La cura
di
schiavo orale
genere
gay
Lo studio del dottor Fianchi non assomigliava a nessun altro ambulatorio medico che Elia avesse mai visto. Dava più l'idea di una galleria d'arte contemporanea che di uno studio dermatologico.
Elia, a diciannove anni appena compiuti, si sentiva goffo e fuori posto. Si torturava il bordo della felpa, consapevole dei rossori che gli infiammavano le guance e la fronte. L'acne era la sua maledizione, un tormento che lo rendeva timido e insicuro, un velo che si frapponeva tra lui e il mondo. Aveva provato di tutto: creme, antibiotici, diete assurde. Il dottor Fianchi, noto come un luminare dai metodi non convenzionali ma incredibilmente efficaci, era la sua ultima speranza.
La porta dello studio si aprì e il dottore in persona, un uomo sulla quarantina, alto, con capelli corvini pettinati con una precisione quasi artistica e occhi grigi che sembravano analizzarti l'anima più che la pelle, lo invitò ad accomodarsi.
"Allora, Elia" disse il dottore con una voce baritonale, pacata e calda che infuse subito una profonda calma nel suo giovane paziente "Raccontami un po' di te."
La visita iniziò in modo del tutto convenzionale. Elia parlò della sua frustrazione, dei trattamenti falliti. Il dottore lo ascoltò con attenzione, senza mai interromperlo, annuendo di tanto in tanto. Poi, si avvicinò per esaminarlo. Le sue dita erano lunghe e delicate, e quando sfiorarono la guancia di Elia per osservare meglio le lesioni, il ragazzo sentì un brivido inaspettato percorrergli la schiena. Lo sguardo del dottore era clinico, concentrato, ma Elia percepì un'intensità diversa, un calore che andava oltre tutto questo.
"La tua è un'acne di natura ormonale e psicosomatica, Elia" sentenziò infine il dottor Fianchi tornando a sedersi dietro la sua scrivania di cristallo temprato "Le creme possono fare ben poco se non agiamo sulla causa principale: lo stress e lo squilibrio che genera nel tuo corpo."
"E quindi? Altri antibiotici?" chiese Elia, sconsolato.
"No," rispose il dottore, un angolo della bocca sollevato in un sorriso enigmatico. "Qualcosa di molto più... organico. Ho sviluppato un protocollo sperimentale, un approccio olistico che mira a riequilibrare la chimica del tuo corpo dall'interno. Richiede la tua piena collaborazione e una mente aperta."
Elia era disperato, avrebbe provato qualsiasi cosa. "Certo, dottore. Di che si tratta?"
Il dottor Fianchi si alzò e si avvicinò alla finestra, dando le spalle al ragazzo per un istante. La luce del pomeriggio ne disegnava la figura tonica.
"L'orgasmo," disse, tornando a voltarsi, gli occhi fissi in quelli di Elia "è il più potente cocktail di ormoni che il corpo possa produrre. Riduce drasticamente i livelli di cortisolo, l'ormone dello stress, e inonda il sistema di endorfine e prolattina, che hanno un effetto calmante e antinfiammatorio. Il seme maschile, inoltre, è ricco di zinco, prostaglandine e altre sostanze benefiche per la pelle."
Elia lo fissava, confuso. Non capiva dove volesse arrivare.
"La terapia che propongo," continuò il dottore, la voce sempre più bassa e suadente, "prevede delle sessioni qui, nel mio studio, in un ambiente controllato. Durante queste sessioni, ti chiederò di procurarti piacere. Da solo. E, al momento dell'orgasmo... di applicare il... prodotto finale... direttamente sulle zone interessate del tuo viso."
Il silenzio che seguì fu assordante. Elia sentì il sangue defluire dal viso per poi tornarvi con prepotenza, facendolo avvampare. Era uno scherzo? Una follia? Ma lo sguardo del Dottor Fianchi era serio, quasi scientifico.
"Capisco il tuo stupore," disse il dottore "Ma i risultati che ho osservato su altri pazienti selezionati sono stati notevoli. L'azione combinata del riequilibrio ormonale e dell'applicazione topica diretta crea un effetto sinergico che nessuna crema può replicare. Io sarò presente, ovviamente. Ma solo in qualità di osservatore. Per monitorare la tua reazione cutanea e il progresso della terapia. Tutto rimarrà assolutamente confidenziale, coperto dal segreto professionale."
Il cuore di Elia martellava nel petto. L'idea era assurda, imbarazzante... ed eccitante in un modo perverso e innegabile. L'idea di farlo, lì, in quello studio immacolato, sotto lo sguardo attento di quell'uomo affascinante e autorevole... era una fantasia che non avrebbe mai osato concepire. La sua disperazione per l'acne si mescolò a una curiosità morbosa.
"Io... non so..." balbettò.
"Pensaci, Elia. Non c'è alcun obbligo," disse il dottore, tornando a sedersi. "Ma se vuoi davvero risolvere il tuo problema, a volte bisogna percorrere strade inesplorate."
Elia guardò la sua stessa immagine riflessa debolmente sul cristallo della scrivania. Vide i suoi brufoli, la sua insicurezza. Poi alzò lo sguardo sul dottor Fianchi. C'era una scintilla nei suoi occhi grigi, un'attesa paziente che era quasi una sfida. In quel momento, Elia capì di non avere scelta. O meglio, la scelta che voleva fare era quella.
"Ok," sussurrò, la voce roca. "Ok, ci sto."
Il sorriso del dottore si allargò, una crepa sottile nella sua maschera professionale. "Ottima decisione. Possiamo iniziare subito, se ti senti pronto. La prima sessione è fondamentale."
Senza dargli tempo di ripensarci, il dottore lo condusse in una stanza adiacente. Era spoglia, quasi spartana. Al centro c'era solo un lettino da visita rivestito di carta e una poltrona di pelle nera in un angolo. L'illuminazione era soffusa, regolabile.
"Spogliati dalla vita in su e mettiti comodo sul lettino," istruì il dottore. "Ti lascio qualche minuto per ambientarti. Io sarò qui," indicò la poltrona, "per osservare. Non pensare a me. Concentrati solo su te stesso e sulle sensazioni del tuo corpo. Questo è un trattamento medico, ricordalo."
Quando il dottore uscì, chiudendo la porta, Elia si sentì tremare. Si sfilò la felpa e la maglietta, rimanendo a torso nudo. Si sdraiò sul lettino, la carta fresca e frusciante contro la sua schiena calda. Si sentiva esposto, vulnerabile.
Poco dopo, la porta si aprì di nuovo. Il dottor Fianchi entrò in silenzio. Aveva tolto il camice. Indossava solo una camicia bianca e un pantalone blu. Si sedette sulla poltrona nell'angolo, accavallando le gambe. Non disse una parola. Il suo sguardo era fisso su di lui, uno sguardo intenso, clinico ma allo stesso tempo carico di una tensione palpabile.
"Inizia quando vuoi, Elia" disse, la sua voce un mormorio profondo che riempì la stanza.
Con il cuore in gola Elia portò una mano tremante ai suoi jeans. Sbottonò, abbassò la cerniera, e liberò il suo membro già semi-eretto. L'imbarazzo era quasi paralizzante, ma lo sguardo del dottore era come un magnete, un permesso silenzioso. Iniziò a toccarsi, lentamente, goffamente. Ogni suo movimento sembrava amplificato dal silenzio. Sentiva gli occhi del dottor Fianchi su di lui, che scrutavano ogni dettaglio: la sua pelle arrossata, i muscoli tesi del suo petto, il modo in cui le sue dita si muovevano.
A poco a poco, l'imbarazzo lasciò il posto a un'eccitazione febbrile. Era l'atto più trasgressivo della sua vita. L'idea di essere osservato da quell'uomo, il suo medico era un afrodisiaco potentissimo. Accelerò il ritmo, il respiro che si faceva più corto. Alzò lo sguardo e vide che il dottor Fianchi si era sporto in avanti, le mani sulle ginocchia, le labbra leggermente dischiuse. I suoi occhi grigi bruciavano, avevano perso ogni traccia di distacco medico. Erano gli occhi di un uomo consumato dal desiderio.
"Bravo, Elia... così," sussurrò il dottore, e quel singolo incoraggiamento fu come benzina sul fuoco. "Senti l'energia che sale. Pensa a come purificherà la tua pelle. Concentra tutto lì."
Elia chiuse gli occhi, abbandonandosi completamente alla sensazione. Era vicino, vicinissimo. Il suo corpo si tese, i muscoli dell'addome si contrassero.
"Ora, Elia. Sul viso," ordinò la voce calma ma ferma del dottore.
Con un gemito soffocato, Elia obbedì. Inarcò la schiena e venne, un'ondata calda e liberatoria. Con la mano, guidò il suo seme sulle proprie guance, sulla fronte, sul mento, spargendolo con gesti quasi rituali sulla pelle infiammata, esattamente come gli era stato detto.
Rimase ansimante, coperto, gli occhi chiusi, il corpo scosso da fremiti. Nella stanza, l'unico suono era il suo respiro affannoso.
Sentì il dottore alzarsi. Elia aprì gli occhi e vide che era lì in piedi accanto a lui, e lo guardava dall'alto. Nei suoi occhi non c'era giudizio, solo un'intensa, cupa soddisfazione. "Ottimo lavoro, Elia" disse il dottore "Lascia agire per qualche minuto, non pulirti ancora." Il tono era di nuovo professionale, ma la voce era leggermente più roca di prima.
Elia si sentiva svuotato, ma stranamente sereno. Per la prima volta, qualcuno aveva guardato la sua pelle martoriata non con disgusto, ma con un'avidità che lo faceva sentire desiderato.
"La prossima seduta," disse il dottor Fianchi, porgendogli un panno umido e caldo, "sarà tra tre giorni. Voglio vedere come reagisce la pelle."
Mentre si rivestiva, ancora frastornato, Elia si sentì diverso. L'imbarazzo era svanito, sostituito da una strana sensazione di potere e complicità.
Uscendo dallo studio il dottore gli mise una mano sulla spalla. "Sei stato un ottimo paziente, Elia. Sono certo che vedremo presto dei risultati straordinari."
Camminando per strada, Elia si sfiorò una guancia. La pelle era ancora leggermente appiccicosa. Ma sotto, per la prima volta da mesi, non sentiva il solito bruciore dell'infiammazione. Sentiva solo un calore diffuso. E l'attesa febbrile per il prossimo appuntamento. La cura era appena iniziata.
Elia, a diciannove anni appena compiuti, si sentiva goffo e fuori posto. Si torturava il bordo della felpa, consapevole dei rossori che gli infiammavano le guance e la fronte. L'acne era la sua maledizione, un tormento che lo rendeva timido e insicuro, un velo che si frapponeva tra lui e il mondo. Aveva provato di tutto: creme, antibiotici, diete assurde. Il dottor Fianchi, noto come un luminare dai metodi non convenzionali ma incredibilmente efficaci, era la sua ultima speranza.
La porta dello studio si aprì e il dottore in persona, un uomo sulla quarantina, alto, con capelli corvini pettinati con una precisione quasi artistica e occhi grigi che sembravano analizzarti l'anima più che la pelle, lo invitò ad accomodarsi.
"Allora, Elia" disse il dottore con una voce baritonale, pacata e calda che infuse subito una profonda calma nel suo giovane paziente "Raccontami un po' di te."
La visita iniziò in modo del tutto convenzionale. Elia parlò della sua frustrazione, dei trattamenti falliti. Il dottore lo ascoltò con attenzione, senza mai interromperlo, annuendo di tanto in tanto. Poi, si avvicinò per esaminarlo. Le sue dita erano lunghe e delicate, e quando sfiorarono la guancia di Elia per osservare meglio le lesioni, il ragazzo sentì un brivido inaspettato percorrergli la schiena. Lo sguardo del dottore era clinico, concentrato, ma Elia percepì un'intensità diversa, un calore che andava oltre tutto questo.
"La tua è un'acne di natura ormonale e psicosomatica, Elia" sentenziò infine il dottor Fianchi tornando a sedersi dietro la sua scrivania di cristallo temprato "Le creme possono fare ben poco se non agiamo sulla causa principale: lo stress e lo squilibrio che genera nel tuo corpo."
"E quindi? Altri antibiotici?" chiese Elia, sconsolato.
"No," rispose il dottore, un angolo della bocca sollevato in un sorriso enigmatico. "Qualcosa di molto più... organico. Ho sviluppato un protocollo sperimentale, un approccio olistico che mira a riequilibrare la chimica del tuo corpo dall'interno. Richiede la tua piena collaborazione e una mente aperta."
Elia era disperato, avrebbe provato qualsiasi cosa. "Certo, dottore. Di che si tratta?"
Il dottor Fianchi si alzò e si avvicinò alla finestra, dando le spalle al ragazzo per un istante. La luce del pomeriggio ne disegnava la figura tonica.
"L'orgasmo," disse, tornando a voltarsi, gli occhi fissi in quelli di Elia "è il più potente cocktail di ormoni che il corpo possa produrre. Riduce drasticamente i livelli di cortisolo, l'ormone dello stress, e inonda il sistema di endorfine e prolattina, che hanno un effetto calmante e antinfiammatorio. Il seme maschile, inoltre, è ricco di zinco, prostaglandine e altre sostanze benefiche per la pelle."
Elia lo fissava, confuso. Non capiva dove volesse arrivare.
"La terapia che propongo," continuò il dottore, la voce sempre più bassa e suadente, "prevede delle sessioni qui, nel mio studio, in un ambiente controllato. Durante queste sessioni, ti chiederò di procurarti piacere. Da solo. E, al momento dell'orgasmo... di applicare il... prodotto finale... direttamente sulle zone interessate del tuo viso."
Il silenzio che seguì fu assordante. Elia sentì il sangue defluire dal viso per poi tornarvi con prepotenza, facendolo avvampare. Era uno scherzo? Una follia? Ma lo sguardo del Dottor Fianchi era serio, quasi scientifico.
"Capisco il tuo stupore," disse il dottore "Ma i risultati che ho osservato su altri pazienti selezionati sono stati notevoli. L'azione combinata del riequilibrio ormonale e dell'applicazione topica diretta crea un effetto sinergico che nessuna crema può replicare. Io sarò presente, ovviamente. Ma solo in qualità di osservatore. Per monitorare la tua reazione cutanea e il progresso della terapia. Tutto rimarrà assolutamente confidenziale, coperto dal segreto professionale."
Il cuore di Elia martellava nel petto. L'idea era assurda, imbarazzante... ed eccitante in un modo perverso e innegabile. L'idea di farlo, lì, in quello studio immacolato, sotto lo sguardo attento di quell'uomo affascinante e autorevole... era una fantasia che non avrebbe mai osato concepire. La sua disperazione per l'acne si mescolò a una curiosità morbosa.
"Io... non so..." balbettò.
"Pensaci, Elia. Non c'è alcun obbligo," disse il dottore, tornando a sedersi. "Ma se vuoi davvero risolvere il tuo problema, a volte bisogna percorrere strade inesplorate."
Elia guardò la sua stessa immagine riflessa debolmente sul cristallo della scrivania. Vide i suoi brufoli, la sua insicurezza. Poi alzò lo sguardo sul dottor Fianchi. C'era una scintilla nei suoi occhi grigi, un'attesa paziente che era quasi una sfida. In quel momento, Elia capì di non avere scelta. O meglio, la scelta che voleva fare era quella.
"Ok," sussurrò, la voce roca. "Ok, ci sto."
Il sorriso del dottore si allargò, una crepa sottile nella sua maschera professionale. "Ottima decisione. Possiamo iniziare subito, se ti senti pronto. La prima sessione è fondamentale."
Senza dargli tempo di ripensarci, il dottore lo condusse in una stanza adiacente. Era spoglia, quasi spartana. Al centro c'era solo un lettino da visita rivestito di carta e una poltrona di pelle nera in un angolo. L'illuminazione era soffusa, regolabile.
"Spogliati dalla vita in su e mettiti comodo sul lettino," istruì il dottore. "Ti lascio qualche minuto per ambientarti. Io sarò qui," indicò la poltrona, "per osservare. Non pensare a me. Concentrati solo su te stesso e sulle sensazioni del tuo corpo. Questo è un trattamento medico, ricordalo."
Quando il dottore uscì, chiudendo la porta, Elia si sentì tremare. Si sfilò la felpa e la maglietta, rimanendo a torso nudo. Si sdraiò sul lettino, la carta fresca e frusciante contro la sua schiena calda. Si sentiva esposto, vulnerabile.
Poco dopo, la porta si aprì di nuovo. Il dottor Fianchi entrò in silenzio. Aveva tolto il camice. Indossava solo una camicia bianca e un pantalone blu. Si sedette sulla poltrona nell'angolo, accavallando le gambe. Non disse una parola. Il suo sguardo era fisso su di lui, uno sguardo intenso, clinico ma allo stesso tempo carico di una tensione palpabile.
"Inizia quando vuoi, Elia" disse, la sua voce un mormorio profondo che riempì la stanza.
Con il cuore in gola Elia portò una mano tremante ai suoi jeans. Sbottonò, abbassò la cerniera, e liberò il suo membro già semi-eretto. L'imbarazzo era quasi paralizzante, ma lo sguardo del dottore era come un magnete, un permesso silenzioso. Iniziò a toccarsi, lentamente, goffamente. Ogni suo movimento sembrava amplificato dal silenzio. Sentiva gli occhi del dottor Fianchi su di lui, che scrutavano ogni dettaglio: la sua pelle arrossata, i muscoli tesi del suo petto, il modo in cui le sue dita si muovevano.
A poco a poco, l'imbarazzo lasciò il posto a un'eccitazione febbrile. Era l'atto più trasgressivo della sua vita. L'idea di essere osservato da quell'uomo, il suo medico era un afrodisiaco potentissimo. Accelerò il ritmo, il respiro che si faceva più corto. Alzò lo sguardo e vide che il dottor Fianchi si era sporto in avanti, le mani sulle ginocchia, le labbra leggermente dischiuse. I suoi occhi grigi bruciavano, avevano perso ogni traccia di distacco medico. Erano gli occhi di un uomo consumato dal desiderio.
"Bravo, Elia... così," sussurrò il dottore, e quel singolo incoraggiamento fu come benzina sul fuoco. "Senti l'energia che sale. Pensa a come purificherà la tua pelle. Concentra tutto lì."
Elia chiuse gli occhi, abbandonandosi completamente alla sensazione. Era vicino, vicinissimo. Il suo corpo si tese, i muscoli dell'addome si contrassero.
"Ora, Elia. Sul viso," ordinò la voce calma ma ferma del dottore.
Con un gemito soffocato, Elia obbedì. Inarcò la schiena e venne, un'ondata calda e liberatoria. Con la mano, guidò il suo seme sulle proprie guance, sulla fronte, sul mento, spargendolo con gesti quasi rituali sulla pelle infiammata, esattamente come gli era stato detto.
Rimase ansimante, coperto, gli occhi chiusi, il corpo scosso da fremiti. Nella stanza, l'unico suono era il suo respiro affannoso.
Sentì il dottore alzarsi. Elia aprì gli occhi e vide che era lì in piedi accanto a lui, e lo guardava dall'alto. Nei suoi occhi non c'era giudizio, solo un'intensa, cupa soddisfazione. "Ottimo lavoro, Elia" disse il dottore "Lascia agire per qualche minuto, non pulirti ancora." Il tono era di nuovo professionale, ma la voce era leggermente più roca di prima.
Elia si sentiva svuotato, ma stranamente sereno. Per la prima volta, qualcuno aveva guardato la sua pelle martoriata non con disgusto, ma con un'avidità che lo faceva sentire desiderato.
"La prossima seduta," disse il dottor Fianchi, porgendogli un panno umido e caldo, "sarà tra tre giorni. Voglio vedere come reagisce la pelle."
Mentre si rivestiva, ancora frastornato, Elia si sentì diverso. L'imbarazzo era svanito, sostituito da una strana sensazione di potere e complicità.
Uscendo dallo studio il dottore gli mise una mano sulla spalla. "Sei stato un ottimo paziente, Elia. Sono certo che vedremo presto dei risultati straordinari."
Camminando per strada, Elia si sfiorò una guancia. La pelle era ancora leggermente appiccicosa. Ma sotto, per la prima volta da mesi, non sentiva il solito bruciore dell'infiammazione. Sentiva solo un calore diffuso. E l'attesa febbrile per il prossimo appuntamento. La cura era appena iniziata.
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