Doppia personalità con twist
di
zargob99
genere
dominazione
I personaggi e gli eventi descritti in questo racconto sono frutto di fantasia. Qualsiasi somiglianza con persone reali, viventi o decedute, è puramente casuale.
Esperienza immersiva @zargob99
Ciao, come stai?
Ho sentito che dopo la botta di ieri ti sono serviti un paio di giorni per farti andare via completamente il mal di testa, brutta storia vecchio.
Ti scrivo perché la tua tipa, Clara, mi ha detto che non hai idea di quello che è successo ieri, nemmeno della partita. Pensa te! Una vittoria epica! Per davvero, non scherzo. Clara mi ha detto che soffri di lievi amnesie, ma tranquillo, ti ricorderò io della puttana che sei diventato in spogliatoio, dopo la partita. Non preoccuparti, partiamo dall'inizio.
In pratica, abbiamo vinto. Una semifinale senza fiato, abbiamo corso fino allo sfinimento e il punto finale è capitato come sempre a te, il capitano. Anche io ero libero, ma David ha deciso che la palla toccava a qualcuno di migliore, tipo te.
Mi hai sempre rubato tutto: il mio ruolo nella squadra, la fama, il lavoro, il lavoro e Clara. Tu sei me ma migliore, una versione aggiornata. E in me questo ha portato invidia, nascosta da una faccia sorridente ed empatica.
Finita la partita ti sei fermato a parlare con Clara sugli spalti, non sarei riuscito a sopportare di vedervi insieme per cui me ne sono andato, in spogliatoio. Avevo bisogno di una doccia.
Passando per il corridoio, sentii il tuo nome accompagnato dal nome di un'altra squadra, una squadra a cui ero destinato io qualche anno fa prima di infortunarmi il piede. Il nostro coach stava parlando con un tipo alto e grosso, il titolare di una squadra di prestigio, la stessa la cui richiesta mi è stata posticipata per l'infortunio. Ma stavolta eri te il loro obiettivo, come sempre.
Io sono il vecchio con la barba, anche se ho solo 30 anni, mentre tu sei il giovane sbarbato, un biondo riccio giovane, sbarbato, scolpito e muscoloso, qualche anno più giovane di me. La forma migliore.
In spogliatoio sono rimasto a fissare il vuoto per dieci minuti buoni, mentre gli altri esultavano, scherzando sotto la doccia. Non ero nel mood. Cosa stavo facendo io di male? Avrebbe avuto senso continuare a vivere nell'ombra? Forse sarebbe stato meglio cambiare squadra, cambiare lavoro, cambiare vita. Tu, figlio di puttana, mi stavi obbligando a cambiarmi, hai preso il mio posto e io rimanevo con nulla. Finchè non scoprii il tuo piccolo segreto.
Gli altri se ne sono andati, quindi mi spoglio, prendo l'accappatoio e lo shampoo, che giustamente mi scivolò dalle mani e cade per terra, di punta, rompendo l'apertura, facendo fuoriuscire metà liquido.
E sti cazzi. Non me ne fregava un cazzo. Tutta la squadra se n'era già andata al bar a festeggiare e avrei fatto bene a far veloce anche io, non ce la facevo a starmene li tra i miei pensieri.
Apro la doccia e ti sento aprire la porta dello spogliatoio, ridendo, esterefatto, soddisfatto. Ti sento dalle docce e non posso che provare odio, invidia, rabbia.
Sono sempre costretto a mettere una maschera quando sono vicino a te, perché non avrei mai voluto palesare tutto quello che ho dentro, per non farmi vedere debole dagli altri, non da Clara.
Hai preso l'accappatoio e stavi venendo verso le docce, nudo. Sentivo i tuoi passi e ho guardato fuori dalla doccia.
Il tuo corpo è sempre stata una divinità: pompato il giusto per sembrare un armadio, spalle larghe, addominali definiti e bicipiti possenti. Ringrazio Dio che almeno il mio cazzo è più grosso del tuo.
"Ehi vecchio, dobbiamo parlare di una cosa", ti ho detto ma non hai fatto in tempo a rispondermi. I tuoi piedi sono scivolati sul mio sapone e hai sbattuto la testa sul pavimento. Sei svenuto. Ho goduto. Se eri morto avrei potuto godermi la mia vita. C'ho sperato.
-----------------------------
Mi avevi raccontato che da piccolo, a 12 anni, eri caduto da un albero ed eri finito prima in pronto soccorso e poi in coma. Per sei mesi. Poi ti sei svegliato.
Il primo mese è stato duro, eri ancora giovane, ma i medici erano impressionati dalla tua velocità di guarigione (al contrario della mia) e in un paio di settimane eri fuori dall'ospedale.
I tuoi si mollarono mentre dormivi. Tua madre se ne andò, non sai neanche te dove e sei rimasto tu con tuo padre, che non accettando quello che era successo cominciò a incolparti con insulti, poi con schiaffi e infine coi pugni. Ma il tuo cervello non era completamente ripreso, era ancora malleabile e non avevi la forza di reagire. Una personalità alternativa ha cominciato ad emergere.
Passati 4 anni, alla morte di tuo padre, non hai pianto. Hai sorriso, hai sorriso alla vita, hai preso parte nella mia squadra di rugby. Il tuo corpo è diventato così forte, grosso e muscoloso. La vita ha cominciato a viziarti e tu hai fatto con comodo. Hai cominciato rubando gli occhi alle donne e ogni sera ne avevi una diversa, finché non hai preso anche la mia Clara.
Clara è stata il mio primo amore, stavamo insieme da 4 anni, finché non sei arrivato tu, con la tua faccia da angelo, il tuo fisico scolpito e la tua personalità vivace. Io non sono mai stato un grande nelle relazioni e l'hai capito, ne hai approfittato e te la sei fatta. Ora è tutta tua, cane.
Quando mi hai raccontato del tuo passato in casa del nostro amico Marco, lui di nascosto mi ha raccontato anche di quella volta che in sagra hai sbattuto la testa forte contro un palo. Eri confuso e hai chiesto dove fosse tuo padre.
Marco era ancora più confuso, rise, pensando stessi scherzando. Ti tirò una pacca sulla spalla e hai cominciato a piangere. All'improvviso ti sei seduto per terra, con la testa tra le ginocchia, piangendo. Un passante non curante ti cadde sopra, facendoti sbattere di nuovo la testa per terra.
"E tornò come prima, il solito cazzone", mi disse, "Ma sembra ci sia ancora qualcun altro lì dentro", indicando il cervello. "Però vabbè, lo accettiamo comunque, no?"
-----------------------------
Quando ti sei risvegliato, in spogliatoio, non eri te, eri impaurito e spaesato. Non appena hai visto la mia faccia e il mio corpo nudo mi hai detto "Papà?", guardandomi confuso. Ti sei guardato intorno, mi hai guardato di nuovo e poi sorridendo mi hai detto "E' arrivato quel momento?".
"Stai bene? Non alzare la testa, rimani sdraiato, hai preso una brutta botta", dissi io, "vuoi che chiami l'ambulanza?". Ero amareggiato. Speravo per te un'altra bella dormita.
In realtà il tuo cervello era regredito, hai confuso il contesto e mi avevi confuso per tuo padre. Sapevo che la barba mi invecchiava, ma non pensavo così tanto.
Guardavi spaventato me, poi il mio cazzo floscio, poi me, poi il mio cazzo e per 10 secondi fissi hai guardato solo quello, con un sorriso a trentadue denti sulla faccia.
"Tutto bene?!", ti ho detto confuso. Avevi uno sguardo assente, non sembravi tu. E da lì ho capito.
Mi sono alzato e anche tu ti sei alzato, sempre guardandomi il cazzo, poi mi hai guardato negli occhi e mi hai chiesto, "Papà, posso il tuo cazzone?". Ho capito che con tuo padre non c'erano solo botte. Avevi imparato a fare anche altro.
Mi tocchi il petto, delicatamente. Ti chini, sei in ginocchio, davanti al mio cazzo. La tua delicatezza toccava il mio animo: avevo il controllo su di te. Mi avvicinai alla panca e presi il telefono. Qualche foto non avrebbe fatto male. La voglia di umiliarti davanti ai miei stessi occhi era irrepetibile. Mi hai fottuto la vita e ora mi prendo la tua. (le foto su @zargob99)
La rabbia e l'invidia mi fecero eccitare e il cazzo divenne di marmo. Te lo filai diretto in gola. Non hai opposto la minima resistenza. La tua bocca era calda. Hai cominciato a succhiare, come una puttana. Su e giù. Una pompa meravigliosa. Chissà tuo padre quanto godeva.
La tua lingua passava il mio cazzo turgido, lo leccava avidamente e poi di nuovo dritto in gola. Su e giù. Su e giù. Ti ho preso per i capelli e ti ho infilato tutto il mio cazzone dentro la gola. Non respiravi, sei diventato rosso in faccia. Ti ho lasciato andare e sei rimasto senza fiato, con la bava alla bocca.
Hai sorriso, divertito, eccitato e hai iniziato a leccarmi le palle. Avidamente. Ho sentito la tua lingua partire dal culo fino alla cappella. E poi giù di nuovo.
Eri un esperto. Ti ho preso la testa tra le mani. Hai aperto la bocca e ho cominciato a scoparti la gola. Forte. Potevo sentire l'interno della tua gola col mio cazzo. Sentivo la tua gola allargarsi per la mia grossezza. Gemevi. I tuoi occhi mi osservavano, pieni di desiderio.
"Da quando hai un cazzo così grosso, papà?"
Ti ho scopato la gola senza interruzioni mentre tu, con le mani libere, ti segavi. Il tuo ridicolo cazzo eretto non era niente in confronto al mio. Ti avrei insegnato a rimanere fedele al mio cazzo grosso. Saresti diventata la mia puttana.
Ti lascio andare la testa.
"Papà perché hai smesso? Sei già stanco?". Brutta troietta. Mi hai fatto ancora più incazzare.
Ti ho preso e rivoltato sulla panchina. Ti ho spalancato il culo. Ho preso il cazzo e te l'ho infilato dentro, senza preparativi.
Ti misi una mano davanti alla bocca, per precauzione, e hai tirato un urlo fortissimo. Ma non di dolore. C'era solo piacere.
Ho cominciato a pomparti di brutto. La mia mano lungo i tuoi fianchi muscolosi, la tua schiena una cazzo d'opera d'arte.
La tua faccia contro il muro che gemeva di piacere. "Oh si papi, fammi godere, fammi...ah...ah...goder...oh...si". Hai cominciato a gemere a colpi di cazzo. Gemiti acuti e brevi.
Dopodiché ti ho rivoltato. Ti ho buttato per terra. Sul pavimento, con le gambe all'aria. Ho ripreso a scoparti, con le tue gambe che mi avvolgevano la schiena, le tue mani sul mio collo. "Più forte papi, più forte".
Il tuo culo era stretto e mi faceva godere, mi sentivo un toro. In quella posizione vedevo la saliva uscire senza controllo dalla tua bocca, mentre i tuoi occhi persi mi fissavano. "D'ora in poi mi chiamerai solo e solamente Padrone, capito?".
Eri perso e con quella frase sei tornato sulla Terra.
"Si, Padrone"
"Cosa senti nel tuo culo?"
"Il tuo...il tuo...grande...grosso...cazzo...Padrone"
"E tu cosa sei per ricevere il mio cazzo?"
"Una troia...ah...non... non riesco a pens...a pensar...a pensare... il tuo cazzo...che...che...oh cris...solo il tuo caz...cazzo...Padrone"
"Pensi solo al mio cazzo?"
"Si...continua...continua..."
Continuai a pomparti fortissimo, senza sosta, alimentato dalla voglia di scoparti duro, alimento dalla rabbia. Sentivo il tuo culo allargarsi al mio passaggio. Presi a giocare anche con i tuoi capezzoli, e col tuo misero cazzo, al che sei venuto, emettendo un gemito potentissimo e profondo. I tuoi occhi si girarono all'indietro, le tue gambe hanno cominciato a tremare con il mio cazzo dentro. E sei svenuto.
Ho preso il mio cazzo e ho usato la tua bocca ancora un po', poi ti sono venuto in faccia.
Ti ho portato sotto la doccia e ti ho lavato, da cima a fondo e infine ho cominciato a schiaffeggiarti, finché non ti sei svegliato. Eri tornato come prima.
"Che? Che cazzo mi tocchi?", mi hai detto subito, debolmente.
"Sei svenuto, prima di entrare in doccia", ti ho detto, "ora sembri stare meglio".
"Si si, grazie. Oddio, mi sento pesantissimo. Perché il culo mi brucia?".
Non ti ho detto nulla in quel momento, non volevo scioccarti.
Ti ho scritto tutto questo per dirti che ho abbastanza foto, della tua faccia, del tuo culo e di quanto ti piace il cazzo. Sarebbe un peccato se le mandassi a qualcuno, non trovi?
Ciao, e stammi bene!
P.S. Per quel nuovo ruolo nella nuova squadra, di al capitano che non ti senti all'altezza e che io sono un valido sostituto. Vuoi ancora bene a Clara, giusto? ;)
Esperienza immersiva @zargob99
Ciao, come stai?
Ho sentito che dopo la botta di ieri ti sono serviti un paio di giorni per farti andare via completamente il mal di testa, brutta storia vecchio.
Ti scrivo perché la tua tipa, Clara, mi ha detto che non hai idea di quello che è successo ieri, nemmeno della partita. Pensa te! Una vittoria epica! Per davvero, non scherzo. Clara mi ha detto che soffri di lievi amnesie, ma tranquillo, ti ricorderò io della puttana che sei diventato in spogliatoio, dopo la partita. Non preoccuparti, partiamo dall'inizio.
In pratica, abbiamo vinto. Una semifinale senza fiato, abbiamo corso fino allo sfinimento e il punto finale è capitato come sempre a te, il capitano. Anche io ero libero, ma David ha deciso che la palla toccava a qualcuno di migliore, tipo te.
Mi hai sempre rubato tutto: il mio ruolo nella squadra, la fama, il lavoro, il lavoro e Clara. Tu sei me ma migliore, una versione aggiornata. E in me questo ha portato invidia, nascosta da una faccia sorridente ed empatica.
Finita la partita ti sei fermato a parlare con Clara sugli spalti, non sarei riuscito a sopportare di vedervi insieme per cui me ne sono andato, in spogliatoio. Avevo bisogno di una doccia.
Passando per il corridoio, sentii il tuo nome accompagnato dal nome di un'altra squadra, una squadra a cui ero destinato io qualche anno fa prima di infortunarmi il piede. Il nostro coach stava parlando con un tipo alto e grosso, il titolare di una squadra di prestigio, la stessa la cui richiesta mi è stata posticipata per l'infortunio. Ma stavolta eri te il loro obiettivo, come sempre.
Io sono il vecchio con la barba, anche se ho solo 30 anni, mentre tu sei il giovane sbarbato, un biondo riccio giovane, sbarbato, scolpito e muscoloso, qualche anno più giovane di me. La forma migliore.
In spogliatoio sono rimasto a fissare il vuoto per dieci minuti buoni, mentre gli altri esultavano, scherzando sotto la doccia. Non ero nel mood. Cosa stavo facendo io di male? Avrebbe avuto senso continuare a vivere nell'ombra? Forse sarebbe stato meglio cambiare squadra, cambiare lavoro, cambiare vita. Tu, figlio di puttana, mi stavi obbligando a cambiarmi, hai preso il mio posto e io rimanevo con nulla. Finchè non scoprii il tuo piccolo segreto.
Gli altri se ne sono andati, quindi mi spoglio, prendo l'accappatoio e lo shampoo, che giustamente mi scivolò dalle mani e cade per terra, di punta, rompendo l'apertura, facendo fuoriuscire metà liquido.
E sti cazzi. Non me ne fregava un cazzo. Tutta la squadra se n'era già andata al bar a festeggiare e avrei fatto bene a far veloce anche io, non ce la facevo a starmene li tra i miei pensieri.
Apro la doccia e ti sento aprire la porta dello spogliatoio, ridendo, esterefatto, soddisfatto. Ti sento dalle docce e non posso che provare odio, invidia, rabbia.
Sono sempre costretto a mettere una maschera quando sono vicino a te, perché non avrei mai voluto palesare tutto quello che ho dentro, per non farmi vedere debole dagli altri, non da Clara.
Hai preso l'accappatoio e stavi venendo verso le docce, nudo. Sentivo i tuoi passi e ho guardato fuori dalla doccia.
Il tuo corpo è sempre stata una divinità: pompato il giusto per sembrare un armadio, spalle larghe, addominali definiti e bicipiti possenti. Ringrazio Dio che almeno il mio cazzo è più grosso del tuo.
"Ehi vecchio, dobbiamo parlare di una cosa", ti ho detto ma non hai fatto in tempo a rispondermi. I tuoi piedi sono scivolati sul mio sapone e hai sbattuto la testa sul pavimento. Sei svenuto. Ho goduto. Se eri morto avrei potuto godermi la mia vita. C'ho sperato.
-----------------------------
Mi avevi raccontato che da piccolo, a 12 anni, eri caduto da un albero ed eri finito prima in pronto soccorso e poi in coma. Per sei mesi. Poi ti sei svegliato.
Il primo mese è stato duro, eri ancora giovane, ma i medici erano impressionati dalla tua velocità di guarigione (al contrario della mia) e in un paio di settimane eri fuori dall'ospedale.
I tuoi si mollarono mentre dormivi. Tua madre se ne andò, non sai neanche te dove e sei rimasto tu con tuo padre, che non accettando quello che era successo cominciò a incolparti con insulti, poi con schiaffi e infine coi pugni. Ma il tuo cervello non era completamente ripreso, era ancora malleabile e non avevi la forza di reagire. Una personalità alternativa ha cominciato ad emergere.
Passati 4 anni, alla morte di tuo padre, non hai pianto. Hai sorriso, hai sorriso alla vita, hai preso parte nella mia squadra di rugby. Il tuo corpo è diventato così forte, grosso e muscoloso. La vita ha cominciato a viziarti e tu hai fatto con comodo. Hai cominciato rubando gli occhi alle donne e ogni sera ne avevi una diversa, finché non hai preso anche la mia Clara.
Clara è stata il mio primo amore, stavamo insieme da 4 anni, finché non sei arrivato tu, con la tua faccia da angelo, il tuo fisico scolpito e la tua personalità vivace. Io non sono mai stato un grande nelle relazioni e l'hai capito, ne hai approfittato e te la sei fatta. Ora è tutta tua, cane.
Quando mi hai raccontato del tuo passato in casa del nostro amico Marco, lui di nascosto mi ha raccontato anche di quella volta che in sagra hai sbattuto la testa forte contro un palo. Eri confuso e hai chiesto dove fosse tuo padre.
Marco era ancora più confuso, rise, pensando stessi scherzando. Ti tirò una pacca sulla spalla e hai cominciato a piangere. All'improvviso ti sei seduto per terra, con la testa tra le ginocchia, piangendo. Un passante non curante ti cadde sopra, facendoti sbattere di nuovo la testa per terra.
"E tornò come prima, il solito cazzone", mi disse, "Ma sembra ci sia ancora qualcun altro lì dentro", indicando il cervello. "Però vabbè, lo accettiamo comunque, no?"
-----------------------------
Quando ti sei risvegliato, in spogliatoio, non eri te, eri impaurito e spaesato. Non appena hai visto la mia faccia e il mio corpo nudo mi hai detto "Papà?", guardandomi confuso. Ti sei guardato intorno, mi hai guardato di nuovo e poi sorridendo mi hai detto "E' arrivato quel momento?".
"Stai bene? Non alzare la testa, rimani sdraiato, hai preso una brutta botta", dissi io, "vuoi che chiami l'ambulanza?". Ero amareggiato. Speravo per te un'altra bella dormita.
In realtà il tuo cervello era regredito, hai confuso il contesto e mi avevi confuso per tuo padre. Sapevo che la barba mi invecchiava, ma non pensavo così tanto.
Guardavi spaventato me, poi il mio cazzo floscio, poi me, poi il mio cazzo e per 10 secondi fissi hai guardato solo quello, con un sorriso a trentadue denti sulla faccia.
"Tutto bene?!", ti ho detto confuso. Avevi uno sguardo assente, non sembravi tu. E da lì ho capito.
Mi sono alzato e anche tu ti sei alzato, sempre guardandomi il cazzo, poi mi hai guardato negli occhi e mi hai chiesto, "Papà, posso il tuo cazzone?". Ho capito che con tuo padre non c'erano solo botte. Avevi imparato a fare anche altro.
Mi tocchi il petto, delicatamente. Ti chini, sei in ginocchio, davanti al mio cazzo. La tua delicatezza toccava il mio animo: avevo il controllo su di te. Mi avvicinai alla panca e presi il telefono. Qualche foto non avrebbe fatto male. La voglia di umiliarti davanti ai miei stessi occhi era irrepetibile. Mi hai fottuto la vita e ora mi prendo la tua. (le foto su @zargob99)
La rabbia e l'invidia mi fecero eccitare e il cazzo divenne di marmo. Te lo filai diretto in gola. Non hai opposto la minima resistenza. La tua bocca era calda. Hai cominciato a succhiare, come una puttana. Su e giù. Una pompa meravigliosa. Chissà tuo padre quanto godeva.
La tua lingua passava il mio cazzo turgido, lo leccava avidamente e poi di nuovo dritto in gola. Su e giù. Su e giù. Ti ho preso per i capelli e ti ho infilato tutto il mio cazzone dentro la gola. Non respiravi, sei diventato rosso in faccia. Ti ho lasciato andare e sei rimasto senza fiato, con la bava alla bocca.
Hai sorriso, divertito, eccitato e hai iniziato a leccarmi le palle. Avidamente. Ho sentito la tua lingua partire dal culo fino alla cappella. E poi giù di nuovo.
Eri un esperto. Ti ho preso la testa tra le mani. Hai aperto la bocca e ho cominciato a scoparti la gola. Forte. Potevo sentire l'interno della tua gola col mio cazzo. Sentivo la tua gola allargarsi per la mia grossezza. Gemevi. I tuoi occhi mi osservavano, pieni di desiderio.
"Da quando hai un cazzo così grosso, papà?"
Ti ho scopato la gola senza interruzioni mentre tu, con le mani libere, ti segavi. Il tuo ridicolo cazzo eretto non era niente in confronto al mio. Ti avrei insegnato a rimanere fedele al mio cazzo grosso. Saresti diventata la mia puttana.
Ti lascio andare la testa.
"Papà perché hai smesso? Sei già stanco?". Brutta troietta. Mi hai fatto ancora più incazzare.
Ti ho preso e rivoltato sulla panchina. Ti ho spalancato il culo. Ho preso il cazzo e te l'ho infilato dentro, senza preparativi.
Ti misi una mano davanti alla bocca, per precauzione, e hai tirato un urlo fortissimo. Ma non di dolore. C'era solo piacere.
Ho cominciato a pomparti di brutto. La mia mano lungo i tuoi fianchi muscolosi, la tua schiena una cazzo d'opera d'arte.
La tua faccia contro il muro che gemeva di piacere. "Oh si papi, fammi godere, fammi...ah...ah...goder...oh...si". Hai cominciato a gemere a colpi di cazzo. Gemiti acuti e brevi.
Dopodiché ti ho rivoltato. Ti ho buttato per terra. Sul pavimento, con le gambe all'aria. Ho ripreso a scoparti, con le tue gambe che mi avvolgevano la schiena, le tue mani sul mio collo. "Più forte papi, più forte".
Il tuo culo era stretto e mi faceva godere, mi sentivo un toro. In quella posizione vedevo la saliva uscire senza controllo dalla tua bocca, mentre i tuoi occhi persi mi fissavano. "D'ora in poi mi chiamerai solo e solamente Padrone, capito?".
Eri perso e con quella frase sei tornato sulla Terra.
"Si, Padrone"
"Cosa senti nel tuo culo?"
"Il tuo...il tuo...grande...grosso...cazzo...Padrone"
"E tu cosa sei per ricevere il mio cazzo?"
"Una troia...ah...non... non riesco a pens...a pensar...a pensare... il tuo cazzo...che...che...oh cris...solo il tuo caz...cazzo...Padrone"
"Pensi solo al mio cazzo?"
"Si...continua...continua..."
Continuai a pomparti fortissimo, senza sosta, alimentato dalla voglia di scoparti duro, alimento dalla rabbia. Sentivo il tuo culo allargarsi al mio passaggio. Presi a giocare anche con i tuoi capezzoli, e col tuo misero cazzo, al che sei venuto, emettendo un gemito potentissimo e profondo. I tuoi occhi si girarono all'indietro, le tue gambe hanno cominciato a tremare con il mio cazzo dentro. E sei svenuto.
Ho preso il mio cazzo e ho usato la tua bocca ancora un po', poi ti sono venuto in faccia.
Ti ho portato sotto la doccia e ti ho lavato, da cima a fondo e infine ho cominciato a schiaffeggiarti, finché non ti sei svegliato. Eri tornato come prima.
"Che? Che cazzo mi tocchi?", mi hai detto subito, debolmente.
"Sei svenuto, prima di entrare in doccia", ti ho detto, "ora sembri stare meglio".
"Si si, grazie. Oddio, mi sento pesantissimo. Perché il culo mi brucia?".
Non ti ho detto nulla in quel momento, non volevo scioccarti.
Ti ho scritto tutto questo per dirti che ho abbastanza foto, della tua faccia, del tuo culo e di quanto ti piace il cazzo. Sarebbe un peccato se le mandassi a qualcuno, non trovi?
Ciao, e stammi bene!
P.S. Per quel nuovo ruolo nella nuova squadra, di al capitano che non ti senti all'altezza e che io sono un valido sostituto. Vuoi ancora bene a Clara, giusto? ;)
1
7
voti
voti
valutazione
7.2
7.2
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto sucessivo
L'afrodisiaco dal Deep Web
Commenti dei lettori al racconto erotico