Viktoria e Jessica 2

di
genere
saffico

Sono lì, sorseggiando il mio drink, quando la porta del bar si apre.
Lei entra. Jessica.
Non è la receptionist formale che ho visto oggi. È qualcos’altro.
Un body nero aderente, pantaloni a vita alta che esaltano ogni curva, tacchi che scandiscono la sua camminata sicura. I suoi capelli ricci ondeggiano con grazia, gli occhi brillano sotto la luce soffusa.

Non posso fare a meno di notarla.

Si avvicina al bancone, si siede accanto a me senza fretta, ma con quella calma che sa di controllo.
Mi sorride.
C’è qualcosa in quel sorriso che mi fa capire che sta già giocando. Solo che io ancora non so le regole.

«Cosa bevi?» chiede, con la sua voce morbida e sicura. «Un altro gin tonic?»

«Dovrò pur sempre divertirmi in vacanza» rispondo, cercando di sembrare leggera, ma è difficile.
Le nostre gambe si sfiorano.
Il suo sguardo non mi lascia.

La conversazione comincia leggera, ma intorno a noi il mondo si annulla.
Ogni sua parola scivola sulla mia pelle come un invito.
È lei a guidare il ritmo, ad avvicinarsi ogni volta un po’ di più.
E io ci casco, ci entro, ci nuoto.

«Ho visto che tu e il tuo amante vi state divertendo,» dice con un mezzo sorriso, mentre la sua mano scivola sotto il bancone e mi accarezza la coscia.
Sarà l’alcol, ma le gambe mi si scaldano all’istante.

«Non è il mio amante, è il mio ragazzo» rispondo, anche se so bene che vuole solo provocare.

«E adesso dov’è?» chiede, mentre la sua mano non si sposta. Anzi, sale.

«A ballare con qualche puttana, suppongo» mormoro, appoggiando la mia mano sopra la sua, facendole capire che del suo destino mi importa zero.

«E tu cosa farai? Lo aspetti nervosa tra le coperte?»
Ride. Le sue dita si muovono in posti che mi fanno perdere il fiato.

Le nostre teste sono ancora lontane, ma gli sguardi sono vicinissimi.
Il mio corpo brucia e lei lo sa.
I miei capezzoli fanno male e lei lo sa.
Le mie labbra chiedono ciò che solo lei può darmi, e il whisky non aiuta.
Jessica vuole farmi aspettare, lo sento.
Mi sta dominando. E io non posso evitarlo.

«No. In realtà avevo in mente qualcosa di molto più divertente. E tu sei compresa.»
Scendo dallo sgabello, perdendo quel contatto che mi bruciava sulle cosce.

«E chi ti dice che ho voglia di giocare?»
Mi prende il polso e mi attira a sé.
Il mio respiro si spezza, mi esce un gemito che lei coglie subito. Sorrido appena.

Mi avvicino al suo orecchio.
«La mia vagina colante chiede di essere asciugata. E solo una persona, in questa stanza, può risolvere il problema.»

I suoi occhi si accendono. Scende dalla sedia, è davanti a me.
Dieci anni di differenza. Si vede, anche nell’altezza.
Sembro una bambola in confronto.
E mi piace.

«Andiamo?»

E io la seguo.
Senza domande.
Perché so già che niente, stanotte, sarà lasciato al caso.

Ci dirigiamo verso l’ascensore e neanche il tempo che si chiudono le porte le sue labbra sono nelle mie. Sono calde, bagnate e grosse. Il bacio è frenetico e bisognoso, non baciavo così da anni e infatti le mie parti intime si mollano ancora di più facendo scappare un gemito tra le sue labbra, che lei sembra apprezzare. Quando sentiamo il tintinnio dell’ascensore ci stacchiamo in un attimo e una signora di mezza età entra con alle mani un cane.

Il silenzio è imbarazzante, ma in un attimo siamo al piano 5 ed entriamo nella mia stanza.

“Hai tutto il rossetto sbaffato” mi dice Jessica mentre siamo di fronte la porta.
“Credo che abbia capito c’ho che è successo là dentro” me la rido mettendo le mani intorno al suo collo.

“Si lo credo anch’io” mormora, affondando le mani sul mio sedere con decisione.
Il suo sguardo si fa bruciante, predatorio.
Poi torna a baciarmi — questa volta con una fame che non lascia spazio a dubbi.
Le sue dita stringono i miei glutei con una forza famelica, come se volesse marchiare ogni centimetro della mia pelle.

“Mh” ansimo tra le sue labbra quando mi sbatte contro il muro.
Le nostre lingue giocano cercandosi, con una mossa veloce mi porta in braccio leccandomi tutte le labbra e il bacio diventa così intenso che la saliva cola tra le nostre labbra.

“Mhh” ansimo muovendo i fianchi contro di lei.
La voglio tutta. Ogni suo piccolo respiro mi deve entrare nelle labbra e tra i pantaloncini che a poco a poco sento ingombranti, ma continuo a muovere i fianchi facendole immaginare scenari su scenari.

“Ti voglio” sussurro baciandole il collo, così lei ormai ubriaca di me, mi butta nel letto e mi leva pantaloncini e mutande cominciando a giocare con i miei capezzoli sopra il tessuto del top, li morde con foga e li lecca come se fossero gelato.

“Mhh così” gemo aprendo di più le gambe invitandola e continuare. Lei come risposta mi alza il top e cominciò ad accarezzarmi il clitoride duro e voglioso.

“Sii” mi mordo il labbro sentendo la voglia che sale.
La sua bocca prende a succhiarmi i capezzoli turgidi e le sue dita in un attimo entrano dentro la mia fica bagnata e comincia a muoverli prima piano poi sempre più veloce. Il corpo è pieno di calore e gli unici suoni che sento sono le sue dita che si muovono e i miei versi di piacere.

“Ahh sii” è bravissima, sa dove darmi piacere e dove toccarmi e in un attimo le due dita si sono trasformate in una lingua calda e vogliosa.
Mi lecca con voglia e ci sputa sopra quando deve poi ci rimette le dita dentro e lecca continuando a muovere le dita.

“Oddio sii” ansimo cominciando a tremare.

“Vengo mhh continuaa” le dita vanno sempre più veloci e in un attimo mi morde il clitoride facendomi esplodere in un bellissimo orgasmo.

Jessica, con una lentezza quasi crudele, completa il suo lavoro assaporando ogni mio respiro, ogni fremito. Quando si sdraia accanto a me, il suo bacio è l’ultima scintilla che mi scuote. Mi fa assaggiare me stessa sulle sue labbra, e io non mi tiro indietro.

“È stato bellissimo” le dico a bassa voce, accarezzandole il viso ancora caldo.

Lei sorride, sicura e fiera, “Non lascio mai una donna insoddisfatta” scherza, alzandosi pronta per uscire.

Ma non posso lasciarla andare così.

“Finisce qui?” le chiedo, raggiungendola e salendo a cavalcioni su di lei con lentezza, fermandola. Io completamente nuda, lei ancora vestita “Non vuoi divertirti ancora un po’? Tu non hai avuto niente come ringraziamento.”

Jessica mi guarda con quel suo mezzo sorriso che sa di promessa. Le sue mani trovano i miei fianchi, ma la voce è ferma, decisa:
“Avrò il mio ringraziamento. Ma non stanotte.”
Mi avvicina le labbra all’orecchio. “Domani ti farò divertire come si deve, ma ora devi riposarti.”

La sua calma mi accende ancora di più. La bacio con foga, affamata. Le labbra scivolano al collo, e nel frattempo muovo lentamente i miei fianchi contro il suo corpo, nuda, insistente. Lei geme appena, mordendosi il labbro.

“Sei un piccolo diavoletto” sussurra trattenendo a fatica un sorriso, “proprio come stamattina, in quel bikini minuscolo, con tutti quegli occhi addosso”

Scoppio a ridere, baciandole di nuovo il collo, stavolta più lentamente.
“Non smetterò di provocarti finché non me ne andrò da questo hotel” le sussurro.

Lei chiude gli occhi un secondo, stringendomi con forza, e poi lascia andare un respiro pesante.

“Allora sarà una lunga settimana”

Poi mi lascia scendere dalle sue gambe con un ultimo, lento bacio sulle labbra. Uno di quelli che lasciano il segno.

Si volta e e senza aggiungere altro apre la porta. Prima di uscire, mi lancia un ultimo sguardo carico di promesse. Poi la chiude dietro di sé.

Resto immobile per un momento, nuda e accaldata, mentre il silenzio torna a riempire la stanza. Le sue mani, la sua lingua, il suo odore… tutto ancora su di me.

E con il corpo ancora in fiamme, mi butto tra le lenzuola. La voglia non è sparita, anzi. Accarezzo il mio vibratore sul comodino, mordendomi il labbro.

Stanotte sognerò ancora Jessica.
E le sue mani.
scritto il
2025-05-24
1 . 4 K
visite
1 6
voti
valutazione
6.7
il tuo voto
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.