Monica (2)

di
genere
tradimenti

Lo feci. La prima notte di nozze, chiesi a Luca, mio marito, di leccarmi la fica, così come mi aveva ordinato Marco.
Marco al quale avevo rivolto il mio sguardo ed i miei pensieri per tutta la festa, soprattutto dopo essere stata scopata da lui, in quel bagno.
Lui che si comportava come se nulla fosse successo, ed io invece in un turbine assurdo di emozioni e pensieri che, assieme ai rimorsi, mi dilaniavano. Ero sempre andata fiera della mia onestà, della mia trasparenza, della mia morale. Ed invece ero solo una puttana. Un'ipocrita, tale e quale alle altre che avevo sempre disprezzato e giudicato. Se non peggio di loro.
Luca, proprio perchè era la prima notte di nozze, ed eravamo diventati marito e moglie, consapevole di quanto in una coppia si viva di compromessi per l'altro, fece quanto richiesto da me. Io sperai fino all'ultimo che si rifiutasse, ma lui non lo fece. Anzi, ci mise un amore ed una passione che mi fecero sentire doppiamente sporca e sbagliata.
E nonostante fossi lucida e consapevole di ciò, durante quella sublime leccata di fica di mio marito che mi fece vibrare in un orgasmo incredibile...il mio pensiero, in quel momento di estremo piacere, andò verso Marco.
Passarono svariati mesi, durante i quali precipitai in un vortice assurdo.
Desideravo Marco continuamente, ogni istante, ogni attimo della mia giornata.
Mi sentivo frustrata, sempre nervosa, sempre inappagata ed insoddisfatta, anche sessualmente.
Soprattutto sessualmente.
I rapporti con mio marito Luca erano diventati più intensi, più selvaggi, più brutali.
Ero stata io stessa a spingerli in quella direzione, in un vano tentativo di trasformarlo in una copia di Marco, secondo un mio assurdo ideale. Senza alcun successo. Luca non era Marco. Non era stronzo, arrogante, sfrontato. Non era un dominatore. Ecco, l'avevo capito cosa mi aveva attratto di lui. Marco era un dominatore, ed io, da sempre, combattevo con la mia indole da remissiva sottomessa.
A Luca piaceva quella mia trasformazione, dopo il matrimonio si era trovato nel letto una moglie molto più puttana nell'intimità. Una piacevole sorpresa che però era una assoluta farsa, e lui non lo sapeva.
Arrivai a fingere gli orgasmi, con lui, perchè non era più capace di soddisfarmi. Ero mentalmente partita, ormai, verso Marco. Volevo solo lui, ma non potevo umiliare così tanto mio marito.
Non solo la moglie pensava ad un altro, con il quale l'aveva tradito il giorno delle nozze ed ogni singolo giorno, mentalmente, da quell'evento. Spiattellargli in faccia che non era capace di portarmi al piacere era una cattiveria troppo grande che non meritava. A dirla tutta, non si meritava nulla di quello che lei gli stavo facendo, ma purtroppo, era qualcosa che non potevo e non riuscivo a controllare.
Mi masturbavo, ovunque capitasse, quando mi prendeva la voglia irrefrenabile di Marco.
A lavoro soprattutto, ma anche fuori casa, in giro, sui mezzi pubblici.
Non mi importava neanche che mi vedessero, avevo solo bisogno di soddisfarmi e scrollarmi per un attimo, di dosso, l'ossessione per Marco e la frustrazione dovuta all'insoddisfazione.
E mi facevo schifo, quando ci pensavo con lucidità. E mi sentivo come una tossicodipendente, perchè non riuscivo a smettere, non riuscivo ad uscirne.
Avevo preso l'abitudine di indossare sempre delle gonne, senza intimo sotto, così che fosse più facile accedere alla mia fica e masturbarmi. Ero diventata così brava a conoscere il mio corpo che mi bastava davvero poco per venire, sapevo esattamente quale punto toccare. Ed ero consapevole di quanto fosse ormai una cosa meccanica, che mi appagava giusto l'istante dell'orgasmo.
Fu Chiara, in qualche modo, a salvarmi da quella spirale che mi stava consumando.
Una mattina, puntò la mia scrivania. La vidi arrivare, rabbiosa, sedersi su di essa, cercando i miei occhi mentre armeggiava con il cellulare.
Me lo mise davanti agli occhi, mostrandomi il video.
Non ebbi alcuna difficoltà a riconoscermi in quel video, così come non riuscii a mascherare la mia sorpresa.
Feci una smorfia, mentre guardavo le immagini che scorrevano e che mostravano me, nel bagno, che mi masturbavo a cosce spalancate, seduta sulla tazza del cesso, con i piedi ben piantati contro la porta. Non una sola volta, ben cinque volte di fila, raggiungevo l'orgasmo, in quel video.
La mia mente cercò di collocare l'evento, recuperandolo dalla memoria.
Era accaduto in effetti qualche settimana prima. Quello che non riuscivo a comprendere era come lei avesse un video del genere. Mi anticipò lei stessa, prima che io glielo chiedessi, mettendo via il cellulare.
"Ronzoni ha piazzato una telecamera che ti ha ripreso dall'alto" disse lei, con io che in effetti avevo fatto caso che la ripresa era dall'alto, ma lo stesso non arrivavo a capire perchè.
Ed ancora una volta, come se mi leggesse nel pensiero, Chiara anticipò la mia domanda.
"Non prendiamoci in giro, Monica...qua ci siamo accorti tutti di quello che fai, di quando lo fai, di dove lo fai. Anche fuori di qui. Questo video non circola ancora solo perchè tengo il Ronzoni per le palle. So dei suoi tradimenti e non credo che la moglie sarebbe contenta di conoscerli tutti. Tra l'altro, anche io mi sono divertita a più riprese con lui...ma non è questo il punto. Il punto è che vorrei capire che cazzo stai combinando, Monica" disse lei, in un misto di rabbia ed apprensione "Non hai idea di come ti chiamano, degli appellativi che usano per te..." disse lei, con voce più affranta ora.
Non faticavo ad immaginarlo. E crollai. In un pianto liberatorio, infinito. E le raccontai tutto. Ogni cosa, per filo e per segno. Lei mi ascoltò, in silenzio, senza interrompermi. Cosa più importante, però, quando parlò, fu l'assenza di giudizio, nei miei confronti, nelle sue parole.
"In effetti era davvero un bel tipo, magnetico...anche io mi sono sentita attratta da lui, al tuo matrimonio" disse lei, facendomi ricordare che in effetti, lei era tra gli invitati.
"Ecco dov'eri finita quando sei sparita" aggiunse. Ed io mi ritrovai ad annuire.
"Devi parlare con lui, Monica, non puoi andare avanti così...finirai per distruggere ogni cosa, te stessa in primis" disse lei che poi abbassò la voce "Rischi di perdere anche il lavoro..."
Ripresi a singhiozzare, di nuovo, a più riprese, dicendole che non sapevo dove cercarlo, sapevo poco o nulla di lui.
Ed ancora una volta Chiara si rivelò un'ancora di salvezza.
"Lavora in una filiale bancaria qui vicino...lo so perchè parlando, conoscendoci al ricevimento, scherzavamo sul fatto che non lavoravamo distanti" disse lei che proseguì "Fissa un appuntamento tramite il loro sito e vai da lui".
E così feci.
E mi presentai da lui, qualche giorno dopo.
Ero emozionatissima, come una ragazzina quasi. Truccata, ben preparata, il giorno prima ero stata anche dal parrucchiere, ed ora i miei capelli rossi corti sembravano davvero un fuoco. Un tailleur elegante, il mio seno prosperoso messo in mostra ma non eccessivamente. I tacchi. Le autoreggenti. E rigorosamente senza mutandine.
Quando mi presentai nel suo ufficio, lui rimase sorpreso nel vedermi. E sbuffò un sorrisetto compiaciuto "Guarda chi si vede" disse, mentre si alzava, per venirmi incontro, fermandosi di lato, sussurrando al mio orecchio "Brava, hai fatto quello che ti ho chiesto. A Luca è piaciuto così tanto da ricredersi, sai? Sarà stata la mia sborra a rendere tutto più gustoso..." prima di andare a chiudere la porta dell'ufficio.
Bastardo, non hai perso tempo ad umiliarmi, pensai.
Eppure quell'umiliazione mi fece bagnare, sentii i rivoli di umori che colavano lungo le mie cosce.
L'eccitazione crescere ed il desiderio divampare.
"A cosa devo la tua visita? Vedo che hai fissato un appuntamento tramite il nostro sito...ti occorre una consulenza?" disse mentre andava ad appoggiarsi contro la scrivania, guardandomi, sorridendo, con le braccia incrociate.
"Ho bisogno di te, Marco, non ce la faccio più...sto impazzendo...io..." non mi fece proseguire che subito si sovrappose a me, che mi ritirai in silenzio, grata di essere subito sottomessa, anche se solo nella conversazione.
"Luca è felice e sorpreso...dice che ha scoperto di avere una moglie molto disnibita a letto...non se l'aspettava..." esordì lui per poi sorridere in modo beffardo, portando le mani alla zip dei pantaloni, proprio come quella sera, abbassandola e tirando fuori il suo cazzo "Sicuramente non sa quanto è davvero troia sua moglie" disse.
Io guardavo il suo cazzo, con una voglia assurda, trovandomi a leccarmi le labbra, desiderosa di averlo.
"Vieni a succhiarmelo, puttana" e non me lo feci ripetere due volte.
In un attimo mi avventai su quel pezzo di carne, inginocchiandomi di fronte a lui, afferrando quel cazzo che mi passai ovunque, sulla faccia, come un pennello, in una adorazione costante, come se fosse la reliquia più preziosa del mondo. E me lo infilai in bocca, cominciando a pompare come una forsennata, sempre senza mani. Mani che afferrarono il culo di lui per spingere ancora di più il suo cazzo nella mia bocca in quella pompa assurda, infinita, inesauribile.
"Oh quanto sei diventata brava...così la mia puttana...fammi venire il cazzo bello duro".
E gli venne. Di marmo. Giuro non avevo mai sentito un cazzo così duro, così spesso...ancora di più rispetto a quell'unica volta in quel bagno. Pulsava, da pazzi, la cappella gonfia e grossa.
Mi spinse via, con disprezzo. Cercai i suoi occhi, supplicandolo con lo sguardo.
"Vuoi che ti scopi, vero, puttana?"
"Si"
"A me però non piace andare abitualmente a puttane...non ho bisogno di pagare per scopare"
Io non capii, in quel momento, il reale peso di quella frase. Pensai, erroneamente, che si riferisse al fatto che sembravo davvero una puttana. E risposi, supplicandolo.
"Sarò solo tua, prendimi come amante, come schiava, come oggetto sessuale...quello che ti pare...sarò solo tua"
Lui sembrò pensarci un po', per poi sorridere ed annuire "Sarai mia per sempre. E farai tutto quello che ti chiederò, e tu non obietterai mai. Ripeti"
Ripetetti. Ogni singola parola, convinta di quello che stavo dicendo, consapevole fino al midollo, in cosa mi stessi cacciando. Ma non mi importava. Dipendevo da lui e non potevo farne a meno, in alcun modo.
Mi prese e mi mise a pecora, con il viso ben fermo su quella sua scrivania. Sentivo l'odore del legno salirmi nelle narici mentre mi alzava la gonna, liberando la mia fica ed il mio culo. Lo prese a sberle. Ripetutamente, intimandomi di contenermi. Ed io non fiatai. Nemmeno quando me lo infilò nella fica, anche se dentro di me potevo sentire i canti del Paradiso. Iniziò a scoparmi, con foga, in quel modo, assaltandomi da dietro. Mi sentivo una svuotapalle, ma non mi importava, lui spingeva il suo cazzo durissimo e gonfio nella mia fica ed io strusciavo contro il legno della scrivania, sbavando su di essa, con i capezzoli durissimi che sporgevano dal tessuto del mio tailleur.
Un toro da monta lui, rude, primitivo, animalesco all'inverosimile. Ed io la sua vacca.
Piacere infinito, ecco cosa stavo provando, il piacere che anelavo da mesi e che cercavo da sola. Era lì, finalmente era lì. Lo sentivo tutto. La sua cappella gonfia, le sue palle che sbattevano contro le labbra della mia fica. Il rumore acquoso di quell'amplesso e dei corpi che si scontrano.
I miei occhi roteavano come in una estasi mistica.
"Ora ti sborro dentro, e tu sai già cosa dovrai fare stasera"
Lo sapevo, si, ed ero felice di farlo. E sicuramente non mi sarei pulita come la volta scorsa. E nemmeno mi sarei lavata.
Una parte di me, seppur schifandosi, non vedeva l'ora di far leccare a Luca qualche piccola traccia della sborra di Marco.
"Riempimi ancora, ti prego" dissi.
E lui non si fece pregare. Intensificò ancora di più i movimenti, i colpi. Spinse il cazzo verso l'alto, come a volermi quasi sventrare. E venni prima io di lui, finalmente, in un orgasmo completo che mi svuotò, mi appagò e mi lasciò senza fiato, dopo avermi sconvolto in spasmi continui, lasciandomi inerme su quella scrivania.
Ero così anestetizzata dal piacere che ho provato che a stento sentii i suoi grugniti, le sue unghie che arpionavano e segnavano il mio culo, e la sua sborra che farciva la mia fica. La percepii calda, abbondante, appiccicosa, con lui che me la spinse fino in fondo, premurandosi davvero di non far scivolare fuori nemmeno una goccia.
Come la volta precedente, uscì in fretta dalla mia fica.
E mi sentii vuota, in quell'istante. Vuota ma appagata. E soddisfatta.
Si pulì sul mio culo e si sistemò, mentre io ancora ansimavo a pecora sulla sua scrivania.
Fece il giro, prese un pezzo di carta ed una penna e me li mise sotto gli occhi
"Ora smamma, ma prima scrivimi il tuo numero...ti chiamo io"
Annuii. Mi rialzai, afferrai la penna e con mano tremante scrissi il mio numero di cellulare. Lui prese il pezzo di carta e lo fece scivolare in un cassetto, rimettendosi a lavorare, senza degnarmi più di uno sguardo. Mi sistemai, anche se ero davvero sfatta, ed uscii.
Potevo sentire la sborra che mi scivolava tra le cosce, sporcando le calze nere.
Ma non mi importava.
Ero felice.
Felice come non ero mai stata.
scritto il
2025-05-22
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