Tienilo dentro ancora
di
Perla_Bianca
genere
etero
Il vapore aveva già riempito il bagno. Lei entrò per prima, la pelle ancora calda del piacere appena vissuto. L’acqua scendeva come una carezza bollente lungo il collo, il seno sodo, il ventre. Si passava lentamente le mani sul corpo, sapendo di essere osservata.
Lui la guardava, il suo respiro era ancora affannoso, il petto che si alzava e si abbassava lentamente. Aveva appena goduto dentro di lei, ma il suo cazzo duro, gonfio, ancora lucido del piacere appena versato non accennava a cedere.
Le vene erano ben visibili, pulsanti, tese sotto la pelle tirata. Il glande, arrossato e sensibile luccicava ancora coperto da una sottile patina del suo seme misto ai resti dell’umidità di lei. La punta sembrava vibrare a ogni respiro quasi chiedesse un’altra carezza un’altra bocca un’altra fessura calda dove affondare.
Ogni centimetro del suo sesso sembrava ancora vivo, carico, affamato. Quel tipo d’erezione che resta dopo uno scoppio violento di piacere… quando il corpo ha dato, ma il desiderio non è ancora sazio.
La raggiunse nudo.
«Non hai fatto in tempo a riprenderti,» le sussurrò, stringendole i fianchi e facendole sentire la sua erezione contro la schiena bagnata.
«Non voglio riprendermi,» rispose lei, mentre lo guidava tra le sue gambe, dietro di sé.
Le sue mani scivolavano sul vetro appannato, cercando appoggio, mentre lui entrava in lei da dietro con un solo colpo,forte umido e profondo. Il rumore dell’acqua mescolato ai loro gemiti, ai colpi sordi, al suono della pelle che sbatteva contro la pelle.
Lui la teneva per i fianchi, la penetrava senza pietà, ma con un controllo che faceva impazzire. Ogni spinta era precisa, ogni movimento un’onda di piacere che la faceva vibrare.
Le sussurrava parole all’orecchio con voce roca che la facevano bagnare ancora di più mentre una mano le massaggiava il clitoride con ritmo sfacciato.
Lei si piegava sotto il piacere, il respiro spezzato, il corpo che si offriva, che chiedeva di più. I muscoli delle cosce tremavano. Stava per venire ancora.
«Lasciati andare , voglio sentirti venire...» ordinò lui.
E lei venne ancora una volta forte, liquida, calda come l’acqua che li avvolgeva. Un orgasmo lungo, devastante, che la fece urlare il suo nome contro il vetro.
Lui l'afferrò e venne subito dopo dentro di lei mentre le mordicchiava la spalla.
Fu come una scarica elettrica che li avvolse e i corpi pulsavano uniti.
Si appoggiarono l’uno all’altra, esausti, l’acqua che lavava via il sudore e la fatica, ma non la voglia.
Lui la guardava, il suo respiro era ancora affannoso, il petto che si alzava e si abbassava lentamente. Aveva appena goduto dentro di lei, ma il suo cazzo duro, gonfio, ancora lucido del piacere appena versato non accennava a cedere.
Le vene erano ben visibili, pulsanti, tese sotto la pelle tirata. Il glande, arrossato e sensibile luccicava ancora coperto da una sottile patina del suo seme misto ai resti dell’umidità di lei. La punta sembrava vibrare a ogni respiro quasi chiedesse un’altra carezza un’altra bocca un’altra fessura calda dove affondare.
Ogni centimetro del suo sesso sembrava ancora vivo, carico, affamato. Quel tipo d’erezione che resta dopo uno scoppio violento di piacere… quando il corpo ha dato, ma il desiderio non è ancora sazio.
La raggiunse nudo.
«Non hai fatto in tempo a riprenderti,» le sussurrò, stringendole i fianchi e facendole sentire la sua erezione contro la schiena bagnata.
«Non voglio riprendermi,» rispose lei, mentre lo guidava tra le sue gambe, dietro di sé.
Le sue mani scivolavano sul vetro appannato, cercando appoggio, mentre lui entrava in lei da dietro con un solo colpo,forte umido e profondo. Il rumore dell’acqua mescolato ai loro gemiti, ai colpi sordi, al suono della pelle che sbatteva contro la pelle.
Lui la teneva per i fianchi, la penetrava senza pietà, ma con un controllo che faceva impazzire. Ogni spinta era precisa, ogni movimento un’onda di piacere che la faceva vibrare.
Le sussurrava parole all’orecchio con voce roca che la facevano bagnare ancora di più mentre una mano le massaggiava il clitoride con ritmo sfacciato.
Lei si piegava sotto il piacere, il respiro spezzato, il corpo che si offriva, che chiedeva di più. I muscoli delle cosce tremavano. Stava per venire ancora.
«Lasciati andare , voglio sentirti venire...» ordinò lui.
E lei venne ancora una volta forte, liquida, calda come l’acqua che li avvolgeva. Un orgasmo lungo, devastante, che la fece urlare il suo nome contro il vetro.
Lui l'afferrò e venne subito dopo dentro di lei mentre le mordicchiava la spalla.
Fu come una scarica elettrica che li avvolse e i corpi pulsavano uniti.
Si appoggiarono l’uno all’altra, esausti, l’acqua che lavava via il sudore e la fatica, ma non la voglia.
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