Anonimi

di
genere
gay

è comico come ci muoviamo: attraversiamo lo spogliatoio con disinvoltura, moderatamente distanziati, io davanti e lui dietro; naturalmente ci siamo assicurati che non ci sia nessuno tra le file di armadietti che dividono la stanza né che dal bagno adiacente escano segnali della presenza di altre persone. non sono neanche le diciannove di domenica ed era logico per noi, quando organizzammo poco fa, attendersi uno spogliatoio del personale vuoto. è comico come decisi ma guardandoci cautamente intorno raggiungiamo il cubicolo più distante del bagno, l'ultimo di una dozzina posta su due pareti antistanti, e appena varcata la soglia e chiuso alle nostre spalle il chiavistello, lui abbandoni completamente l'inibizione e inizi il suo approccio sessuale. mi prende la testa con due mani ed entra con la sua bocca in me. la sua lingua è attiva e domina la mia spiegandole come muoversi, la spinge in ogni angolo sfruttando al massimo quella profondità che il frenulo gli permette. faccio sempre dei confronti tra i miei amanti includendo i baci e i suoi sono i migliori. le labbra combaciano e si dischiudono continuamente, mentre le lingue si agitano al loro interno e cambia la pressione delle nostre bocche mentre ci succhiamo l'anima a vicenda. ho fame e sete di lui e lui di me. le nostre corte barbe, escluse dall'amplesso, le sentiamo a vicenda con le nostre mani: la sua è morbida. ci faccio scorrere i palmi sopra. non apriamo gli occhi se non ogni tanto, almeno io, per prendere fiato con essi e vedere il suo capo fondersi col mio. non c'è spazio per le parole in questa fase, non ce ne sarà neanche dopo, e pure i nostri suoni non hanno voce all'interno ma solo superfici che si sfregano e collabiscono. il bacio continua al di fuori del tempo, ci rubiamo lingua e saliva, ci aggrappiamo coi denti e ci beviamo il corpo. si interrompe improvvisamente e si alza la casacca, portandosi l'orlo inferiore dietro al collo, poi si abbassa i pantaloni a metà coscia. riprendiamo con foga l'amplesso guidato da entrambe le sue mani, ma dopo poco dolcemente ritira una di queste e fa salire l'altra al vertice del mio capo: sarebbe il segnale per dirmi di abbassarmi. potrei fingere di non capire perché tra succhiare labbra e succhiare un cazzo mi dà più piacere la prima. lo assecondo e mi abbasso passando labbra e naso sulla sua linea mediana, sul giugulo che sa di eau de parfum al tabacco, sullo sterno praticamente glabro, sul capezzolo sinistro, sull'ombelico, sul pube che sa di undici ore di turno lavorativo e infine sull'asta del cazzo. le sue mutande scendono lungo le cosce e io prendo il suo membro eretto in bocca e lo accarezzo come prima accarezzavo la sua lingua. mi è familiare la sua forma e le sue dimensioni: mi fa sentire al sicuro, non so spiegarlo. aspiro il glande e lo avvolgo col mio calore e i miei muscoli. la salivazione aumenta e lubrifica lo scorrimento prima di me su di lui, poi di lui dentro di me. la sua mano rimasta sulla mia testa fa dolcemente sentire un verso di movimento, aumenta la forza per piegare la mia resistenza: vuole portarmi verso di lui, il suo pube ha la forma per alloggiare il mio naso e la mia fronte se volessi avvicinarmi. scorro sull'asta con timore perché so dei miei facili conati e mi fermo un po' prima di dove lui vorrebbe farmi arrivare. qui comincia sempre più rapidamente a scoparmi la bocca e aumenta lo sciacquio che si crea; lui sembra accorgersene e decide di diminuire la velocità nel dubbio che possa essere udito da qualcuno oltre la porta. rallento anche io perché ho il primo conato: niente di che ma interrompo il pompino e lui scosta la mano dal mio capo. riprendo il lavoro andando più cautamente e concentrandomi sul glande. dopo poco mi scosta bruscamente, ne intuisco la ragione, e mi rialzo. lo bacio; continuo a baciarlo come prima e mentre lo faccio, lui prende il mio bacino e mi invita a girarmi. appoggia la schiena alla porta del cubicolo, io appoggio la schiena al suo petto e il mio culo al suo cazzo. mi abbasso i pantaloni della divisa e lui spinge il suo membro verso il buco coperto dal cotone delle mutande. mi piace questa sensazione. sento il calore e l'umidità della sua cappella gonfia che prova a penetrare i miei indumenti. riesco a immaginarmi un esile filo di liquido denso che collega l'apice del suo cazzo al buco appena li separa. percepisco in lui la brama, vorrebbe possedermi ma ha paura. là fuori il mondo disapprova quello che stiamo facendo. là fuori non vorrebbero che due uomini, due professionisti in orario lavorativo, scopassero sul luogo del lavoro. là fuori non aspettano altro che udire il nostro godimento. per sbilanciare il suo dissidio interiore, mi abbasso le mutande e porto il suo pene nel mio solco: sento il calore dell'asta. provo con qualche goffo movimento ma sfruttando la nostra differenza di altezza, a masturbarlo nello spazio tra il suo pube e le mie natiche. i suoi respiri mi fanno capire che apprezza e che probabilmente mi scoperà qui ed ora. prendo una delle sue mani che mi cingono la vita e mi porto alla bocca un suo indice. lo succhio con avidità mentre lui inizia a masturbarmi il pene. io poi liquido preeiaculatorio ne produco in discreta quantità, quindi ho già il glande umido e su quello lui si sofferma. porta un po’ del fluido al mio ano e lo spalma lungo le pieghe della cute. poi sento un corpo estraneo caldo che tenta di violarmi: Troppo piccolo per essere già il cazzo, è il dito, penso. timidamente percorre il canale anale e poi esce. rientra con più coraggio ma sempre per non più di una falange. io mi lascio scappare un gemito, ma lui mi mette la mano sulla bocca facendo Shh al mio orecchio. a parte che i gemiti escono dalla laringe anche a bocca chiusa, so poi per certo che li apprezza, così come in fondo apprezza quel minimo di rischio che ci prendiamo a far trapelare qualche suono. è eccitatissimo, più di me; penso sia la situazione. l'ultima falange esce e sul buco si affaccia qualcosa di più grosso e caldo. la sensazione è completamente descrivibile a chi non ha mai provato il ruolo del passivo: si tratta di una percezione di sfondamento imminente, una sorta di violazione in fieri ma che è assolutamente piacevole, almeno dal punto di vista psicologico. si sentono le pareti del proprio ano che si allargano innanzi alla pressione del glande e che, dipendendo dal grado di dimestichezza del muscolo e dalla forza del pene, si spalancano improvvisamente. giocare male con l'attrito e la pressione produce dolore, il che può essere consenziente e ricercato ma non certo, trovo, dentro un bagno del luogo di lavoro. lui è molto attento e non applica impeto ma mantiene una forza costante. alla fine cedo e gli avvolgo il cazzo. Oddio, dice a bassa voce. lo spinge lentamente e inesorabilmente, millimetro dopo millimetro, fino a quando non si trova radicato in me e non ha più nulla fuori di me. ora il suo pene è mio, lui è mio. delicatamente esce, la cappella rimane in me come un’ancora. di nuovo si spinge dentro di me. io il dolore sto cominciando a gestirlo, qualche altro gemito a bassa voce mi aiuta. lui tiene una mano sul mio cazzo, che ora sposta al mio bacino e l'altra attorno al mio collo, a sentirne le vibrazioni, ma che porta anch'essa al bacino. i colpi continuano, non sempre con la stessa profondità ma con via via con foga maggiore. poi sentiamo una porta aprirsi vicino a noi, qualcuno che entra e la richiude. lui rallenta il movimento ma continua a penetrarmi. mentre la persona vicino a noi non dà ulteriori segni di sé, sento i colpi farsi brevi e superficiali. un attimo prima di venire, mi sposta bruscamente fuoriuscendo da me e puntando il pene verso la tazza del gabinetto. viene lì dentro con un orgasmo muto. io continuo a masturbarmi da solo per qualche secondo ma poi decido di evitare di venire. la persona nel cubicolo accanto esce dal bagno e si allontana, incapace di riconoscere i respiri di due persone lì vicino. Scusami, mi dice. Scusa ché non ti ho avvertito. sorridendo gli rispondo Fa niente. la premura di tornare al lavoro gli impedisce di dirmi Vieni anche tu, come fa di solito; capita spesso che io non venga alla fine del sesso con lui. si pulisce la mano con la carta igienica e tira lo sciacquone. Mi dà un ultimo bacio, poi mi apre la porta e mi fa uscire. Lui esce poco dopo, mantenendo la sua comica innocenza; mentre io cammino innanzi a lui con la solita malinconia che mi prende quando finisce ciò che c'è stato tra noi.
di
scritto il
2025-07-27
1 1 0
visite
0
voti
valutazione
0
il tuo voto
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.