Puttana gratis pt. 4

di
genere
pulp

Passo tre giorni a casa di quel tunisino. Ho dimorato sul suo materasso, scopato su quel materasso, sostenendo le mie ginocchia quando mi metteva a pecora. La mia figa era sempre umida dei suoi umori, pulsante perché non c'era un attimo di tregua: se non era lui, era qualche suo amico chiamato appositamente. Mi ha fottuto chiunque volesse. Il secondo giorno, mentre ero sul letto nuda come un verme, senza più dignità, c'erano alcune persone con lui; bevevano birra e parlavano nella loro lingua, io giocavo al cellulare. Per un paio d'ore non mi hanno neanche guardata, tanto non serviva: per scoparmi bastava tirare il cazzo fuori e lo sapevano benissimo.
"Ehi, baby, alzati, vieni qui".
Poso il cellulare e vedo verso di loro.
"Mettiti qui".
Mi indica un punto che si trovava proprio in mezzo al gruppetto, ad alcuni ero di fronte e ad altri davo le spalle.
"Tutta piena di lividi. Piacere a te?"
"Mi hanno picchiata"
"Ti hanno picchiata, baby... Posso fare una cosa che però a te fa meno male di botte?"
"Cosa?"
"Posacenere pieno, vedi?"
"Ok, vado a svuotarlo..."
"No no. Stai qui e apri le gambe".
Non coglievo la connessione, ma obbedisco comunque. Non sono fatta per lamentarmi. Mi guardano tutti. Qualcuno dietro mi tocca il culo.
Il tizio finisce gli ultimi tiri di quella sigaretta, fa poi per avvicinarla a me. D'istinto fremo, ma lui mi dice di non preoccuparmi, che non fa molto male, di farli contenti. Chiudo gli occhi. All'improvviso, sento un bruciore lancinante dal ventre: mi stava spegnendo la sigaretta addosso e, subito dopo, ad uno ad uno, come se avesse dato loro il via,fanno la stessa cosa in diversi punti del corpo. Stringevo i denti, il culo, poi l'ultimo di loro mi prende per i fianchi, facendomi piegare in avanti. Mi appoggio con le mani alle gambe del tizio, mentre quell'altro chiede aiuto per tenermi aperto il culo. Ho pensato ad altro sesso anale, e invece, proprio lì, spegne l'ultima sigaretta. Urlo, e dal quell'ultimo dolore mi inginocchiò. Ridono.
Il tizio si alza, mi si avvicina. Si sbottona i pantaloni, li abbassa insieme alle mutande e tira fuori il cazzo: "apri bocca, lurida".
Mi infila tutto in bocca, costringendomi a prenderlo fino in fondo. Soffocavo e avevo i conati di vomito ma non gliene importava niente a nessuno di loro. Quello è stato l'inizio, perché per tutto il pomeriggio, finché non hanno finito tutti, sono stata scopata in ogni modo, in ogni posizione, in ogni buco. Mi palpavano e toccavano senza rispetto, come se il mio corpo fosse in quel momento di loro proprietà. Quando mi scopavano il culo soffrivo un po' di più per via della bruciatura all'ano.
Il terzo giorno, dopo avermi trombata, il tizio mi prende per un braccio, costringendomi ad alzarmi: "tu adesso andare via, muoviti"
"Ah...ma perché? Ho fatto qualcosa?"
"Volevo scopare e ho scopato"
"Beh possiamo continuare..."
"Fuori da casa mia puttana. Tu mi fai schifo, non so come io fatto a sfondarti quel buco marcio. Fatto perché tanto che non scopavo io, adesso io a posto e tu vattene da dove sei venuta".
Resto due secondi immobile, poi inizio ad infilarmi il vestito, ma lui non ha pazienza. Avevo infilato solo per metà quando mi ha ripreso il braccio e mi ha sbattuta fuori, senza darmi il tempo di rivestirmi. Mi ritrovavo nel scale del palazzo, con il seno fuori. Una signora che saliva ha assistito alla scena. Ha guardato me, il mio seno. Mi sono affrettata ad alzare il vestito e sono ripartita.
Mentre tornavo a casa mi ha scritto un cliente del bar dove lavoro. L'ennesima gif. Decido di rispondergli. Dopo qualche messaggio mi invita ad andare a casa sua per un caffè. Gli comunico il tempo per arrivare e accetta.
È un operaio, viene tutti i giorni al bar e beve qualche birra, ha tra i 65 e i 70 anni. Vive con il figlio, la moglie l'ha lasciato tempo fa.
Arrivata da lui, mi accoglie in penombra. "Ciao. Entra. Vuoi un caffè?".
Beviamo questo caffè seduti sul divano, finché non mi propone di guardare un po'di TV insieme.
"Comunque se hai caldo non farti problemi... Stai pure come vuoi, stai tranquilla"
"In che senso? Ho solo il vestito"
"No, dico... Toglilo pure se vuoi, sentiti a casa tua, non farti problemi".
Annuisco. Faccio per toglierlo ma mi ricordo troppo tardi di essere senza reggiseno e senza mutande. Ormai ero totalmente esposta.
"Oh, brava, stai così"
Inizia a toccarmi le cosce "Stai tranquilla, non succede niente".
Risale pian piano con la mano, massaggiando. "Ti posso fare un massaggio? Sono bravo"
"Va bene, come mi metto?"
"Così va bene".
Mi massaggia le cosce, poi la pancia, poi i fianchi. Continuava a ripetermi di stare tranquilla. Dopo un quarto d'ora, la mano, dall'ombelico, scende sempre di più, fino alla peluria del pube. Prosegue alle labbra, infine al buco, infilando due dita. Poi si ferma.
Sono rimasta da lui un paio d'ore, guardando la TV, di tanto in tanto lui mi toccava o mi infilava le dita. Io sono rimasta nuda al suo fianco, a farmi usare quando ne aveva voglia.
Quando me ne sono andata, mi è arrivo un suo messaggio: era la foto del mio corpo, fatta probabilmente di nascosto, che riprendeva parte del seno, addome, vagina e parte delle cosce. Non sapevo ancora che quella foto sarebbe girata, che l'avrebbero vista gran parte dei clienti del bar.
scritto il
2025-06-12
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