Una notte sfrenata- Ellie e Daniel

di
genere
etero

Ellie, 23 anni, barista a Camden e studentessa di letteratura inglese, aveva il corpo stanco ma il cuore che batteva forte quella sera al The Rusty Anchor. I suoi capelli castani erano raccolti in una coda disordinata, il grembiule nero stretto sui fianchi che metteva in risalto le sue curve generose, i seni pieni che spingevano contro la maglietta aderente. Il pub era quasi vuoto quando Daniel entrò, un uomo di circa cinquant’anni che sembrava comandare l’aria stessa. Brizzolato, con una barba curata e occhi grigi che la trapassavano, indossava una camicia bianca sbottonata quel tanto che bastava a rivelare un petto scolpito. La sua voce, quando ordinò un whisky, era un ordine mascherato da richiesta, e il modo in cui la guardava fece contrarre il ventre di Ellie in un desiderio che non riusciva a ignorare.

Non ci furono molte parole. Dopo un gioco di sguardi carichi di tensione, quando il locale chiuse, Daniel le disse semplicemente: “Vieni con me.” E lei, come ipnotizzata, lo seguì.

Nel loft di Daniel a Shoreditch, l’atmosfera era carica di elettricità. La porta si chiuse con un tonfo, e lui la spinse contro il muro, le mani ferme sui suoi polsi. “Dimmi che lo vuoi,” ringhiò, il suo cazzo già duro che premeva contro di lei attraverso i pantaloni. “Lo voglio,” ansimò Ellie, e lui la baciò con una ferocia che le tolse il fiato, la lingua che dominava la sua bocca, mentre le sue mani le strappavano il grembiule e la maglietta, lasciando solo il reggiseno nero di pizzo.

Daniel la guardò, il suo sguardo come una frusta. “Toglilo,” ordinò, indicando il reggiseno. Ellie obbedì, le mani tremanti, rivelando i suoi seni grandi, sodi, i capezzoli rosa già turgidi. Lui emise un suono gutturale, afferrandole i seni con entrambe le mani, strizzandoli con forza, i pollici che sfregavano i capezzoli fino a farla gemere. “Vieni qui,” disse, spingendola verso il letto e sedendosi sul bordo. Si slacciò i pantaloni, liberando il suo cazzo: lungo, spesso, con vene pulsanti e una punta lucida di desiderio. “Fammi vedere cosa sai fare,” ordinò.

Ellie si inginocchiò tra le sue gambe, il cuore che le martellava. Prese il suo cazzo tra le mani, sentendo il calore e la durezza, e lo accarezzò lentamente, guardandolo negli occhi. Poi si chinò, le labbra che sfioravano la punta, la lingua che disegnava cerchi lenti prima di prenderlo in bocca. Succhiò con avidità, la bocca che scivolava lungo l’asta, mentre Daniel le afferrava i capelli, guidandola con un ritmo deciso. “Brava ragazza,” mormorò, la voce roca, mentre lei lo prendeva più in profondità, la gola che si stringeva attorno a lui, i gemiti soffocati che vibravano contro la sua pelle.

Dopo qualche minuto, Daniel la fermò, tirandola in piedi. “Non ancora,” disse, spingendola sul letto. Le strappò i jeans e le mutandine, lasciandola nuda, la sua figa già bagnata e pulsante. “Fammi vedere quanto lo vuoi,” ordinò, sedendosi di fronte a lei e iniziando a masturbarsi lentamente, la mano che scivolava sul suo cazzo lucido. Ellie, ipnotizzata, si sdraiò, aprendo le gambe e portando una mano tra le cosce. Le sue dita trovarono il clitoride, sfregandolo in cerchi veloci, mentre con l’altra mano si pizzicava un capezzolo, gemendo sotto lo sguardo di lui. I loro occhi erano incollati, il suono dei loro respiri e dei loro movimenti che riempiva la stanza. “Vieni per me,” ordinò Daniel, accelerando il ritmo della sua mano, e Ellie esplose in un orgasmo che la fece tremare, il corpo inarcato, mentre lui continuava a guardarla, il suo cazzo che pulsava di desiderio.

Ma non era abbastanza. Daniel si alzò, il cazzo ancora duro, e la afferrò per i fianchi. “Non ho finito con te,” disse, la voce come un ruggito basso. Le strizzò i seni, succhiando un capezzolo con forza mentre le sue dita scivolavano tra le sue cosce, trovando la sua figa bagnata. Inserì due dita dentro di lei, curvandole per colpire quel punto che la fece urlare, mentre con il pollice sfregava il clitoride. “Sei così stretta,” mormorò, leccandola poi, la lingua che scivolava tra le sue labbra, succhiando il clitoride con una precisione che la fece tremare di nuovo.
Daniel si alzò, il cazzo eretto e lucido. “Stringilo,” ordinò, indicando i suoi seni. Ellie, ancora ansimante, li prese tra le mani, spingendoli insieme per creare una fessura perfetta. Lui si posizionò sopra di lei, il cazzo che scivolava tra i suoi seni, la pelle calda e morbida che lo avvolgeva. Ogni spinta era lenta, deliberata, la punta che sfiorava il mento di Ellie, lasciandola affamata. “Apri la bocca,” disse, e quando lei lo fece, le spinse la punta tra le labbra a ogni movimento, un misto di spagnola e bocchino che la fece gemere di desiderio.
Daniel la fece sdraiare, aprendole le gambe con un movimento brusco. Le sue mani le tenevano le cosce spalancate, esponendola completamente. Strofinò il cazzo contro la sua figa, la punta che scivolava tra le labbra bagnate, stuzzicandola fino a farla implorare. “Ti prego, Daniel,” gemette, e lui la penetrò con una spinta decisa, riempiendola fino in fondo. Il suo cazzo era grosso, la allargava, ogni centimetro che sfregava contro le sue pareti interne, colpendo punti che la facevano tremare. Si chinò su di lei, le mani che le strizzavano i seni, pizzicando i capezzoli mentre spingeva, il ritmo lento ma profondo, ogni affondo che la faceva gridare. “Guardami,” ordinò, e lei obbedì, i loro occhi incollati mentre lui aumentava la velocità, il suono della loro pelle che sbatteva osceno e perfetto. Le infilò un dito in bocca, facendola succhiare, mentre continuava a scoparla, il letto che scricchiolava sotto di loro.
“Girati,” disse, ritirandosi e lasciandola vuota. Ellie si mise a quattro zampe, il culo sollevato, la figa esposta e gocciolante. Daniel le afferrò i fianchi, le dita che affondavano nella carne, e la penetrò con una spinta brutale, facendola urlare. Il suo cazzo la colpiva in profondità, ogni movimento un’esplosione di piacere che le faceva tremare le gambe. Le schiaffeggiò il culo, il suono che riecheggiava, lasciando un bruciore che la eccitava ancora di più. “Ti piace, vero?” ringhiò, tirandole i capelli per farla inarcare, cambiando l’angolazione così che ogni spinta colpisse il suo punto G. Le sue mani scivolarono sui suoi seni, strizzandoli con forza, mentre continuava a scoparla, il ritmo implacabile, il suo cazzo che la riempiva completamente.
Daniel si sdraiò, tirandola sopra di sé. “Scopami,” ordinò, e lei si abbassò sul suo cazzo, prendendolo lentamente, sentendo ogni centimetro che la allargava. Le sue mani le guidavano i fianchi, ma era lui a controllare, spingendola a muoversi più veloce, più forte. Le strizzò i seni, tirando i capezzoli mentre lei rimbalzava su di lui, la figa che si stringeva attorno al suo cazzo, il piacere che le esplodeva dentro. Lui le infilò un dito dietro, stuzzicando il suo buco stretto, facendola gemere ancora più forte.

La fece sdraiare di lato, sollevandole una gamba sopra la sua spalla. La penetrò di nuovo, il cazzo che scivolava dentro con un angolo che la fece urlare. Le sue dita tornarono sulla sua figa, sfregando il clitoride mentre spingeva, il ritmo lento ma profondo, ogni affondo che la portava al confine dell’orgasmo. Le leccò il collo, mordicchiandolo, mentre continuava a scoparla, il suo cazzo che pulsava dentro di lei.

La notte si dissolse in un susseguirsi di orgasmi. Ellie perse il conto di quante volte era venuta, il corpo tremante, la figa dolorante ma ancora affamata. Quando Daniel finalmente si lasciò andare, venendo con un ruggito mentre la teneva stretta, il suo cazzo che pulsava dentro di lei, Ellie era esausta, il corpo madido di sudore. Si accasciò contro di lui, le lenzuola umide, il respiro spezzato.

All’alba, mentre la luce filtrava nel loft, Daniel le accarezzò i capelli, un sorriso soddisfatto sulle labbra. “Non hai ancora finito con me,” mormorò, e lei, nonostante l’esaurimento, sentì un nuovo fremito di desiderio.
scritto il
2025-07-05
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