Sabrina
di
Andrea Von Belushi
genere
feticismo
SABRINA
CAP 1
MARIANNA
Estate 2003. Rex si frequentava con una valchiria ginger di Assisi che una sera ci invita a bere qualcosa a casa sua. In quel periodo, prima di fare qualsiasi cosa, ci fumavamo grosse cime d'erba di altissima qualità accompagnandole con svariati Sambuca-Borghetti. Arriviamo a casa della valchiria già tumefatti. Entriamo e lei aveva già predisposto tutto per la serata; bottiglie di ottimo vino rosso, candele, musica decente e addirittura un'amica da presentarmi che appena entrati si fionda verso di me dicendo "Io sono Marianna, ho sentito tanto parlare di te". Marianna, cazzo; un'orca paffuta figlia della norcineria assisana che trasudava voglia di cazzo e mi fissava col pompino nelle pupille. La valchiria afferra Rex e mentre lo trascina in terrazzo ci dice: "torniamo subito, nel frattempo voi altri due accomodatevi e bevete qualcosa". Marianna mi invita a sedermi sul divano, riempie due calici di vino rosso, ne beve una piccola sorsata poi si alza e inizia a danzare. Ero strafatto e l'erba di Rex aveva la peculiarità di trasformare ogni cosa in un circo di natura grottesco-facinorosa cancellando ogni barlume di razionalità. Marianna indossava degli attillatissimi fuseaux neri e mentre ballava il suo culo sembrava un grosso sacco nero della spazzatura nel quale 50 cuccioli di cane si dimenano per mancanza d'ossigeno. Tracanno il calice, lo ricarico e butto giù a tonfo pure quello. Marianna viene a sedersi accanto a me e pure lei tonfa, ricarica, ritonfa. Finiamo la bottiglia, ne apre un'altra e mi dice: "ti va se questa ce la beviamo di la?". Mi porta nella stanza degli ospiti, versa da bere e mi dice che deve andare in bagno. Torna dopo un paio di minuti in mutande e reggiseno. Si stende sul letto, allarga le gambe, si ficca una mano nelle mutande e inizia a sgrillettarsi la fica pronunciando più e più volte il mio nome mugugnando spasmodicamente altre porcate incomprensibili. "Vai avanti", le dico, "non ti fermare". Marianna si toglie le mutande, si ficca due dita nella fica e dopo pochi secondi viene strillando il nome di Dio invano mentre si catapulta fuori dal letto rotolando come un insaccato in crisi epilettica. Per circa due minuti rimane in posizione fetale tra spasmi, mugugni e bestemmie. Improvvisamente si alza e mentre si riveste dice: "io questa scena l'ho sognata ieri notte dopo aver visto le tue foto su myspace...ho sognato che venivo mentre mi guardavi, te lo giuro!". Marianna cammina sulla sottile linea dell'inscopabilità. È come ritrovarsi a casa ubriaco senza alcol e sigarette; vuoti tutti i fondi delle bottiglie sparse e raccimoli tabacco bruciato dalle sigarette spente. Dopo l'orgasmo sembra la ragazzina che sull'autobus delle medie siede accanto all'autista elemosinando attenzioni con la coda dell'occhio bagnata da una lacrima strozzata. Si alza, ci sgoliamo un'altro calice e torniamo in salone. Marianna va verso la valchiria e le dice: "ho vinto, fuori i soldi! Se non ci credi chiedi ad Andrea". Marianna aveva sognato davvero di masturbarsi davanti a me e la valchiria le aveva promesso 20 euro a sogno realizzato. Confermo tutto, Marianna intasca la scommessa e stappiamo un'altra bottiglia di rosso. Rex rolla un'altra canna e chiede alle ragazze di venire con noi a Civitanova Marche il giorno successivo per assistere al concerto dei Granits all'Aloha Beach Festival. Le girls accettano e quindi Rex chiama gli organizzatori per prenotare altri due posti letto in albergo. Marianna mi prende per mano e mi porta in balcone per fumare una sigaretta. Ci appoggiamo al balcone, mi ficca la mano nelle mutande e dice: "lo sai che domani sto coso te lo riduco in poltiglia?". Me lo tira fuori, inizia a smanettarlo, si mette in ginocchio e per poco meno di un minuto me lo succhia lentamente, fino in fondo. "Questo è un assaggino, domani giuro che te lo divoro!". Rientriamo in sala, ci beviamo l'ultimo calice e salutiamo le ragazze. Rex mi accompagna a casa e prima di dormire mi faccio una sega pensando a Marianna che mi ingoia il cazzo mentre soffoca in bestemmie.
CAP 2:
CITANÓ
Il giorno dopo Rex mi passa a prendere verso le 11 del mattino. Scendo tumefatto, orfano del linguaggio ma vestito bene. La valchiria mi invita a sedermi sul sedile posteriore dove c'è Marianna in minigonna, flip flops e occhi in cui puoi sfogliare tutti i manoscritti osceni provenienti dai peggiori bordelli della Mesopotamia. Ha usato una quantità tale di fondotinta che le sue gote sono canyons che promettono oasi di siccità nella desertificazione. Durante le due ore di viaggio ha provato a baciarmi svariate volte ma son riuscito a divincolarmi con la scusa del mal di macchina e dei postumi da sbronza. Arriviamo a Civitanova, saliamo in albergo e Marianna mi trascina immediatamente in stanza. Si butta a bomba sul letto e dopo essersi messa di fianco noto che ha dei bellissimi piedini smaltati di nero adagiati all'interno delle sue flip flops rosa. Vengo sopraffatto dal cogito della cappella che senza sforzo alcuno istruisce i miei neuroni in preda a dei postumi Neandertaliani fomentando un'erezione indescrivibile. Mi lancio sul letto, iniziamo a pomiciare, mi afferra l'uccello alla base e stringendolo forte esclama: "senti che bel cazzo! che marmo! Porca troia quant'è duro!". Inizia a menarmelo ma dopo qualche secondo si gira dall'altra parte sprigionando urla orgasmiche accompagnate da cazzotti sul muro. Si toglie la gonna, poi le mutande, mi afferra una mano e se la mette nella fica. Inizio pian piano a sditalinarla, accellero gradualmente e infine la uncino a tre dita spingendole fino al limite. Il suo ficone strabordava come la moka di un ciclope lasciata troppo tempo sui fornelli a fiamma alta. Marianna inizia a rotolare in spasmi fino a cadere giù dal letto e quando si rialza dice: "stanotte mi devi sfondare a morte! Ora però andiamo in spiaggia". Rex bussa alla porta e mi dice che gli altri due ci stanno aspettando al locale per il soundcheck. Usciamo dall'albergo e in pochi minuti siamo già all'Aloha Beach con una birra in mano.
CAP 3:
ALOHA BEACH
Salutiamo Matt e Simo che nel frattempo avevano già posizionato sul palco l'ampli del basso e la batteria. Rex acchitta le sue cose, collega i pedali e nel frattempo rolla una canna d'erba che ci andiamo a fumare su uno dei tavoli dello stabilimento balneare. Fortunatamente Marianna e la valchiria han deciso di farsi un giro in centro. Matt propone un altro round di birrette e non vedendo girare camerieri decido di alzare il culo per andarle ad ordinarle al bancone. Entro e dietro la cassa c'è una ragazza girata di spalle che sta allestendo la pila dei menù. Dall'altra parte del locale un suo collega le dice: "Sabrina, c'è un cliente". La ragazza si volta e appena incrocia il mio sguardo si lascia andare in un sorriso capace di annullare ogni postumo. Non riesco a parlare perché in un nanosecondo il sangue ha raggiunto il punto di estrema ebollizione inebriandomi di un ritardo cognitivo senza precedenti. La situazione peggiora ulteriormente nell'istante in cui apre bocca e con un provocante accento poderosamente marchigiano mi fa: "sei della band, vero? Vi faccio altre 4 birre?".
Annuisco accennando un sorriso talmente ebete che lei scoppia a ridere e dopo essersi scusata mi dice: "dammi due minuti e ve le porto al tavolo". Torno al tavolo, mi siedo e i ragazzi, vedendomi stravolto, mi chiedono se è tutto ok. Gli dico che sta per arrivare la cosa più simile all'attacco giapponese a Pearl Harbor con 4 birre. Nell'attesa mi accendo una sigaretta e chiedo a Simo di fare a cambio di posto perché tutto vorrei eccetto accoglierla di spalle. Esce dalla porta d'ingresso e mentre cammina verso il nostro tavolo riesco ad ammirarla per intero; infradito di classe a tema floreale alcova di piedini smalto viola scolpiti da un libeccio di antimateria e un cortissimo pareo bianco che passo dopo passo decantava due carnose cosce pallor di luna in dormiveglia. Capelli lunghi fino alle spalle color castagna con una frangetta scalata che faceva capolino a due occhi egizi dipinti di aureo limo. Labbra lucenti e carnose, giaciglio per febbricitanti poeti maledetti in overdose da laudano. Ci saluta, distribuisce le birre e si presenta dicendo: "ragazzi io sono Sabrina e per qualsiasi cosa sono a vostra disposizione. Dato che suonate potete disporre dell'open bar e decidere se cenare prima o dopo il live". Rex ringrazia a nome di tutti, poi, voltandosi verso di me le dice: "Lui è Tocci...cioè Andrea, il nostro cantante. È timido e strafatto ma ci ha appena detto che sei la cosa che più si avvicina all'attacco giapponese a Pearl Harbor. Mesà che je piaci". Sabrina abbassa lo sguardo, accenna un timido sorriso poi afferra il vassoio e coprendosi il viso dice: "si, si, come no...li conosco i musicisti...". Se ne va ma prima di rientrare nel locale mi trafigge con un'occhiatina talmente provocante che mi fa andare la birra di traverso. Gli altri tre convengono sul fatto che Sabrina è semplicemente scopabile. Matt in particolare inizia a dire robe tipo "non fa al caso tuo", "lasciala perdere", "se stasera te la scopi poi non te la smolli più" e cosí via...
Arriva il fonico, saliamo sul palco e in mezz'ora facciamo il soundcheck. Nel frattempo l'Aloha Beach si era riempita di gente e Sabrina correva tra i tavoli per portare drinks e cibo ai clienti. Entro per andare in bagno e mentre esco me la ritrovo davanti allo specchio intenta a truccarsi gli occhi con la matita nera. Ne approfitto e le chiedo se me ne mette un po pure a me. "Ti dice culo che ho appena finito il turno...io te la metto ma tu non frignare". Ultimato il trucco, ripone la matita nella borsetta ed esclama: "io stasera dovevo andare a cena in centro con delle mie amiche ma sono curiosa di sentirvi suonare e quindi rimango qui". Usciamo insieme dal locale con due birre e ci andiamo a sedere sul tavolo più vicino alla spiaggia. Dopo qualche secondo di imbarazzante silenzio inizia a parlare di sé dicendo che frequenta l'ultimo anno di Chimica all'università di Ancona, che è italo-greca e le piace dipingere. Il suo forte accento marchigiano mi manda fuori di testa e vorrei che non smettesse più di parlare. È talmente bella che se mi chiedesse di accompagnarla attraverso il freddo ed insensibile cosmo col solo scopo di liberare la galassia di Andromeda dalle catene ce la porterei in spalla. Quando accavalla le cosce e si aggiusta il pareo la spuma marina si insinua all'interno delle morte conchiglie restituendo loro vita nuova.
CAP 4 - SALMO 23
Suoniamo intorno alle 22.30 e per tutta la durata del live Sabrina ci portava dei drink sul palco appena notava che li stavamo per finire. Scesi dal palco, ordiniamo un paio di caraffe di vodka-tonic e ci godiamo l'esibizione dell'altra band. Sabrina compare con una terza caraffa e mi invita a berla insieme a lei in spiaggia. Mi prende sottobraccio e dice: "ti da noia camminare? conosco un posto molto carino e appartato a 2 km da qui". Nell'esatto istante in cui si toglie le flip flops per camminare sulla sabbia, pure Orione si slaccia la cintura lasciando trasudare l'infinita e incomprensibile luce del firmamento che si tramuta in suoni che solo gli amanti e gli asparagi possono udire. Durante il tragitto Sabrina mi parla della sua vita, dei traguardi che vuole raggiungere e di un suo ex maschio-alfa rugbista che la trattava come un trofeo da esibire durante le cene della squadra. La spiaggia finisce e ci intrufoliamo all'interno di un lungo cunicolo che ci scaraventa in una minuscola spiaggia privata protetta da una fitta vegetazione da cui filtrano katane lunari d'un argento spiazzante. Non siamo soli; c'è una coppia sulla 70ina che appena ci vede arrivare sbraccia animatamente per invitarci a sedere accanto al loro falò. Maarten e Patricia, da Utrecht; entrambi su di giri per aver ingerito della psilocibina. Si scusano con una certa classe per essersi mangiati tutti i funghetti ma noi gli offriamo del vodka-tonic e un po di erba. Sono entrambi calvi, scavati e quel tagliente argento lunare unito al mutevole cromatismo del fuoco dona loro l'osanna sfibrata ed eterea di un purgatorio solenne. Maarten e Patricia hanno un cancro terminale. Si sono conosciuti durante una seduta di chemio in cui si son trovati l'uno accanto all'altra e dopo qualche mese han deciso di fare il giro del mondo insieme. "Quando ci han comunicato che eravamo spacciati", dice Patricia, "sto scemo mi ha proposto di delapidare tutti i nostri soldi per girare il mondo. Siamo entrambi soli, senza figli o altri legami. E poi Maarten è un pilota di boeing in pensione, figurati!". Sono degli esseri deliziosi, eleganti, magnetici e senza freni. A un certo punto Maarten esclama: "stiamo giocando a nascondino con l'inesorabile...la Morte è una bambina annoiata che si prende cura dei condannati che osano sfidarla con gentilezza e garbo". Poi Patricia aggiunge: "sapete che Maarten adora farsi mettere tre dita nel culo?". Esplodiamo tutti in una fragorosa risata e dopo una mezz'ora passata a raccontarci aneddoti a dir poco incredibili, i due decidono che è ora di andare. Gli chiedo se necessitano il mio aiuto per trasportare le loro cose ma mi indicano una piccola barca che stava a pochi metri dalla riva e che fino a quel momento non avevo notato. Patricia mi dice: "tranquillo noi torniamo co sta bagnarola. Siamo ospiti di amici in uno yatch che sta a poche miglia da qui. Poi con tre dita in culo vedrai come rema il ragazzone!". Maarten spinge la barca in mare, montano e quando sono a largo Patricia inizia a cantare "Last Goodbye" di Jeff Buckley. Giuro. Sabrina riempie altri due bicchieri di vodka-tonic, viene a sedersi accanto a me e dice: "devo confessarti una roba: io stasera sarei dovuta andare in centro con le mie amiche per il mio addio al nubilato. Dopodomani mi sposo con la persona che ho scelto ma io so perfettamente perché sono qui, con te, e non desidero essere in nessun altro posto al mondo". Sabrina si toglie il reggiseno sfoggiando un paio di tette gigantesche sudate di brezza levigata da salsedine argentea. Si alza in piedi, toglie il pareo, poi le mutandine e infine gattona verso di me. Mi spoglia e scopiamo ridendo come scemi fino all'alba. Sabrina; la sua vagina caldissima, i suoi piedini perfetti e quel forte accento marchigiano che trovò il suo apice in un "te guschhhtah???" mentre me lo succhiava stuzzicandomi le palle con chiromante eleganza.
Sabrina mi riaccompagna all'albergo intorno alle 7. Salgo in stanza, apro il cassetto del comodino accanto al letto e dentro c'è una bibbia. La spalanco a caso.
Salmo 23: "L'eterno è il mio pastore, nulla mi mancherà".
CAP 1
MARIANNA
Estate 2003. Rex si frequentava con una valchiria ginger di Assisi che una sera ci invita a bere qualcosa a casa sua. In quel periodo, prima di fare qualsiasi cosa, ci fumavamo grosse cime d'erba di altissima qualità accompagnandole con svariati Sambuca-Borghetti. Arriviamo a casa della valchiria già tumefatti. Entriamo e lei aveva già predisposto tutto per la serata; bottiglie di ottimo vino rosso, candele, musica decente e addirittura un'amica da presentarmi che appena entrati si fionda verso di me dicendo "Io sono Marianna, ho sentito tanto parlare di te". Marianna, cazzo; un'orca paffuta figlia della norcineria assisana che trasudava voglia di cazzo e mi fissava col pompino nelle pupille. La valchiria afferra Rex e mentre lo trascina in terrazzo ci dice: "torniamo subito, nel frattempo voi altri due accomodatevi e bevete qualcosa". Marianna mi invita a sedermi sul divano, riempie due calici di vino rosso, ne beve una piccola sorsata poi si alza e inizia a danzare. Ero strafatto e l'erba di Rex aveva la peculiarità di trasformare ogni cosa in un circo di natura grottesco-facinorosa cancellando ogni barlume di razionalità. Marianna indossava degli attillatissimi fuseaux neri e mentre ballava il suo culo sembrava un grosso sacco nero della spazzatura nel quale 50 cuccioli di cane si dimenano per mancanza d'ossigeno. Tracanno il calice, lo ricarico e butto giù a tonfo pure quello. Marianna viene a sedersi accanto a me e pure lei tonfa, ricarica, ritonfa. Finiamo la bottiglia, ne apre un'altra e mi dice: "ti va se questa ce la beviamo di la?". Mi porta nella stanza degli ospiti, versa da bere e mi dice che deve andare in bagno. Torna dopo un paio di minuti in mutande e reggiseno. Si stende sul letto, allarga le gambe, si ficca una mano nelle mutande e inizia a sgrillettarsi la fica pronunciando più e più volte il mio nome mugugnando spasmodicamente altre porcate incomprensibili. "Vai avanti", le dico, "non ti fermare". Marianna si toglie le mutande, si ficca due dita nella fica e dopo pochi secondi viene strillando il nome di Dio invano mentre si catapulta fuori dal letto rotolando come un insaccato in crisi epilettica. Per circa due minuti rimane in posizione fetale tra spasmi, mugugni e bestemmie. Improvvisamente si alza e mentre si riveste dice: "io questa scena l'ho sognata ieri notte dopo aver visto le tue foto su myspace...ho sognato che venivo mentre mi guardavi, te lo giuro!". Marianna cammina sulla sottile linea dell'inscopabilità. È come ritrovarsi a casa ubriaco senza alcol e sigarette; vuoti tutti i fondi delle bottiglie sparse e raccimoli tabacco bruciato dalle sigarette spente. Dopo l'orgasmo sembra la ragazzina che sull'autobus delle medie siede accanto all'autista elemosinando attenzioni con la coda dell'occhio bagnata da una lacrima strozzata. Si alza, ci sgoliamo un'altro calice e torniamo in salone. Marianna va verso la valchiria e le dice: "ho vinto, fuori i soldi! Se non ci credi chiedi ad Andrea". Marianna aveva sognato davvero di masturbarsi davanti a me e la valchiria le aveva promesso 20 euro a sogno realizzato. Confermo tutto, Marianna intasca la scommessa e stappiamo un'altra bottiglia di rosso. Rex rolla un'altra canna e chiede alle ragazze di venire con noi a Civitanova Marche il giorno successivo per assistere al concerto dei Granits all'Aloha Beach Festival. Le girls accettano e quindi Rex chiama gli organizzatori per prenotare altri due posti letto in albergo. Marianna mi prende per mano e mi porta in balcone per fumare una sigaretta. Ci appoggiamo al balcone, mi ficca la mano nelle mutande e dice: "lo sai che domani sto coso te lo riduco in poltiglia?". Me lo tira fuori, inizia a smanettarlo, si mette in ginocchio e per poco meno di un minuto me lo succhia lentamente, fino in fondo. "Questo è un assaggino, domani giuro che te lo divoro!". Rientriamo in sala, ci beviamo l'ultimo calice e salutiamo le ragazze. Rex mi accompagna a casa e prima di dormire mi faccio una sega pensando a Marianna che mi ingoia il cazzo mentre soffoca in bestemmie.
CAP 2:
CITANÓ
Il giorno dopo Rex mi passa a prendere verso le 11 del mattino. Scendo tumefatto, orfano del linguaggio ma vestito bene. La valchiria mi invita a sedermi sul sedile posteriore dove c'è Marianna in minigonna, flip flops e occhi in cui puoi sfogliare tutti i manoscritti osceni provenienti dai peggiori bordelli della Mesopotamia. Ha usato una quantità tale di fondotinta che le sue gote sono canyons che promettono oasi di siccità nella desertificazione. Durante le due ore di viaggio ha provato a baciarmi svariate volte ma son riuscito a divincolarmi con la scusa del mal di macchina e dei postumi da sbronza. Arriviamo a Civitanova, saliamo in albergo e Marianna mi trascina immediatamente in stanza. Si butta a bomba sul letto e dopo essersi messa di fianco noto che ha dei bellissimi piedini smaltati di nero adagiati all'interno delle sue flip flops rosa. Vengo sopraffatto dal cogito della cappella che senza sforzo alcuno istruisce i miei neuroni in preda a dei postumi Neandertaliani fomentando un'erezione indescrivibile. Mi lancio sul letto, iniziamo a pomiciare, mi afferra l'uccello alla base e stringendolo forte esclama: "senti che bel cazzo! che marmo! Porca troia quant'è duro!". Inizia a menarmelo ma dopo qualche secondo si gira dall'altra parte sprigionando urla orgasmiche accompagnate da cazzotti sul muro. Si toglie la gonna, poi le mutande, mi afferra una mano e se la mette nella fica. Inizio pian piano a sditalinarla, accellero gradualmente e infine la uncino a tre dita spingendole fino al limite. Il suo ficone strabordava come la moka di un ciclope lasciata troppo tempo sui fornelli a fiamma alta. Marianna inizia a rotolare in spasmi fino a cadere giù dal letto e quando si rialza dice: "stanotte mi devi sfondare a morte! Ora però andiamo in spiaggia". Rex bussa alla porta e mi dice che gli altri due ci stanno aspettando al locale per il soundcheck. Usciamo dall'albergo e in pochi minuti siamo già all'Aloha Beach con una birra in mano.
CAP 3:
ALOHA BEACH
Salutiamo Matt e Simo che nel frattempo avevano già posizionato sul palco l'ampli del basso e la batteria. Rex acchitta le sue cose, collega i pedali e nel frattempo rolla una canna d'erba che ci andiamo a fumare su uno dei tavoli dello stabilimento balneare. Fortunatamente Marianna e la valchiria han deciso di farsi un giro in centro. Matt propone un altro round di birrette e non vedendo girare camerieri decido di alzare il culo per andarle ad ordinarle al bancone. Entro e dietro la cassa c'è una ragazza girata di spalle che sta allestendo la pila dei menù. Dall'altra parte del locale un suo collega le dice: "Sabrina, c'è un cliente". La ragazza si volta e appena incrocia il mio sguardo si lascia andare in un sorriso capace di annullare ogni postumo. Non riesco a parlare perché in un nanosecondo il sangue ha raggiunto il punto di estrema ebollizione inebriandomi di un ritardo cognitivo senza precedenti. La situazione peggiora ulteriormente nell'istante in cui apre bocca e con un provocante accento poderosamente marchigiano mi fa: "sei della band, vero? Vi faccio altre 4 birre?".
Annuisco accennando un sorriso talmente ebete che lei scoppia a ridere e dopo essersi scusata mi dice: "dammi due minuti e ve le porto al tavolo". Torno al tavolo, mi siedo e i ragazzi, vedendomi stravolto, mi chiedono se è tutto ok. Gli dico che sta per arrivare la cosa più simile all'attacco giapponese a Pearl Harbor con 4 birre. Nell'attesa mi accendo una sigaretta e chiedo a Simo di fare a cambio di posto perché tutto vorrei eccetto accoglierla di spalle. Esce dalla porta d'ingresso e mentre cammina verso il nostro tavolo riesco ad ammirarla per intero; infradito di classe a tema floreale alcova di piedini smalto viola scolpiti da un libeccio di antimateria e un cortissimo pareo bianco che passo dopo passo decantava due carnose cosce pallor di luna in dormiveglia. Capelli lunghi fino alle spalle color castagna con una frangetta scalata che faceva capolino a due occhi egizi dipinti di aureo limo. Labbra lucenti e carnose, giaciglio per febbricitanti poeti maledetti in overdose da laudano. Ci saluta, distribuisce le birre e si presenta dicendo: "ragazzi io sono Sabrina e per qualsiasi cosa sono a vostra disposizione. Dato che suonate potete disporre dell'open bar e decidere se cenare prima o dopo il live". Rex ringrazia a nome di tutti, poi, voltandosi verso di me le dice: "Lui è Tocci...cioè Andrea, il nostro cantante. È timido e strafatto ma ci ha appena detto che sei la cosa che più si avvicina all'attacco giapponese a Pearl Harbor. Mesà che je piaci". Sabrina abbassa lo sguardo, accenna un timido sorriso poi afferra il vassoio e coprendosi il viso dice: "si, si, come no...li conosco i musicisti...". Se ne va ma prima di rientrare nel locale mi trafigge con un'occhiatina talmente provocante che mi fa andare la birra di traverso. Gli altri tre convengono sul fatto che Sabrina è semplicemente scopabile. Matt in particolare inizia a dire robe tipo "non fa al caso tuo", "lasciala perdere", "se stasera te la scopi poi non te la smolli più" e cosí via...
Arriva il fonico, saliamo sul palco e in mezz'ora facciamo il soundcheck. Nel frattempo l'Aloha Beach si era riempita di gente e Sabrina correva tra i tavoli per portare drinks e cibo ai clienti. Entro per andare in bagno e mentre esco me la ritrovo davanti allo specchio intenta a truccarsi gli occhi con la matita nera. Ne approfitto e le chiedo se me ne mette un po pure a me. "Ti dice culo che ho appena finito il turno...io te la metto ma tu non frignare". Ultimato il trucco, ripone la matita nella borsetta ed esclama: "io stasera dovevo andare a cena in centro con delle mie amiche ma sono curiosa di sentirvi suonare e quindi rimango qui". Usciamo insieme dal locale con due birre e ci andiamo a sedere sul tavolo più vicino alla spiaggia. Dopo qualche secondo di imbarazzante silenzio inizia a parlare di sé dicendo che frequenta l'ultimo anno di Chimica all'università di Ancona, che è italo-greca e le piace dipingere. Il suo forte accento marchigiano mi manda fuori di testa e vorrei che non smettesse più di parlare. È talmente bella che se mi chiedesse di accompagnarla attraverso il freddo ed insensibile cosmo col solo scopo di liberare la galassia di Andromeda dalle catene ce la porterei in spalla. Quando accavalla le cosce e si aggiusta il pareo la spuma marina si insinua all'interno delle morte conchiglie restituendo loro vita nuova.
CAP 4 - SALMO 23
Suoniamo intorno alle 22.30 e per tutta la durata del live Sabrina ci portava dei drink sul palco appena notava che li stavamo per finire. Scesi dal palco, ordiniamo un paio di caraffe di vodka-tonic e ci godiamo l'esibizione dell'altra band. Sabrina compare con una terza caraffa e mi invita a berla insieme a lei in spiaggia. Mi prende sottobraccio e dice: "ti da noia camminare? conosco un posto molto carino e appartato a 2 km da qui". Nell'esatto istante in cui si toglie le flip flops per camminare sulla sabbia, pure Orione si slaccia la cintura lasciando trasudare l'infinita e incomprensibile luce del firmamento che si tramuta in suoni che solo gli amanti e gli asparagi possono udire. Durante il tragitto Sabrina mi parla della sua vita, dei traguardi che vuole raggiungere e di un suo ex maschio-alfa rugbista che la trattava come un trofeo da esibire durante le cene della squadra. La spiaggia finisce e ci intrufoliamo all'interno di un lungo cunicolo che ci scaraventa in una minuscola spiaggia privata protetta da una fitta vegetazione da cui filtrano katane lunari d'un argento spiazzante. Non siamo soli; c'è una coppia sulla 70ina che appena ci vede arrivare sbraccia animatamente per invitarci a sedere accanto al loro falò. Maarten e Patricia, da Utrecht; entrambi su di giri per aver ingerito della psilocibina. Si scusano con una certa classe per essersi mangiati tutti i funghetti ma noi gli offriamo del vodka-tonic e un po di erba. Sono entrambi calvi, scavati e quel tagliente argento lunare unito al mutevole cromatismo del fuoco dona loro l'osanna sfibrata ed eterea di un purgatorio solenne. Maarten e Patricia hanno un cancro terminale. Si sono conosciuti durante una seduta di chemio in cui si son trovati l'uno accanto all'altra e dopo qualche mese han deciso di fare il giro del mondo insieme. "Quando ci han comunicato che eravamo spacciati", dice Patricia, "sto scemo mi ha proposto di delapidare tutti i nostri soldi per girare il mondo. Siamo entrambi soli, senza figli o altri legami. E poi Maarten è un pilota di boeing in pensione, figurati!". Sono degli esseri deliziosi, eleganti, magnetici e senza freni. A un certo punto Maarten esclama: "stiamo giocando a nascondino con l'inesorabile...la Morte è una bambina annoiata che si prende cura dei condannati che osano sfidarla con gentilezza e garbo". Poi Patricia aggiunge: "sapete che Maarten adora farsi mettere tre dita nel culo?". Esplodiamo tutti in una fragorosa risata e dopo una mezz'ora passata a raccontarci aneddoti a dir poco incredibili, i due decidono che è ora di andare. Gli chiedo se necessitano il mio aiuto per trasportare le loro cose ma mi indicano una piccola barca che stava a pochi metri dalla riva e che fino a quel momento non avevo notato. Patricia mi dice: "tranquillo noi torniamo co sta bagnarola. Siamo ospiti di amici in uno yatch che sta a poche miglia da qui. Poi con tre dita in culo vedrai come rema il ragazzone!". Maarten spinge la barca in mare, montano e quando sono a largo Patricia inizia a cantare "Last Goodbye" di Jeff Buckley. Giuro. Sabrina riempie altri due bicchieri di vodka-tonic, viene a sedersi accanto a me e dice: "devo confessarti una roba: io stasera sarei dovuta andare in centro con le mie amiche per il mio addio al nubilato. Dopodomani mi sposo con la persona che ho scelto ma io so perfettamente perché sono qui, con te, e non desidero essere in nessun altro posto al mondo". Sabrina si toglie il reggiseno sfoggiando un paio di tette gigantesche sudate di brezza levigata da salsedine argentea. Si alza in piedi, toglie il pareo, poi le mutandine e infine gattona verso di me. Mi spoglia e scopiamo ridendo come scemi fino all'alba. Sabrina; la sua vagina caldissima, i suoi piedini perfetti e quel forte accento marchigiano che trovò il suo apice in un "te guschhhtah???" mentre me lo succhiava stuzzicandomi le palle con chiromante eleganza.
Sabrina mi riaccompagna all'albergo intorno alle 7. Salgo in stanza, apro il cassetto del comodino accanto al letto e dentro c'è una bibbia. La spalanco a caso.
Salmo 23: "L'eterno è il mio pastore, nulla mi mancherà".
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7.6
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Commenti dei lettori al racconto erotico