Storia vera
di
Contatore
genere
feticismo
Vi racconterò una storia vera, una cosa davvero successa tre anni fa. Sono una donna di 58 anni, mora, mediterranea, formosa e single, non sono mai stata sposata ma da una frequentazione ho avuto due figli maschi che ora hanno 29 e 27 anni.
Una delle esperienze più sensuali della mia vita la ebbi assolutamente con un tecnico che venne nel nostro condominio per la famosa lettura dei contatori. Dalle 10 alle 14 bisognava stare a casa, anche perché nessuno tra me e i miei figli avrebbe saputo leggere il contatore da sé. I ragazzi quel giorno erano in vacanza insieme, era estate, io invece lavoravo in smart working. Verso le 13 ancora non era venuto nessuno quindi mi affacciai in balcone per vedere se si muovesse qualcosa ma niente, verso le 13:35 sentii dei rumori al mio pianerottolo e guardai dallo spioncino: si trattava del tecnico, aveva finito dal mio vicino e si apprestava a venire da me. Dopo poco suonò al campanello e gli chiesi di aspettare un minuto, avevo visto fosse un gran bel ragazzo e mi venne voglia di fare un po’ la svenevole. Mi tolsi la tuta da casa e mi misi in infradito e in accappatoio, per emulare un po’ la classica scena dei film per adulti osè… Andai ad aprire e il tecnico rimase un po’ perplesso nel vedermi così e mi disse subito di scusarlo se mi avesse disturbato, che fossi il penultimo appartamento e che sarebbe tornato tra 5 minuti. Dissi che non ci fossero problemi e lo aspettai, senza cambiarmi. Ritornò dopo poco e lo accolsi nuovamente in quel modo, al che lui molto alla mano mi disse che ci avrebbe messo due minuti, così da andare finalmente a prendersi qualcosa al bar sotto casa mia. Lo feci entrare e andò a controllare il contatore del bagno, feci in modo di avvicinarmi a lui subito dopo essersi piegato verso il mobiletto con all’interno il contatore. Mi avvicinai e gli feci cenno con un piede di aprire il mobiletto sulla parte sinistra. Lui indugiò un po’ lo sguardo sulla mia gamba alzata, poi sul piede con cui gli indicavo il cassetto da aprire. Dopo di che andammo in cucina, lo precedetti, mi piegai e aprii direttamente il cassetto dove si trovava l’altro contatore. Mi venne un’idea molto brillante e ne approfittai per chiedergli un favore: avevo il rubinetto della vasca da bagno nel bagno piccolino molto difettoso e gli proposi di aiutarmi, lo avrei ovviamente pagato e gli avrei offerto il pranzo. Lui accettò dicendomi di non aver fretta e che non avrei dovuto dar lui niente. Insistetti e gli dissi perlomeno di potergli preparare dei panini e offrirgli un caffè. Continuò a dirmi di non preoccuparmi e mi chiese di accompagnarlo nella stanza da bagno. Lo accompagnai e gli liberai bene la vasca dalle varie cosette che ci tengo. Gli feci notare che una volta riempita la vasca un po’ perdeva l’acqua e si bagnava il pavimento. Prima allora aggiustò il rubinetto, poi pensò a sistemare il fattore perdite, riempì la vasca che iniziò subito a perdere un po’ d’acqua. L’acqua uscì più del dovuto, arrivò a bagnargli pantaloni e scarpe, al che gli dissi di togliersi le scarpe, gliele avrei asciugate col phon. Il ragazzo allora (di nome Vittorio, romano, 28 anni, bel ragazzo moro, alto, occhi verdi e ben fisicato) si tolse le scarpe e si sfilò i calzini bianchi praticamente zuppi, si alzò i pantaloni fino al ginocchio e mi mostrò delle caviglie molto sexy, possenti abbastanza pelose con dei piedi altrettanto attraenti, da vero uomo (penso un 44, dita allineate e dita belle proporzionate e curate). Sono molto feticista del piede maschile, quindi ne approfittai per guardarli un po’. Andai ad asciugargli nell’altro bagno le scarpe e i calzini che odorai e puzzavano abbastanza di maschio, tornai da lui e lo trovai piegato in ginocchio in tutta la sua virilità. Mi eccitò molto vederlo in ginocchio, con le piante dei piedi in mostra e lavorando per me, mi sarebbe piaciuto essere al posto della vasca. Mi tolsi le infradito e lo raggiunsi passandogli questo e quell’attrezzo. Mentre si dedicava alla vasca gli dissi che sarei andata a preparare dei panini, che gliene avrei preparati un paio e che non dovesse rompere e protestare. Mi guardò con un fare molto complice, mi ringraziò d lo lascai a lavorare. Preparai i panini e tornai da lui, mi disse che in due minuti avrebbe finito e lo ringraziai subito dopo. Mi chiese le scarpe ma gli risposi di averle messe in balcone per farle asciugare meglio con i calzini ed entrambi scalzi andammo in cucina. Gli feci trovare due bei panini con prosciutto e mozzarella, ci sedemmo uno di fronte all’altra e iniziammo a chiacchierare nel mentre, prima di mangiare si tolse la felpa e restò in t-shirt corta nera, ammirai i suoi pettorali e le sue braccia belle possenti. Lì per lì a frenarmi era il pensiero di provarci con un coetaneo dei miei figli ma pensai tra me e me che non lo avrebbero mai scoperto, che sarebbe stata un’esperienza singola e isolata. Passai quindi al dunque, mi feci più gattina, lo guardai di più negli occhi e gli feci anche dei complimenti, sia fisici che come professionista. Lui da perfetto romano capì subito che con me ci fosse “trippa per gatti” diciamo a Roma, ovvero possibilità di fare qualcosa… Mi chiese come mai una bella signora come me non stesse al mare ma a casa e gli risposi che anche le donne ormai lavorano e sono indipendenti, soprattutto se non hanno accanto un uomo. Lui si scusò imbarazzato, mi disse non intendeva non lavorassi, che fosse per chiacchierare un po’. Mi misi a ridere e gli consigliai di non farsi problemi con me, sapevo che volesse essere soltanto gentile e simpatico. Subito dopo mi venne l’impeto di avvicinare un piede al suo, di fargli piedino, di vedere la sua reazione. Si concentrò subito sul mio gesto, guardò il mio piede toccare e ritoccare il suo e non si spostò. Pertanto avvicinai anche l’altro e iniziammo a strusciarci i piedi. Iniziammo a chiacchierare durante, guardandoci negli occhi e poi ogni tanto i piedi giù accarezzarsi tra loro. Aveva dei piedi davvero morbidi e molto grandi rispetto ai miei, penso i piedi migliori di cui abbia in un certo senso goduto. Dopo poco mi avvicinai, gli presi le mani e mi sedetti sopra di lui, portando le nostre mani incrociate sopra la sua testa e baciandolo subito dopo. Rimase un attimo sbigottito ma poi partì all’attacco infilandomi la lingua in gola. Iniziammo a baciarci ardentemente, facevamo molto rumore muovendo il tavolino e i piatti su di esso. Mi toccò il sedere e mi mise a sedere sopra il tavolo, spostando questo piatto e quell’altro piatto. Mi levò l’accappatoio e si iniziò a togliere maglia pantaloni e mutande. Mi penetrò con una maestria assoluta, tanto che cominciai a emettere urla di pura passione. In quel momento non mi importò più di nulla, volevo soltanto quel ragazzo dentro di me. Vittorio mi chiese se potesse venirmi dentro, acconsentii ed esplodemmo in un orgasmo congiunto. Scesi dal tavolino, lo presi per mano e iniziammo a camminare strusciandoci e baciandoci fino alla mia camera da letto, in cui giungemmo poco dopo. Mi sdraiai sul letto e lui inizio prima a leccarmi i piedi, poi raggiunge la vagina, stimolandola con la sua lingua prendendo con le sue belle mani i miei capezzoli. Non facevo altro che emettere sospiri o urletti di piacere, mi piaceva anche come mi guardasse negli occhi mentre mi leccava tutta. Mi bagnai dopo un po’ e lui infilò di nuovo il pene dentro di me e iniziò a cavalcarmi. Mi piaceva cercare le sue mani nel frattempo e stringerle alle mie. Infine gli dissi di sdraiarsi, cominciai a leccargli i piedi e a strusciare le mie tette su quest’ultimi. Non si aspettava di ricevere un trattamento del genere e lo vidi venire poco dopo. Leccai via tutto il suo sperma e notai la voglia che avesse di una porca come me. Ci cercammo ancora di più e continuammo a scopare in molto posizioni, mi sbatteva, riprendeva, mi prendeva in braccio scopandomi. Eravamo due furie, penso avremmo continuato ancora ore e ore. Ci interruppe mio figlio Jacopo, quello grande, che rientrò a casa. Lento come è non fece in tempo a coglierci in flagrante, andò in bagno non accorgendosi di niente, nemmeno mi salutò in lontananza. Per fortuna avevo portato i vestiti di Vittorio con me, ci rivestimmo (mettendomi la tuta che avevi lasciato in camera) e dissi al tecnico di tornare al bagnetto e di fare finta di lavorare. Jacopo ci raggiunge sentendo le voci e mi salutò distrattamente chiedendomi cosa fosse successo, gli risposi un guasto alla vasca. Mi chiese di accompagnarlo in salone, prima di raggiungerlo mi accorsi dell’accappatoio dietro la sedia dove mi ero seduta prima in cucina e lo rimisi al suo posto. Andai in salone e mi sedetti sul divano insieme a mio figlio. Dopo 5 minuti ci raggiunse in salone il tecnico a piedi nudi che mi chiese le scarpe e i calzini bagnati lasciati ad asciugare in salone. Vidi mio figlio guardare i piedi del tecnico, pensai avrebbe pensato male, invece un po’ perplesso continuò a messaggiare col cell in mano. Andai a prendere tutto in balcone, consegnai le scarpe e i calzini al tecnico che si sedette per terra a rimetterseli e ci salutò molto sbrigativo. Non seppi più niente di Vittorio, mio figlio non sospettò mai di niente, pur chiedendomi cosa ci facesse scalzo il tecnico a casa nostra. Devo confidarvi che al solo scrivere di tutto ciò ancora mi eccito. Quanto mi piace l’idea di donne mature con ragazzi più giovani che si desiderano in quel modo…
Una delle esperienze più sensuali della mia vita la ebbi assolutamente con un tecnico che venne nel nostro condominio per la famosa lettura dei contatori. Dalle 10 alle 14 bisognava stare a casa, anche perché nessuno tra me e i miei figli avrebbe saputo leggere il contatore da sé. I ragazzi quel giorno erano in vacanza insieme, era estate, io invece lavoravo in smart working. Verso le 13 ancora non era venuto nessuno quindi mi affacciai in balcone per vedere se si muovesse qualcosa ma niente, verso le 13:35 sentii dei rumori al mio pianerottolo e guardai dallo spioncino: si trattava del tecnico, aveva finito dal mio vicino e si apprestava a venire da me. Dopo poco suonò al campanello e gli chiesi di aspettare un minuto, avevo visto fosse un gran bel ragazzo e mi venne voglia di fare un po’ la svenevole. Mi tolsi la tuta da casa e mi misi in infradito e in accappatoio, per emulare un po’ la classica scena dei film per adulti osè… Andai ad aprire e il tecnico rimase un po’ perplesso nel vedermi così e mi disse subito di scusarlo se mi avesse disturbato, che fossi il penultimo appartamento e che sarebbe tornato tra 5 minuti. Dissi che non ci fossero problemi e lo aspettai, senza cambiarmi. Ritornò dopo poco e lo accolsi nuovamente in quel modo, al che lui molto alla mano mi disse che ci avrebbe messo due minuti, così da andare finalmente a prendersi qualcosa al bar sotto casa mia. Lo feci entrare e andò a controllare il contatore del bagno, feci in modo di avvicinarmi a lui subito dopo essersi piegato verso il mobiletto con all’interno il contatore. Mi avvicinai e gli feci cenno con un piede di aprire il mobiletto sulla parte sinistra. Lui indugiò un po’ lo sguardo sulla mia gamba alzata, poi sul piede con cui gli indicavo il cassetto da aprire. Dopo di che andammo in cucina, lo precedetti, mi piegai e aprii direttamente il cassetto dove si trovava l’altro contatore. Mi venne un’idea molto brillante e ne approfittai per chiedergli un favore: avevo il rubinetto della vasca da bagno nel bagno piccolino molto difettoso e gli proposi di aiutarmi, lo avrei ovviamente pagato e gli avrei offerto il pranzo. Lui accettò dicendomi di non aver fretta e che non avrei dovuto dar lui niente. Insistetti e gli dissi perlomeno di potergli preparare dei panini e offrirgli un caffè. Continuò a dirmi di non preoccuparmi e mi chiese di accompagnarlo nella stanza da bagno. Lo accompagnai e gli liberai bene la vasca dalle varie cosette che ci tengo. Gli feci notare che una volta riempita la vasca un po’ perdeva l’acqua e si bagnava il pavimento. Prima allora aggiustò il rubinetto, poi pensò a sistemare il fattore perdite, riempì la vasca che iniziò subito a perdere un po’ d’acqua. L’acqua uscì più del dovuto, arrivò a bagnargli pantaloni e scarpe, al che gli dissi di togliersi le scarpe, gliele avrei asciugate col phon. Il ragazzo allora (di nome Vittorio, romano, 28 anni, bel ragazzo moro, alto, occhi verdi e ben fisicato) si tolse le scarpe e si sfilò i calzini bianchi praticamente zuppi, si alzò i pantaloni fino al ginocchio e mi mostrò delle caviglie molto sexy, possenti abbastanza pelose con dei piedi altrettanto attraenti, da vero uomo (penso un 44, dita allineate e dita belle proporzionate e curate). Sono molto feticista del piede maschile, quindi ne approfittai per guardarli un po’. Andai ad asciugargli nell’altro bagno le scarpe e i calzini che odorai e puzzavano abbastanza di maschio, tornai da lui e lo trovai piegato in ginocchio in tutta la sua virilità. Mi eccitò molto vederlo in ginocchio, con le piante dei piedi in mostra e lavorando per me, mi sarebbe piaciuto essere al posto della vasca. Mi tolsi le infradito e lo raggiunsi passandogli questo e quell’attrezzo. Mentre si dedicava alla vasca gli dissi che sarei andata a preparare dei panini, che gliene avrei preparati un paio e che non dovesse rompere e protestare. Mi guardò con un fare molto complice, mi ringraziò d lo lascai a lavorare. Preparai i panini e tornai da lui, mi disse che in due minuti avrebbe finito e lo ringraziai subito dopo. Mi chiese le scarpe ma gli risposi di averle messe in balcone per farle asciugare meglio con i calzini ed entrambi scalzi andammo in cucina. Gli feci trovare due bei panini con prosciutto e mozzarella, ci sedemmo uno di fronte all’altra e iniziammo a chiacchierare nel mentre, prima di mangiare si tolse la felpa e restò in t-shirt corta nera, ammirai i suoi pettorali e le sue braccia belle possenti. Lì per lì a frenarmi era il pensiero di provarci con un coetaneo dei miei figli ma pensai tra me e me che non lo avrebbero mai scoperto, che sarebbe stata un’esperienza singola e isolata. Passai quindi al dunque, mi feci più gattina, lo guardai di più negli occhi e gli feci anche dei complimenti, sia fisici che come professionista. Lui da perfetto romano capì subito che con me ci fosse “trippa per gatti” diciamo a Roma, ovvero possibilità di fare qualcosa… Mi chiese come mai una bella signora come me non stesse al mare ma a casa e gli risposi che anche le donne ormai lavorano e sono indipendenti, soprattutto se non hanno accanto un uomo. Lui si scusò imbarazzato, mi disse non intendeva non lavorassi, che fosse per chiacchierare un po’. Mi misi a ridere e gli consigliai di non farsi problemi con me, sapevo che volesse essere soltanto gentile e simpatico. Subito dopo mi venne l’impeto di avvicinare un piede al suo, di fargli piedino, di vedere la sua reazione. Si concentrò subito sul mio gesto, guardò il mio piede toccare e ritoccare il suo e non si spostò. Pertanto avvicinai anche l’altro e iniziammo a strusciarci i piedi. Iniziammo a chiacchierare durante, guardandoci negli occhi e poi ogni tanto i piedi giù accarezzarsi tra loro. Aveva dei piedi davvero morbidi e molto grandi rispetto ai miei, penso i piedi migliori di cui abbia in un certo senso goduto. Dopo poco mi avvicinai, gli presi le mani e mi sedetti sopra di lui, portando le nostre mani incrociate sopra la sua testa e baciandolo subito dopo. Rimase un attimo sbigottito ma poi partì all’attacco infilandomi la lingua in gola. Iniziammo a baciarci ardentemente, facevamo molto rumore muovendo il tavolino e i piatti su di esso. Mi toccò il sedere e mi mise a sedere sopra il tavolo, spostando questo piatto e quell’altro piatto. Mi levò l’accappatoio e si iniziò a togliere maglia pantaloni e mutande. Mi penetrò con una maestria assoluta, tanto che cominciai a emettere urla di pura passione. In quel momento non mi importò più di nulla, volevo soltanto quel ragazzo dentro di me. Vittorio mi chiese se potesse venirmi dentro, acconsentii ed esplodemmo in un orgasmo congiunto. Scesi dal tavolino, lo presi per mano e iniziammo a camminare strusciandoci e baciandoci fino alla mia camera da letto, in cui giungemmo poco dopo. Mi sdraiai sul letto e lui inizio prima a leccarmi i piedi, poi raggiunge la vagina, stimolandola con la sua lingua prendendo con le sue belle mani i miei capezzoli. Non facevo altro che emettere sospiri o urletti di piacere, mi piaceva anche come mi guardasse negli occhi mentre mi leccava tutta. Mi bagnai dopo un po’ e lui infilò di nuovo il pene dentro di me e iniziò a cavalcarmi. Mi piaceva cercare le sue mani nel frattempo e stringerle alle mie. Infine gli dissi di sdraiarsi, cominciai a leccargli i piedi e a strusciare le mie tette su quest’ultimi. Non si aspettava di ricevere un trattamento del genere e lo vidi venire poco dopo. Leccai via tutto il suo sperma e notai la voglia che avesse di una porca come me. Ci cercammo ancora di più e continuammo a scopare in molto posizioni, mi sbatteva, riprendeva, mi prendeva in braccio scopandomi. Eravamo due furie, penso avremmo continuato ancora ore e ore. Ci interruppe mio figlio Jacopo, quello grande, che rientrò a casa. Lento come è non fece in tempo a coglierci in flagrante, andò in bagno non accorgendosi di niente, nemmeno mi salutò in lontananza. Per fortuna avevo portato i vestiti di Vittorio con me, ci rivestimmo (mettendomi la tuta che avevi lasciato in camera) e dissi al tecnico di tornare al bagnetto e di fare finta di lavorare. Jacopo ci raggiunge sentendo le voci e mi salutò distrattamente chiedendomi cosa fosse successo, gli risposi un guasto alla vasca. Mi chiese di accompagnarlo in salone, prima di raggiungerlo mi accorsi dell’accappatoio dietro la sedia dove mi ero seduta prima in cucina e lo rimisi al suo posto. Andai in salone e mi sedetti sul divano insieme a mio figlio. Dopo 5 minuti ci raggiunse in salone il tecnico a piedi nudi che mi chiese le scarpe e i calzini bagnati lasciati ad asciugare in salone. Vidi mio figlio guardare i piedi del tecnico, pensai avrebbe pensato male, invece un po’ perplesso continuò a messaggiare col cell in mano. Andai a prendere tutto in balcone, consegnai le scarpe e i calzini al tecnico che si sedette per terra a rimetterseli e ci salutò molto sbrigativo. Non seppi più niente di Vittorio, mio figlio non sospettò mai di niente, pur chiedendomi cosa ci facesse scalzo il tecnico a casa nostra. Devo confidarvi che al solo scrivere di tutto ciò ancora mi eccito. Quanto mi piace l’idea di donne mature con ragazzi più giovani che si desiderano in quel modo…
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Commenti dei lettori al racconto erotico