La scusa del vino
di
LeiCheScrive
genere
tradimenti
Non era la prima volta che mio marito partiva per lavoro, ma quella settimana la solitudine mi pesava più del solito. Forse era il caldo, forse solo la noia. O forse era lui: Marco, il vicino di casa, quello con lo sguardo che dura mezzo secondo in più del necessario.
Ci incrociavamo spesso sulle scale, con le solite frasi cortesi e quel sorriso mezzo trattenuto che diceva tutto. Lui sapeva. Io sapevo. Ma non avevamo mai osato niente.
Fino a quella sera.
Ero in casa, in pantaloncini e canottiera, con una bottiglia di vino già aperta e Netflix che scorreva come sottofondo. Avevo lasciato la porta del balcone aperta per far entrare un po’ d’aria e… lui era lì, a fumare il suo solito sigaro sottile. Mi ha guardata, ho fatto finta di niente. Ma il cuore ha accelerato.
Dopo dieci minuti, un messaggio.
“Hai del vino da condividere?”
Un brivido. Ho risposto solo con un “sì” e non ho aggiunto altro.
Quando ha bussato alla porta, ho avuto il tempo di sistemarmi i capelli e dare una rapida occhiata allo specchio. Niente trucco, ma gli occhi brillavano.
«Spero di non disturbare», ha detto entrando.
«Non più di quanto già fai ogni volta che ti affacci al balcone», ho risposto, ironica, ma con un tono basso, quasi confidenziale.
Abbiamo bevuto. Due bicchieri. Tre. Le parole si sono sciolte come il ghiaccio nei nostri bicchieri. Ridevamo, parlavamo di tutto e di niente, finché non c’è stato quel momento di silenzio, quello strano, carico, che fa tremare l’aria.
Lui si è avvicinato, lentamente, come se aspettasse il mio permesso. Non l’ho fermato.
Il primo bacio è stato lento, rovente. Le sue mani mi hanno cercata sui fianchi, sotto la maglietta leggera. Io gli ho risposto con la stessa fame, stringendomi a lui, lasciando che le labbra e le mani parlassero il linguaggio che avevamo represso per mesi.
Mi ha presa lì, sul divano, con una foga trattenuta troppo a lungo. I suoi baci lungo il collo, le sue dita esperte, la sua bocca che scendeva lentamente… tutto era così diverso da ciò a cui ero abituata. Era proibito, ed era proprio quello a renderlo così eccitante.
Io gemevo piano, mordendomi le labbra, mentre lui mi sussurrava cose sporche che nessuno aveva mai avuto il coraggio di dirmi. Mi ha fatto venire due volte prima ancora di spogliarsi completamente.
Quando finalmente mi è entrato dentro, è stato come se qualcosa si fosse spezzato. Non solo un limite, ma anche una parte di me che da troppo tempo dormiva.
Abbiamo fatto l’amore tutta la notte, alternando dolcezza e brutalità, silenzi e sospiri. E quando lui si è addormentato nudo al mio fianco, con la mano ancora poggiata sul mio fianco sudato, ho capito che non era più solo una scusa per bere del vino.
Era un segreto che avrei custodito sotto pelle. Un ricordo da accarezzare ogni volta che la routine si rifarà viva.
Ci incrociavamo spesso sulle scale, con le solite frasi cortesi e quel sorriso mezzo trattenuto che diceva tutto. Lui sapeva. Io sapevo. Ma non avevamo mai osato niente.
Fino a quella sera.
Ero in casa, in pantaloncini e canottiera, con una bottiglia di vino già aperta e Netflix che scorreva come sottofondo. Avevo lasciato la porta del balcone aperta per far entrare un po’ d’aria e… lui era lì, a fumare il suo solito sigaro sottile. Mi ha guardata, ho fatto finta di niente. Ma il cuore ha accelerato.
Dopo dieci minuti, un messaggio.
“Hai del vino da condividere?”
Un brivido. Ho risposto solo con un “sì” e non ho aggiunto altro.
Quando ha bussato alla porta, ho avuto il tempo di sistemarmi i capelli e dare una rapida occhiata allo specchio. Niente trucco, ma gli occhi brillavano.
«Spero di non disturbare», ha detto entrando.
«Non più di quanto già fai ogni volta che ti affacci al balcone», ho risposto, ironica, ma con un tono basso, quasi confidenziale.
Abbiamo bevuto. Due bicchieri. Tre. Le parole si sono sciolte come il ghiaccio nei nostri bicchieri. Ridevamo, parlavamo di tutto e di niente, finché non c’è stato quel momento di silenzio, quello strano, carico, che fa tremare l’aria.
Lui si è avvicinato, lentamente, come se aspettasse il mio permesso. Non l’ho fermato.
Il primo bacio è stato lento, rovente. Le sue mani mi hanno cercata sui fianchi, sotto la maglietta leggera. Io gli ho risposto con la stessa fame, stringendomi a lui, lasciando che le labbra e le mani parlassero il linguaggio che avevamo represso per mesi.
Mi ha presa lì, sul divano, con una foga trattenuta troppo a lungo. I suoi baci lungo il collo, le sue dita esperte, la sua bocca che scendeva lentamente… tutto era così diverso da ciò a cui ero abituata. Era proibito, ed era proprio quello a renderlo così eccitante.
Io gemevo piano, mordendomi le labbra, mentre lui mi sussurrava cose sporche che nessuno aveva mai avuto il coraggio di dirmi. Mi ha fatto venire due volte prima ancora di spogliarsi completamente.
Quando finalmente mi è entrato dentro, è stato come se qualcosa si fosse spezzato. Non solo un limite, ma anche una parte di me che da troppo tempo dormiva.
Abbiamo fatto l’amore tutta la notte, alternando dolcezza e brutalità, silenzi e sospiri. E quando lui si è addormentato nudo al mio fianco, con la mano ancora poggiata sul mio fianco sudato, ho capito che non era più solo una scusa per bere del vino.
Era un segreto che avrei custodito sotto pelle. Un ricordo da accarezzare ogni volta che la routine si rifarà viva.
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