Conflitto padre figlio

di
genere
incesti

Mio padre e' un vero figlio di puttana. Avevo ventanni quando finalmente lo ammisi a me stesso. Quando ho memoria, ricordo di aver visto quello stronzo egoista rendere infelici me e mia madre.

Ci vollero alcuni anni prima che io e lui . Earrivassimo alla resa dei conti.

Era la sera del mio trentecinquestimo compleanno e avevo appena visto papà insultare la cucina della mamma per la centomillesima volta; avevo visto l'espressione di pazienza sofferente sul viso di lei prima che riordinasse e poi si ritirasse nella sua stanza per la notte.

Forse qualcosa dentro di me scattò in quel momento, e capii che dovevo iniziare a farmi valere. Lo fissai dall'altra parte del tavolo finché i nostri occhi non si incontrarono, quel suo sorrisetto... Dio, a volte avrei voluto cancellarglielo dalla faccia con un pugno.

"Hai un problema, bimbino?" il suo sorrisetto si allargò. Sapeva che odiavo quel soprannome. Per la maggior parte dei papà, un nome del genere era un vezzeggiativo. Quando lo usava, sapevo che mi ricordava che non ero mai stato particolarmente bravo negli sport; almeno, in nessuno sport che ammirava. Ero sempre stato uun nerd, dedito alla tecnologia.

Ho iniziato alle medie e mi ci sono cimentato per fuggire da una realta' che non potevo controllare. Non che apprezzasse lo sforzo che ci avevo messo per diventare bravo in quel settore. Per lui, era uno sforzo sprecato e un hobby tutt'altro che virile.

"Ho un sacco di problemi, papà. Solo che tu sei quello più grande in questo momento", dissi.

"Beh, che shock", rispose. "Che succede? Uno dei tuoi amichetti froci non ti presta abbastanza attenzione dopo le seghe che vi fate li dentro?"

Stringevo i pugni. "Perché devi essere così.. stronzo?"

"Non devo esserlo, bimbino. È la parte divertente. È così facile farti arrabbiare. Sei sempre stato troppo sensibile, proprio come tua madre."

"Perché non dovrebbe esserlo? Non fa altro che sopportare le tue stronzate, giorno dopo giorno."

Papà rise. "Oh, ottiene quello di cui ha bisogno da me, non preoccuparti." I suoi occhi brillavano di divertimento.

Il mio labbro si arricciava per il disgusto. Sapevo cosa intendeva. Cavolo, se ne vantava da anni.

"Sì, lo so, papà. Lei se la cava con le tue stronzate perché sei un omone. Un vero stallone." La mia voce grondava di sarcasmo.

"Capisci almeno quanto sei stronzo? Come se fosse rimasta in giro per tutti questi anni solo per fare sesso? Ti abbia servito e riverito per tutta la vita, solo perché eri bravo a letto?"

"Certamente", disse papà. Si appoggiò allo schienale della sedia, allungando le gambe sotto il tavolo e intrecciando le dita dietro la testa. I suoi bicipiti si gonfiarono e li fletté entrambi una volta, incrociando i miei occhi mentre ammiccava.

Alzai gli occhi al cielo, ma sentii il colore salire dal collo e capii che stavo arrossendo. Mi si strinse lo stomaco.

Dannazione. Non ora.

Papà e' sempre stato un bel uomo, le donne si giravano tutte quando lui camminava per la strada. Per un uomo della sua eta', era riuscito a mantenersi in ottima forma. Non avava finito gli studi, e dopo il militare si imbarco' sulle navi petroliere dove faceva sforzi fisici innimmaginabili. Fu allora che lui e la mamma si incontrarono.

Era un tipo arrogante ed egocentrico; il tipo di persona di cui tante donne si innamorano all'inizio, ma che poi finiscono per disprezzare. Aveva spalle larghe, braccia grosse e un petto ampio con pettorali pesanti che si assottigliavano in una pancia non più perfettamente piatta.

Alcune cose non si mantengono con l'età. Papà aveva sempre bevuto un po' troppa birra, ma i suoi fianchi erano ancora snelli. L'avevo visto in costume da bagno dietro casa più volte di quante potessi ricordare.

"Perché non la smetti e basta?" disse papà guardandomi; la mia faccia rossa e i miei
occhi arrabbiati.

Alzai lo sguardo, distogliendo lo sguardo dalle sue braccia nude. Mi resi conto di averle fissate. E ora sapevo che anche lui se ne era accorto. Non era esattamente la prima volta.

L'avevo osservato a intermittenza nel corso degli anni. Mi aveva persino beccato un paio di volte, di solito cogliendo l'occasione per urlare o rimproverarmi.

"Smettila!" mi disse lui. "Smettila cosa?" chiesi.

"Fingi." Fece un respiro profondo, poi lo emise lentamente così che potessi vedere il suo petto alzarsi e abbassarsi. "Pensi che non lo sappia? Pensi lo abbia ignorato per tutto questo tempo? Sei gay. Sei gay come un fottuto albero di maggio, e lo sai benissimo."

Ormai ero adulto. Non avevo bisogno di subire le sue stronzate.

"Che cazzo te ne frega se lo sono?" "Non devo fingere per te, non più di quanto tu
dovresti fingere di essere un padre per me, se non biologicamente."

Papà si sporse in avanti, appoggiando gli avambracci sul tavolo. I suoi
occhi azzurri mi fissarono. "Non mi interessa. Che tu faccia il succhiacazzi
non mi dà affatto fastidio. Un culo è un culo e una bocca è una bocca."
sorrise.

"Vuoi scoprire cosa si è divertita tua madre in tutti questi anni,
vero? Ammettilo e basta. Ammettilo a me."

Aprii la bocca per rispondergli qualcosa di sarcastico, ma mi bloccai quando le sue
parole mi penetrarono.

"Io non... cosa? Hai appena..."

"Sì, l'ho fatto," rise papà. "Ora farai la parte dello scandalizzato. Ho fatto la domanda solo per vederti agitare, ma conosco già la risposta. Ho saputo cosa volevi negli ultimi anni. Aspettavo solo che lo capissi da solo."

Mi guardai intorno nella stanza, controllando se forse si trattasse di uno scherzo di cattivo gusto; uno o due dei suoi amici idioti in attesa dietro l'angolo per schernire e ridere del ragazzo gay seduto al tavolo. Solo un'altra opportunità per dimostrare la sua superiorità. Era un bullo e si era sempre circondato di persone come lui.

Ma la casa era vuota, a parte noi due.

Papà si allontanò dal tavolo e si alzò. Mi guardò dall'alto in basso per qualche secondo, poi si voltò e andò al frigorifero, lo aprì e prese una birra. Chiuse la porta, si appoggiò al bancone, sostenendosi con un braccio mentre apriva il coperchio e beveva tre lunghi e lenti sorsi.

"Ora se adulto. Sarai anche una femminuccia, ma sei abbastanza grande per decidere da solo. Certo, sono tutte stronzate. So già cosa farai."

Sbuffai. "E cos'è?" lo sfidai. "Pensi davvero di essere un dono di Dio per tutti, non importa come ti comporti, vero?"

"Per la maggior parte di loro, sì." Papà sorrise e bevve un altro sorso di birra. "Ma non stiamo parlando di tutti, vero?"

Ora toccava a me alzarmi.

"Senti, papà. Non sono proprio dell'umore giusto per questo. Se vuoi mettere in difficoltà qualcuno, mamma tornerà a casa tra un po'. Sono sicura che sarà più che disposta a sopportare qualche abuso. Ho di meglio da fare." La mia voce tremava leggermente mentre parlavo e capii che se n'era accorto.

Mi guardò per un attimo, valutandomi. Poi si chinò, afferrò i lati della maglietta e se la tirò su dalla testa, gettandola in terra con un movimento fluido.

Mi bloccai di nuovo, con gli occhi spalancati. "Cosa stai facendo?"

Il torso nudo di papà era bellissimo. Anche attraverso la rabbia, non potei fare a meno di ammetterlo a me stesso. I suoi pettorali pesanti rimbalzarono una, due volte. Deglutii a fatica.

"Cosa sto facendo?" concluse per me. "Aspetto che tu venga qui e mi succhi il cazzo." La sua voce era calma, sicura.

Scossi la testa. "Papà, è una cosa assurda. Davvero."

"Sì, lo è," rispose, "e tu lo volevi fare da tanto tempo. Decisamente assurdo, bimbino. Lo rende ancora più eccitante, vero?"

Si passò una mano sul petto, le dita trovarono la profonda fessura tra i pettorali, poi giù e sui testicoli, infine infilò un pollice nella cintura di pelle e tirò giù la vita, esponendo parte del suo inguine abbronzato.

I miei occhi si abbassarono. Sembrava che non avessi alcun controllo su di me. Perché avevo la bocca così secca? Mi sembrava di non riuscire a respirare.

E sentii il mio cazzo premere contro i jeans. Quando era successo?

"Vedi?" Papà abbassò lo sguardo sul mio cavallo. "Non puoi farci niente, vero?" Fissare il mio corpo ti eccita, vero?"

Annuii lentamente. Cos'altro potevo fare?

"Ora, porta qui il tuo culo frocio. Sbottona la mia cintura e la mia cerniera. Stiamo per scartare il tuo regalo di compleanno."

Esitai, avevo la mente confusa. Poi feci un passo verso di lui, con gli occhi bassi. Avrei perso la calma se lo avessi guardato in quel momento.

Papà si appoggiò di nuovo al bancone, con entrambe le braccia dietro la schiena questa volta, lasciando esposti il ​​petto asciutto e muscoloso e l'inguine coperto di jeans.

"Bravo ragazzo. Dai, sai che ne hai bisogno. Hai bisogno del grosso cazzo di papà, vero?
Vieni a prenderlo. Prometto che non lo dirò a nessuno. Nemmeno a tua madre."

Sorrise e deglutii di nuovo. Cazzo. Il mio cazzo sussultò al
pensiero. Era così contorto.

Raggiungerlo mi sembrò un'eternità, ma alla fine mi ritrovai di fronte a mio
padre, con gli occhi incollati al suo corpo virile. Abbassai lo sguardo e con cautela
allungai la mano verso la fibbia d'ottone.

"Fermati." La voce di papà era bassa, sommessa.

Mi fermai e alzai lo sguardo.

"Sporgiti in avanti. Ti piace questo petto, vero? Perché non gli dai
un bacio?" Fece un gesto con il mento.

Non avevo alcuna speranza di disobbedire a quel punto, quindi feci come mi aveva ordinato. Le mie labbra sfiorarono leggermente la pelle calda. Inalai il profumo della sua pelle.

"Non lì. A sinistra." La sua voce aveva assunto un tono più rauco. Potevo quasi sentire il mio cuore battere.

Lo baciai di nuovo, questa volta premendo il viso più forte contro i muscoli sodi del suo petto, con un leggero pelo che mi solleticava il naso.

"Più avanti", ordinò. "Più avanti." Le mie labbra toccarono il suo capezzolo destro e lui sibilò. "Ecco fatto. Ora succhia."

Le mie labbra si dischiusero intorno al capezzolo che si stava indurendo e la mia lingua lo sfiorò. Succhiai delicatamente.

"Mmm", fece le fusa papà. "Bravo. Succhia la tetta di papà. Fatto, tesoro. Un po' più forte, come fa la mamma. La tua bocca sembra proprio la sua."

Chiusi gli occhi e succhiai come un bambino, lasciando uscire l'aria dai polmoni dal naso. Alzai una mano e presi a coppa il suo ampio pettorale, spingendo dentro di lui, succhiando più forte, mentre rumori umidi salivano dalle mie labbra in cucina. Una mano forte mi toccò la nuca, le dita si intrecciarono tra i miei capelli mentre mi teneva ferma.

"Sì, ti piace, vero?" mi incoraggiò. "Era tutto ciò di cui avevi bisogno, vero? Il corpo grande di papà, tutto tuo da esplorare."

Passarono minuti. Sembrarono ore mentre succhiavo e leccavo il grande pettorale di mio padre, ascoltando le sue dolci parole di incoraggiamento, il suo respiro profondo.

Le dita si strinsero e tirarono verso il basso lentamente ma con fermezza. "È ora di fare ciò per cui sei nato."

Mi lasciai cadere in ginocchio, allungando la mano per slacciargli la fibbia della cintura. La vecchia pelle si staccò facilmente. Poi slacciai il bottone in alto e feci scivolare la cerniera verso il basso con un movimento lento e deciso. Il denim si aprì davanti ai miei occhi, rivelando pelle nuda e peli corti e ben rasati. Non indossava biancheria intima.

Il respiro mi si bloccò in gola. Potevo vedere la radice del suo pene. Era grosso. Più grosso di quanto avessi immaginato.

"E questo è solo l'inizio", ridacchiò papà. "Ora, sfila questi. Lentamente. Stai per incontrare il tuo nuovo amico per la prima volta."

Mentre i jeans scivolavano lungo le cosce muscolose di papà, centimetro dopo centimetro il suo ampio scollo divenne visibile. Non potevo credere di star facendo una cosa del genere; Inginocchiato sul pavimento della cucina, spogliavo mio padre, quel vile stronzo di mio padre. Perché gli permettevo di farmi così? Era così che teneva la mamma in suo potere?

Finalmente, i jeans gli si erano ammassati alle caviglie. Il suo cazzo era enorme, spesso e pesante, pendeva dritto come il pene di un cavallo.

"Toccalo", disse papà. "Prendilo in mano. Senti quanto è pesante. Volevi sapere perché tua madre mi sopporta? Sollevalo e avvolgici le dita..."

Lo feci. La carne era calda, pulsante di energia e vitalità. Sollevai il suo cazzo dai testicoli bassi, che pendevano nella loro sacca. Le mie dita non si incontrarono perfettamente dall'altra parte del grosso attrezzo. Il grosso cazzo iniziò a crescere e a irrigidirsi tra le mie dita. Papà gemette.

"Cazzo. La tua mano è bella. Scommetto che non avresti mai pensato di farlo, vero? Tieni tra le mani il tui di tuo padre. Questo è il cazzo che ti ha creato. Credo che tu gli debba qualcosa, vero?"

Alzai lo sguardo verso i suoi occhi azzurri. Brillavano di lussuria e intensità.

Annuì una volta. "Ora, bacialo. Baciami il cazzo. Proprio sotto la cappella."

Sollevai ulteriormente il pesante membro, finché non ne vidi la parte inferiore,
poi, chinandomi in avanti, sfiorai con le labbra la pelle setosa appena sotto il buco della pipì e lo baciai dolcemente.

Con gli occhi ancora fissi in quelli di mio padre, inspirai, assaporando il calore del grosso membro contro le mie labbra. Dal buco, una grossa goccia di liquido trasparente uscì, colando verso il basso sul mio labbro superiore. Papà la guardò mentre scendeva per depositarsi tra il suo cazzo e la mia bocca.

"Assaggialo", mi indicò dolcemente.

Le mie labbra si separarono dal pene di papà e la goccia di liquido preseminale mi ricoprì il labbro superiore. Lo leccai dalla polpa rossa, assaporando per la prima volta il sesso di mio padre. Mi spalmai il liquido limpido e viscoso sulle labbra come un lucidalabbra con la lingua. Il sapore agrodolce era inebriante.

"Ti piace", disse papà. Non era una domanda. "Ne vuoi di più. Stringimi il cazzo."

Stringi il pugno sul grosso membro e un'altra goccia di liquido gli sfuggì dal buco. La catturai subito con la lingua, facendola roteare intorno alla base del glande di papà e assaporandone il sapore unico.

"Ora succhialo. Succhia il grosso cazzo di papà."

Lasciai entrare lentamente la testa in bocca. La secchezza era passata da tempo e
le mie guance erano calde e umide. Il grosso cazzo era appoggiato sulla mia lingua mentre lo infilavo per tutta la sua lunghezza, un centimetro alla volta. Dopo qualche centimetro, mi fermai, così debole che temevo di svenire per l'intensità.

Le dita di papà si allentarono tra i miei capelli. "Bravo ragazzo. Ora hai il cazzo di papà in bocca. È lì che deve stare. È lì che starà d'ora in poi. Ogni volta che saremo soli, ti inginocchierai e ti metterai questo grosso cazzo in bocca e lo succhierai. È chiaro?"

Annuii. Non c'era altra risposta possibile. Iniziai a succhiare con un movimento
lento e ritmico. Quello di papà non era il primo cazzo che succhiavo, ma era
sicuramente il più grosso. Eppure, non gli avrei dato la soddisfazione di
dimenarsi. Altri centimetri mi scivolarono in bocca, finché la grossa testa gonfia non mi premette contro la gola.

"Cazzo, sì. Ingoiami. Giu' in gola."

Lasciai andare il suo cazzo e mi rimisi in posizione afferrandogli i fianchi. Le mie dita sfiorarono la pelle liscia del suo sedere mentre mi spingevo in avanti. Un'altra parte di lui scomparve nella mia gola, e le sue dita si strinsero di nuovo tra i miei capelli, tirandomi verso di sé.

"Prendilo... Prendilo tutto. Ingoia il cazzo di papà nella tua gola da frocio. Ridacchiò. "Lo fai da un po', ma mai con quello che volevi."

Finalmente, le mie labbra baciarono la base del cazzo di papà, premuta contro il suo inguine, e lui mi tenne lì, lasciando che il suo mostro si immergesse nel calore della mia bocca e della mia gola. Chiusi gli occhi e mi abbandonai a quelle sensazioni.

Ora mi controllava completamente. Ero impalato sulla sua virilità, il cazzo che mi aveva fottuto nel grembo di mia madre. Dopo un attimo, papà si ritrasse, strappandomi la carne dalle labbra, bagnata e viscida per la mia saliva. Lasciò gli ultimi cinque centimetri in bocca, poi scivolò di nuovo dentro senza intoppi.

"Cazzzoooo. La tua gola è migliore di quella di tua madre. Lei può reggere quasi tutto, ma non è niente al pari di questo. Dannazione." Il suo cazzo toccò di nuovo il fondo, e quasi subito si ritrasse, finché non iniziò un ritmo costante di lunghe penetrazioni.

"Lo volevo anch'io. L'ho sognato anni fa; ho immaginato come sarebbe stata la tua gola vellutata avvolta intorno a questa canna." Il suo respiro si era fatto più affannoso. Dal torace e dalle braccia che si contraevano, potevo vedere che stava godendo intensamente di ciò che stava accadendo.

La mia lingua si trascinò sulla parte inferiore del pene di papà, tirando fuori altro liquido pre-eiaculatorio dalla sua lunghezza e ricoprendomi l'interno della bocca con il suo sapore. Ora ne stava facendo un sacco. Alzai la mano e la avvolsi intorno all'inizio delle palle di papà, tirandole ancora più in basso nella loro pelle flaccida. Papà sussultò e sussultò di piacere.

"Oh cazzo. Sto per venire. Vuoi assaggiare la grande sborra di papà? Tua madre adora il mio sperma. Deve berlo ogni notte prima di addormentarsi." I suoi fianchi ora si muovevano più velocemente, le sue spinte più superficiali. "Lo vuoi, vero, piccolo frocio? Vuoi ingoiare i tuoi fratellini. Lo avrai. E mangerai fino all'ultima goccia."

Il suo pugno si strinse ancora di più tra i miei capelli, impedendomi di muovermi mentre mi scopava la faccia. Il suo respiro ora usciva a fatica, un velo di sudore si formava sui suoi pettorali e sulla fronte. "Ecco che arriva. Preparati... Cazzo... ecco che arriva!"

Si bloccò, la punta del suo cazzo appoggiata direttamente sulla mia lingua, e il buco pulsò, si allargò, si riempì di un fluido cremoso e mi riversò la sua dolcezza in bocca. Potevo vedere l'enorme membro di papà muoversi, pompando il grosso carico fuori dai suoi testicoli, che si erano serrati contro il palmo della mia mano mentre li stringevo. Lasciai che i primi due colpi mi gonfiassero le guance, poi deglutii, e deglutii di nuovo.

Papà ruggì come un animale, alzandosi in punta di piedi mentre mi dava da mangiare ciò che desideravo da così tanto tempo: il suo potente sperma; la sua essenza maschile. Ora capivo. Capivo come facesse a farla franca essendo un essere umano così schifoso. Questa parte di lui... questa era la perfezione. Deglutii e deglutii mentre l'orgasmo di papà sembrava protrarsi per minuti interi. Il suo enorme petto si sollevava mentre inspirava a pieni polmoni. Alzai l'altra mano, afferrando l'organo pulsante e stringendolo dalla base in avanti, spremendo altro dolce nettare da lui.

Passarono minuti mentre succhiavo metodicamente fino all'ultima goccia di sperma dal grosso cazzo di papà. Finalmente, sembrò rinsavire e fece scivolare il mostro che si stava ammorbidendo dalle mie labbra. Cadde e atterrò contro la sua coscia con un leggero schiaffo umido. Potevo ancora sentirne il sapore, sentirlo dentro di me. Alzai lo sguardo verso di lui, vedendolo ora sotto una luce completamente diversa. Le cose erano cambiate tra noi. Di questo, ne ero certa. Papà si sporse e bevve avidamente l'ultima sorsata di birra.

"Cazzo. Ne è valsa la pena. Dobbiamo vedere quante ne riesci a succhiare in quella pancia da frocio prima che tua madre torni a casa. O forse verrò a trovarti in camera tua stasera, quando tua madre dorme. Quale papà non si godrebbe il suo succhiacazzi personale proprio in fondo al corridoio?"

Annuii, sorridendo compiaciuto. "Sei ancora uno stronzo, papà. Ma penso che potrei
reggere ancora un po' quest'estate." Mi liberò i capelli dal pugno e mi diede un leggero schiaffo in faccia. "Non avrai scelta. I froci come te non possono farci niente. Ti piace lo sperma, e io ne faccio un sacco. Lo faremo una mezza dozzina di volte a notte. Di più nei weekend. Meglio che prepari quella mascella a restare aperta."

Si chinò e si tirò su i jeans, allacciandoli, ma lasciando la cintura sbottonata. Si diresse verso il soggiorno. "Prendimi una fottuta birra. Sborrare nella gola di quel puttaniere di mio figlio mi fa venire sete."

Rimasi inginocchiato lì per qualche altro minuto, con il cuore che mi martellava, poi mi alzai per prendere una birra a papà. Stronzo. Sapeva di avermi in pugno. E lo sapevo anch'io.

Vabbè.
scritto il
2025-06-22
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