Sale sulla Pelle, Fuoco nel Sangue
di
Angel B
genere
prime esperienze
Prefazione – La Fame della Pelle 🔥
Ci sono corpi che non si dimenticano. Non per bellezza o perfezione. Ma per come sanno parlare al tuo istinto. Come sanno accendersi al minimo tocco, come ti guardano mentre si offrono, senza parole. Ci sono donne che non si sfiorano: si addentano. Si afferrano, si vivono con l’urgenza di un incendio.
Daniela aveva solo 19 anni, ma possedeva già quella capacità feroce di farti perdere la testa. Quel sogno sfatto di sole e sudore, sabbia e mare. Una provocazione ambulante in un bikini troppo piccolo, troppo audace. Il suo culo, perfetto, lucido di sale, era una poesia oscena. Il suo sguardo, una promessa impudente.
Angel, di sessant’anni, aveva vissuto tanto, visto tutto, ma mai nessuna l’aveva sfidato come lei. Quella sera, su quella spiaggia di Cogoleto, non c’era più civiltà. Solo fame. Solo bisogno.
E lui era pronto a divorare ogni centimetro di lei.
⸻
Racconto
Il sole moriva all’orizzonte, tingendo il cielo di arancio e oro, ma la voglia di Angel era viva, ardente. Daniela si muoveva lenta verso il mare, il passo sensuale, il culo scoperto e lucido di sale, un invito irresistibile.
Si fermò con l’acqua alle cosce, poi si girò a guardarlo, le labbra socchiuse, lo sguardo pieno di sfida e di fame.
«Vuoi questo culo? Vuoi prenderlo duro?»
Angel non aspettava altro. Si avvicinò da dietro, le mani a stringere quei fianchi perfetti, il respiro già pesante. Le morse con fame una natica, sentendo quel gemito basso e rauco che usciva da lei. Daniela si voltò, lo afferrò per la testa e lo baciò con la lingua, la bocca calda e umida.
«Portami, cazzo. Fammi scopare come una troia, voglio sentire il tuo cazzo fino in fondo.»
Lo portarono tra le rocce, lontani da occhi indiscreti. Daniela si inginocchiò sulla sabbia bagnata, lentamente si tolse il bikini, lasciandolo penzolare da una caviglia. Mostrò a Angel la fessura lucida, rasata, già bagnata dall’attesa.
Angel non perse tempo. Le infilò un dito tra le labbra, leccandolo fino a sentire il suo respiro affannato. Il cazzo era duro, scivoloso, e Angel lo premette sulle sue labbra calde.
«Pronta a diventare una puttana davanti al mare?»
Lei ansimava, tremava, lo spingeva contro di sé, chiedendo a gran voce quello che voleva.
Angel entrò in lei con un colpo secco, violento. Daniela urlò, la sabbia tra le dita strette a pugno, il corpo che si torceva sotto il piacere crudele. Angel la scopava senza pietà, spingendo forte, affondando fino a sentire la carne schioccare.
«Prendi tutto il mio cazzo, puttana! Voglio vederti godere come una stronza!»
Lei urlava, gemeva, il corpo tutto un brivido mentre l’orgasmo la prendeva a morsi, a graffi. Angel la spinse ancora, più forte, senza fermarsi, fino a sentirla sfaldarsi sotto di lui.
Poi si piegò su di lei, le prese i capelli, le soffiò all’orecchio:
«Voglio vederti venire altre volte, mentre ti scopo in bocca, mentre le tue mani si strofinano il culo, mentre ti fai una sega sporca pensando a me.»
Daniela si girò, gli afferrò il cazzo e lo baciò, la bocca umida e calda, i denti appena accennati, il respiro che si faceva veloce.
«Non è finita, cazzo. Voglio scoparti ovunque, voglio che mi riempi di sperma, voglio il tuo odore su tutta la mia pelle.»
Angel la prese di nuovo, duro e sporco, lasciando un segno indelebile sul suo corpo e sulla sua anima.
⸻
Epilogo
Quando il piacere finì, e la sabbia si incollò alla pelle bagnata, rimasero lì, sporchi, sudati, appagati ma affamati di ancora.
Daniela lo guardò, un sorriso malizioso sulle labbra gonfie e rosse, e gli sussurrò:
«Tu non sai ancora cosa vuol dire sporcarsi per davvero con me.»
Angel la strinse forte, il cuore che batteva ancora all’impazzata.
«Stanotte è solo l’inizio.»
E mentre il mare li baciava con le sue onde fredde, sapevano che quella notte l’avrebbero ricordata per sempre: sporca, selvaggia, loro.
Ci sono corpi che non si dimenticano. Non per bellezza o perfezione. Ma per come sanno parlare al tuo istinto. Come sanno accendersi al minimo tocco, come ti guardano mentre si offrono, senza parole. Ci sono donne che non si sfiorano: si addentano. Si afferrano, si vivono con l’urgenza di un incendio.
Daniela aveva solo 19 anni, ma possedeva già quella capacità feroce di farti perdere la testa. Quel sogno sfatto di sole e sudore, sabbia e mare. Una provocazione ambulante in un bikini troppo piccolo, troppo audace. Il suo culo, perfetto, lucido di sale, era una poesia oscena. Il suo sguardo, una promessa impudente.
Angel, di sessant’anni, aveva vissuto tanto, visto tutto, ma mai nessuna l’aveva sfidato come lei. Quella sera, su quella spiaggia di Cogoleto, non c’era più civiltà. Solo fame. Solo bisogno.
E lui era pronto a divorare ogni centimetro di lei.
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Racconto
Il sole moriva all’orizzonte, tingendo il cielo di arancio e oro, ma la voglia di Angel era viva, ardente. Daniela si muoveva lenta verso il mare, il passo sensuale, il culo scoperto e lucido di sale, un invito irresistibile.
Si fermò con l’acqua alle cosce, poi si girò a guardarlo, le labbra socchiuse, lo sguardo pieno di sfida e di fame.
«Vuoi questo culo? Vuoi prenderlo duro?»
Angel non aspettava altro. Si avvicinò da dietro, le mani a stringere quei fianchi perfetti, il respiro già pesante. Le morse con fame una natica, sentendo quel gemito basso e rauco che usciva da lei. Daniela si voltò, lo afferrò per la testa e lo baciò con la lingua, la bocca calda e umida.
«Portami, cazzo. Fammi scopare come una troia, voglio sentire il tuo cazzo fino in fondo.»
Lo portarono tra le rocce, lontani da occhi indiscreti. Daniela si inginocchiò sulla sabbia bagnata, lentamente si tolse il bikini, lasciandolo penzolare da una caviglia. Mostrò a Angel la fessura lucida, rasata, già bagnata dall’attesa.
Angel non perse tempo. Le infilò un dito tra le labbra, leccandolo fino a sentire il suo respiro affannato. Il cazzo era duro, scivoloso, e Angel lo premette sulle sue labbra calde.
«Pronta a diventare una puttana davanti al mare?»
Lei ansimava, tremava, lo spingeva contro di sé, chiedendo a gran voce quello che voleva.
Angel entrò in lei con un colpo secco, violento. Daniela urlò, la sabbia tra le dita strette a pugno, il corpo che si torceva sotto il piacere crudele. Angel la scopava senza pietà, spingendo forte, affondando fino a sentire la carne schioccare.
«Prendi tutto il mio cazzo, puttana! Voglio vederti godere come una stronza!»
Lei urlava, gemeva, il corpo tutto un brivido mentre l’orgasmo la prendeva a morsi, a graffi. Angel la spinse ancora, più forte, senza fermarsi, fino a sentirla sfaldarsi sotto di lui.
Poi si piegò su di lei, le prese i capelli, le soffiò all’orecchio:
«Voglio vederti venire altre volte, mentre ti scopo in bocca, mentre le tue mani si strofinano il culo, mentre ti fai una sega sporca pensando a me.»
Daniela si girò, gli afferrò il cazzo e lo baciò, la bocca umida e calda, i denti appena accennati, il respiro che si faceva veloce.
«Non è finita, cazzo. Voglio scoparti ovunque, voglio che mi riempi di sperma, voglio il tuo odore su tutta la mia pelle.»
Angel la prese di nuovo, duro e sporco, lasciando un segno indelebile sul suo corpo e sulla sua anima.
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Epilogo
Quando il piacere finì, e la sabbia si incollò alla pelle bagnata, rimasero lì, sporchi, sudati, appagati ma affamati di ancora.
Daniela lo guardò, un sorriso malizioso sulle labbra gonfie e rosse, e gli sussurrò:
«Tu non sai ancora cosa vuol dire sporcarsi per davvero con me.»
Angel la strinse forte, il cuore che batteva ancora all’impazzata.
«Stanotte è solo l’inizio.»
E mentre il mare li baciava con le sue onde fredde, sapevano che quella notte l’avrebbero ricordata per sempre: sporca, selvaggia, loro.
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Commenti dei lettori al racconto erotico