Pendolari

di
genere
gay

Parte 1: Andata
Erano le prime settimane di maggio, il semestre stava per finire e presto avrei smesso di prendere il treno ogni giorno per andare a lezione. Il caldo mi ha sempre fatto arrapare, sul treno arrivo al punto di fare fantasie erotiche per sguardi che si incrociano, per braccia che si stirano, per pelli e jeans che si sfiorano quando il vagone è pieno di gente.

Questa mattina sono già eccitato prima di partire di casa, non svuoto le palle da due giorni. Quando salgo sul treno il vagone è vuoto, nessuno su cui fantasticare, e mi siedo al primo posto libero. Dopo qualche minuto, vedo la porta del bagno aprirsi e uscire un ragazzo: probabilmente non molto più alto di me, capelli castani, lunghi, ripresi in un codino molto arrangiato. lo scannerizzo da testa a piedi mentre cammina verso di me, t-shirt nera aderente che lascia intravedere la forma dei pettorali, inizio a sentire l'acquolina in bocca, jeans scuri anche questi aderenti, che lasciano intravedere la forma del pacco, o forse sono solo fatti così, non riesco mai a capirlo. Non faccio caso alle scarpe.
Dal bagno al posto dove sono seduto ci vogliono tre secondi ma la voglia, il desiderio, fa in modo che il tempo si dilati e la camminata sembra durare non so quanto.
Pur essendo il vagone completamente vuoto il ragazzo decide di sedersi davanti a me. Siamo nei posti a quattro, lui dalla parte del corridoio, io al finestrino.
Il fatto che abbia scelto di sedersi proprio lì fa partire le mie fantasie, che probabilmente rimarranno tali, come sempre.

Il ragazzo si mette le cuffie e chiude gli occhi mentre io lo osservo, un po' con la coda dell'occhio, un po' dal riflesso del finestrino.
A un certo punto stira le braccia verso l'alto, la maglietta si alza e lascia vedere una parte dell'addome, leggermente pelosa.
deglutisco la saliva, ho sete, sento il cazzo iniziare a pulsare.
Quando abbassa le braccia, le incrocia e appoggia la testa al sedile, mostrando il collo forte muscoloso e il pomo d'Adamo non molto pronunciato che si alza e si abbassa mentre deglutisce.
involontariamente (forse), allargo le gambe e il mio ginocchio destro sfiora il suo. Lo distolgo subito quando me ne accorgo e torno a fissare il paesaggio che scorre fuori dal finestrino.
Dal riflesso vedo che si toglie le cuffie. Chiudo un attimo gli occhi, poi lo sento inspirare e espirare rumorosamente, in un modo erotico che mi manda fuori di testa. Il mio cazzo ormai è semi-eretto. Mentre ho ancora gli occhi chiusi è lui che adesso fa sfiorare il suo ginocchio sul mio. Apro gli occhi. Lui li ha chiusi. forse non l’ha fatto volontariamente, o forse sì?
decido di ripetere esattamente ciò che ha fatto lui, inspiro, espiro in modo rumoroso, un gemito lieve, prolungato, graffiato, e gli sfioro ginocchio. Chiudo gli occhi. sento il suo respiro di nuovo e lo anticipo: allargo le gambe, portando il ginocchio verso il suo.
i due si incontrano a metà strada. non li togliamo, stiamo fermi con i ginocchi appoggiati l'uno all'altro. Apro gli occhi. lui apre gli occhi, ma i nostri sguardi non si incrociano. A farlo sono i nostri ginocchi. Senza guardarci negli occhi, il ché dà una sensazione di proibito a ciò che stiamo facendo, lasciamo che i due ginocchi si accarezzino e si struscino come in un duello di spade, nel frattempo continuiamo i nostri sospiri rumorosi, quasi ansimanti finché non sento che è arrivata la mia fermata.
Mi alzo, prendo lo zaino, lo metto in spalla.Il ragazzo allunga la gamba davanti a sé, sbarrandomi la via. Per la prima volta i nostri sguardi si incontrano e non si mollano mentre la mia gamba destra scavalca la sua protesa in avanti.
La sua gamba ora è in mezzo alle mie. Prima di far passare la gamba sinistra oltre la sbarra (la sua gamba), lui alza il ginocchio fino a toccarmi le palle con esso, accarezzandomi in mezzo alle gambe per qualche secondo.
Quando distolgo lo sguardo capisce che il gioco è finito e abbassa il ginocchio lasciandomi passare per scendere dal treno.


Parte 2: Ritorno
Sono le 18.00 e sono appena arrivato in stazione per tornare a casa. Il binario è pieno di gente, immagino che mi toccherà stare in piedi.
Ripenso all’incontro di questa mattina e penso a come mi segherò a casa rivivendolo nella mia mente.
Fa ancora un caldo cocente, ma anche inebriante, eccitante, sento il sottopalla sudato.
Il treno arriva, le persone si accalcano alle porte per salire.
Salgo.
I posti sono tutti occupati, penso che mi toccherà stare in piedi. Provo a percorrere qualche vagone poi mi arrendo e decido di passare il tragitto in piedi davanti alle porte. Tra le persone che come me non hanno trovato posto a sedere c’è lui. Quando me ne accorgo sento di nuovo l’acquolina in bocca, i nostri sguardi si incrociano e mi mordo il labbro inferiore prima di deglutire. Tra me e lui c’è una barriera di persone a dividerci, inconsce del nostro scambio proibito di ore fa. Io sono all’angolo, appoggiato alla parete, lui appoggiato alla parete di fronte a me.

Quando i treni sono stracolmi di persone, alle fermate si innesca un meccanismo per cui quelli che stanno in piedi iniziano a muoversi ad allontanarsi l’uno dall’altro o ad appiccicarsi per far scendere chi deve scendere e far salire chi deve salire.
Come per magia dopo la prima fermata io e lui ci troviamo più vicini, sempre uno davanti all’altro, ma ora lui è parte di quella barriera che prima ci divideva. Le persone nello spazio in cui siamo sono aumentate, e ci troviamo a trenta centimetri l’uno dall’altro, i nostri piedi si toccano. Io sono sempre appoggiato al muro. Ci fissiamo negli occhi. Il treno riparte e lui perde l’equilibrio sbilanciandosi verso di me. Velocemente allunga il braccio e appoggia la manu al muro, accanto alla mia testa. Io appoggio le mani sui suoi addominali scolpiti affinché non mi cada addosso. Tutto questo dura due secondi. Una volta ripreso l’equilibrio fa un passo indietro, i nostri corpi si staccano e anche i nostri sguardi.
Alla fermata seguente accade di nuovo quel gioco di riposizionamento di ogni fermata e questa volta, essendo aumentate le persone, io e lui ci troviamo ancora più vicini.
Ci guardiamo fissi negli occhi, i nostri petti si sfiorano. Tengo le mani davanti al pacco. Quando il treno riparte non c’è bisogno che trovi l’equilibrio appoggiandosi al muro perché il suo corpo è già appoggiato al mio.
La persona si sposta involontariamente verso di noi, costringendoci a rimanere così, quasi attaccati. Non sono preoccupato che le persone possano vederci, in queste situazioni è normale stare attaccati come sardine e le persone non fanno realmente caso a cosa succede intorno, pensano solo a quando arriverà il momento di scendere.
Il mio cazzo è di marmo sotto i pantaloni. Lo guardo negli occhi, poi abbasso lo sguardo verso il suo pacco. Rialzo lo sguardo per chiedere conferma e lui annuisce leggermente, in modo impercettibile per chi ci stava intorno.Così sposto la sua mano sul suo pacco. Riesco a sentire quanto è duro e grosso dai jeans, spostato verso sinistra. Lui si gira verso il vetro della porta per non farsi vedere dagli altri mentre si morde il labbro. Dopo averlo massaggiato per qualche secondo, ricambia il favore. Io ho una tuta, quindi, sono più sensibile al tatto.
Inizia ad accarezzarmelo, facendo sempre più pressione, inizio a bagnarmi.
Arriva la seconda fermata. Solitamente scendono sempre molte persone quindi so che dovrà attaccarsi a me per più tempo del solito. Mentre scendono le persone, i nostri cazzi duri si strofinano attraverso i pantaloni, siamo consapevoli che nessuno ci farà caso dato che sono concentrati a scendere in fetta dal treno.

Lo spazio dove siamo noi si svuota completamente, così io lo prendo per i fianchi, lo avvicino a me, i nostri petti e i nostri cazzi si strofinano. Gli mordo il lobo dell’orecchio mentre gli strizzo un capezzolo e poi gli sussurro: “seguimi”.
Andiamo nell’ultimo vagone del treno, vuoto, e ci mettiamo negli ultimi posti a due in fondo. Finalmente.
Siamo accanto, gi infilo la mano nei pantaloni, lui la infila nei miei e iniziamo a segarci, lanciando ogni tanto un’occhiata verso il corridoio per essere sicuri che non arrivi nessuno.
Siamo entrambi arrapatissimi, i nostri gemiti fanno rumore ma non c’è nessuno. Inizio a baciargli il collo mentre continuo a maneggiare il suo tronco, duro, grosso, venoso.
Gli alzo la maglietta per assaporare i pettorali muscolosi, gioco con il suo capezzolo destro, lo lecco, lo succhio lo mordo, mentre lui mi accarezza la testa.
Dal petto scendo verso il ventre, lo bacio sempre più in basso.
Riesco a percepire che non sta più nella pelle. All’improvviso tira fuori il cazzo dai pantaloni e spinge la mia testa su questo.
Inizio a succhiare, la mia saliva si fonde con il suo precum, vado sempre più forte, ogni tanto lo tiro fuori dalla bocca e lo uso per schiaffeggiarmi la guancia mentre lui è in estasi.
Lo afferro e lo masturbo mentre inizio a leccargli le palle, me le metto in bocca, le succhio.
Dopo poco lui inizia ad agitarsi ed esclama: “sto per venire”.
Mi rimetto il cazzo in bocca e succhio finché non sento la sua sborra calda e dolce riempirmi.
La ingoio.
Sono fuori di me, è come se non fossimo più su un treno, come se fossimo in un posto fuori dal mondo, senza tempo, solo noi due.
Manca pochissimo alla mia fermata e capisco che dobbiamo sbrigarci.
Mi metto seduto, mi abbasso i pantaloni. Lui è affamato, impaziente, mi masturba per qualche secondo poi si abbassa e inizia a leccarmi il cazzo, dalla base fino alla cappella, guardandomi negli occhi.
Arrivato alla cappella, afferra il cazzo e se lo sbatte sulla lingua prima di metterselo in bocca. Inizia a succhiare, andando sempre più a fondo.
Voglio sfondargli la gola. Lo afferro per i capelli, tenendolo fermo e inizio a scopargli la bocca con forza, sempre più velocemente, mentre sento che si strozza.
Sto per venire, spingo la sua testa fino in fondo e lo riempio.
Poi lo prendo per i capelli, porto la sua faccia alla mia, la sua bocca alla mia e inizio a baciarlo, le nostre lingue danzano, si incrociano; la mia saliva, la sua saliva e il mio sperma viaggiano tra le nostre bocche. Continuiamo a limonare nel mentre ingoiamo il succo prodotto dall’incontro dei nostri corpi e il treno rallenta.

Il treno si ferma. Le nostre bocche si staccano. Lo guardo un istante negli occhi. Gli do un ultimo bacio a stampo, come un sigillo, per poi scendere dal treno e ritornare nel mondo dei mortali, non sapendo se lo incontrerò mai di nuovo.
scritto il
2025-06-22
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