compagna.
Era diventata completamente rossa, non si aspettava un passo così audace da parte della sua amica la quale con la stessa naturalezza si tolse la camicia.
“Così è meglio? Non trovi? Anche tu Antonio lasciati vedere meglio, continuavi a guardare e non mi dire che non avevi notato che stavamo facendo di tutto per stuzzicarci a vicenda! Hai cominciato tu, scendendo dalle scale nudo!”
Giovanna, ormai eccitata, non fece che confermare la proposta di Paola con un cenno del capo anche se presa da quello che le stava facendo: aveva tra l’indice ed il medio il suo clitoride e con l'altra mano aveva cominciato a sfiorarle la rosellina invitandomi a sodomizzarla.
Nudo mi avvicinai alla mia compagna ma mi prese il sesso e lo indirizzò sulla rosellina dell’amica.
“Che fai? Non l’ho mai preso lì!”
Giovanna prese gli umori abbondanti e li spalmò dietro, puntò la mia cappella: “Vai..”.
Prima con molta delicatezza poi con più decisione penetrai Paola.
“Siiiiiii, fai piano, per favore…”
E’ bastato meno di quanto pensassi e sentii subito la contrazione dello sfintere e il primo orgasmo forte e deciso.
Giovanna si sedette e mentre sodomizzavo Paola aprì le gambe, offrendo il suo sesso perchè venisse succhiato.
Arrivò anche il suo orgasmo.
Andammo al piano di sopra, senza dire nulla, come se tutto fosse già stato deciso in quello spazio silenzioso tra un sorriso e un gesto. Quel momento si trasformò in un abbandono totale, senza forzature, con naturalezza, come se fosse la cosa più logica da fare.
Alla fine, ci ritrovammo sdraiati, le risate leggere e la pelle ancora calda. Giovanna si alzò e, come se nulla fosse, disse con un tono tranquillo: “Dobbiamo finire quel lavoro…”
E in quell’apparente normalità, si chiuse un frammento di vita che non avrei mai dimenticato.
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