Il giovane tritone

di
genere
gay

Nelle profondità azzurre del regno sottomarino viveva Ewan, un giovane tritone, figlio del Re del Mare, dotato di una bellezza efebica che ben si sposava con la sua ingenuità e con la sua totale inesperienza nei piaceri della carne. Certo spesso si abbandonava a delle fantasie che lo facevano fremere dal desiderio, ma erano le fantasie di un essere sottomesso per natura, voglioso di lasciare il dominio della sua mente e del suo corpo a qualcun altro.

Mentre nuotava tra i coralli e le alghe ondeggianti, Ewan sognava il mondo sopra la superficie e più di ogni altra cosa sognava il principe. Ewan aveva visto il principe soltanto una volta mentre questi prendeva il sole sul ponte di una nave attraccata sulla riva e se ne innamorò perdutamente. Un amore impossibile che lo consumava giorno dopo giorno.

L'unica speranza di Ewan era di rivolgersi allo Stregone del Mare, un essere la cui fama era di avere immensi poteri, ma anche un appetito sadico e perverso che lo rendevano rispettato e temuto da ogni creatura marina.

Ewan, disperato, decise di sfidare le freddi correnti che portavano, attraverso profondità cupe, al nascondiglio dello Stregone: un antro illuminato solo da un fumo violaceo che impregnava l'aria di un odore sulfureo e insopportabile.

Lo Stregone del Mare era una creatura viscida e deforme, la sua pelle era rugosa e verdastra, ricoperta di squame e i suoi occhi brillavano di un'intelligenza crudele. Ma ciò che catturò l'attenzione di Ewan e ne accrebbe il terrore era l'enorme, tentacolare protuberanza che sporgeva dal suo pube: il suo cazzo era di un colore violaceo scuro, massiccio come un tronco, ricoperto anch'esso di squame viscide e scintillanti e che sembrava pulsare di vita propria.

"Ah, il giovane, inutile principino Ewan" sibilò lo stregone con un tono perverso "Che cosa ti porta nel mio umile antro?"

Con il cuore che gli batteva all'impazzata e con voce tremante, Ewan balbettò: "Ho... ho bisogno del tuo aiuto. Voglio diventare... umano. Voglio camminare sulla terra, per stare con un principe di cui mi sono innamorato".

Un bagliore perverso attraversò lo sguardo dello Stregone che, seduto su un trono di ossa di balena, si abbandonò a una risata stridula che echeggiò nella grotta: "Bene, bene. Desideri un corpo umano. È una sciocchezza inutile e dolorosa, ma il prezzo è alto. Molto alto".

Lo Stregone divaricò leggermente i suoi tentacoli e il suo enorme cazzo, ricoperto di un abbondante liquido prespermatico viscoso e
luccicante, si offrì alla vista di Ewan in tutta la sua mostruosità: "Sottomettiti a me, giovane e ingenuo tritone. Mostrami la tua devozione. Voglio che tu prenda il mio cazzo in bocca. Voglio che tu lecchi ogni squama e ogni goccia di bava che scende dalla cappella e poi voglio sentire le tue tonsille massaggiare la mia erezione fino a farti ingoiare il mio seme fino all'ultima goccia. E non solo quello. Voglio che il figlio del Re del Mare non sia altro che una troia disposta a tutto per compiacermi".

Ewan sentì lo stomaco rivoltarsi, ma l'immagine del principe gli diede coraggio. Chiuse gli occhi per un istante, poi con una risolutezza che non credeva di possedere (o forse era semplice e completa sottomissione) nuotò fino ai piedi del trono. Il suo viso era pallido e teso. Il cazzo del mago pendeva di fronte a lui. Con mani tremanti Ewan afferrò quel mostro di carne squamosa, sentendo la consistenza umida, quasi viscida, sotto le sue dita delicate. Era enorme, quasi impossibile da gestire.

Ewan iniziò a leccare la superficie squamosa: aveva un sapore salmastro e nauseabondo, misto a qualcosa di metallico e putrido. Ma Ewan continuò, leccando diligentemente tutta l'asta dalla base alla punta. Lo Stregone emetteva grugniti di piacere e afferrò la nuca di Ewan per guidarne i movimenti e iniziare a scopargli la gola fino ad allora inesplorata con colpi di bacino sempre più violenti. Ewan aprì la bocca cercando di abbracciare più che poteva di quell'immensa verga. Era troppo grande per la sua gola inesperta. Dovette lottare per prenderne anche solo la metà, sentendo battere la punta contro la sua ugola che gli provocava conati che cercava disperatamente di reprimere.

Lo stregone rideva piano, godendo dell'umiliazione e della sofferenza di Ewan oltre che del piacere che la bocca del giovane tritone gli stava donando. "Adesso, puttanella" sibilò "è arrivato il momento del premio per i tuoi sforzi". Ewan sentì i colpi di bacino dello Stregone farsi più frenetici e il cazzo mostruoso irrigidirsi ulteriormente nella sua bocca. Poi con una spinta potente un fiume denso e caldo si riversò nella sua gola. Era disgustoso, un sapore acre e amaro che gli bruciava la gola. Ma Ewan, ricordando il patto, si sforzò di inghiottire ogni singola goccia di quel seme tossico.

Quando ebbe finito, il mago si scostò un po', ansimando. "Bene. Ma ho detto che avrei voluto anche altro". Con una mossa sadica si accasciò sul trono: "Sto sentendo la vescica un po' piena. Sai, mi succede sempre dopo aver sborrato. Dopo esserti umiliato come un verme non ti dispiacerà finire il lavoro. Non è vero, puttanella?".

Ewan ebbe un tuffo al cuore: poteva sopportare il seme, ma l'idea dell'urina... Ma non c'era altra scelta e lo stregone non gli diede tempo di esitare. Lo stregone gli strinse le guance tra le sue dita gelide costringendolo ad aprire la bocca e iniziò a pisciare: "Ingoia tutto, principino", ordinò con un tono divertito e crudele. Ewan, obbediente fino alla fine, spalancò la bocca e inclinò la testa all'indietro così che il flusso caldo e maleodorante entrasse più facilmente a riempirgli la gola. Il sapore era terribile, salmastro e bruciava. Dovette lottare contro l'istinto di sputare, inghiottendo a forza l'urina dello Stregone, sentendola scendere nello stomaco già pieno di quel seme viscido. Fu la cosa più umiliante e disgustosa che avesse mai fatto.

Quando ebbe finito di svuotarsi lo stregone si tirò su soddisfatto e si asciugò il pene sul viso e sui capelli del giovane tritone: "Eccellente. Un primo pagamento gradito. Ora avrai gambe umane. Ma per ogni passo che farai, sentirai un dolore come se camminassi su coltelli. E c'è una condizione. Una sola. Entro tre giorni devi riuscire a farti scopare il culo dal principe e a fartelo riempire di sborra. Se fallisci, dopo il tramonto del terzo giorno ti trasformerai in schiuma di mare".

Ewan annuì, una luce accecante lo avvolse, un dolore atroce gli attraversò il corpo. La sua coda di pesce svanì, sostituita da due gambe doloranti e deboli.

Lo stregone proruppe in una risata tetra e assordante: "Bene. Prima di concludere manca l'ultima parte del tuo pagamento". Lo stregone prese un coltello di ossidiana nera affilato e tagliò via i testicoli di Ewan, facendolo urlare di dolore. "Perfetto" disse compiaciuto lo stregone lasciando cadere i testicoli di Ewan in una provetta di vetro che brillava di una luce sinistra "un ottimo pezzo per la mia collezione".

A quel punto le branchie di Ewan si chiusero e il suo corpo si adattò all'aria. Si risvegliò d'improvviso sulla spiaggia, nudo, tremante, con due gambe umane incapaci di reggerlo in piedi. Il dolore ad ogni minimo passo era esattamente come lo stregone lo aveva descritto. Ma adesso era finalmente un umano.

A ritrovarlo fu proprio Adrian, il principe di cui si era perdutamente innamorato, che lo accolse nel suo castello, incuriosito da quel ragazzo misterioso: Ewan, infatti, per lo shock di tutto quello che era accaduto nell'antro dello stregone aveva perso la voce e non poteva raccontare la sua storia. Ewan imparò a camminare, seppur con immense difficoltà, e la sua presenza silenziosa e la sua indole remissiva iniziò a intrigare il principe. Adrian era un ragazzo affascinante, con una natura dominante e, sebbene non avesse mai contemplato relazioni con altri uomini, c'era qualcosa nell'essere sempre così obbediente e sottomesso di Ewan che lo attraeva irresistibilmente.

Ewan, infatti, era completamente devoto al suo principe ed esprimeva il suo amore con gesti di spontanea sottomissione: imparò a lottare contro i dolori alle gambe per inginocchiarsi ai piedi del principe baciandoli con reverenza o massaggiandoli dopo lunghe passeggiate assieme. Adrian inizialmente fu sorpreso da queste attenzioni, ma si abituò presto trovandole stranamente eccitanti.

La loro relazione si approfondì in una dinamica di dominio e sottomissione che appagava entrambi, sebbene in modi diametralmente opposti e il principe cominciò a chiedere di più: "I miei piedi sono stanchi" disse appoggiando le sue estremità su uno sgabello "Leccali! Massaggiali con la tua lingua!". Ewan obbediva senza esitare. Si chinava e la sua lingua incontrava le piante leggermente sudate del principe , poi risaliva fino alle dita che succhiava con devozione come se fossero dei piccoli cazzi: in particolare gli alluci lo facevano impazzire.

Una sera il principe lo portò nei suoi appartamenti privati. "C'è qualcosa in te, Ewan" disse con un tono basso e intenso, mentre il giovane era inginocchiato ai suoi piedi leccandone e baciandone i dorsi "Sei così... docile. Mi piace avere il controllo su di te". E mentre pronunciava queste parole iniziò a sbottonarsi i pantaloni, rivelando il suo cazzo. Non era mostruoso come quello dello stregone, ma era ben formato, turgido e pulsava di desiderio. "Non puoi parlare, ma chi sa che belle cose puoi fare con quella bocca" mormorò Adrian, afferrando dolcemente i capelli di Ewan e guidando il suo viso verso la sua erezione.

Ewan non esitò. Era un comando e la sua natura lo spingeva a obbedire, specialmente a colui che amava. Dischiuse le labbra e prese il membro di Adrian in bocca. Il sapore era diverso, pulito e virile e non aveva nulla a che fare col sapore putrido che aveva dovuto sopportare dallo stregone. Iniziò a leccare e succhiare con un'ingenua intensità, cercando di compiacere il suo padrone. Il principe emetteva gemiti di soddisfazione e spingeva più a fondo, godendosi la sensazione della bocca inesperta ma vogliosa di Ewan. Ewan si sforzava di prendere più che poteva, sentendo l'erezione del principe crescere e pulsare contro la sua gola. Lavorava diligentemente con la lingua e con le labbra, concentrandosi solo a dare piacere all'uomo che amava. Adrian afferrò i suoi capelli, muovendo il suo viso con forza, godendosi la profondità di quella giovane gola. Ewan inghiottì ogni goccia del suo seme caldo quando il principe gli venne copiosamente in bocca, desiderando sinceramente di compiacerlo.

Queste scene si ripeterono: Ewan leccava i piedi del principe, soddisfaceva il suo cazzo con la bocca, si lasciava controllare completamente, felice solo di essere vicino a lui. Ma il tempo scorreva. Era il terzo giorno e il principe non aveva mostrato alcun interesse nello scopare il culo di Ewan. Adrian era etero: certo gli piaceva la natura sottomessa di Ewan e gli piaceva dominarlo, ma tutto lì.

Nel frattempo i fratelli di Ewan, preoccupati per la sua lunga assenza e venuti a sapere del patto, si recarono dallo Stregone del Mare, implorando pietà e offrendo tutto ciò che avevano. Lo Stregone, divertito dalla loro disperazione, propose un accordo. Diede loro il pugnale di ossidiana e spiegò: "Se prima dell'alba il vostro caro fratello mi porterà i testicoli del suo amato principe da aggiungere alla mia collezione, il patto originale sarà annullato e lui sarà salvo".

I fratelli, inorriditi ma disperati, nuotarono in superficie e trovarono Ewan che sedeva da solo sulla spiaggia, aspettando addolorato il tramonto. Gli spiegarono l'accordo fatto con lo stregone e gli porsero il pugnale. Ewan prese l'arma, sentendone il peso sinistro. Castrare il principe? Mutilare l'uomo che amava più della sua stessa vita? Non poteva farlo, il pensiero di fare del male al principe era insopportabile.

Decise che voleva vedere il principe un'ultima volta. Si recò nella sua camera, in punta di piedi, le gambe che bruciavano di dolore. Il principe era seduto vicino alla finestra, perso nei suoi pensieri. Ewan si avvicinò lentamente, con gli occhi pieni di un amore muto e disperato e rimase a guardarlo quasi a volerne fissare l'immagine nella memoria.

Adrian si voltò, notando la sua presenza. Vide l'espressione sul volto di Ewan, così arrendevole, così piena di un dolore che non poteva comprendere, ma che trovava stranamente eccitante. Vide la tristezza nei suoi occhi che rendeva la sua aura di sottomissione ancora più potente.

Qualcosa cambiò nello sguardo del principe. Forse era l'intensità del momento, la bellezza malinconica di Ewan, la sua totale disponibilità. Forse era l'idea di un ultimo disperato atto di dominio prima che Ewan se ne andasse per sempre, in un modo che Adrian non poteva immaginare.

"Ewan" disse il principe con voce bassa e roca "vieni qui!"

Ewan obbedì immediatamente, avvicinandosi a lui.

"Inginocchiati!" ordinò il principe. Ewan si inginocchiò proprio di fronte a lui, la sua testa che arrivava all'altezza dei fianchi del principe.

Adrian gli afferrò il viso, costringendolo a guardarlo negli occhi. C'era un fuoco nel suo sguardo, una decisione inaspettata:"Stasera mi darai tutto. Mi darai tutto quello che non mi hai mai dato prima".

Il cuore di Ewan sussultò in un barlume di speranza, anche se non capiva appieno. Il principe si alzò e cominciò a sbottonarsi velocemente i pantaloni. Li abbassò, rivelando il suo cazzo turgido, già eccitato dalla tensione del momento. Ma questa volta il suo intento era diverso.

"Girati!" ordinò a Ewan. Ewan obbedì, sentendosi esposto, vulnerabile. Il principe gli mise le mani sui fianchi, spingendolo delicatamente a piegarsi in avanti, le mani appoggiate sul davanzale della finestra. Ewan era pronto, con il culo esposto, tremando per l'attesa e la paura.

Il principe gli separò le natiche con le mani. Ewan sentì l'aria fresca sulla sua fessura. Poi sentì le dita di Adrian toccarlo, esplorare il suo ano vergine. Era una sensazione imbarazzante, strana, ma la sua disponibilità era totale. Il principe si cosparse le dita con un olio profumato e cominciò a spingere delicatamente un dito dentro. Ewan sussultò: il buchino era stretto e provò un po' di dolore. Il principe aspettò qualche istante per dare al ragazzo il tempo di abituarsi e aggiunse un secondo dito, allargando lentamente l'apertura.

"Rilassati, schiavetto", mormorò il principe, la sua voce un misto di comando ed eccitazione. Continuò a lavorare il buco con le dita per prepararlo. Ewan cercò di rilassarsi, respirando profondamente e con un po' di affanno. Sentiva il suo corpo arrendersi a quella nuova invasione.

Dopo un po' il principe ritirò le dita e cominciò a sfiorare con il suo cazzo turgido l'apertura di Ewan. Ewan sentiva che era grosso e duro.

"Ecco che arriva" mormorò Adrian. E poi spinse.

Ewan voleva urlare, ma il suono non riusciva ad uscire dalla sua gola. Il dolore era acuto, una sensazione di strappo. Era pieno. Adrian era dentro di lui, fino in fondo. Sì sentiva violato e al contempo incredibilmente vivo, finalmente connesso al principe nel modo che il patto richiedeva.

Adrian rimase fermo per un momento per dare a Ewan il modo di abituarsi alla sensazione. Poi iniziò a muoversi, lentamente all'inizio, poi con maggior sicurezza. Ogni spinta faceva entrare il suo cazzo più a fondo, riempiendo Ewan in un modo che non avrebbe mai immaginato. Ewan gemeva: il dolore iniziale aveva lasciato il posto a una sensazione di pienezza e poi stranamente di piacere, una sensazione nuova, intensa che lo rendeva ancora più remissivo. Adrian aumentò il ritmo, le sue spinte diventavano più potenti, più profonde e infine sborrò nel culo di Ewan, che sentì i suoi intestini riempirsi di seme caldo e denso.

In quel momento il sortilegio si ruppe e Ewan si trasformò in una bellissima ragazza. Il principe, sorpreso ma felice, le mise le dita nella figa e la sditalinò fino a farla venire. Ewan, travolta dal piacere, ritrovò la voce e ansimò come una vacca in calore mentre il principe estrasse le dita dalla sua figa bagnata di umori e le ordinò di ripulirgliele con la lingua, cosa che Ewan fece devotwmente. Poi Adrian chiese ad Ewan di sposarlo e lei accettò prostrandosi a baciargli i piedi pronta a vivere una vita felice da schiava
scritto il
2025-04-23
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