La storia di Marta e dell'isola (3)
di
johncoltrane
genere
confessioni
Riassunto delle puntate precedenti: su un isola della grecia procede la relazione a tre fra me, mia moglie Marta e un mio amico d'infanzia, Luca. Ad un certo punto al nostro terzetto aggreghiamo Kurt, un ragazzo inglese che viaggia da solo, è vergine e ha tendenze autodistruttive.
Kurt tornò dopo le dieci. Aveva bevuto di nuovo e iniziammo a capire che poteva rappresentare un problema, per lui. Comunque, invece di metterlo a letto lo tenemmo alzato e gli chiedemmo di suonare la chitarra.
Fece dei vecchi pezzi inglesi, sorprendendoci. Beatles, soprattutto. Poi fece anche All apologies dei Nirvana e sembrava veramente Cobain redivivo, solo ancora più magro.
Quindi andammo a letto, e Luca gli disse che se voleva poteva dormire con lui in camera, oppure restare sul divano. Optò per il divano.
Essere al centro dell’attenzione di due uomini, tre con me, stava erotizzando Marta moltissimo. La capivo. O meglio, cercavo di mettermi nei suoi panni perché a me non era mai successo, e chissà se sarebbe accaduto, mi chiedevo.
Al risveglio, al mattino, siamo rimasti a lungo abbracciati. A mia volta ero sempre molto eccitato, ma resistevo al desiderio di prenderla. Lei rimase a lungo stretta a me, una mia gamba fra le sue.
Quindi, iniziammo una nuova giornata, che presagivo sarebbe stata impegnativa.
Al tavolo della colazione, Luca prese subito l’iniziativa, circondando mia moglie di attenzioni. Rimase in piedi dietro di lei, mentre Marta imburrava delle fette biscottate, accarezzandole il collo e le spalle. Secondo me lo faceva per trasmettere qualche messaggio al ragazzo.
Continuò ad accarezzare Marta in terrazza, dove lei si era sistemata con il libro. Questa volta si prese cura dei suoi piedi, accarezzandoli e baciandoli davanti a noi. Poi le mise lo smalto sulle unghie, color madreperla, con pazienza, una a una. Lei sembrava gradire. Kurt, seduto un po’ in disparte, provava degli arpeggi.
Rimanemmo a cazzeggiare a casa fino al tardo pomeriggio, sempre assieme, ma dedicandoci ognuno alle proprie cose. Io terminai di correggere delle bozze e le spedii in Italia. Kurt si mise a prendere il sole. Luca appese un’amaca fra il muro esterno della casa e un olivo del piccolo giardino. Ci si sdraiò dentro assieme a Marta, e rimasero lì, stretti assieme, il quel bozzolo di cotone, per buona parte del pomeriggio, a dondolarsi, ridacchiare, giocare.
Alle 6 scendemmo con un lungo giro attraverso le montagne alla spiaggia dell’altro giorno. C’era una famiglia, ma se ne stavano andando quando arrivammo noi con i nostri asciugamani e una borsa frigo piena di birre.
Si era alzato il vento. Ci spogliammo e Marta, in due pezzi bianco, venne messa come immaginavo in mezzo ai suoi due amanti. Gli occhiali scuri le nascondevano gli occhi e parte del viso.
Luca le si sdraiò accanto. Kurt se ne stava seduto sul lato opposto di mia moglie, abbracciandosi le ginocchia, e lui lo invitò. – Dai, vieni giù.
Il ragazzo faceva il sostenuto, ma poi cedette e si sdraiò, prima sui gomiti, poi su un fianco, appiccicato a Marta.
Prudentemente, mise una mano sulla pancia di Marta, sopra lo slip del costume. Luca glie la prese e la portò sul seno. Lui poi si mise ad accarezzare l’altro, attraverso la stoffa. Entrambi iniziarono a baciarla sulle guance, sul collo, sui lobi delle orecchie. I capezzoli di Marta spingevano contro il tessuto del costume.
Guardandola, così, senza partecipare, l’ho vista come una specie di dea della fertilità (anche se non aveva avuto figli), oppure del sesso.
Luca disse: - Oggi Kurt perderà la sua verginità. Sei d’accordo?
La domanda era rivolta a Marta, che fino a quel momento era rimasta passiva.
- Non pensi che anche lui dovrebbe dire la sua?
- Lui sicuramente lo desidera. Vero?
Il ragazzo, che stava continuando ad accarezzare il seno di Marta attraverso il costume, rimase un bel po’ in silenzio. Poi, disse flebilmente: - Sì.
- Hai sentito?
- Ho sentito. Con chi farebbe questa cosa? – ha ridacchiato, cercando di fare la spiritosa.
Ma Luca le ha risposto seriamente: - Con te perché sei la più brava maestra.
- Ah. Grazie.
- Però, per prima cosa deve conoscerla bene. Quindi, prima deve imparare a leccartela.
- Non ti vergogni?
- No. Sei d’accordo che prima dovresti conoscerla bene, e la maniera migliore per farlo è leccarla?
Kurt lasciò attendere ancora un po’ la sua risposta. Poi disse, sempre a voce molto bassa: - Sì.
A questo punto Luca sfilò lo slip di Marta e le divaricò bruscamene le cosce con le mani.
Invitò con la testa Kurt ad avvicinarsi. Lui si chinò fra le gambe di Marta, avvicinò la bocca alla sua figa depilata e iniziò. Luca lo guardava da vicino. Gli disse di farlo dal basso verso l’alto e di agganciare il cappuccio del clitoride con la punta della lingua. Lui obbedì. Dopo un po’ gli disse di aiutarsi anche con le mani, di metterle dentro un dito, di piegarlo leggermente, dentro, per stimolare la parete superiore della vagina. I suoi comandi venivano eseguiti puntualmente, mi sembrava. Poi il ragazzo entrò con due dita, questa volta senza che Luca glielo avesse chiesto. A quel punto vidi una coppia scendere giù per il sentiero che dal punto in cui si lasciavano le macchine o le moto portava alla spiaggia. Erano giovani. Rimasero a guardarci un po’ interdetti. Conclusa la breve discesa, si allontanarono verso la parte opposta della spiaggia, ma lui si girò a guardarci un paio di volte.
Marta adesso gemeva. Kurt continuò per un po’ ad entrare e uscire, vedevo le sue dita fradice, Marta colava, si sentiva anche dal rumore, uno sciacquio, forse squirtava addirittura. Il suo respiro di Marta crebbe fino all’acme che ormai conoscevamo. Poi gridò, spingendo contro la mano del ragazzo.
Quando riprese il controllo, girò la testa di lato. Aveva ancora gli occhiali da sole addosso. Era tutta sudata e il viso del ragazzo era lucido dei suoi umori.
- Adesso scopatela – disse Luca.
Kurt si tolse velocemente il costume. Il suo cazzo, lungo e sottile, svettò nell’aria turchina. Fece per coprirla, ma Luca lo fermò.
- Aspetta, non così. Girala.
Il ragazzo lo guardò evidentemente a disagio.
- Girala, guarda, spostati, così.
Afferrò Marta per i fianchi – lei ovviamente aveva sentito tutto – ma prima le tolse gli occhiali. La fece girare alla pecora.
Marta prese la posizione consueta – culo in alto, viso appoggiato a terra con parte del busto – e Luca le slacciò il reggiseno. - Ecco. Montala!
Io mi misi come mi ero abituato a fare in questi casi di fronte a lei, e mi abbassai il costume.
Marta mi guardò, dal basso verso l’alto: - Mi sento una vacca – sospirò.
- Ti dispiace?
- N-no. Oh, cazzo…
Kurt da dietro era riuscito a penetrarla. Iniziò a pompare.
- Piano, piano – gli diceva Luca. Ma nonostante questo venne con una ventina di colpi. In compenso rimase dentro per un minuto buono, gli occhi chiusi.
Poi Luca gli battè sulla spalla, per risvegliarlo dal trance, e lui si tirò indietro, il pene ancora semi-eretto.
Anche Luca si spogliò e si mise dietro a Marta. Ma quando fece colare un po' di saliva sul suo fondoschiena, per raccoglierla con le dita, capii che aveva altre intenzioni.
- No, lì no – si lamentò Marta, provando ad abbassare le ginocchia. Ma Luca la tirò a sé prendendola per i fianchi e facendole riprendere la posizione.
- No, dai, ti prego…
Mi sembrava chiaro che Luca avesse gestito la regia della cosa per togliere ogni residuale elemento di romanticismo dalla prima esperienza del ragazzo. Prima gli aveva fatto montare Marta come se fosse una vacca, come si era definita. Adesso si stava preparando a spaccarle il culo davanti a lui. E a me.
Si inumidì ancora le dita con la saliva e le passò sul buco posteriore di Marta. Di nuovo, si sputò sulla mano e se la sfregò sul cazzo. Quindi lo punto sull’ingresso e spinse, con decisione. Marta urlò. – Ah….pia-no….
Ma una volta entrato lui proseguì senza tante storie. Ordinò a Kurt di accarezzarla davanti. Il ragazzo si mise in ginocchio di fianco a loro, allungò una mano e accarezzò Marta fra le gambe.
Lei spinse istintivamente con bacino verso di Luca per farlo entrare fino in fondo.
- Ah, lo vuoi adesso – disse, colpendola su un gluteo con la mano aperta. Non lo aveva mai fatto, per lo meno non davanti a me. Lo fece altre tre o quattro volte mentre la sodomizzava.
- Cosa sei, adesso? Dillo, dai.
- Sono…
- Cosa? dillo, troia.
- Sono una tro-ia….
- Non ho sentito! – E incalzava con ancora maggior vigore.
- Troia, sono una tro-ia…
Infine lui venne, ruggendo: - Oh, ecco, ti sborro dentro, tieni, ah, tieni….
Poi le diede un ultimo schiaffo e lo tirò fuori, secondo, me un po’ troppo bruscamente.
- Vieni – disse a Kurt. Se lo tirò dietro fino a mare.
Mara risollevò la testa. La faccia era arrossata.
- Come va?
Un leggero sorriso le ingentilì la faccia. – Bene…considerate le circostanze. E tu?
- Bene, considerate le circostanze.
- Ti amo. Vieni qui – mi disse, facendomi avvicinare. Prese il mio cazzo in bocca e iniziò a succhiarlo, con attenzione.
Ma tornarono Luca e Kurt. Senza una parola Luca si abbassò il costume e lasciò partire un fiotto di piscio, sulla sua schiena e il suo culo. Kurt, dopo un attimo di esitazione, fece lo stesso.
Non sapevo come reagire, e soprattutto come avrebbe reagito Marta. Ma lei dopo i primi schizzi si girò e si fece pisciare sui seni, sulle spalle, sulla pancia, persino sulla faccia, tenendo la bocca aperta. Non la smettevano più di lavarla.
Che cosa le passava per la testa? Godeva di essere umiliata, in più di fronte a me, o invece prevaleva un senso di sfida, come a dire: fatemi di tutto, usatemi, io lo reggerò. Quando ebbero finito, lei era ancora inginocchiata davanti a loro, sull’asciugamano intriso di tutti i liquidi possibili, ormai, il piscio che sgocciolava dal suo corpo come l’acqua del mare da quello dei due.
Il pene di Kurt sembrava sul punto di rivitalizzarsi. Lei allungò le braccia, lo afferrò per i glutei e lo portò alla sua in bocca, come aveva fatto col mio poco prima. In pochi secondi glielo fece indurire. Si sdraiò sulla schiena. Era tutta sporca.
Kurt si mise in ginocchio, quindi si sdraiò sopra di lei. Marta lo aiutò ad infilarlo nella vagina, e poi lo abbracciò stretto. Si mosse, spinse. Questa volta durò di più, rispetto a prima. Lei incoraggiava i suoi movimenti, con il bacino, stando però bene attenta che non accelerasse, e in un’occasione io e Luca, che li guardavamo, in piedi, ci accorgemmo che gli aveva sussurrato ad un orecchio: - Piano, vai piano.
Kurt venne in un crescendo di gemiti e sospiri. Lei lo tenne un po’ stretto a sé. Poi lo fece spostare. Si alzò, aveva dello sperma che le colava fra le gambe. Lo prese per mano e fu lei stavolta a portarlo a lavarsi in mare.
(continua)
coltranejohn39@gmail.com
Kurt tornò dopo le dieci. Aveva bevuto di nuovo e iniziammo a capire che poteva rappresentare un problema, per lui. Comunque, invece di metterlo a letto lo tenemmo alzato e gli chiedemmo di suonare la chitarra.
Fece dei vecchi pezzi inglesi, sorprendendoci. Beatles, soprattutto. Poi fece anche All apologies dei Nirvana e sembrava veramente Cobain redivivo, solo ancora più magro.
Quindi andammo a letto, e Luca gli disse che se voleva poteva dormire con lui in camera, oppure restare sul divano. Optò per il divano.
Essere al centro dell’attenzione di due uomini, tre con me, stava erotizzando Marta moltissimo. La capivo. O meglio, cercavo di mettermi nei suoi panni perché a me non era mai successo, e chissà se sarebbe accaduto, mi chiedevo.
Al risveglio, al mattino, siamo rimasti a lungo abbracciati. A mia volta ero sempre molto eccitato, ma resistevo al desiderio di prenderla. Lei rimase a lungo stretta a me, una mia gamba fra le sue.
Quindi, iniziammo una nuova giornata, che presagivo sarebbe stata impegnativa.
Al tavolo della colazione, Luca prese subito l’iniziativa, circondando mia moglie di attenzioni. Rimase in piedi dietro di lei, mentre Marta imburrava delle fette biscottate, accarezzandole il collo e le spalle. Secondo me lo faceva per trasmettere qualche messaggio al ragazzo.
Continuò ad accarezzare Marta in terrazza, dove lei si era sistemata con il libro. Questa volta si prese cura dei suoi piedi, accarezzandoli e baciandoli davanti a noi. Poi le mise lo smalto sulle unghie, color madreperla, con pazienza, una a una. Lei sembrava gradire. Kurt, seduto un po’ in disparte, provava degli arpeggi.
Rimanemmo a cazzeggiare a casa fino al tardo pomeriggio, sempre assieme, ma dedicandoci ognuno alle proprie cose. Io terminai di correggere delle bozze e le spedii in Italia. Kurt si mise a prendere il sole. Luca appese un’amaca fra il muro esterno della casa e un olivo del piccolo giardino. Ci si sdraiò dentro assieme a Marta, e rimasero lì, stretti assieme, il quel bozzolo di cotone, per buona parte del pomeriggio, a dondolarsi, ridacchiare, giocare.
Alle 6 scendemmo con un lungo giro attraverso le montagne alla spiaggia dell’altro giorno. C’era una famiglia, ma se ne stavano andando quando arrivammo noi con i nostri asciugamani e una borsa frigo piena di birre.
Si era alzato il vento. Ci spogliammo e Marta, in due pezzi bianco, venne messa come immaginavo in mezzo ai suoi due amanti. Gli occhiali scuri le nascondevano gli occhi e parte del viso.
Luca le si sdraiò accanto. Kurt se ne stava seduto sul lato opposto di mia moglie, abbracciandosi le ginocchia, e lui lo invitò. – Dai, vieni giù.
Il ragazzo faceva il sostenuto, ma poi cedette e si sdraiò, prima sui gomiti, poi su un fianco, appiccicato a Marta.
Prudentemente, mise una mano sulla pancia di Marta, sopra lo slip del costume. Luca glie la prese e la portò sul seno. Lui poi si mise ad accarezzare l’altro, attraverso la stoffa. Entrambi iniziarono a baciarla sulle guance, sul collo, sui lobi delle orecchie. I capezzoli di Marta spingevano contro il tessuto del costume.
Guardandola, così, senza partecipare, l’ho vista come una specie di dea della fertilità (anche se non aveva avuto figli), oppure del sesso.
Luca disse: - Oggi Kurt perderà la sua verginità. Sei d’accordo?
La domanda era rivolta a Marta, che fino a quel momento era rimasta passiva.
- Non pensi che anche lui dovrebbe dire la sua?
- Lui sicuramente lo desidera. Vero?
Il ragazzo, che stava continuando ad accarezzare il seno di Marta attraverso il costume, rimase un bel po’ in silenzio. Poi, disse flebilmente: - Sì.
- Hai sentito?
- Ho sentito. Con chi farebbe questa cosa? – ha ridacchiato, cercando di fare la spiritosa.
Ma Luca le ha risposto seriamente: - Con te perché sei la più brava maestra.
- Ah. Grazie.
- Però, per prima cosa deve conoscerla bene. Quindi, prima deve imparare a leccartela.
- Non ti vergogni?
- No. Sei d’accordo che prima dovresti conoscerla bene, e la maniera migliore per farlo è leccarla?
Kurt lasciò attendere ancora un po’ la sua risposta. Poi disse, sempre a voce molto bassa: - Sì.
A questo punto Luca sfilò lo slip di Marta e le divaricò bruscamene le cosce con le mani.
Invitò con la testa Kurt ad avvicinarsi. Lui si chinò fra le gambe di Marta, avvicinò la bocca alla sua figa depilata e iniziò. Luca lo guardava da vicino. Gli disse di farlo dal basso verso l’alto e di agganciare il cappuccio del clitoride con la punta della lingua. Lui obbedì. Dopo un po’ gli disse di aiutarsi anche con le mani, di metterle dentro un dito, di piegarlo leggermente, dentro, per stimolare la parete superiore della vagina. I suoi comandi venivano eseguiti puntualmente, mi sembrava. Poi il ragazzo entrò con due dita, questa volta senza che Luca glielo avesse chiesto. A quel punto vidi una coppia scendere giù per il sentiero che dal punto in cui si lasciavano le macchine o le moto portava alla spiaggia. Erano giovani. Rimasero a guardarci un po’ interdetti. Conclusa la breve discesa, si allontanarono verso la parte opposta della spiaggia, ma lui si girò a guardarci un paio di volte.
Marta adesso gemeva. Kurt continuò per un po’ ad entrare e uscire, vedevo le sue dita fradice, Marta colava, si sentiva anche dal rumore, uno sciacquio, forse squirtava addirittura. Il suo respiro di Marta crebbe fino all’acme che ormai conoscevamo. Poi gridò, spingendo contro la mano del ragazzo.
Quando riprese il controllo, girò la testa di lato. Aveva ancora gli occhiali da sole addosso. Era tutta sudata e il viso del ragazzo era lucido dei suoi umori.
- Adesso scopatela – disse Luca.
Kurt si tolse velocemente il costume. Il suo cazzo, lungo e sottile, svettò nell’aria turchina. Fece per coprirla, ma Luca lo fermò.
- Aspetta, non così. Girala.
Il ragazzo lo guardò evidentemente a disagio.
- Girala, guarda, spostati, così.
Afferrò Marta per i fianchi – lei ovviamente aveva sentito tutto – ma prima le tolse gli occhiali. La fece girare alla pecora.
Marta prese la posizione consueta – culo in alto, viso appoggiato a terra con parte del busto – e Luca le slacciò il reggiseno. - Ecco. Montala!
Io mi misi come mi ero abituato a fare in questi casi di fronte a lei, e mi abbassai il costume.
Marta mi guardò, dal basso verso l’alto: - Mi sento una vacca – sospirò.
- Ti dispiace?
- N-no. Oh, cazzo…
Kurt da dietro era riuscito a penetrarla. Iniziò a pompare.
- Piano, piano – gli diceva Luca. Ma nonostante questo venne con una ventina di colpi. In compenso rimase dentro per un minuto buono, gli occhi chiusi.
Poi Luca gli battè sulla spalla, per risvegliarlo dal trance, e lui si tirò indietro, il pene ancora semi-eretto.
Anche Luca si spogliò e si mise dietro a Marta. Ma quando fece colare un po' di saliva sul suo fondoschiena, per raccoglierla con le dita, capii che aveva altre intenzioni.
- No, lì no – si lamentò Marta, provando ad abbassare le ginocchia. Ma Luca la tirò a sé prendendola per i fianchi e facendole riprendere la posizione.
- No, dai, ti prego…
Mi sembrava chiaro che Luca avesse gestito la regia della cosa per togliere ogni residuale elemento di romanticismo dalla prima esperienza del ragazzo. Prima gli aveva fatto montare Marta come se fosse una vacca, come si era definita. Adesso si stava preparando a spaccarle il culo davanti a lui. E a me.
Si inumidì ancora le dita con la saliva e le passò sul buco posteriore di Marta. Di nuovo, si sputò sulla mano e se la sfregò sul cazzo. Quindi lo punto sull’ingresso e spinse, con decisione. Marta urlò. – Ah….pia-no….
Ma una volta entrato lui proseguì senza tante storie. Ordinò a Kurt di accarezzarla davanti. Il ragazzo si mise in ginocchio di fianco a loro, allungò una mano e accarezzò Marta fra le gambe.
Lei spinse istintivamente con bacino verso di Luca per farlo entrare fino in fondo.
- Ah, lo vuoi adesso – disse, colpendola su un gluteo con la mano aperta. Non lo aveva mai fatto, per lo meno non davanti a me. Lo fece altre tre o quattro volte mentre la sodomizzava.
- Cosa sei, adesso? Dillo, dai.
- Sono…
- Cosa? dillo, troia.
- Sono una tro-ia….
- Non ho sentito! – E incalzava con ancora maggior vigore.
- Troia, sono una tro-ia…
Infine lui venne, ruggendo: - Oh, ecco, ti sborro dentro, tieni, ah, tieni….
Poi le diede un ultimo schiaffo e lo tirò fuori, secondo, me un po’ troppo bruscamente.
- Vieni – disse a Kurt. Se lo tirò dietro fino a mare.
Mara risollevò la testa. La faccia era arrossata.
- Come va?
Un leggero sorriso le ingentilì la faccia. – Bene…considerate le circostanze. E tu?
- Bene, considerate le circostanze.
- Ti amo. Vieni qui – mi disse, facendomi avvicinare. Prese il mio cazzo in bocca e iniziò a succhiarlo, con attenzione.
Ma tornarono Luca e Kurt. Senza una parola Luca si abbassò il costume e lasciò partire un fiotto di piscio, sulla sua schiena e il suo culo. Kurt, dopo un attimo di esitazione, fece lo stesso.
Non sapevo come reagire, e soprattutto come avrebbe reagito Marta. Ma lei dopo i primi schizzi si girò e si fece pisciare sui seni, sulle spalle, sulla pancia, persino sulla faccia, tenendo la bocca aperta. Non la smettevano più di lavarla.
Che cosa le passava per la testa? Godeva di essere umiliata, in più di fronte a me, o invece prevaleva un senso di sfida, come a dire: fatemi di tutto, usatemi, io lo reggerò. Quando ebbero finito, lei era ancora inginocchiata davanti a loro, sull’asciugamano intriso di tutti i liquidi possibili, ormai, il piscio che sgocciolava dal suo corpo come l’acqua del mare da quello dei due.
Il pene di Kurt sembrava sul punto di rivitalizzarsi. Lei allungò le braccia, lo afferrò per i glutei e lo portò alla sua in bocca, come aveva fatto col mio poco prima. In pochi secondi glielo fece indurire. Si sdraiò sulla schiena. Era tutta sporca.
Kurt si mise in ginocchio, quindi si sdraiò sopra di lei. Marta lo aiutò ad infilarlo nella vagina, e poi lo abbracciò stretto. Si mosse, spinse. Questa volta durò di più, rispetto a prima. Lei incoraggiava i suoi movimenti, con il bacino, stando però bene attenta che non accelerasse, e in un’occasione io e Luca, che li guardavamo, in piedi, ci accorgemmo che gli aveva sussurrato ad un orecchio: - Piano, vai piano.
Kurt venne in un crescendo di gemiti e sospiri. Lei lo tenne un po’ stretto a sé. Poi lo fece spostare. Si alzò, aveva dello sperma che le colava fra le gambe. Lo prese per mano e fu lei stavolta a portarlo a lavarsi in mare.
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Commenti dei lettori al racconto erotico