La praticante
di
gioioso
genere
dominazione
riproposizione di un vecchio racconto ...
Anche se sembra scontato …. La vita è piena di sorprese a volte piacevoli, a volte di meno … in alcuni casi poi il confine fra le due situazioni risulta … indefinito.
E questo credo sia ciò che mi è capitato.
Tutto avvenne in una magnifica giornata di giugno.
Mi svegliai allo squillo del telefono sul comodino … era Gianni, il mio ragazzo che mi chiese, con fare titubante, se mi andava di andare al mare a prendere un po’ di sole e immergersi nel primo bagno di stagione; Gianni era un carissimo ragazzo che mi induceva tanta tenerezza … ma un po’ imbranato … e forse era proprio per queste sua caratteristiche, unite al fatto che mi adorava … tanto da considerare quasi, e dico quasi, sacrilego toccarmi il sederino o mettermi le mani sopra o dentro la mia …, con il quale, alcuni mesi prima mi ero fidanzata; avevamo già fatto l’amore … non scopato un po’ brutalmente come forse mi sarebbe piaciuto … ma fatto l’amore secondo le regole canoniche, io sotto lui sopra, tanto da farmi pensare che non gli piacessi più di tanto … ma non era così … lui mi considerava una cosa santa ….; io invece, per la verità, mi consideravo sexy, molto sexy … forse anche un po’ zoccola … mi piaceva mettermi vestitini cortissimi, che risaltavano il mio splendido, a detta di tutti gli amici, fondo schiena, coperto, si fa per dire, da minuscoli slip per lo più trasparenti, indossare magliette con ampie scollature che facevano intuire il mio piccolo, ma ben modellato, seno, non indossare il reggiseno, calzare scarpe con alto tacco che aggiungevano qualche centimetro al mio metro e sessanta cinque, e così consentire un’andatura sculettante dei miei quasi cinquanta chili; non rifiutavo le attenzioni delle persone che spesso mi corteggiavano anzi, a volte, secondo lo stato d’animo del momento, assumevo atteggiamenti o posizione chiaramente provocatori: che so, mi chinavo così da mostrare il seno sotto la scollatura o, casualmente, mi cadeva un oggetto per poi raccoglierlo con le gambe tese, così da mostrare parte del mio sederino … e debbo dire che le reazioni erano veramente divertenti … i miei occasionali guardoni diventavano rossi o addirittura paonazzi … insomma mi divertivo ad eccitarli …. ma la cosa si fermava lì.
Ma quel sabato mattina di giugno accaddero eventi che cambiarono la percezione che avevo di me stessa e influenzarono pesantemente il mio futuro.
Dissi a Gianni che andava bene e di venirmi a prendere.
Mi alzai dal letto e mi preparai per uscire: decisi di indossare un nuovo costume che avevo acquistato qualche giorno prima. La mutandina era decisamente minuscola e si allacciava sui fianchi, ovviamente non indossai il reggiseno, misi tutto nella borsa insieme ai teli da mare. Indossai un corto prendisole ricavato dalla stoffa fiorata e ultra leggera di un pareo, inutile dire estremamente scollato, e mi avviai per uscire …. squillò il telefono … era l’avvocato Roberto, titolare dello studio legale presso il quale, subito dopo essermi laureata a pieni voti, stavo effettuando il periodo di praticantato per sostenere l’esame per diventare avvocato: era uno studio ben avviato che aveva numerosi rapporti con società africane per cui spesso capitavano clienti di colore o arabi che, vista la mia perfetta conoscenza dell’inglese, del francese, nonché una buona infarinatura dell’arabo, intrattenevo e con i quali organizzavo e predisponevo gli atti legali da discutere con gli altri avvocati dello studio.
Conscia dell’ambiente, il mio atteggiamento era improntato alla massima riservatezza e l’abbigliamento utilizzato durante la settimana era consono al lavoro che svolgevo, debbo dire, con soddisfazione sia di Roberto che mia: Roberto mi ricordò che stavamo predisponendo un importante atto e che in mattinata sarebbe venuto a ritirare l’atto addirittura mister Jamblat, proprietario e presidente di una importante società africana, che al momento si trovava in città. Anche ms. Jamblat, come l’avvocato Roberto erano entrambi relativamente giovani e decisamente benestanti: il primo, uomo di colore molto alto e corpulento si capiva essere un decisionista e uno che andava al sodo delle questioni, anche decisamente simpatico, tra l’altro parlava perfettamente la nostra lingua … il secondo era quel che si dice un gran bell’uomo, nei rari momenti di relax un po’ strafottente, anch’egli molto simpatico, professionalmente preparato ma un po’, come dire, troppo disponibile nel compiacere i clienti: debbo però dire che nei miei confronti si era dimostrato molto serio e quasi insensibile alla mia bellezza anche se, in qualche occasione, avevo notato fugaci sbirciatine, specie quando stavo di spalle … e devo ammettere che anch’io non ero insensibile al suo fascino …. specie quando, discutendo dei documenti, eravamo molto vicini l’uno all’altra … concluse la telefonata pregandomi di venire per una immediata, ma breve ricerca di un documento necessario per il completamento della pratica che doveva consegnare al ms. Jamblat.
Feci presente che stavo andando al mare con il mio fidanzato e che il mio abbigliamento non era professionale …. Roberto si scusò per la richiesta … ma ricordò nuovamente l’importanza della questione e che il mio abbigliamento non era importante ….
Conscia dell’importanza risposi di sì.
Scesi, salì in macchina e raccontai a Gianni quanto era accaduto. Mi chiese quanto tempo mi sarei trattenuta e gli risposi che la mia assenza sarebbe stata, o avrebbe dovuto essere, di breve durata … il tempo di leggere un giornale …. Gianni, guardandomi, però notò che il mio abbigliamento era molto poco professionale, che fosse un po’ geloso …! in fin dei conti aveva percepito che mi piaceva essere guardata ed ammirata …. e certo l’abbigliamento … mare … lasciava stavolta ben poco all’immaginazione tanto più che mi chinassi o mi piegassi per qualsiasi motivo si poteva chiaramente intuire … o meglio dire vedere tutte le mie grazie …. ma tant’è a fronte delle mie scherzose rimostranza sulla mia fedeltà …. alla fine non fece tante storie e mi accompagno alla studio.
Gianni parcheggiò l’auto sotto le finestre dello studio che si trovava al primo piano di un elegante palazzo, scesi dall’auto e mi avviai nell’androne, il portiere mi salutò, un po’ sorpreso di vedermi di sabato, ma gli raccontai dell’improvvisa necessità e che poi sarebbe comunque venuto un signore per prendere dei documenti.
Mi avviai per le scale e girando la testa lo guardai e notai la sua espressione, che tentava di nascondere, … mentre salivo stava guardando il mio sedere … in effetti così conciata non mi aveva mai visto … ! dentro di me gongolai ….!
Entrai nello studio e salutai Roberto che ricambiò con particolare calore … si scusò ancora per quanto stava succedendo …. ma poi notò che … complimenti … ero proprio una splendida ragazza … ci accomodammo nello studio, si sedette alla scrivania ed incominciò a esaminare la pratica e mi chiese di prendere un certo incartamento.
Restai un attimo perplessa: quell’incartamento si trovava nella libreria alle spalle dell’avvocato, e per prendere il faldone dovevo posizionare la scale alle spalle dell’avvocato, salire sulla scala, allungare in alto entrambe le braccia e afferrarlo … pensai che stavolta la questione poteva diventare veramente imbarazzante … tenuto conto del mio abbigliamento avrei avuto ben poco da nascondere … mentre così pensavo Roberto aggiunse che gli occorreva un altro documento, che manco a farlo apposta, si trovava alla stessa altezza, ma nello scaffale successivo … il che implicava, visto che non potevo spostare la scala più di tanto, sporgermi in instabile equilibrio … con tutte le possibili conseguenze.
Il senso del dovere prevalse sul mio improvviso attacco di pudore … presi la scala e salii, individuai la posizione del faldone e lo afferrai … così facendo il vestitino che indossavo si alzò ben sopra e per giunta i vari movimenti avevano comportato che il costume, di consistenza molto sottile, si era infilato nelle piega dei mio sederino lasciandolo di fatto in completa esposizione a chiunque avesse alzato lo sguardo ... al mare la cosa non mi avrebbe dato pensiero più di tanto … ma la dentro …
Girai la testa e mi resi conto che l’avvocato era immerso nello studio della pratica e non si era accorto di niente … provai una strana sensazione di disappunto nel constatare che non mi aveva visto in quella posizione …! Inoltre, alquanto perplessa percepii … che lì … mi ero inumidita …
Scesi … consegnai il faldone e mi accinsi a risalire la scala … evitando però di rimettere a posto le mutandine che oltre tutto, prima volta che le indossavo, si erano leggermente sfilati i lacci e quindi erano diventate piuttosto lente … potevo andare al bagno e metterle a posto … ma non lo feci …. nemmeno io capivo cosa mi stesse passando per la testa … mi avvicinai alla scala e salii, arrivai in cima e mi sporsi per prendere l’altro incartamento … ma nel farlo, sentendo di perdere l’equilibrio, spaventata gridai, in maniera soffusa .. ma intellegibile … tanto che Roberto si girò, alzò lo sguardo e rendendosi conto del precario stato si alzò e mi prese per le gambe, io a quel punto scivolai e non so come mi trovai con una mano di Roberto sul seno, praticamente scoperto, e l’altra infilata nel sedere fra l’ano e la vagina, con il pollice che nel tentativo di bloccarmi, per evitare la caduta, si era infilato nel mio buchino.
Sarà che mi ero eccitata … sarà vedere il viso di Roberto che resosi conto di dove erano posizionate le sue mani, era diventato rosso … ma si era anche eccitato alla vista del mio culetto di fatto parzialmente penetrato con un dito ….. resta il fatto che né io feci nulla per togliermi da quella situazione … né lui si preoccupò di fare altrettanto.
Accadde poi ciò che non mi sarei mai aspettato … Roberto, senza parlare, colto da un raptus, mi coricò sulla scrivania, mi rigirò, a quel punto con il vestitino completamente sollevato e con il costume parzialmente sceso, tolse il pollice dalla mia fica … ma, constatata la mia mancata resistenza, mi mise in bocca l’indice ed il medio e dopo averli bagnanti con la mia saliva … me li infilò entrambi nel sederino roteandoli prima lentamente e poi sempre più velocemente facendomi arrivare ad un immediato orgasmo, di una intensità mai provata fino ad allora; ero inebetita …. non riuscivo nemmeno a capire quello che stava accadendo … mi rendevo però perfettamente conto che le due dita nel culo mi avevano scatenato un piacere mai provato prima; ero tutta bagnata ….. e Roberto se ne accorse.
In un momento mi fece scendere dalla scrivania, mi fece accucciare, si calò i pantaloni, tirò fuori il pene e, senza dire una parola, me lo mise in bocca. Tentai una parvenza di resistenza … ma lui e poi io ci rendemmo conto che si trattava del mio estremo tentativo di non sembrare una troietta infoiata.
Me lo infilò in tutta la sua lunghezza ed io incomincia a succhiarlo prima lentamente e poi sempre più voracemente …. Io stessa rimanevo sorpresa della mia nuova attitudine a fare pompini …. non è che ne avessi fatti molti … dopo qualche minuto di un tal trattamento Roberto pervenne anche lui ad un violento orgasmo inondandomi il viso di liquidi seminali. … provavo una piacevole sensazione di potenza … l’avevo piegato sul suo stesso piacere … proprio non mi riconoscevo …. mi avessero detto, nemmeno un quarto d’ora prima quel che sarebbe capitato li avrei presi per pazzi … e invece …. e non era finita.
Sentii suonare il clacson della macchina di Gianni …. oddio era già passata la mezz’ora prevista …. guardai in faccia Roberto e senza dire niente tirai su il vestitino coprendo il seno, non preoccupandomi più di tanto di abbassarlo sotto la vita e raccolsi il costume senza però stringere i lacci e mi affacciai alla finestra.
Chiamai Gianni volendogli dire di aspettare ancora un po’ di tempo … ma, non visto all’esterno, sopraggiunse Roberto alle mie spalle …. non ebbe nemmeno bisogno di abbassare le mutandine … mi allargò leggermente le gambe e nuovamente mi infilò tre dita nel sedere … a momenti, nel sentire il mio sfintere cedere, stavo per svenire dal piacere … senza pensarci dissi a Gianni che dovevo stare ancora per qualche ora … che andasse nella prospiciente libreria a comprare il libro di cui avevamo parlato qualche giorno prima … Gianni fece un gesto … io lo guardai e lui … come prevedevo disse di si e si allontanò … io nel frattempo mi ero nuovamente bagnata inducendo quindi Roberto a farmi rinculare … sempre con le dita nel sederino fino ad una poltrona sulla quale mi fece accomodare in posizione supina appoggiata allo schienale …. solo allora lo sentii mormorare che avevo un gran culo ….
… e mentre diceva queste cose sfilò le dita, appoggiò il glande alla mia vagina e spinse … penetrandomi per tutta la lunghezza del pene … nonostante la spossatezza rinculai fortemente così da prenderlo tutto, fino alle palle …. e se avessi potuto avrei fatto entrare anche quelle … non furono necessarie che poche spinte per arrivare entrambi ad un altro orgasmo … ci accasciammo sfiniti … farfugliò che ero una splendida fantastica puttana che non si sarebbe più dimenticata di questa mattinata di giugno … ci guardammo negli occhi e ci rendemmo conto che dovevamo fermarci … subito … e così fu, ci ricomponemmo e entrambi riprendemmo i rispettivi ruoli … dovevamo chiudere la pratica prima che arrivasse il cliente
Appena in tempo per chiudere la pratica legale, sfiniti per quello che era accaduto e anche per l’impegno intellettivo necessario a chiudere la pratica legale, che suonò il campanello dello studio … ms. Jamblat era arrivato.
Anche lui vestito in maniera decisamente sportiva che ne faceva risaltare la muscolatura decisamente impressionante ci salutò con estrema cordialità indugiando fin troppo sul mio abbigliamento … gli feci presente, che non avrei dovuto stare in ufficio … ma al mare con il mio fidanzato, che tra l’altro mi stava ancora aspettando per andare finalmente via.
Ms. Jamblat, per nulla impressionato dalla mia precisazione, mi ringrazio per avergli mostrato quanto fossi seducente … e poi per la mia disponibilità lavorativa … e dallo sguardo capii che alludeva chiaramente al connesso doppio senso … che avesse percepito qualcosa … si dice che gli uomini di colore abbiano una particolare sensibilità all’erotismo … o meglio agli inequivocabili odori connessi agli umori derivanti dagli orgasmi che pocanzi si erano verificati.
Roberto e Jamblat si accomodarono nello studio e incominciarono discutere dei problemi legali che erano emersi, io ero presente in piedi accanto a Jamblat, che parlava della causa ma nel contempo non smetteva di guardare il mio fondoschiena … nemmeno a farlo apposta caddero dalla scrivania alcuni fogli, alcuni dei quali finirono sotto la scrivania … automaticamente mi chinai per raccoglierli e solo dopo mi resi conto che avevo incautamente esposto alla vista di Jamblat il mio bellissimo sederino, coperto solo da un esiguo e trasparente triangolino di stoffa … percepii immediatamente la sua eccitazione e conscia del fatto che poteva solo guardare, perfidamente mi incurvai ancora di più esponendo tutta la bellezza del mio sedere al suo sguardo chiedendomi maliziosamente se il buchetto fosse restato ancora dilatato dalle precedenti penetrazioni … indugiai ancora fino a sentire un’impercettibile affanno nel suo respiro.
E qui la feci grossa … non mi resi conto che Jamblat era un uomo potente e navigato e … che avevo destato la sua voglia di possedermi.
Mi rialzai e mi ricomposi.
Jamblat sapeva che alcuni documenti si trovavano presso l’altro studio , dall’altra parte della città, fece quindi presente alcune difficoltà che presupponevano la lettura di tale documentazione e la necessità di andarli a prendere … io, a quel punto ricordai che sarei dovuta andare al mare con il mio fidanzato, che stava aspettando e in ogni caso per quella documentazione si dovevano aprire gli armadi blindati la cui combinazione era conosciuta solo dall’avvocato e dal suo socio.
Non mi resi conto di essere caduta nella trappola di Jamblat … mi chiese di far salire Gianni, ed al quale fece presente la situazione e la necessità di accompagnare l’avvocato a ritirare quei documenti … mentre lui, aiutato dalla sottoscritta, avrebbe completato la pratica … per questo, vista l’importanza, sarebbe stato estremamente riconoscente ad entrambi … ricordandoci di essere, tra l’altro, come io già sapevo, proprietario di alcuni resort di estremo lusso in posti esotici … Jamblat sapeva essere estremamente convincente … come avrei constatato di lì a breve.
Gianni e Roberto andarono via … sarebbero stati assenti per circa un paio d’ore … Jamblat non perse tempo, con la scusa di scrivere un promemoria mi fece accomodare sulla poltroncina del computer e si mise alle mie spalle, da quella posizione poteva agevolmente vedere il mio seno ogni qual volta allungavo le braccia e ciò accadeva spesso fintanto ché a un certo punto , fiutando la mia disponibilità mi appoggiò le mani sulle spalle e dimentico delle questioni legali mi parlò del fatto che in città, pur abitando in una splendida villa della società, e quindi sua, si sentiva solo e che avrebbe gradito una compagnia femminile incominciando a circuirmi, vantandosi delle sua conquiste in patria ma non in questa terra dove era comunque un uomo di colore .. ricco … molto ricco … ma pur sempre di colore.
Ovviamente avevo eccepito che lui era un gran bell’uomo e che non doveva avere certamente problemi a trovare un’adeguata compagnia femminile … nel mentre avveniva questa conversazione la sua bocca si era avvicinata al mio collo e sentivo il suo caldo fiato scivolare sulla mia pelle anche sotto il leggero tessuto fino ad incresparsi sui seni provocando un inturgidimento dei capezzoli … evento da lui previsto ed accortosi della sensazione di languore che il mio corpo, nonostante tutto, trasmetteva, mi baciò sulla spalla risalendo lentamente sul retro del collo … non sapevo più cosa fare era un tipo affascinante ma, anche per questioni d’immagine … ero pur sempre un potenziale futuro avvocato dello studio e stavo per tentare una disimpegno da quella posizione quando mi precedette … allungò la mano nella scollatura, la pose sopra il mio seno e incominciò a titillare il capezzolo … anche l’altra mano si insinuò sotto il vestito e anche l’altro capezzolo subì lo stesso piacevolissimo trattamento … nel frattempo la sua lingua aveva incominciati a leccare il retro del mio orecchio … inconsciamente mi aspettavo qualcosa del genere, restai comunque sorpresa da tanto ardire e feci un tentativo, debole, di sottrarmi ai baci e al palpeggiamento chiedendogli flebilmente di fermarsi … non diede alcun peso alla mia richiesta … mi stava eccitando … ci stava riuscendo e lui lo sapeva … emisi un gemito e con voce soffocata gli dissi di fermarsi … che io ero una ragazza per bene … che aveva conosciuto il mio fidanzato … che lo stavamo aiutando … che non era giusto comportarsi così … non disse niente … sollevò le mani dal mio seno … ma solo per prendermi in braccio … dovevo essere per lui una piuma vista l’inesistenza di alcun sforzo per sollevarmi … mi depose sul bracciolo del divano mi guardò negli occhi e senza dire alcuna parola mi rigirò e mi fece stendere sulla sponda del divano; in quella posizione stavo esibendo il mio sederino al suo sguardo … girai la testa verso di lui che mi fissò dicendomi che aveva chiaramente capito le mie voglie … che volevo essere posseduta e che mi avrebbe accontentato in una maniera che non avrei più dimenticato … e che non mi dovevo preoccupare del mio fidanzato perché lui non avrebbe mai percorso le stesse strade … in quel momento non capii cosa volesse dire … ma subito dopo le compresi chiaramente … mi slacciò la mutandina … si bagnò una, due, tre dita e dopo avermi dilatato in prossimità dell’ano vi infilò prima un dito … poi, dopo un tempo che mi sembrò eterno, un secondo … poi dopo ancora il terzo ruotandoli in continuazione mentre con l’altra mano, insinuata sotto l’inguine, stuzzicava il clitoride … mentre faceva tutto questo mi guardava negli occhi … mi bagnai come mai era capitato prima … mi agitavo, ansimavo … strillavo sommessamente … e lui quasi impassibile continuava il trattamento; andò avanti così per un po’ … io continuai a d avere orgasmi e a bagnarmi … tolse le dita dal mio sederino e mi mise seduta avanti a lui … avevo il viso avanti il suo pantalone e vedevo un grosso rigonfiamento che intui essere il suo pene ingrossato dall’eccitazione … mi disse di non spaventarmi e … lo sfilò dalla patta … mi prese un colpo e mi ritrassi spaventata … quello non ere un pene ma un braccio attaccato in mezzo alle gambe … non mi diede tempo di dire niente che me lo infilò in bocca … nella quale entrò con molta fatica e incominciai a slinguazzarlo come potevo … attività che ottenne qualche risultato vista la soddisfazione che traspariva dal suo volto … e comunque eiaculò nella mia bocca … ormai mi sentivo una zoccola e presi per buono quello che potevo … anche perché, esausta, immaginavo che ci saremmo fermati lì e stavo già pensando a a cosa dire per uscire da quella situazione.
Ma ,,, non era finita … mi prese per mano delicatamente e mi fece piegare sulla spalliera del divano allargandomi la gambe così da esibire a tutta vista il mio buchino … ma non si trattava di una semplice esposizione … si posizionò avanti il mio culetto … appoggiò il glande sul mio ano e spinse … strillai per il dolore, i muscoli, non abituati a quel trattamento si erano irrigiditi … ma non ci fù alcuna pietà … spinse più forte e quelli cedettero consentendo la penetrazione di almeno metà del pene … ondate di dolore mischiate a piacere si addensarono nel mio cervello … lui spinse ancora e tutto il suo gigantesco cazzo penetrò nel mio culo … venni … si fermò per un tempo che mi sembrò interminabile fintanto gli sembrò che mi fossi abituata ad avere quel palo nel mio culetto e rincominciò a andare avanti e indietro … avevo un palo di oltre trenta centimetri e sette, otto di diametro nel culo … venni … venni ancora …. Andò avanti per altri minuti finché si sfilò … mi fece alzare da divano … il sederino mi doleva ma ero tutta bagnata e tremavo ancora di piacere … e mi massaggiavo il sederino … lui s sedette sul divano e mentre mi guardava mi resi conto che ancora mi desiderava … il suo pene si era completamente ripreso e sembrava una torre in mezzo alla gambe … intuendo mi ritrassi per allontanarmi … ma fu più veloce … mi prese per i fianchi, mi rigirò così da esporre il sedere al suo viso, quasi sollevandomi mi posizionò l’ano sopra il suo membro e, stavolta senza alcuna delicatezza mi schiacciò sopra il suo cazzo consentendo una immediata penetrazione fino alle palle … mi aveva letteralmente impalato sul sua cazzo … e io godevo .. godevo … godevo come non mi era mai capitato in vita mia … ancora di più di qualche momento prima … non mi sarei più voluta rialzare da quella posizione … andò così avanti per un tempo che a me parve indefinito fintanto che senti un’altra eiaculazione dentro il mio culo … anche questa fonte di ulteriore piacere.
Non volò una parola … ci rivestimmo e aspettammo Gianni e Roberto che poco dopo arrivarono.
Completammo la documentazione e Jambat ringraziò Gianni per essere stato così paziente e aver accompagnato l’avvocato all’altro studio: e mentre lo diceva mi guardava negli occhi; ci disse inoltre che di lì a qualche giorno la sua segretaria ci avrebbe contattato per un incontro nel corso del quale ci avrebbe dimostrato la sua gratitudine.
Li salutammo e salimmo in macchina: Gianni mi guardò e mi chiese dove avessi messo le mutandine … lo guardai perplessa … poi mi resi conto solo in quel momento che non le avevo più indossate … gli dissi che si era rotto un laccio e che non avendo costumi di ricambio così era … e lo dissi con un tono infastidito … come dire non ti permettere di dubitare di me … Gianni non disse nulla; mi resi però conto che dovevo fare qualcosa … e siccome ero ancora eccitata gli dissi di passare per il parco dove ogni tanto ci fermavamo a pomiciare.
Anche Gianni s’era eccitato al pensiero che non portavo le mutandine e quindi fu ben contento di cambiare direzione .
Sarò breve, l’esperienza successiva, consistente nella solita penetrazione vaginale con timidi palpeggiamenti, fu decisamente deludente … il povero Gianni ce la mise tutta ma il suo uccellino e la sua esperienza non potevano assolutamente competere con quanto era successo pocanzi … comunque feci finta di godere e mi interrogai su quale sarebbe stato il mio futuro sessuale ... il mio sederino era ancora dolente ma il desiderio che mi venisse nuovamente sfondato restava … forte.
Il lunedì mattina, abbigliata come si addice ad un futuro avvocato di uno stimato e noto studio legale, mi recai al lavoro: tutto accadde come se gli eventi della domenica non si fossero mai verificati; alla sera, finito l’orario di lavoro e tutti i colleghi usciti, l’avvocato mi chiamò nel suo studio e, un po’ imbarazzato, mi chiese come mi sentivo … gli risposi che ciò che era successo mi aveva lasciata completamente disorientata, tanto da non riconoscermi più … sembrava che in me convivessero due nature … quella della ragazza di buona famiglia che vuole diventare un brillante avvocato … e quella di una, diciamo … ninfomane, assatanata di sesso per di più contro natura visto che la maggior parte degli orgasmi provenivano da penetrazioni anali … guardandomi poi bene dal raccontargli quello che era accaduto mentre era andato, accompagnato da quel mio povero fidanzato ormai cornuto all’ennesima potenza, a prendere la famosa documentazione nell’altro studio …
Non l’avessi mai fatto quello sfogo … Roberto, intuita la mia indole, mi ordinò di togliere le mutandine … io inebetita da quel repentino ed inatteso cambio di atteggiamento … mi bagnai senza neppure essere toccata … Roberto se ne accorse … mi abbracciò … stavolta mi baciò con una passione accorata … sussurrandomi che ero la ragazza più bella e puttana che conoscesse e che mi aveva preparato una sorpresa che avrei gradito immensamente viste le mie particolari inclinazioni … da un cassetto, trasse un oggetto dalla forma conica … inequivocabile nel sua destinazione … stretto nella parte superiore si allargava fino a restringersi nella parte centrale per poi riallargarsi alla base … mi chiese di rigirarmi e di inchinarmi sulla scrivania …. io, incredula, sorpresa … ma anche curiosa lo assecondai calandomi le mutandine … mi baciò sull’ano, insalivò la punta di quel coso … e me lo infilò, nemmeno tanto delicatamente, nel retto … ero proprio una zoccola … ebbi un orgasmo … mentre continuava a penetrarmi ancor più in profondità … sempre più infoiato mi disse:
“… da oggi, quando prevedi di dover venire da me, voglio che tu indossi minigonne, le più corte possibile, senza mutandine e con questo plug piantato lì dietro … voglio vedere questo buco sempre aperto … ci voglio mettere di tutto la dentro … ti voglio far godere fino a sfinirti … diventerai il mio avvocato rotta in culo …”.
Non mi vergogno di dirlo … lo assecondai … non sempre, tenuto conto delle circostanze … ma abbastanza spesso … non mi applicavo più come prima … mi sentivo dentro proprio una zoccola anche se gli avvenimenti successivi non avvalorarono i suoi desideri; quello che accadde contribuì infatti ad indirizzare la mia vita in una maniera inimmaginabile solo qualche tempo prima.
Il mio rapporto con Gianni si era notevolmente affievolito … per quanto mi sforzassi di non allontanarmi da lui … gli volevo sempre bene, molto bene … mi adorava e faceva tutto quello che gli chiedevo … inutile dire però che i rapporti intimi diventavano sempre più insignificanti e inadatti a darmi le intense sensazioni che avevo provato sia con Roberto, rapporti che peraltro si erano molto diradati in quanto professionalmente impegnato anche nell’altro studio, che, anche se in un’unica occasione, con Jamblat.
Passò così qualche mese quando una mattina sulla scrivania squillò il mio telefono … era la segretaria di Jamblat che, scusandosi per conto del suo capo per il lungo tempo intercorso, mi comunicava l’invito, per me ed il mio fidanzato, a recarmi quel sabato, presso la sua villa per una colazione nel corso della quale ms. Jamblat intendeva manifestarci concretamente il ringraziamento per la preziosa disponibilità che io avevo dimostrato e per la pazienza del mio fidanzato, durante la riunione di qualche mese prima … notai che le parole della segretaria, che non conoscevo, sembravano voler alludere ad una mia particolare disponibilità … sembrava quasi, per il tono assunto nel pronunciare “disponibilità”, che la donna fosse a conoscenza di quanto accaduto …. anche se non mi sembrava verosimile.
Non vi voglio annoiare con tutto quello che mi frullò per la testa … alla fine, non potendo dimenticare ciò che era successo, non sapendo però cosa potesse passare per la testa di Jamblat in merito al famoso ringraziamento, alla fine, decisi di essere me stessa e quindi indossai per l’occasione solo quattro capi d’abbigliamento: sandali con tacco a spillo, che aumentavano la mia normale statura, minuscolo slip completamente trasparente quasi inutile indossarlo, tanto più essendomi completamente depilata, un fantastico tubino ultra scollato che copriva a mala pena i capezzoli, spudoratamente corto, orecchini a pendaglio intarsiati con pietre verdi, della stessa tonalità dei miei occhi … uno leggerissimo trucco e un’occhiata allo specchio mi confermarono la bontà del mio abbigliamento … ero consapevole di essere proprio una splendida ragazza … béh diciamo meglio … zoccola … ed ebbi la conferma di ciò dallo sguardo allibito che mi lanciò Gianni quando mi vide … anche se aggiunse … perfidamente !… se volessi conquistare l’Africa …
La dimora di Jamblat era all’altezza della situazione … in cima ad una collina, dominava la città, dal cancello d’entrata un lungo viale alberato conduceva ad una corte interna circondata su tre lati dalla villa.
Gianni parcheggiò l’auto vicino ad altre auto di grossa cilindrata nei pressi dell’atrio principale, scendemmo dall’auto, ci accolse un maggiordomo che, attraverso un lungo corridoio interno ci accompagno sul retro del fabbricato dove spiccava una grande piscina a forma di ellisse, contornata da uno splendido giardino ridondante di alberi e siepi multicolore; sul lato opposto a quello principale, leggermente rialzata un’altra costruzione … l’intera corte, progettata, mi fu detto, da un famoso architetto, manifestava modernità esaltata da vetrate sia trasparenti che riflettenti molto ampie … su un lato della piscina una gran parte del lastricato era occupato da ampi gazebi sotto i quali erano accomodati tavoli, il cui piano era di cristallo, contornati da poltroncine anch’ esse completamente trasparenti ed alle cui spalle era posizionato il buffet … tutto l’insieme era estremamente lussuoso.
Jamblat, accompagnato da due giovani donne, una certamente anglosassone, l’altra presumibilmente creola, alte, slanciate e molto belle, vestite solo con colorati prendisole ci venne incontro accompagnato da un altro uomo dai lineamenti arabi, di analoga statura, ma più longilineo, che ci presentò come un caro amico, socio in affari nell’area mediorientale e, fissandomi intensamente aggiunse, compagno di avventure: tutti parlavano la nostra lingua.
Ci avviammo verso uno dei tavoli e, solo allora mi resi conto che sedermi su una di quelle poltroncine poteva essere alquanto imbarazzante … il mio vestito era troppo corto per nascondere e la trasparenza del sedile … sedermi significava esibirmi … vinsero la mia perplessità però gli sguardi di Jamblat e del suo amico che non staccavano un momento gli occhi su di me indugiando molto sulle mie gambe … la giornata stava prendendo la piega che, forse inconsciamente, desideravo avvenisse … non però nella maniera in cui tutto accadde.
Ci accomodammo sulle poltrone e una cameriera ci servì degli aperitivi, cui seguì uno spuntino di varie prelibate degustazioni di crostacei, cucinati in vario modo, accompagnati da abbondanti coppe di champagne di raffinata qualità … una delle due donne, l’anglosassone, era la segretaria che mi aveva contattato mentre l’altra era una sua collaboratrice … anch’esse partecipavano ai dialoghi dimostrando di conoscere le implicazioni collegate alle attività di Jamblat, al quale sembravano entrambe soggiacere per ogni richiesta che formulasse … si pervenne quindi al temine della colazione … Jamblat si fece consegnare un incartamento da cui trasse due buste che, con un sorriso sornione, consegnò a me e a Gianni … un po’ sorpresi, anche se ce l’aspettavamo, e comunque decisamente euforici per via dello champagne, aprimmo le buste e restammo allibiti … entrambe contenevano un assegno di notevole entità ed una prenotazione gratuita, a noi singolarmente intestata, per una vacanza di due settimane, a nostra scelta in uno dei lussuosi resort della catena, compresivi dell’opzione per la destinazione relativa ai biglietti aerei …. non avevamo parole per ringraziare … anche se Jamblat mi disse che avrei avuto prestissimo l’occasione per farlo di lì a breve … al momento non capii ma andava bene lo stesso … il pensiero di quello che sarebbe potuto accadere e l’entità dell’assegno, uniti all’euforia da champagne, facevano passare tutto in secondo piano.
A quel punto Giorge, così si chiamava l’amico arabo, ci invitò a rinfrescarci con un bagno in piscina … feci presente che non avevamo i costumi … Jamblat bofonchiò che quello era un dettaglio insignificante … le due donne sorridendo presero di mira Gianni, ormai intontito dall’alcool … presero a spogliarlo, denudandosi anch’esse, operazione molto semplice visto che sotto il prendisole erano nude, e lo fecero cadere nella piscina.
Nel frattempo Giorge si era avviato verso l’edificio prospiciente la piscina ed era scomparso al suo interno … Jamblat che mi disse che Giorge era salito nello studio per verificare alcune clausole riportate nei documenti che avevamo trattato nella famosa riunione del mese precedente … e, guarda caso, mi pregò di accompagnarlo … guardai Gianni che sguazzava nudo in piscina con le due collaboratrici e Jamblat, sogghignando, mi disse di non preoccuparmi … ci avrebbero pensato loro ad intrattenerlo molto piacevolmente … capii l’antifona e una sommessa eccitazione s’impadronì di me … chissà cosa mi aspettava e cosa avevano riservato a Gianni … ero, nello stesso tempo, curiosa ed eccitata … mi avviai verso l’edificio e salii i pochi gradini che portavano al piano, di poco sopra elevato rispetto al piano piscina, quando sentii la sua mano insinuarsi sotto il vestito, con rapido gesto strappare le mutandine e palpare ardentemente il mio culetto per poi stuzzicare con l’indice il clitoride e introdurre il pollice nel buchino ... senza dire una parola Jamblat mi spinse nello studio … un immensa sala nella quale erano disposti diversi divani e, al centro, una scrivania alle cui spalle l’intera parete era di cristallo: il pavimento della sala soprastava di poco il piano piscina … per cui sia coloro che giocavano nell’acqua che chi stava nello studio potevano reciprocamente osservare quanto stesse accadendo … e restai scioccata … avanti a me Giorge, nudo, bellissimo con un pene eretto di notevole dimensione, simile a quello di Jamblat … avevo paura che volessero scoparmi davanti a loro … e lo fecero proprio avanti la vetrata così che Gianni e le due donne potessero vedere … Jamblat si era denudato e, sentito che ero eccitatissima, mi prese per il bacino e mi sollevò in alto posizionando il suo cazzo sulla mia intimità e spinse … delicatamente …. ma spinse … mi sentii svenire … sentivo i suoi testicoli toccare la mia grandi labbrae già sentivo arrivare più orgasmi, poi mi abbracciò, sempre penetrandomi, si stese di spalle su un grande puffo in pelle appoggiato alle la vetrata; lui sotto con me stesa sul suo petto con il suo palo infilato quasi completamente nella mia passerina e con il con il mio sederino in bella mostra: tutto ciò era ben visibile a Gianni, che, uscito dalla piscina e stesosi su un divano, bordo piscina, con in mano una coppa di champagne, attorniato dalle due donne, una delle quali glielo aveva preso in bocca, guardava quello che, avanti i suoi occhi, accadeva nello studio … sentii avvicinarsi Giorge che a gran voce strillò di guardare come, ben bloccata dal suo amico, avrebbe massaggiato il mio sederino e poi infilato il suo cazzone … nel mio culetto … me lo avrebbe allargato ben bene … così che dopo anche lui non avrebbe dovuto faticare per incularmi … prese quindi in mano il suo arnese impugnandolo come fosse l’asta di una bandiera così che Gianni si rendesse conto di come mi avrebbe rotto il culo … poi ancora, se non se ne fosse accorto gli strillò che il suo amico nel frattempo mi stava chiavando alla grande … quindi mi massaggiò il sederino, introdusse una, poi due, poi tre dita nel mio culetto sfiorando il cazzo di Jamblat, sempre piantato nella mia passerina … poi appoggiò il suo palo sul mio ano e senza tanti complimenti lo spinse nel retto … stavolta fui io a urlare per il dolore ma poi mugolai per il piacere … i due cazzi erano però troppo grossi per penetrarmi contemporaneamente … Jamblat si ritirò momentaneamente e quell’altro lo spinse tutto nel mio culo … urlai … urlai … urlai … avrei anche voluto dimenarmi ma non potevo … quel tronco mi inchiodava … e prese ad andare avanti e indietro per alcuni minuti … svenni per il piacere … poi Giorge si ritrasse, mi prese in braccio e mi portò sulla scrivania appoggiandomi con il sederino all’aria … in maniera che Gianni non si perdesse alcuna scena … al ché Jamblat si avvicinò e mi inculò ripetutamente, smise e arrivò nuovamente Giorge … mi incularono più volte per un tempo che a me parve infinito … sarò anche svenuta … non ci capivo più nulla … il sedere mi doleva ma avevo provato un godimento incommensurabile … finalmente quelle due furie si placarono.
Scendemmo tutti e tre in piscina ed io restai un’altra volta sbalordita … Gianni mi guardava imbambolato sull’orlo di una crisi di pianto … non si era perso un momento … ma vedere la propria fidanzata chiavata ed inculata ripetutamente in quella maniera da due cazzi mostruosi, lo aveva eccitato al massimo e aveva il suo pisellino completamente eretto … nulla di paragonabile agli altri due ma tant’è, questo passava il convento … preso da sacro furore, avvicinò alla segretaria bianca che, evidentemente per ordine di Jamblat, si posizionò per consentirgli un tentativo d’inculata, la abbrancò da dietro ed iniziò a penetrarla … Jamblat nel frattempo si era avvicinato e mi disse di gustarmi quello che sarebbe accaduto a breve … era giusto, se aveva intuito di che pasta fosse fatto Gianni, che anche lui dovesse godere pienamente quel pomeriggio … ed infatti, secondo una regia pre organizzata, la creola, non vista da Gianni, si avvicinò al suo sedere con in mano un fallo di medie dimensioni già luccicante di vasellina … guardai Jamblat e gli chiesi cosa gli volessero fare e lui sornione mi rispose che Gianni sarebbe stato molto contento sia adesso che nel futuro … la sua segretaria era molto brava a rompere il culo di un uomo facendolo godere alla grande … tanto che poi forse ci avrebbe preso gusto, ma sarebbero stati problemi suoi, e poi … sorpresa finale ci sarebbe stato anche un collaudo … Gianni nel frattempo, mentre con fatica, stava tentando di incularsi la segretaria, ricevette dall’altra due dita nel culo … dopo un attimo di disorientamento, preso dalla foga di inculare non si ritrasse più di tanto mostrando addirittura di gradire quel trattamento … la collaboratrice quindi continuò, sfilò le dita e le sostituì con il fallo nel culo di Gianni che ebbe un orgasmo violentissimo con contrazioni tanto forti da far uscire dal culo della segretaria il proprio cazzo … ma la creola non sfilò il fallo dal culo anzi continuò imperterrita ad agitarlo sempre più velocemente tanto che il cazzettino di Gianni ridiventò quasi subito duro un’alta volta … stavolta fu Giorge che, fissandomi negli occhi, disse che non era giusto che solo io avessi gustato certe attrattive e che era arrivato il momento del collaudo; mi disse di avvicinarmi a Gianni per vedere l’effetto del suo bastone in un culetto … fosse uomo e o donna non era importante ma veder che piacere provocasse, era quello sì, molto eccitante tento più che mentre lui s’inculava Gianni, Jamblat si sarebbe nuovamente inculata me … raggiunse quindi la creola … la fece allontanare e posizionò il suo cazzo sul culo di Gianni che ignaro di quello che stava per succedere ancora si menava il suo pisellino … la donna si allontanò da Gianni che restava con il culo all’aria … il cazzone di Giorge entrò e anche Gianni urlò … ma quello implacabile iniziò a pomparlo ed alla fine anche Gianni si accucciò chiaramente godendo … forse avevo perso un fidanzato.
Jamblat, per non essere da meno mi fece mettere a novanta gradi, controllò il mio buco e lo mise dentro in un sol colpo … pompandomi senza tregua … Gianni ed io venivamo contemporaneamente inculati da Giorge e da Jamblat … e ci piaceva … dopo un po’ di quel trattamento loro ci riempirono di liquidi gli intestini e noi arrivammo all’ennesimo orgasmo …
Ci accomiatammo dai nostri ospiti che così bene ci avevano trattato … non immaginando cosa sarebbe stato di noi nel futuro.
Ci ricomponemmo, salimmo in auto e tornammo nelle rispettive case. Non so che fine abbia fatto Gianni … non lo vidi più … io poi non sono diventata avvocato … ma l’amante di molti uomini ricchi e poi un’attrice porno specializzata, come potete ben immaginare, nel prenderlo sempre nel culo … con tanta gioia.
Forse in un altro racconto vi dirò come ci sono arrivata
Anche se sembra scontato …. La vita è piena di sorprese a volte piacevoli, a volte di meno … in alcuni casi poi il confine fra le due situazioni risulta … indefinito.
E questo credo sia ciò che mi è capitato.
Tutto avvenne in una magnifica giornata di giugno.
Mi svegliai allo squillo del telefono sul comodino … era Gianni, il mio ragazzo che mi chiese, con fare titubante, se mi andava di andare al mare a prendere un po’ di sole e immergersi nel primo bagno di stagione; Gianni era un carissimo ragazzo che mi induceva tanta tenerezza … ma un po’ imbranato … e forse era proprio per queste sua caratteristiche, unite al fatto che mi adorava … tanto da considerare quasi, e dico quasi, sacrilego toccarmi il sederino o mettermi le mani sopra o dentro la mia …, con il quale, alcuni mesi prima mi ero fidanzata; avevamo già fatto l’amore … non scopato un po’ brutalmente come forse mi sarebbe piaciuto … ma fatto l’amore secondo le regole canoniche, io sotto lui sopra, tanto da farmi pensare che non gli piacessi più di tanto … ma non era così … lui mi considerava una cosa santa ….; io invece, per la verità, mi consideravo sexy, molto sexy … forse anche un po’ zoccola … mi piaceva mettermi vestitini cortissimi, che risaltavano il mio splendido, a detta di tutti gli amici, fondo schiena, coperto, si fa per dire, da minuscoli slip per lo più trasparenti, indossare magliette con ampie scollature che facevano intuire il mio piccolo, ma ben modellato, seno, non indossare il reggiseno, calzare scarpe con alto tacco che aggiungevano qualche centimetro al mio metro e sessanta cinque, e così consentire un’andatura sculettante dei miei quasi cinquanta chili; non rifiutavo le attenzioni delle persone che spesso mi corteggiavano anzi, a volte, secondo lo stato d’animo del momento, assumevo atteggiamenti o posizione chiaramente provocatori: che so, mi chinavo così da mostrare il seno sotto la scollatura o, casualmente, mi cadeva un oggetto per poi raccoglierlo con le gambe tese, così da mostrare parte del mio sederino … e debbo dire che le reazioni erano veramente divertenti … i miei occasionali guardoni diventavano rossi o addirittura paonazzi … insomma mi divertivo ad eccitarli …. ma la cosa si fermava lì.
Ma quel sabato mattina di giugno accaddero eventi che cambiarono la percezione che avevo di me stessa e influenzarono pesantemente il mio futuro.
Dissi a Gianni che andava bene e di venirmi a prendere.
Mi alzai dal letto e mi preparai per uscire: decisi di indossare un nuovo costume che avevo acquistato qualche giorno prima. La mutandina era decisamente minuscola e si allacciava sui fianchi, ovviamente non indossai il reggiseno, misi tutto nella borsa insieme ai teli da mare. Indossai un corto prendisole ricavato dalla stoffa fiorata e ultra leggera di un pareo, inutile dire estremamente scollato, e mi avviai per uscire …. squillò il telefono … era l’avvocato Roberto, titolare dello studio legale presso il quale, subito dopo essermi laureata a pieni voti, stavo effettuando il periodo di praticantato per sostenere l’esame per diventare avvocato: era uno studio ben avviato che aveva numerosi rapporti con società africane per cui spesso capitavano clienti di colore o arabi che, vista la mia perfetta conoscenza dell’inglese, del francese, nonché una buona infarinatura dell’arabo, intrattenevo e con i quali organizzavo e predisponevo gli atti legali da discutere con gli altri avvocati dello studio.
Conscia dell’ambiente, il mio atteggiamento era improntato alla massima riservatezza e l’abbigliamento utilizzato durante la settimana era consono al lavoro che svolgevo, debbo dire, con soddisfazione sia di Roberto che mia: Roberto mi ricordò che stavamo predisponendo un importante atto e che in mattinata sarebbe venuto a ritirare l’atto addirittura mister Jamblat, proprietario e presidente di una importante società africana, che al momento si trovava in città. Anche ms. Jamblat, come l’avvocato Roberto erano entrambi relativamente giovani e decisamente benestanti: il primo, uomo di colore molto alto e corpulento si capiva essere un decisionista e uno che andava al sodo delle questioni, anche decisamente simpatico, tra l’altro parlava perfettamente la nostra lingua … il secondo era quel che si dice un gran bell’uomo, nei rari momenti di relax un po’ strafottente, anch’egli molto simpatico, professionalmente preparato ma un po’, come dire, troppo disponibile nel compiacere i clienti: debbo però dire che nei miei confronti si era dimostrato molto serio e quasi insensibile alla mia bellezza anche se, in qualche occasione, avevo notato fugaci sbirciatine, specie quando stavo di spalle … e devo ammettere che anch’io non ero insensibile al suo fascino …. specie quando, discutendo dei documenti, eravamo molto vicini l’uno all’altra … concluse la telefonata pregandomi di venire per una immediata, ma breve ricerca di un documento necessario per il completamento della pratica che doveva consegnare al ms. Jamblat.
Feci presente che stavo andando al mare con il mio fidanzato e che il mio abbigliamento non era professionale …. Roberto si scusò per la richiesta … ma ricordò nuovamente l’importanza della questione e che il mio abbigliamento non era importante ….
Conscia dell’importanza risposi di sì.
Scesi, salì in macchina e raccontai a Gianni quanto era accaduto. Mi chiese quanto tempo mi sarei trattenuta e gli risposi che la mia assenza sarebbe stata, o avrebbe dovuto essere, di breve durata … il tempo di leggere un giornale …. Gianni, guardandomi, però notò che il mio abbigliamento era molto poco professionale, che fosse un po’ geloso …! in fin dei conti aveva percepito che mi piaceva essere guardata ed ammirata …. e certo l’abbigliamento … mare … lasciava stavolta ben poco all’immaginazione tanto più che mi chinassi o mi piegassi per qualsiasi motivo si poteva chiaramente intuire … o meglio dire vedere tutte le mie grazie …. ma tant’è a fronte delle mie scherzose rimostranza sulla mia fedeltà …. alla fine non fece tante storie e mi accompagno alla studio.
Gianni parcheggiò l’auto sotto le finestre dello studio che si trovava al primo piano di un elegante palazzo, scesi dall’auto e mi avviai nell’androne, il portiere mi salutò, un po’ sorpreso di vedermi di sabato, ma gli raccontai dell’improvvisa necessità e che poi sarebbe comunque venuto un signore per prendere dei documenti.
Mi avviai per le scale e girando la testa lo guardai e notai la sua espressione, che tentava di nascondere, … mentre salivo stava guardando il mio sedere … in effetti così conciata non mi aveva mai visto … ! dentro di me gongolai ….!
Entrai nello studio e salutai Roberto che ricambiò con particolare calore … si scusò ancora per quanto stava succedendo …. ma poi notò che … complimenti … ero proprio una splendida ragazza … ci accomodammo nello studio, si sedette alla scrivania ed incominciò a esaminare la pratica e mi chiese di prendere un certo incartamento.
Restai un attimo perplessa: quell’incartamento si trovava nella libreria alle spalle dell’avvocato, e per prendere il faldone dovevo posizionare la scale alle spalle dell’avvocato, salire sulla scala, allungare in alto entrambe le braccia e afferrarlo … pensai che stavolta la questione poteva diventare veramente imbarazzante … tenuto conto del mio abbigliamento avrei avuto ben poco da nascondere … mentre così pensavo Roberto aggiunse che gli occorreva un altro documento, che manco a farlo apposta, si trovava alla stessa altezza, ma nello scaffale successivo … il che implicava, visto che non potevo spostare la scala più di tanto, sporgermi in instabile equilibrio … con tutte le possibili conseguenze.
Il senso del dovere prevalse sul mio improvviso attacco di pudore … presi la scala e salii, individuai la posizione del faldone e lo afferrai … così facendo il vestitino che indossavo si alzò ben sopra e per giunta i vari movimenti avevano comportato che il costume, di consistenza molto sottile, si era infilato nelle piega dei mio sederino lasciandolo di fatto in completa esposizione a chiunque avesse alzato lo sguardo ... al mare la cosa non mi avrebbe dato pensiero più di tanto … ma la dentro …
Girai la testa e mi resi conto che l’avvocato era immerso nello studio della pratica e non si era accorto di niente … provai una strana sensazione di disappunto nel constatare che non mi aveva visto in quella posizione …! Inoltre, alquanto perplessa percepii … che lì … mi ero inumidita …
Scesi … consegnai il faldone e mi accinsi a risalire la scala … evitando però di rimettere a posto le mutandine che oltre tutto, prima volta che le indossavo, si erano leggermente sfilati i lacci e quindi erano diventate piuttosto lente … potevo andare al bagno e metterle a posto … ma non lo feci …. nemmeno io capivo cosa mi stesse passando per la testa … mi avvicinai alla scala e salii, arrivai in cima e mi sporsi per prendere l’altro incartamento … ma nel farlo, sentendo di perdere l’equilibrio, spaventata gridai, in maniera soffusa .. ma intellegibile … tanto che Roberto si girò, alzò lo sguardo e rendendosi conto del precario stato si alzò e mi prese per le gambe, io a quel punto scivolai e non so come mi trovai con una mano di Roberto sul seno, praticamente scoperto, e l’altra infilata nel sedere fra l’ano e la vagina, con il pollice che nel tentativo di bloccarmi, per evitare la caduta, si era infilato nel mio buchino.
Sarà che mi ero eccitata … sarà vedere il viso di Roberto che resosi conto di dove erano posizionate le sue mani, era diventato rosso … ma si era anche eccitato alla vista del mio culetto di fatto parzialmente penetrato con un dito ….. resta il fatto che né io feci nulla per togliermi da quella situazione … né lui si preoccupò di fare altrettanto.
Accadde poi ciò che non mi sarei mai aspettato … Roberto, senza parlare, colto da un raptus, mi coricò sulla scrivania, mi rigirò, a quel punto con il vestitino completamente sollevato e con il costume parzialmente sceso, tolse il pollice dalla mia fica … ma, constatata la mia mancata resistenza, mi mise in bocca l’indice ed il medio e dopo averli bagnanti con la mia saliva … me li infilò entrambi nel sederino roteandoli prima lentamente e poi sempre più velocemente facendomi arrivare ad un immediato orgasmo, di una intensità mai provata fino ad allora; ero inebetita …. non riuscivo nemmeno a capire quello che stava accadendo … mi rendevo però perfettamente conto che le due dita nel culo mi avevano scatenato un piacere mai provato prima; ero tutta bagnata ….. e Roberto se ne accorse.
In un momento mi fece scendere dalla scrivania, mi fece accucciare, si calò i pantaloni, tirò fuori il pene e, senza dire una parola, me lo mise in bocca. Tentai una parvenza di resistenza … ma lui e poi io ci rendemmo conto che si trattava del mio estremo tentativo di non sembrare una troietta infoiata.
Me lo infilò in tutta la sua lunghezza ed io incomincia a succhiarlo prima lentamente e poi sempre più voracemente …. Io stessa rimanevo sorpresa della mia nuova attitudine a fare pompini …. non è che ne avessi fatti molti … dopo qualche minuto di un tal trattamento Roberto pervenne anche lui ad un violento orgasmo inondandomi il viso di liquidi seminali. … provavo una piacevole sensazione di potenza … l’avevo piegato sul suo stesso piacere … proprio non mi riconoscevo …. mi avessero detto, nemmeno un quarto d’ora prima quel che sarebbe capitato li avrei presi per pazzi … e invece …. e non era finita.
Sentii suonare il clacson della macchina di Gianni …. oddio era già passata la mezz’ora prevista …. guardai in faccia Roberto e senza dire niente tirai su il vestitino coprendo il seno, non preoccupandomi più di tanto di abbassarlo sotto la vita e raccolsi il costume senza però stringere i lacci e mi affacciai alla finestra.
Chiamai Gianni volendogli dire di aspettare ancora un po’ di tempo … ma, non visto all’esterno, sopraggiunse Roberto alle mie spalle …. non ebbe nemmeno bisogno di abbassare le mutandine … mi allargò leggermente le gambe e nuovamente mi infilò tre dita nel sedere … a momenti, nel sentire il mio sfintere cedere, stavo per svenire dal piacere … senza pensarci dissi a Gianni che dovevo stare ancora per qualche ora … che andasse nella prospiciente libreria a comprare il libro di cui avevamo parlato qualche giorno prima … Gianni fece un gesto … io lo guardai e lui … come prevedevo disse di si e si allontanò … io nel frattempo mi ero nuovamente bagnata inducendo quindi Roberto a farmi rinculare … sempre con le dita nel sederino fino ad una poltrona sulla quale mi fece accomodare in posizione supina appoggiata allo schienale …. solo allora lo sentii mormorare che avevo un gran culo ….
… e mentre diceva queste cose sfilò le dita, appoggiò il glande alla mia vagina e spinse … penetrandomi per tutta la lunghezza del pene … nonostante la spossatezza rinculai fortemente così da prenderlo tutto, fino alle palle …. e se avessi potuto avrei fatto entrare anche quelle … non furono necessarie che poche spinte per arrivare entrambi ad un altro orgasmo … ci accasciammo sfiniti … farfugliò che ero una splendida fantastica puttana che non si sarebbe più dimenticata di questa mattinata di giugno … ci guardammo negli occhi e ci rendemmo conto che dovevamo fermarci … subito … e così fu, ci ricomponemmo e entrambi riprendemmo i rispettivi ruoli … dovevamo chiudere la pratica prima che arrivasse il cliente
Appena in tempo per chiudere la pratica legale, sfiniti per quello che era accaduto e anche per l’impegno intellettivo necessario a chiudere la pratica legale, che suonò il campanello dello studio … ms. Jamblat era arrivato.
Anche lui vestito in maniera decisamente sportiva che ne faceva risaltare la muscolatura decisamente impressionante ci salutò con estrema cordialità indugiando fin troppo sul mio abbigliamento … gli feci presente, che non avrei dovuto stare in ufficio … ma al mare con il mio fidanzato, che tra l’altro mi stava ancora aspettando per andare finalmente via.
Ms. Jamblat, per nulla impressionato dalla mia precisazione, mi ringrazio per avergli mostrato quanto fossi seducente … e poi per la mia disponibilità lavorativa … e dallo sguardo capii che alludeva chiaramente al connesso doppio senso … che avesse percepito qualcosa … si dice che gli uomini di colore abbiano una particolare sensibilità all’erotismo … o meglio agli inequivocabili odori connessi agli umori derivanti dagli orgasmi che pocanzi si erano verificati.
Roberto e Jamblat si accomodarono nello studio e incominciarono discutere dei problemi legali che erano emersi, io ero presente in piedi accanto a Jamblat, che parlava della causa ma nel contempo non smetteva di guardare il mio fondoschiena … nemmeno a farlo apposta caddero dalla scrivania alcuni fogli, alcuni dei quali finirono sotto la scrivania … automaticamente mi chinai per raccoglierli e solo dopo mi resi conto che avevo incautamente esposto alla vista di Jamblat il mio bellissimo sederino, coperto solo da un esiguo e trasparente triangolino di stoffa … percepii immediatamente la sua eccitazione e conscia del fatto che poteva solo guardare, perfidamente mi incurvai ancora di più esponendo tutta la bellezza del mio sedere al suo sguardo chiedendomi maliziosamente se il buchetto fosse restato ancora dilatato dalle precedenti penetrazioni … indugiai ancora fino a sentire un’impercettibile affanno nel suo respiro.
E qui la feci grossa … non mi resi conto che Jamblat era un uomo potente e navigato e … che avevo destato la sua voglia di possedermi.
Mi rialzai e mi ricomposi.
Jamblat sapeva che alcuni documenti si trovavano presso l’altro studio , dall’altra parte della città, fece quindi presente alcune difficoltà che presupponevano la lettura di tale documentazione e la necessità di andarli a prendere … io, a quel punto ricordai che sarei dovuta andare al mare con il mio fidanzato, che stava aspettando e in ogni caso per quella documentazione si dovevano aprire gli armadi blindati la cui combinazione era conosciuta solo dall’avvocato e dal suo socio.
Non mi resi conto di essere caduta nella trappola di Jamblat … mi chiese di far salire Gianni, ed al quale fece presente la situazione e la necessità di accompagnare l’avvocato a ritirare quei documenti … mentre lui, aiutato dalla sottoscritta, avrebbe completato la pratica … per questo, vista l’importanza, sarebbe stato estremamente riconoscente ad entrambi … ricordandoci di essere, tra l’altro, come io già sapevo, proprietario di alcuni resort di estremo lusso in posti esotici … Jamblat sapeva essere estremamente convincente … come avrei constatato di lì a breve.
Gianni e Roberto andarono via … sarebbero stati assenti per circa un paio d’ore … Jamblat non perse tempo, con la scusa di scrivere un promemoria mi fece accomodare sulla poltroncina del computer e si mise alle mie spalle, da quella posizione poteva agevolmente vedere il mio seno ogni qual volta allungavo le braccia e ciò accadeva spesso fintanto ché a un certo punto , fiutando la mia disponibilità mi appoggiò le mani sulle spalle e dimentico delle questioni legali mi parlò del fatto che in città, pur abitando in una splendida villa della società, e quindi sua, si sentiva solo e che avrebbe gradito una compagnia femminile incominciando a circuirmi, vantandosi delle sua conquiste in patria ma non in questa terra dove era comunque un uomo di colore .. ricco … molto ricco … ma pur sempre di colore.
Ovviamente avevo eccepito che lui era un gran bell’uomo e che non doveva avere certamente problemi a trovare un’adeguata compagnia femminile … nel mentre avveniva questa conversazione la sua bocca si era avvicinata al mio collo e sentivo il suo caldo fiato scivolare sulla mia pelle anche sotto il leggero tessuto fino ad incresparsi sui seni provocando un inturgidimento dei capezzoli … evento da lui previsto ed accortosi della sensazione di languore che il mio corpo, nonostante tutto, trasmetteva, mi baciò sulla spalla risalendo lentamente sul retro del collo … non sapevo più cosa fare era un tipo affascinante ma, anche per questioni d’immagine … ero pur sempre un potenziale futuro avvocato dello studio e stavo per tentare una disimpegno da quella posizione quando mi precedette … allungò la mano nella scollatura, la pose sopra il mio seno e incominciò a titillare il capezzolo … anche l’altra mano si insinuò sotto il vestito e anche l’altro capezzolo subì lo stesso piacevolissimo trattamento … nel frattempo la sua lingua aveva incominciati a leccare il retro del mio orecchio … inconsciamente mi aspettavo qualcosa del genere, restai comunque sorpresa da tanto ardire e feci un tentativo, debole, di sottrarmi ai baci e al palpeggiamento chiedendogli flebilmente di fermarsi … non diede alcun peso alla mia richiesta … mi stava eccitando … ci stava riuscendo e lui lo sapeva … emisi un gemito e con voce soffocata gli dissi di fermarsi … che io ero una ragazza per bene … che aveva conosciuto il mio fidanzato … che lo stavamo aiutando … che non era giusto comportarsi così … non disse niente … sollevò le mani dal mio seno … ma solo per prendermi in braccio … dovevo essere per lui una piuma vista l’inesistenza di alcun sforzo per sollevarmi … mi depose sul bracciolo del divano mi guardò negli occhi e senza dire alcuna parola mi rigirò e mi fece stendere sulla sponda del divano; in quella posizione stavo esibendo il mio sederino al suo sguardo … girai la testa verso di lui che mi fissò dicendomi che aveva chiaramente capito le mie voglie … che volevo essere posseduta e che mi avrebbe accontentato in una maniera che non avrei più dimenticato … e che non mi dovevo preoccupare del mio fidanzato perché lui non avrebbe mai percorso le stesse strade … in quel momento non capii cosa volesse dire … ma subito dopo le compresi chiaramente … mi slacciò la mutandina … si bagnò una, due, tre dita e dopo avermi dilatato in prossimità dell’ano vi infilò prima un dito … poi, dopo un tempo che mi sembrò eterno, un secondo … poi dopo ancora il terzo ruotandoli in continuazione mentre con l’altra mano, insinuata sotto l’inguine, stuzzicava il clitoride … mentre faceva tutto questo mi guardava negli occhi … mi bagnai come mai era capitato prima … mi agitavo, ansimavo … strillavo sommessamente … e lui quasi impassibile continuava il trattamento; andò avanti così per un po’ … io continuai a d avere orgasmi e a bagnarmi … tolse le dita dal mio sederino e mi mise seduta avanti a lui … avevo il viso avanti il suo pantalone e vedevo un grosso rigonfiamento che intui essere il suo pene ingrossato dall’eccitazione … mi disse di non spaventarmi e … lo sfilò dalla patta … mi prese un colpo e mi ritrassi spaventata … quello non ere un pene ma un braccio attaccato in mezzo alle gambe … non mi diede tempo di dire niente che me lo infilò in bocca … nella quale entrò con molta fatica e incominciai a slinguazzarlo come potevo … attività che ottenne qualche risultato vista la soddisfazione che traspariva dal suo volto … e comunque eiaculò nella mia bocca … ormai mi sentivo una zoccola e presi per buono quello che potevo … anche perché, esausta, immaginavo che ci saremmo fermati lì e stavo già pensando a a cosa dire per uscire da quella situazione.
Ma ,,, non era finita … mi prese per mano delicatamente e mi fece piegare sulla spalliera del divano allargandomi la gambe così da esibire a tutta vista il mio buchino … ma non si trattava di una semplice esposizione … si posizionò avanti il mio culetto … appoggiò il glande sul mio ano e spinse … strillai per il dolore, i muscoli, non abituati a quel trattamento si erano irrigiditi … ma non ci fù alcuna pietà … spinse più forte e quelli cedettero consentendo la penetrazione di almeno metà del pene … ondate di dolore mischiate a piacere si addensarono nel mio cervello … lui spinse ancora e tutto il suo gigantesco cazzo penetrò nel mio culo … venni … si fermò per un tempo che mi sembrò interminabile fintanto gli sembrò che mi fossi abituata ad avere quel palo nel mio culetto e rincominciò a andare avanti e indietro … avevo un palo di oltre trenta centimetri e sette, otto di diametro nel culo … venni … venni ancora …. Andò avanti per altri minuti finché si sfilò … mi fece alzare da divano … il sederino mi doleva ma ero tutta bagnata e tremavo ancora di piacere … e mi massaggiavo il sederino … lui s sedette sul divano e mentre mi guardava mi resi conto che ancora mi desiderava … il suo pene si era completamente ripreso e sembrava una torre in mezzo alla gambe … intuendo mi ritrassi per allontanarmi … ma fu più veloce … mi prese per i fianchi, mi rigirò così da esporre il sedere al suo viso, quasi sollevandomi mi posizionò l’ano sopra il suo membro e, stavolta senza alcuna delicatezza mi schiacciò sopra il suo cazzo consentendo una immediata penetrazione fino alle palle … mi aveva letteralmente impalato sul sua cazzo … e io godevo .. godevo … godevo come non mi era mai capitato in vita mia … ancora di più di qualche momento prima … non mi sarei più voluta rialzare da quella posizione … andò così avanti per un tempo che a me parve indefinito fintanto che senti un’altra eiaculazione dentro il mio culo … anche questa fonte di ulteriore piacere.
Non volò una parola … ci rivestimmo e aspettammo Gianni e Roberto che poco dopo arrivarono.
Completammo la documentazione e Jambat ringraziò Gianni per essere stato così paziente e aver accompagnato l’avvocato all’altro studio: e mentre lo diceva mi guardava negli occhi; ci disse inoltre che di lì a qualche giorno la sua segretaria ci avrebbe contattato per un incontro nel corso del quale ci avrebbe dimostrato la sua gratitudine.
Li salutammo e salimmo in macchina: Gianni mi guardò e mi chiese dove avessi messo le mutandine … lo guardai perplessa … poi mi resi conto solo in quel momento che non le avevo più indossate … gli dissi che si era rotto un laccio e che non avendo costumi di ricambio così era … e lo dissi con un tono infastidito … come dire non ti permettere di dubitare di me … Gianni non disse nulla; mi resi però conto che dovevo fare qualcosa … e siccome ero ancora eccitata gli dissi di passare per il parco dove ogni tanto ci fermavamo a pomiciare.
Anche Gianni s’era eccitato al pensiero che non portavo le mutandine e quindi fu ben contento di cambiare direzione .
Sarò breve, l’esperienza successiva, consistente nella solita penetrazione vaginale con timidi palpeggiamenti, fu decisamente deludente … il povero Gianni ce la mise tutta ma il suo uccellino e la sua esperienza non potevano assolutamente competere con quanto era successo pocanzi … comunque feci finta di godere e mi interrogai su quale sarebbe stato il mio futuro sessuale ... il mio sederino era ancora dolente ma il desiderio che mi venisse nuovamente sfondato restava … forte.
Il lunedì mattina, abbigliata come si addice ad un futuro avvocato di uno stimato e noto studio legale, mi recai al lavoro: tutto accadde come se gli eventi della domenica non si fossero mai verificati; alla sera, finito l’orario di lavoro e tutti i colleghi usciti, l’avvocato mi chiamò nel suo studio e, un po’ imbarazzato, mi chiese come mi sentivo … gli risposi che ciò che era successo mi aveva lasciata completamente disorientata, tanto da non riconoscermi più … sembrava che in me convivessero due nature … quella della ragazza di buona famiglia che vuole diventare un brillante avvocato … e quella di una, diciamo … ninfomane, assatanata di sesso per di più contro natura visto che la maggior parte degli orgasmi provenivano da penetrazioni anali … guardandomi poi bene dal raccontargli quello che era accaduto mentre era andato, accompagnato da quel mio povero fidanzato ormai cornuto all’ennesima potenza, a prendere la famosa documentazione nell’altro studio …
Non l’avessi mai fatto quello sfogo … Roberto, intuita la mia indole, mi ordinò di togliere le mutandine … io inebetita da quel repentino ed inatteso cambio di atteggiamento … mi bagnai senza neppure essere toccata … Roberto se ne accorse … mi abbracciò … stavolta mi baciò con una passione accorata … sussurrandomi che ero la ragazza più bella e puttana che conoscesse e che mi aveva preparato una sorpresa che avrei gradito immensamente viste le mie particolari inclinazioni … da un cassetto, trasse un oggetto dalla forma conica … inequivocabile nel sua destinazione … stretto nella parte superiore si allargava fino a restringersi nella parte centrale per poi riallargarsi alla base … mi chiese di rigirarmi e di inchinarmi sulla scrivania …. io, incredula, sorpresa … ma anche curiosa lo assecondai calandomi le mutandine … mi baciò sull’ano, insalivò la punta di quel coso … e me lo infilò, nemmeno tanto delicatamente, nel retto … ero proprio una zoccola … ebbi un orgasmo … mentre continuava a penetrarmi ancor più in profondità … sempre più infoiato mi disse:
“… da oggi, quando prevedi di dover venire da me, voglio che tu indossi minigonne, le più corte possibile, senza mutandine e con questo plug piantato lì dietro … voglio vedere questo buco sempre aperto … ci voglio mettere di tutto la dentro … ti voglio far godere fino a sfinirti … diventerai il mio avvocato rotta in culo …”.
Non mi vergogno di dirlo … lo assecondai … non sempre, tenuto conto delle circostanze … ma abbastanza spesso … non mi applicavo più come prima … mi sentivo dentro proprio una zoccola anche se gli avvenimenti successivi non avvalorarono i suoi desideri; quello che accadde contribuì infatti ad indirizzare la mia vita in una maniera inimmaginabile solo qualche tempo prima.
Il mio rapporto con Gianni si era notevolmente affievolito … per quanto mi sforzassi di non allontanarmi da lui … gli volevo sempre bene, molto bene … mi adorava e faceva tutto quello che gli chiedevo … inutile dire però che i rapporti intimi diventavano sempre più insignificanti e inadatti a darmi le intense sensazioni che avevo provato sia con Roberto, rapporti che peraltro si erano molto diradati in quanto professionalmente impegnato anche nell’altro studio, che, anche se in un’unica occasione, con Jamblat.
Passò così qualche mese quando una mattina sulla scrivania squillò il mio telefono … era la segretaria di Jamblat che, scusandosi per conto del suo capo per il lungo tempo intercorso, mi comunicava l’invito, per me ed il mio fidanzato, a recarmi quel sabato, presso la sua villa per una colazione nel corso della quale ms. Jamblat intendeva manifestarci concretamente il ringraziamento per la preziosa disponibilità che io avevo dimostrato e per la pazienza del mio fidanzato, durante la riunione di qualche mese prima … notai che le parole della segretaria, che non conoscevo, sembravano voler alludere ad una mia particolare disponibilità … sembrava quasi, per il tono assunto nel pronunciare “disponibilità”, che la donna fosse a conoscenza di quanto accaduto …. anche se non mi sembrava verosimile.
Non vi voglio annoiare con tutto quello che mi frullò per la testa … alla fine, non potendo dimenticare ciò che era successo, non sapendo però cosa potesse passare per la testa di Jamblat in merito al famoso ringraziamento, alla fine, decisi di essere me stessa e quindi indossai per l’occasione solo quattro capi d’abbigliamento: sandali con tacco a spillo, che aumentavano la mia normale statura, minuscolo slip completamente trasparente quasi inutile indossarlo, tanto più essendomi completamente depilata, un fantastico tubino ultra scollato che copriva a mala pena i capezzoli, spudoratamente corto, orecchini a pendaglio intarsiati con pietre verdi, della stessa tonalità dei miei occhi … uno leggerissimo trucco e un’occhiata allo specchio mi confermarono la bontà del mio abbigliamento … ero consapevole di essere proprio una splendida ragazza … béh diciamo meglio … zoccola … ed ebbi la conferma di ciò dallo sguardo allibito che mi lanciò Gianni quando mi vide … anche se aggiunse … perfidamente !… se volessi conquistare l’Africa …
La dimora di Jamblat era all’altezza della situazione … in cima ad una collina, dominava la città, dal cancello d’entrata un lungo viale alberato conduceva ad una corte interna circondata su tre lati dalla villa.
Gianni parcheggiò l’auto vicino ad altre auto di grossa cilindrata nei pressi dell’atrio principale, scendemmo dall’auto, ci accolse un maggiordomo che, attraverso un lungo corridoio interno ci accompagno sul retro del fabbricato dove spiccava una grande piscina a forma di ellisse, contornata da uno splendido giardino ridondante di alberi e siepi multicolore; sul lato opposto a quello principale, leggermente rialzata un’altra costruzione … l’intera corte, progettata, mi fu detto, da un famoso architetto, manifestava modernità esaltata da vetrate sia trasparenti che riflettenti molto ampie … su un lato della piscina una gran parte del lastricato era occupato da ampi gazebi sotto i quali erano accomodati tavoli, il cui piano era di cristallo, contornati da poltroncine anch’ esse completamente trasparenti ed alle cui spalle era posizionato il buffet … tutto l’insieme era estremamente lussuoso.
Jamblat, accompagnato da due giovani donne, una certamente anglosassone, l’altra presumibilmente creola, alte, slanciate e molto belle, vestite solo con colorati prendisole ci venne incontro accompagnato da un altro uomo dai lineamenti arabi, di analoga statura, ma più longilineo, che ci presentò come un caro amico, socio in affari nell’area mediorientale e, fissandomi intensamente aggiunse, compagno di avventure: tutti parlavano la nostra lingua.
Ci avviammo verso uno dei tavoli e, solo allora mi resi conto che sedermi su una di quelle poltroncine poteva essere alquanto imbarazzante … il mio vestito era troppo corto per nascondere e la trasparenza del sedile … sedermi significava esibirmi … vinsero la mia perplessità però gli sguardi di Jamblat e del suo amico che non staccavano un momento gli occhi su di me indugiando molto sulle mie gambe … la giornata stava prendendo la piega che, forse inconsciamente, desideravo avvenisse … non però nella maniera in cui tutto accadde.
Ci accomodammo sulle poltrone e una cameriera ci servì degli aperitivi, cui seguì uno spuntino di varie prelibate degustazioni di crostacei, cucinati in vario modo, accompagnati da abbondanti coppe di champagne di raffinata qualità … una delle due donne, l’anglosassone, era la segretaria che mi aveva contattato mentre l’altra era una sua collaboratrice … anch’esse partecipavano ai dialoghi dimostrando di conoscere le implicazioni collegate alle attività di Jamblat, al quale sembravano entrambe soggiacere per ogni richiesta che formulasse … si pervenne quindi al temine della colazione … Jamblat si fece consegnare un incartamento da cui trasse due buste che, con un sorriso sornione, consegnò a me e a Gianni … un po’ sorpresi, anche se ce l’aspettavamo, e comunque decisamente euforici per via dello champagne, aprimmo le buste e restammo allibiti … entrambe contenevano un assegno di notevole entità ed una prenotazione gratuita, a noi singolarmente intestata, per una vacanza di due settimane, a nostra scelta in uno dei lussuosi resort della catena, compresivi dell’opzione per la destinazione relativa ai biglietti aerei …. non avevamo parole per ringraziare … anche se Jamblat mi disse che avrei avuto prestissimo l’occasione per farlo di lì a breve … al momento non capii ma andava bene lo stesso … il pensiero di quello che sarebbe potuto accadere e l’entità dell’assegno, uniti all’euforia da champagne, facevano passare tutto in secondo piano.
A quel punto Giorge, così si chiamava l’amico arabo, ci invitò a rinfrescarci con un bagno in piscina … feci presente che non avevamo i costumi … Jamblat bofonchiò che quello era un dettaglio insignificante … le due donne sorridendo presero di mira Gianni, ormai intontito dall’alcool … presero a spogliarlo, denudandosi anch’esse, operazione molto semplice visto che sotto il prendisole erano nude, e lo fecero cadere nella piscina.
Nel frattempo Giorge si era avviato verso l’edificio prospiciente la piscina ed era scomparso al suo interno … Jamblat che mi disse che Giorge era salito nello studio per verificare alcune clausole riportate nei documenti che avevamo trattato nella famosa riunione del mese precedente … e, guarda caso, mi pregò di accompagnarlo … guardai Gianni che sguazzava nudo in piscina con le due collaboratrici e Jamblat, sogghignando, mi disse di non preoccuparmi … ci avrebbero pensato loro ad intrattenerlo molto piacevolmente … capii l’antifona e una sommessa eccitazione s’impadronì di me … chissà cosa mi aspettava e cosa avevano riservato a Gianni … ero, nello stesso tempo, curiosa ed eccitata … mi avviai verso l’edificio e salii i pochi gradini che portavano al piano, di poco sopra elevato rispetto al piano piscina, quando sentii la sua mano insinuarsi sotto il vestito, con rapido gesto strappare le mutandine e palpare ardentemente il mio culetto per poi stuzzicare con l’indice il clitoride e introdurre il pollice nel buchino ... senza dire una parola Jamblat mi spinse nello studio … un immensa sala nella quale erano disposti diversi divani e, al centro, una scrivania alle cui spalle l’intera parete era di cristallo: il pavimento della sala soprastava di poco il piano piscina … per cui sia coloro che giocavano nell’acqua che chi stava nello studio potevano reciprocamente osservare quanto stesse accadendo … e restai scioccata … avanti a me Giorge, nudo, bellissimo con un pene eretto di notevole dimensione, simile a quello di Jamblat … avevo paura che volessero scoparmi davanti a loro … e lo fecero proprio avanti la vetrata così che Gianni e le due donne potessero vedere … Jamblat si era denudato e, sentito che ero eccitatissima, mi prese per il bacino e mi sollevò in alto posizionando il suo cazzo sulla mia intimità e spinse … delicatamente …. ma spinse … mi sentii svenire … sentivo i suoi testicoli toccare la mia grandi labbrae già sentivo arrivare più orgasmi, poi mi abbracciò, sempre penetrandomi, si stese di spalle su un grande puffo in pelle appoggiato alle la vetrata; lui sotto con me stesa sul suo petto con il suo palo infilato quasi completamente nella mia passerina e con il con il mio sederino in bella mostra: tutto ciò era ben visibile a Gianni, che, uscito dalla piscina e stesosi su un divano, bordo piscina, con in mano una coppa di champagne, attorniato dalle due donne, una delle quali glielo aveva preso in bocca, guardava quello che, avanti i suoi occhi, accadeva nello studio … sentii avvicinarsi Giorge che a gran voce strillò di guardare come, ben bloccata dal suo amico, avrebbe massaggiato il mio sederino e poi infilato il suo cazzone … nel mio culetto … me lo avrebbe allargato ben bene … così che dopo anche lui non avrebbe dovuto faticare per incularmi … prese quindi in mano il suo arnese impugnandolo come fosse l’asta di una bandiera così che Gianni si rendesse conto di come mi avrebbe rotto il culo … poi ancora, se non se ne fosse accorto gli strillò che il suo amico nel frattempo mi stava chiavando alla grande … quindi mi massaggiò il sederino, introdusse una, poi due, poi tre dita nel mio culetto sfiorando il cazzo di Jamblat, sempre piantato nella mia passerina … poi appoggiò il suo palo sul mio ano e senza tanti complimenti lo spinse nel retto … stavolta fui io a urlare per il dolore ma poi mugolai per il piacere … i due cazzi erano però troppo grossi per penetrarmi contemporaneamente … Jamblat si ritirò momentaneamente e quell’altro lo spinse tutto nel mio culo … urlai … urlai … urlai … avrei anche voluto dimenarmi ma non potevo … quel tronco mi inchiodava … e prese ad andare avanti e indietro per alcuni minuti … svenni per il piacere … poi Giorge si ritrasse, mi prese in braccio e mi portò sulla scrivania appoggiandomi con il sederino all’aria … in maniera che Gianni non si perdesse alcuna scena … al ché Jamblat si avvicinò e mi inculò ripetutamente, smise e arrivò nuovamente Giorge … mi incularono più volte per un tempo che a me parve infinito … sarò anche svenuta … non ci capivo più nulla … il sedere mi doleva ma avevo provato un godimento incommensurabile … finalmente quelle due furie si placarono.
Scendemmo tutti e tre in piscina ed io restai un’altra volta sbalordita … Gianni mi guardava imbambolato sull’orlo di una crisi di pianto … non si era perso un momento … ma vedere la propria fidanzata chiavata ed inculata ripetutamente in quella maniera da due cazzi mostruosi, lo aveva eccitato al massimo e aveva il suo pisellino completamente eretto … nulla di paragonabile agli altri due ma tant’è, questo passava il convento … preso da sacro furore, avvicinò alla segretaria bianca che, evidentemente per ordine di Jamblat, si posizionò per consentirgli un tentativo d’inculata, la abbrancò da dietro ed iniziò a penetrarla … Jamblat nel frattempo si era avvicinato e mi disse di gustarmi quello che sarebbe accaduto a breve … era giusto, se aveva intuito di che pasta fosse fatto Gianni, che anche lui dovesse godere pienamente quel pomeriggio … ed infatti, secondo una regia pre organizzata, la creola, non vista da Gianni, si avvicinò al suo sedere con in mano un fallo di medie dimensioni già luccicante di vasellina … guardai Jamblat e gli chiesi cosa gli volessero fare e lui sornione mi rispose che Gianni sarebbe stato molto contento sia adesso che nel futuro … la sua segretaria era molto brava a rompere il culo di un uomo facendolo godere alla grande … tanto che poi forse ci avrebbe preso gusto, ma sarebbero stati problemi suoi, e poi … sorpresa finale ci sarebbe stato anche un collaudo … Gianni nel frattempo, mentre con fatica, stava tentando di incularsi la segretaria, ricevette dall’altra due dita nel culo … dopo un attimo di disorientamento, preso dalla foga di inculare non si ritrasse più di tanto mostrando addirittura di gradire quel trattamento … la collaboratrice quindi continuò, sfilò le dita e le sostituì con il fallo nel culo di Gianni che ebbe un orgasmo violentissimo con contrazioni tanto forti da far uscire dal culo della segretaria il proprio cazzo … ma la creola non sfilò il fallo dal culo anzi continuò imperterrita ad agitarlo sempre più velocemente tanto che il cazzettino di Gianni ridiventò quasi subito duro un’alta volta … stavolta fu Giorge che, fissandomi negli occhi, disse che non era giusto che solo io avessi gustato certe attrattive e che era arrivato il momento del collaudo; mi disse di avvicinarmi a Gianni per vedere l’effetto del suo bastone in un culetto … fosse uomo e o donna non era importante ma veder che piacere provocasse, era quello sì, molto eccitante tento più che mentre lui s’inculava Gianni, Jamblat si sarebbe nuovamente inculata me … raggiunse quindi la creola … la fece allontanare e posizionò il suo cazzo sul culo di Gianni che ignaro di quello che stava per succedere ancora si menava il suo pisellino … la donna si allontanò da Gianni che restava con il culo all’aria … il cazzone di Giorge entrò e anche Gianni urlò … ma quello implacabile iniziò a pomparlo ed alla fine anche Gianni si accucciò chiaramente godendo … forse avevo perso un fidanzato.
Jamblat, per non essere da meno mi fece mettere a novanta gradi, controllò il mio buco e lo mise dentro in un sol colpo … pompandomi senza tregua … Gianni ed io venivamo contemporaneamente inculati da Giorge e da Jamblat … e ci piaceva … dopo un po’ di quel trattamento loro ci riempirono di liquidi gli intestini e noi arrivammo all’ennesimo orgasmo …
Ci accomiatammo dai nostri ospiti che così bene ci avevano trattato … non immaginando cosa sarebbe stato di noi nel futuro.
Ci ricomponemmo, salimmo in auto e tornammo nelle rispettive case. Non so che fine abbia fatto Gianni … non lo vidi più … io poi non sono diventata avvocato … ma l’amante di molti uomini ricchi e poi un’attrice porno specializzata, come potete ben immaginare, nel prenderlo sempre nel culo … con tanta gioia.
Forse in un altro racconto vi dirò come ci sono arrivata
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