Stare ai suoi piedi e in punizione

di
genere
gay

Adoro i piedi di Alex, da annusare, baciare, massaggiare, da prendermene cura per il suo puro piacere di sentirsi adorato e potente; sì, potente da avere pieno controllo su di me che non posso più fare a meno delle sue divine estremità (e non solo). Questo lo gratifica molto soddisfacendo soprattutto il suo ego di Uomo riuscito nella vita, autorevole e vincente; inoltre sapere di avere un amico (lo siamo da anni) disponibile ogni volta che vuole, che lo serva per massaggi full body e altro (come pagargli cene e escort di lusso) gli dà un potere, un’autorità di controllo fortissimo a cui peraltro è già abituato per il lavoro che fa. Tanto più è autorizzato a farlo perchè conosce ogni mio segreto che sfrutta a suo vantaggio; segreto ovviamente estortomi, come comprensibile, durante le nostre sedute di “piacere”. Tuttavia, il fatto di essere tra noi anche amici, seppure riavvicinatici solo da qualche tempo, mi assicura del suo comportamento, essendo lui molto discreto in pubblico, salvo qualche battutina a volte che serve allo scopo di scaldare il clima in attesa dell’incontro “segreto”. Oh, ma quanto si trasforma in privato, il mio Uomo! Sa che mi piace, per esempio, restare in sega per lui giorni e giorni, fantasticando sul suo cazzo e soprattutto, negli ultimi mesi, sui suoi piedi e sulle sue calze sporche, che si diverte, per il mio piacere, anche a imbrattare volutamente di sborra; di solito avviene dopo averlo masturbato o spompinato per bene, raccogliendo la sua sborra abbondante e densa sempre su un suo calzino; calzino che mi ficco in bocca poi mentre mi sego, sempre sotto il suo sguardo esigente e soddisfatto.
Non è stato questo però il caso dell’ultima volta, due settimane fa. Giorni prima ci eravamo lasciati un po’ male, un piccolo litigio per colpa mia, ma pensavo fosse niente di che. Mi telefona dopo qualche giorno e mi invita a casa per il pomeriggio successivo, alle 18.00. A quell’ora rientra di solito dalla corsa nel parco e questa faceva ben sperare.
Puntuale allora mi presento a casa sua, dopo il solito viaggio in auto di 1 ora. Entro, è steso sul divano ancora con le scarpe di ginnastica ai piedi, posati sullo sgabello e mi fa: - “Vieni qui, Davide” – “Sì subito” e mi inginocchio come sempre avvicinandomi a quattro zampe. – “Sfilami le scarpe” mi dice con tono autoritario. Provvedo lentamente, sebbene stia già tremando al pensiero della visione di lì a poco.
(Ohhh, le sue calze di spugna… quelle che adoro … un tempo bianche, ora consumate, la destra con un piccolo foro sotto la pianta all’altezza dell’anulare, la sinistra un po’ sfilacciata sul tallone, entrambe comunque grigiastre per lo sporco e umidicce per il sudore della corsa). Aggiunge: “Le spalle!”, che significa servirgli da tavolino. Dunque sposto lo sgabello, prendo le sue gambe e le adagio sulle mie spalle, i suoi piedi dietro a circa 20 cm dal collo, io rivolto verso di lui perché vuole che lo guardi. – “Oh Alex, dimmi, ordinami”. Intanto sento già l’odore intensissimo dei suoi piedi che mi investe, e comincio a balbettare. Non oso immaginare come sarà annusargli a pieni polmoni oggi le piante, strofinando naso e bocca tra le sue dita e lungo tutta la suola… poi sfilargli le calze e pulirgli i piedi con la lingua, partendo dal tallone fin sotto le dita… però sempre lentamente perché è così che gli piace… andare su e giù, annusare e succhiare, istupidito dai suoi odori forti, con gli occhi socchiusi, ansimando, ogni tanto aprirli per andare in visibilio sui suoi deliziosi polpastrelli… o accertarmi se c’è del nero tra le dita… i suoi bei depositi di sporco umido da ripulire... e ogni tanto guardarlo, incontrare il suo sguardo, saperlo che si fa i cazzi suoi con il cellulare…non so infatti se fotografa, filma, né oso chiederglielo più, da quella volta che mi rimproverò così severamente come non aveva mai fatto (beh, un giorno magari vi racconto come andò, se volete). Insomma filmi pure, faccia pure quello che vuole, ormai gli appartengo completamente e comunque non è questo quello che adesso importa. Aspetto solo di buttarmi sui suoi piedi e servirlo come merita. Quando a un certo punto mi fa: - “Ora puoi andare! Hai visto e sentito abbastanza” ed io: “Come, Alex!? Ti prego, non dirai davvero?” - “Oh sì, invece, proprio così. Sei ancora in punizione e lo sai perchè! … - Gli dico: “Oh Alex, speravo fosse tutto passato”, e lui: - “Questo lo decido io... sparisci!”. Solleva i suoi piedi ed io subito pronto per aiutarlo ad adagiarli premurosamente a terra. - “E non permetterti di toccarli! Ho detto, sparisci"
Insomma, sono uscito di casa, frustratissimo, arrabbiato con me stesso ed anche eccitato al pensiero dei suoi piedi negatimi. Rientrato a casa, ovviamente non ho nè mangiato né dormito tutta la notte, ma gli ho scritto un lunghissimo messaggio di scuse sentite, accompagnato anche da un piccolo bonifico a cui non ha dato nessuna risposta ancora e sono già 15 giorni. Vi aggiornerò per farvi sapere, se volete a: tivogliosentire74@libero.it
scritto il
2025-07-22
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