Sul Bus per Bologna
di
Demiurgo
genere
masturbazione
Sono uno studente di medicina dell’Università di Bologna ma i miei genitori vivono a Torino e quindi sono spesso costretto a viaggiare tra le due città a bordo dei Flixbus (i famosi autobus verdi) che offrono prezzi decisamente più bassi rispetto ai normali treni. Se avete mai viaggiato su uno di questi saprete che sono frequentati da giovani turisti, studenti o in generale persone non abbienti che pur di risparmiare una ventina di euro sono disposti a farsi viaggi molto più lunghi e scomodi rispetto al treno. La situazione che odio di più è quando o perché il bus è pieno o perché l’assegnazione dei posti lo richiede ti ritrovi seduto appiccicato ad un'altra persona che puntualmente decide o di mettersi a mangiare cibi dagli odori nauseabondi o di fare quella telefonata tanto rimandata dalla durata media di 6h.
Qualche giorno fa mi preparavo a uno di questi consueti viaggi ed essendo la partenza a sera tardi mi aspettavo un bus vuoto e tranquillo, perfetto per riposarsi e dormire, ed effettivamente così mi sembrava appena salito a bordo. Se non fosse che, con mio orrore, proprio pochi istanti prima della partenza sale tutta trafelata una signora che ad autobus quasi vuoto si mette a cercare il suo posto che decreta essere quello accanto al mio e lì si va a sedere ignorando completamente tutti gli altri liberi. Io subito mi tolgo le cuffiette e, anche se molto infastidito, con tono cortese le dico:” guardi se vuole mi sposto così stiamo più larghi” al che lei ancora affannata dalla corsa che deve avere fatto mi risponde: ”tranquillo è il mio posto questo” io la guardo confuso ma dopo aver capito che non si sarebbe spostata per farmi passare mi rassegno e torno a fare le mie cose.
Finalmente partiamo e la signora (che avevo capito essere del sud dall’accento della breve frase) mi conferma l’origine chiamando la madre e raccontandole le peripezie che deve avere vissuto per arrivare in orario al bus. Io, sistemandomi sul sedile, mi giro verso di lei e la osservo per la prima volta: avrà avuto quarant’anni, folti capelli ricci lunghi fin sotto le spalle, la pelle olivastra e poche rughe sul volto ma mentirei se non dicessi che prima di tutto questo notai il suo seno: aveva dimensioni davvero importanti e soprattutto era quasi completamente scoperto, tenuto da una canottiera e reggiseno come se ne vedono spesso di estate. Devo ammettere che a questa visione mi dimenticai del fastidio dovuto al fatto che si fosse seduta accanto a me e che fossi costretto a passarci insieme le successive 4h. Avendo però intenzione di dormire, per non essere “distratto” da queste enormi tette da sempre mio punto debole, mi giro allora verso il finestrino, alzo il volume della musica in cuffia e chiudo gli occhi.
Dopo circa un’oretta di viaggio mi risveglio di scatto: il bus aveva frenato di colpo proiettandoci avanti e la signora spaventata aveva afferrato per qualche secondo la mia gamba nel tentativo di evitare di volare avanti; subito dopo esserci riavuti dalla paura si è scusata dicendo che non lo aveva fatto di proposito e che nello spavento si era aggrappata alla prima cosa, io ovviamente ridendo la perdono le dico di non preoccuparsi al che si presenta: “comunque piacere sono Marta” “Giacomo piacere” le rispondo stringendole la mano. Marta sembrava anche simpatica e quelle tette erano troppo incredibili per essere ignorate ma io volevo dormire e quindi scusandomi faccio per rimettermi le cuffie e allora lei mi dice:” tranquillo tanto se succede di nuovo so a cosa tenermi!” e mi strizza di nuovo la gamba. Io un po’ stupito da tutta questa confidenza mi chiedo se non ci voglia provare ma poi mi do dello scemo e richiudo gli occhi. Questa volta però non riesco ad addormentarmi mentre lei invece lo fa poco dopo, durante una curva, si piega verso di me appoggiandomi la testa sulla spalla e premendomi un seno sul braccio. Normalmente mi infastidirei ma questa volta è diverso e voltatomi decido di sbirciare le sue tette: sono veramente grosse e anche un po’ abbronzate, si intravede la linea bianca di un costume. Quello che mi fa impazzire è il solco fra i due seni: ci vorrei tuffare la faccia. Lo spettacolo e la fantasia risvegliano il cazzo che inizia a premere nei jeans mostrando la sua sagoma. Un movimento risveglia però Marta che fregandosene del contatto fisico tra noi (pensavo io) si risistema e torna a dormire. Un po’ eccitato da questa situazione di contatto decido di fare una mossa e con finta casualità muovo la mano sopra la sua che ancora mi sfiorava la coscia. Dopo qualche secondo, apre gli occhi e prende la mia mano e se la muove nell’interno coscia a contatto con l’inguine.
Stupido dalla rapida evoluzione e dalla assurda situazione in cui mi trovavo le chiedo:” Sei sicura?” e lei per tutta risposta inizia ad accarezzare e sfregare la sagoma del mio cazzo. A quel punto ebbe inizio un bacio appassionato e pieno di carica erotica che durò (con varie interruzioni) molti minuti, la situazione era veramente eccitante ed entrambi bruciavamo di voglia tanto che a un certo punto ci trovammo quasi sdraiati uno sull’altro e dovemmo ricomporci. Le sue labbra circondavano le mie e si alternavano a succhiare il labbro inferiore e la lingua che si spingeva sempre più a fondo nella sua bocca. Quando era lei a spingersi nella mia bocca sentivo un sapore dolciastro e un calore avvolgente che insieme alle sue carezze me lo fece venire durissimo.
Quando ci staccammo definitivamente da uno sguardo capì che non ci saremmo fermati lì; l’autobus come dicevo era effettivamente mezzo vuoto ma non potevamo comunque fare troppo rumore qualcuno ci avrebbe sentiti o visti. “tiralo fuori” mi disse “guarda che ci beccano” le risposi mentre continuavo a massaggiarle l’inguine allora lei prima si apri qualche bottone dei pantaloni e poi sollevandosi un poco dal sedile se li calò sotto il culo mettendo in mostra un paio di mutandine blu dai cui lati fuoriusciva un po’ di pelo, scuro come i capelli. Guardandomi intorno e controllando che nessuno ci avesse notato iniziai a toccarla: prima massaggiandole la figa da sopra le mutande, che in basso sentivo umide e poi vi entrai dentro. Era bagnata e calda e infilare il primo dito dentro fu questione di un istante. Iniziato il ditalino aggiunsi subito un secondo dito e lei chiuse gli occhi tenendosi con una mano al sedile davanti e stingendomi il collo con l’altra. Si godette il momento fino a quando la sua figa e la mia mano non iniziarono a fare un tipico suono: ”ciak ciak ciak” e lei lancio un sospiro che fece voltare qualche passeggero nelle file davanti ma per fortuna nessuno si alzò a controllare. Per zittirla le misi una mano sulla bocca mentre con l’altra continuavo a toccarla. Capì che stava venendo da come inizio a contorcersi sulla mano, quasi volesse cavalcare le dita che le erano dentro e da un’ondata di calore che le sprigionò dal profondo. Si fermò ansimando e allora le tolsi le dita da dentro e me le portai sulla bocca sentendo quell’odore inconfondibile e quel sapore forte e inebriante.
A questo punto io mi sarei anche fermato ma Marta evidentemente voleva la sua parte e dopo essersi risistemata in parte i pantaloni mi disse di nuovo “tiralo fuori” e questa volta lo feci davvero calandomi pantaloni e mutande come aveva fatto lei poco prima. Iniziò a segarmi con molta energia; la situazione era assurda: davanti a me ignari passeggeri che viaggiavano tranquillamente, da un lato un paesaggio scuro che scorreva fuori dal finestrino e a destra una tettona che mi pompava il cazzo con una foga animale, ci aveva già messo abbondante saliva e mi stava stuzzicando la cappella con la punta della lingua, a farmi esplodere però fu il pompino e sentire le sue enormi tette che mi si appoggiavano sulla gamba. Me lo prese più volte tutto fino in fondo alternando succhiate a rapide seghe con la mano e io non potei che venire poco dopo. Quando sentii la sborra che iniziava a salire e il cazzo pulsare le presi la testa e gliela spinsi in basso fino a vedere il suo naso schiacciato sul mio fianco e le venni in gola, lei si senti soffocare e fece per ritrarsi ma poi non si staccò fino a quando non finì di sborrare. Quando si rialzo prese una boccata di aria diede qualche colpetto di tosse e mi guardò negli occhi, aveva uno sguardo soddisfatto, appagato “mi è piaciuto” mi disse “è dolce la tua sborra” questo commento mi fece sorridere e le diedi un bacio.
Con l’aiuto di qualche fazzoletto ci risistemammo e scherzammo per qualche minuto poi lei si addormentò sulla mia spalla dormendo quel sonno profondo di chi ha appena scopato. Si risvegliò solo quando arrivammo a Bologna, io dovevo scendere e lei proseguire il viaggio e così le chiesi il numero che mi scrisse sul cell, ci salutammo baciandoci e augurando di rivederci al prossimo viaggio in bus!
Per suggerimenti e commenti:
demiurgo0@libero.it
Qualche giorno fa mi preparavo a uno di questi consueti viaggi ed essendo la partenza a sera tardi mi aspettavo un bus vuoto e tranquillo, perfetto per riposarsi e dormire, ed effettivamente così mi sembrava appena salito a bordo. Se non fosse che, con mio orrore, proprio pochi istanti prima della partenza sale tutta trafelata una signora che ad autobus quasi vuoto si mette a cercare il suo posto che decreta essere quello accanto al mio e lì si va a sedere ignorando completamente tutti gli altri liberi. Io subito mi tolgo le cuffiette e, anche se molto infastidito, con tono cortese le dico:” guardi se vuole mi sposto così stiamo più larghi” al che lei ancora affannata dalla corsa che deve avere fatto mi risponde: ”tranquillo è il mio posto questo” io la guardo confuso ma dopo aver capito che non si sarebbe spostata per farmi passare mi rassegno e torno a fare le mie cose.
Finalmente partiamo e la signora (che avevo capito essere del sud dall’accento della breve frase) mi conferma l’origine chiamando la madre e raccontandole le peripezie che deve avere vissuto per arrivare in orario al bus. Io, sistemandomi sul sedile, mi giro verso di lei e la osservo per la prima volta: avrà avuto quarant’anni, folti capelli ricci lunghi fin sotto le spalle, la pelle olivastra e poche rughe sul volto ma mentirei se non dicessi che prima di tutto questo notai il suo seno: aveva dimensioni davvero importanti e soprattutto era quasi completamente scoperto, tenuto da una canottiera e reggiseno come se ne vedono spesso di estate. Devo ammettere che a questa visione mi dimenticai del fastidio dovuto al fatto che si fosse seduta accanto a me e che fossi costretto a passarci insieme le successive 4h. Avendo però intenzione di dormire, per non essere “distratto” da queste enormi tette da sempre mio punto debole, mi giro allora verso il finestrino, alzo il volume della musica in cuffia e chiudo gli occhi.
Dopo circa un’oretta di viaggio mi risveglio di scatto: il bus aveva frenato di colpo proiettandoci avanti e la signora spaventata aveva afferrato per qualche secondo la mia gamba nel tentativo di evitare di volare avanti; subito dopo esserci riavuti dalla paura si è scusata dicendo che non lo aveva fatto di proposito e che nello spavento si era aggrappata alla prima cosa, io ovviamente ridendo la perdono le dico di non preoccuparsi al che si presenta: “comunque piacere sono Marta” “Giacomo piacere” le rispondo stringendole la mano. Marta sembrava anche simpatica e quelle tette erano troppo incredibili per essere ignorate ma io volevo dormire e quindi scusandomi faccio per rimettermi le cuffie e allora lei mi dice:” tranquillo tanto se succede di nuovo so a cosa tenermi!” e mi strizza di nuovo la gamba. Io un po’ stupito da tutta questa confidenza mi chiedo se non ci voglia provare ma poi mi do dello scemo e richiudo gli occhi. Questa volta però non riesco ad addormentarmi mentre lei invece lo fa poco dopo, durante una curva, si piega verso di me appoggiandomi la testa sulla spalla e premendomi un seno sul braccio. Normalmente mi infastidirei ma questa volta è diverso e voltatomi decido di sbirciare le sue tette: sono veramente grosse e anche un po’ abbronzate, si intravede la linea bianca di un costume. Quello che mi fa impazzire è il solco fra i due seni: ci vorrei tuffare la faccia. Lo spettacolo e la fantasia risvegliano il cazzo che inizia a premere nei jeans mostrando la sua sagoma. Un movimento risveglia però Marta che fregandosene del contatto fisico tra noi (pensavo io) si risistema e torna a dormire. Un po’ eccitato da questa situazione di contatto decido di fare una mossa e con finta casualità muovo la mano sopra la sua che ancora mi sfiorava la coscia. Dopo qualche secondo, apre gli occhi e prende la mia mano e se la muove nell’interno coscia a contatto con l’inguine.
Stupido dalla rapida evoluzione e dalla assurda situazione in cui mi trovavo le chiedo:” Sei sicura?” e lei per tutta risposta inizia ad accarezzare e sfregare la sagoma del mio cazzo. A quel punto ebbe inizio un bacio appassionato e pieno di carica erotica che durò (con varie interruzioni) molti minuti, la situazione era veramente eccitante ed entrambi bruciavamo di voglia tanto che a un certo punto ci trovammo quasi sdraiati uno sull’altro e dovemmo ricomporci. Le sue labbra circondavano le mie e si alternavano a succhiare il labbro inferiore e la lingua che si spingeva sempre più a fondo nella sua bocca. Quando era lei a spingersi nella mia bocca sentivo un sapore dolciastro e un calore avvolgente che insieme alle sue carezze me lo fece venire durissimo.
Quando ci staccammo definitivamente da uno sguardo capì che non ci saremmo fermati lì; l’autobus come dicevo era effettivamente mezzo vuoto ma non potevamo comunque fare troppo rumore qualcuno ci avrebbe sentiti o visti. “tiralo fuori” mi disse “guarda che ci beccano” le risposi mentre continuavo a massaggiarle l’inguine allora lei prima si apri qualche bottone dei pantaloni e poi sollevandosi un poco dal sedile se li calò sotto il culo mettendo in mostra un paio di mutandine blu dai cui lati fuoriusciva un po’ di pelo, scuro come i capelli. Guardandomi intorno e controllando che nessuno ci avesse notato iniziai a toccarla: prima massaggiandole la figa da sopra le mutande, che in basso sentivo umide e poi vi entrai dentro. Era bagnata e calda e infilare il primo dito dentro fu questione di un istante. Iniziato il ditalino aggiunsi subito un secondo dito e lei chiuse gli occhi tenendosi con una mano al sedile davanti e stingendomi il collo con l’altra. Si godette il momento fino a quando la sua figa e la mia mano non iniziarono a fare un tipico suono: ”ciak ciak ciak” e lei lancio un sospiro che fece voltare qualche passeggero nelle file davanti ma per fortuna nessuno si alzò a controllare. Per zittirla le misi una mano sulla bocca mentre con l’altra continuavo a toccarla. Capì che stava venendo da come inizio a contorcersi sulla mano, quasi volesse cavalcare le dita che le erano dentro e da un’ondata di calore che le sprigionò dal profondo. Si fermò ansimando e allora le tolsi le dita da dentro e me le portai sulla bocca sentendo quell’odore inconfondibile e quel sapore forte e inebriante.
A questo punto io mi sarei anche fermato ma Marta evidentemente voleva la sua parte e dopo essersi risistemata in parte i pantaloni mi disse di nuovo “tiralo fuori” e questa volta lo feci davvero calandomi pantaloni e mutande come aveva fatto lei poco prima. Iniziò a segarmi con molta energia; la situazione era assurda: davanti a me ignari passeggeri che viaggiavano tranquillamente, da un lato un paesaggio scuro che scorreva fuori dal finestrino e a destra una tettona che mi pompava il cazzo con una foga animale, ci aveva già messo abbondante saliva e mi stava stuzzicando la cappella con la punta della lingua, a farmi esplodere però fu il pompino e sentire le sue enormi tette che mi si appoggiavano sulla gamba. Me lo prese più volte tutto fino in fondo alternando succhiate a rapide seghe con la mano e io non potei che venire poco dopo. Quando sentii la sborra che iniziava a salire e il cazzo pulsare le presi la testa e gliela spinsi in basso fino a vedere il suo naso schiacciato sul mio fianco e le venni in gola, lei si senti soffocare e fece per ritrarsi ma poi non si staccò fino a quando non finì di sborrare. Quando si rialzo prese una boccata di aria diede qualche colpetto di tosse e mi guardò negli occhi, aveva uno sguardo soddisfatto, appagato “mi è piaciuto” mi disse “è dolce la tua sborra” questo commento mi fece sorridere e le diedi un bacio.
Con l’aiuto di qualche fazzoletto ci risistemammo e scherzammo per qualche minuto poi lei si addormentò sulla mia spalla dormendo quel sonno profondo di chi ha appena scopato. Si risvegliò solo quando arrivammo a Bologna, io dovevo scendere e lei proseguire il viaggio e così le chiesi il numero che mi scrisse sul cell, ci salutammo baciandoci e augurando di rivederci al prossimo viaggio in bus!
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