L'isola - capitolo 1 - Naufraghi

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genere
voyeur

Isola sconosciuta - 14 Luglio 2024

Quando Giulio, mio marito, mi ha proposto questa piccola crociera nel Mediterraneo con un'altra coppia di amici, mai mi sarei immaginata di dover essere costretta a scrivere le mie memorie su di un vecchio quaderno sdrucito, ma così è, e devo ringraziare solo la mia buona stella se sono ancora qui a raccontarlo. Siamo dispersi da due giorni e mezzo ed è da quando siamo partiti, il 12 di Luglio, che non vedo più mio marito. Dario, il proprietario della barca, ci aveva rassicurato che la rotta impostata era tra le più sicure che avesse mai intrapreso col suo catamarano, la “Rosa dei Venti”, ma a quanto pare Poseidone non era dello stesso avviso. Forse avremmo dovuto offrirgli qualcosa in sacrificio come facevano gli antichi Greci prima di intraprendere un’impresa marittima… ma adesso è troppo tardi ed io ho troppa poca carta per rimuginarci su. Abbiamo lasciato Trieste di primo mattino, doppiando Brindisi intorno alle 20.00, ma Patrasso, la nostra destinazione, resta ancora un flebile miraggio all’orizzonte. E dire che il viaggio era cominciato splendidamente: eravamo appena saliti a bordo ed ero già pronta a godermi ore e ore di sole con cui rifarmi d’un intero anno passato alla fredda luce a neon della mia lampada da ufficio… Adele, la moglie di Dario, aveva avuto la mia stessa idea, e faceva già sfoggio del nuovo costumino leopardato acquistato col marito in un anonimo negozietto di Trieste. Una vacanza tutta relax insomma, Giulio e Dario si sarebbero divertiti a fare i marinai, mentre io e Adele ci saremmo stese al sole come aragoste, godendoci l'ardente abbraccio del sole di luglio. Un inizio perfetto insomma, o almeno così credevo; lo credevamo tutti. La pioggia ci ha sorpreso in alto mare; non si vedeva terra da nessuna parte. Mai avrei potuto immaginare che un mare all'apparenza così tranquillo come l'Adriatico potesse vantare marosi di quella stazza. Alcuni erano alti quanto palazzi, altri vantavano la stazza di case di due o tre piani e c'è voluta tutta la maestria di Dario per evitare che il nostro catamarano non si ribaltasse sotto le sferzanti urla di Eolo. Quell'uomo ha dato prova di una grande maestria ai comandi, ha tenuto testa alla tempesta finché ha potuto, ma ciò non ha impedito che i flutti inghiottissero la nostra barca, e io mi risvegliassi qui, da sola, nel bel mezzo del nulla.

Naufragare non è mai come te lo immagini. E dire che ne ho letti di libri: Eco, Defoe, Verne… tomi su tomi fermi lì a impolverarsi tra gli scaffali della mia libreria; ma neppure ne “i Naufraghi del Chancellor” ho trovato una trama simile a ciò che temo di dover affrontare, anzi, neppure nei miei incubi più funesti, avrei mai immaginato di ritrovarmi mezza nuda sulla spiaggia di un’isola sperduta del mediterraneo, un po' come Mariangela Melato nel film di Lina Wertmüller. I miei vestiti sono laceri, sbrindellati, e zuppi d'acqua di mare. E dire che avevo tanto insistito per caricarne a bordo due valige piene… Perdute, sepolte per sempre sotto la ribollente spuma dei marosi. Ma la cosa più grave è che non v'è traccia di mio marito, né tantomeno dei nostri compagni di sventure. Li ho cercati in lungo e in largo tra i bianchi anfratti sabbiosi di questa spiaggia; ma sono sola.  Che il Signore Iddio abbia pietà della mia anima.

 

15 Luglio 2024

Stamattina ho ritrovato Dario, anche se forse dovrei dire che è stato lui a trovare me. In queste ore non ho né mangiato, né bevuto, e mi ero già rassegnata a un destino che mi vedeva morta d’inedia su di un’isola deserta nel bel mezzo del mediterraneo. Ma Dario m'è venuto incontro come un santo salvatore. Ci siamo abbracciati stretti stretti; le lacrime sgorgavano copiose dai nostri occhi, rigandoci le guance. Gli ho subito chiesto di Giulio e di Adele, ma non m’ha saputo rispondere. Ha detto di non aver trovato nessuno, nessuno tranne me. Non so se essere felice o triste per la cosa. Ancora poco e sarei certamente morta di stenti, ma non so se riuscirò a sopravvivere qui. Dario mi ha dato da bere e da mangiare, questo è vero, ma come potrò mai sopravvivere adesso che so che Giulio, il mio Giulio, non c'è più? In questo momento vorrei tanto essere morta durante la tempesta. Il mio corpo giacerebbe nelle profondità dei flutti e non sarei costretta a condurre un’esistenza lontana dal volto del mio amato.

 

16 Luglio 2024

Dario mi ha raccontato di come le onde lo abbiano trascinato molto più a nord rispetto a dove ci siamo ritrovati. Quest’isola, che credevo minuscola, si sta rivelando semplicemente immensa, al punto da raccendere in me e in Dario la speranza di ritrovare ancora vive le corrispettive dolci metà. Dario è stato così carino da caricarmi sulle spalle e portarmi sul lato dell’isola in cui ha ripeso i sensi, lì dove aveva già costruito un piccolo riparo per la notte. Abbiamo trascorso quel che restava del giorno ad ampliare e mettere a punto il rifugio, ma oggi ci siamo ripromessi di trovare un modo per accendere un fuoco. La temperatura di notte scende davvero tanto, e non ce la sentiamo di passare un'altra notte insonne mentre restiamo abbracciati per riscaldarci. Non solo perché non credo che riusciremmo a sopravvivere ad un’altra notte all'addiaccio, ma soprattutto perché non sarebbe giusto nei confronti di Giulio e Adele e poi stanotte… no, non mi va di parlarne.

 

17 Luglio 2024

Abbiamo il fuoco. Con Dario siamo riusciti ad accendere un po' di sterpi ed erba secca raccolti nel fitto della boscaglia che circonda la spiaggia. Abbiamo usato le lenti dei suoi occhiali, il sole ha fatto il resto, e ora continuiamo a tener viva la fiamma coi rami e gli aghi di pino secchi che abbiamo raccolto insieme. Finalmente possiamo far bollire l'acqua della piccola sorgente che Dario ha ritrovato nel cuore della pineta alle nostre spalle, e berla senza temere di restare intossicati dall’eventuale presenza di parassiti. Dario è un pescatore formidabile; stasera mangeremo spigola arrosto; ho già l'acquolina in bocca.

 

18 Luglio 2024

La serata di ieri è stata stranamente piacevole, sebbene non si possa essere del tutto felici quando a mancarti è un pezzo del tuo cuore e della tua anima. Dario mi ha chiesto come abbia fatto a procurarmi la penna sfera e il quaderno sdrucito su cui ho iniziato a prender nota delle mie memorie, ed è rimasto piacevolmente sorpreso quando glieli ho mostrati e gli ho raccontato del ritrovamento fortuito avvenuto proprio sul corno orientale di questa laguna, il primo giorno del naufragio. Ha insistito perché domani lo accompagni sul luogo del mio ritrovamento; è convinto che non sia molto lontano dal luogo del nostro naufragio e quindi dal relitto del nostro catamarano: la ormai fu “Rosa dei venti”. Abbiamo trascorso quel che restava della sera ricordando il nostro primo incontro: una splendida crociera nel baltico che ci eravamo regalati con mio marito in occasione dei nostri dieci anni di matrimonio. È stato lì, su uno dei ponti della nostra nave da crociera che Dario ci ha raccontato della sua passione per la nautica e di lui e Adele fossero proprietari della Rosa. Che ironia: all’epoca, lo ammetto, fantasticai su una bella crociera nei mari del sud, magari tra le bianche coste sabbiose del Madagascar, ma mai mi sarei immaginata che quel sogno, quell’innocente fantasia, un giorno si sarebbe trasformata nell'incubo a occhi aperti che viviamo in questi giorni. Dario, da parte sua, fa di tutto per tenermi su di morale e, da perfetto galantuomo, mi ha gentilmente offerto una delle sue camicie per coprirmi. Di giorno non ho problemi a restare in bikini, ma la notte… fa così freddo che vorresti seppellirti nel profondo della terra se solo la cosa servisse davvero a scaldarti.

19 Luglio 2024

Abbiamo ritrovato la Rosa, o meglio, ciò che ne resta dopo il terribile naufragio che ci vuole qui dispersi da ben sette giorni. Il relitto è rimasto incagliato tra gli aguzzi scogli della punta est della laguna, in un punto poco distante da dove ho rinvenuto questo quaderno. Si è rovesciato su di un lato, e il bianco profilo del suo scafo si staglia gagliardo fra gli spumosi anfratti scoscesi della costa: un candido leviatano ricoperto da sargassi. Dario, vedendo quel che restava del suo natante, ha freddamente commentato che sarebbe stato molto più appropriato il nome di Moby Dick, data la fine che ha fatto ma forse era solo arrabbiato: nonostante il ritrovamento infatti, non abbiamo trovato alcuna traccia dei nostri cari e sperare in un incontro futuro si fa sempre più difficile ormai. Dario ha tutta la mia comprensione quando al tramonto, sul far della sera, decide di concedersi un attimo di solitudine, rifugiandosi nel fitto della pineta per piangere la scomparsa della moglie. Che sia uno di quelli che pensano ancora di perdere di virilità facendosi vedere mentre piangono? Io non l'ho mai pensato, ma posso capire che non tutti possano avere il mio stesso punto di vista.

20 Luglio 2024

Non so più cosa fare, sono disperata. Sono otto giorni che non abbiamo notizie di mio marito e della moglie di Dario, otto giorni che non so se riusciremo a sopravvivere un altro giorno in più su quest'isola inabitata. Dove sei Giulio? Dove sei Amore mio? Perché non sei qui al mio fianco come avevi promesso di fare il giorno del nostro matrimonio? Come posso sopravvivere ancora senza di te? Mi manchi tanto Amore mio. Sono nulla senza di te. Ti prometto che serberò sempre nel cuore il tuo ricordo, e la speranza di ritrovarti un giorno su queste stesse coste sabbiose che, così ostinatamente, ci vogliono ancora divisi.

21 Luglio 2024

Di Giulio e Adele ancora nessuna notizia. Spero con tutta me stessa che siano ancora vivi, che stiano bene, sebbene siano distanti da noi, confinati magari in qualche oscuro anfratto di questa dannata isola che ci vuole dispersi in mezzo al nulla. Ma il sole sorge ogni giorno dietro la fredda e lunga linea azzurra dell'orizzonte, e con esso si rialza in me la speranza di ritrovare finalmente il mio Amore perduto.

22 Luglio 2024

La biro è quasi esaurita. Che strano, mi ero così abituata a fermare i miei pensieri tra i fogli di questo vecchio quaderno da non pensare minimamente al giorno in cui avrei dovuto rinunciare all'unico sfogo che mi permette di andare avanti senza impazzire. Credo che sarò costretta a centellinare l’inchiostro, abituandomi sin da subito ad affidare a queste pagine solo le cose che reputo davvero importanti.

27 Luglio 2024

Ancora nessuna notizia di Adele e Giulio. Dario pensa che possano trovarsi nella parte nascosta dell'Isola che ancora non siamo riusciti ad esplorare. Si tratta della punta più a nord, una lingua di terra poco distante da dove lui ha ripreso i sensi il giorno del naufragio, tagliata fuori dal resto della costa da un enorme cresta di rocce acuminate in cui crescono solo rovi e sterpi appuntiti. L'inchiostro è quasi terminato, quel che resta è un tenue solco tratteggiato tra i fogli ingialliti di questo quaderno. Giulio ti amo

  4 Agosto 2024

Dario è riuscito a procurarmi una matita. La cosa ha dell’incredibile. Ancora non so come sia riuscito a penetrare all'interno dello scafo del catamarano, né come abbia fatto ad uscirne tutto intero, ma eccomi qui di nuovo a scrivere, e non potrei essere più contenta di così; anzi forse lo so, solo che in questi giorni ho imparato a mascherare i miei veri sentimenti, a sopire quella parte del mio cuore che geme e si dispera ogni giorno per Giulio. Per sopravvivere, per non impazzire.

5 Agosto 2024

Dario ha continuato ad esplorare lo scafo della Rosa. È tornato con un altro coltello; quello che aveva gli si è spezzato mentre intagliava i rami con cui abbiamo costruito il rifugio. Per fortuna era già riuscito ad intagliarne una specie di lancia con cui pescare, o saremmo morti di fame. Dalle sue incursioni ha portato con sé anche degli ami e una lenza, e sono sicura che riuscirà a farne una canna da pesca assicurandoli a uno dei rami che abbiamo raccolto poco fa nella pineta: pescare sarà molto più semplice d'ora in poi. In questi giorni mentre Dario esplorava il relitto mi sono soffermata ad osservare per bene la costa visibile della punta nord, sebbene un bel tratto di mare divida le due punte della laguna. Non è emerso nulla, solo un tristo e asettico agglomerato di scogli grigi in cui perdere la vista prima di abbandonarsi tra le braccia di Morfeo. Ma non è detto che i nostri cari non abbiano trovato rifugio sul versante occidentale, sfuggendo così alle perfide grinfie di Poseidone. Con Dario abbiamo cercato una via alternativa attraverso la fitta boscaglia della pineta, ma un grosso ammasso di rocce, difficilissimo da scavare a mani nude, ostacola ancora la nostra marcia. Siamo giunti alla conclusione che l’unica alternativa possibile sia quella di costruire una zattera con cui circumnavigare la punta nord, ma ciò è praticamente impossibile visto che non possediamo né una sega, né tantomeno un machete con cui ricavare tronchi leggeri e robusti da adoperare come scafo.

6 Agosto 2024

Abbiamo mappato quasi ogni centimetro quadrato di questa dannata Isola. Dario insiste perché la si chiami Isola della mezza luna, la forma che ricorda, sembra proprio quella, anche se non possiamo essere del tutto certi di come appaia dall'alto la punta nord; rocce, massi e sterpi risultano un ostacolo ancora troppo grande da superare. Ed il mare fuori dalla laguna troppo profondo ed agitato per avventurarsi a nuoto. Dario oggi ha ritrovato in spiaggia il vecchio kit di primo soccorso della Rosa, il mare l’ha sputato fuori dopo quasi un mese. Per un attimo abbiamo temuto che possa accadere lo stesso con i corpi dei nostri cari. Che cosa farò semmai dovesse accadere una cosa del genere? Ma la speranza, come si dice, è l'ultima a morire, e con speranza mi alzo ancora ogni giorno, attendendo con impazienza il momento in cui sentirò di nuovo la voce del mio amato Giulio.

7 Agosto 2024

Sono sicura che oggi non riuscirò a prender pace finché non avrò scritto tutto; affidando a questi fogli parole e pensieri che affollano da ore la mia mente. È successa una cosa, un incidente, se così si può dire, e non so proprio come reagire: se essere incazzata, delusa o semplicemente imbarazzata, non lo so proprio. Ma sto solo tergiversando e rischio di finire tutta la carta ancor prima di riuscire a esprimere il concetto.

 Ero intenta alle mie abluzioni serali (da quando Dario me l'ha mostrata, è mia abitudine recarmi alla sorgente sul far della sera per lavare via la salsedine. Naturalmente, per evitare di contaminarla, prelevo l'acqua a valle del punto da cui la prendiamo di solito per bere: da un rivoletto che, partendo dalla sorgente, attraversa la pineta per raggiungere la riva ovest) ma sto ancora tergiversando, sarà meglio che mi decida a scrivere quello che è successo.

Insomma ero lì che mi lavavo, quando ho visto un movimento tra le fronde di alcuni arbusti che circondano la sorgente. Lì per lì, non nego di essermi spaventata: finora non abbiamo trovato che granchi, gabbiani e altri uccelli nidificatori; nulla insomma che facesse presagire la presenza di un grosso animale come nel romanzo di William Golding: Il signore delle mosche. Poteva darsi, però, che io e Dario ci fossimo sbagliati e che la bestia avesse la sua tana in un punto inesplorato. Mi sono quindi rivestita in fretta e ho seguito il movimento tra le fronde fino a raggiungere gli anfratti scogliosi della costa sud e lì… beh… come dire… ho trovato Dario che, a cavalcioni su un enorme masso era intento a trastullarsi da solo mentre guardava il sole sprofondare negli abissi lì all'orizzonte.

Lì per lì ho subito pensato di andare via, di lasciarlo da solo a godersi quel piccolo momento di intimità, ne abbiamo così pochi in effetti; in questi giorni l'ho sempre visto prendersi cura di tutto, senza mai negarsi alcuna fatica, e solo io posso capire quanto ci possa sentir’ soli tra le bianche spiagge di quest'isola. Adele deve mancargli molto, tanto quanto a me manca il mio Giulio e devo dire che, una volta sodisfatte necessità primarie quali cibo e un riparo, altre necessità, non per forza secondarie a quest'ultime, cominciano a farsi risentire. Sopire certi istinti non è sempre facile ed anch'io devo ammettere di essere rimasta imbambolata difronte ad una visione del genere. Non so proprio perché l’ho fatto: era come se qualcosa avesse catturato il mio sguardo, come se quella visione fosse troppo invitante per sottrarsene. Mio caro Giulio, perdonami! Sono solo una donna, una povera donna, e quella mano che faceva su e giù su quella verga nerboruta ha avuto su di me un effetto ipnotico. E forse la cosa sarebbe morta lì, non dovrebbe essere tanto grave guardare un altro darsi piacere da solo: su quest'isola non c'è poi così tanto da fare; ma la mia micina ha cominciato a fare le fusa, mentre un lago andava formandosi in mezzo alle mie gambe.

Povera me, povera me. Come potrò guardare più in faccia Dario senza avvampare di vergogna ad ogni piè sospinto? Che cosa penserebbe Giulio se sorprendesse sua moglie, la sua integerrima moglie, mentre si bagna per un altro uomo, anzi: per il membro di un altro uomo?

Questi pensieri continuano a darmi il tormento, non posso farci niente. Come le famose erinni greche continuano ad affollare la mia mente mentre soggiaccio all'indelebile visione del cazzo di Dario. Per fortuna quest'ultimo si trastullava dandomi le spalle, godendosi il tocco delicato della sua mano sul quella bella verga svettante; sarà l'astinenza, ma credo che neppure il mio povero Giulio possa vantare un membro di quelle dimensioni. Sono rimasta a guardare, lo confesso, trattenendo il respiro quando quel grosso palo di carne ha iniziato a spruzzare grossi getti di candido seme sulla lucida pietra scura degli scogli. Ho stretto forte le gambe, ma nulla ha impedito ai miei caldi umori di colarmi lungo le gambe, mentre una strana sensazione di benessere andava facendosi strada dentro di me. Non è durata che il soffio di un momento; la mia patatina ha da subito reclamato a gran voce la sua dose d’attenzioni. Ma non ho dato seguito a questo istinto. Come potevo trastullarmi dopo aver visto un uomo che non è mio marito darsi piacere da solo? Come posso dar sfogo a tutti questi bassi istinti se il mio cuore ancora geme per la perdita del mio caro Giulio? Ma è da quando sono tornata al rifugio che non faccio altro che pensare a Dario e all'arnese che si ritrova in mezzo alle gambe. Non ce la faccio più, non riesco a concentrarmi su nient'altro; rischio seriamente di impazzire. È per questo che oggi ho deciso di sprecare molta più carta di quanto fosse necessario per raccontare ciò che è accaduto; se non lo facessi sono sicura che finirei per ficcarmi questa matita lì dove non si conviene, adoperandola per uno scopo ben diverso da quello per cui è stata realizzata. Mio dolce Giulio, se puoi, perdonami.

8 Agosto 2024

Oggi ho beccato Dario a “guardarmi”. Non so se la cosa mi vada a genio, ma voglio dargli il beneficio del dubbio. Finora Dario si è sempre comportato da perfetto gentiluomo e, ad esser sincera, non avrei mai pensato che qualcosa potesse scalfire quell'aria da uomo d’altri tempi a cui sembra tener molto. Ma forse è stato solo un caso fortuito, uno sguardo innocente dettato più dalla curiosità che dal bisogno fisico di guardare una donna che non sia sua moglie… ma come esserne certi? E poi come posso giudicarlo proprio io che son stata la prima a violare la sua intimità? A guardarlo mentre si procurava piacere per conto suo mentre credeva d'esser da solo? Il tempo mi darà risposta.

9 Agosto 2024

Oggi è successo di nuovo. Giuro che anche stavolta non l'ho fatto apposta, ma l'ho beccato mentre si segava e sono di nuovo rimasta lì a guardare. La cosa sarà andata avanti più o meno per una decina di minuti, ma non posso esserne certa: ho passato tutto il tempo a mordermi le labbra, serrando forte le mani tra le gambe per impedire che la mia micina miagolasse troppo. Non credevo sarei riuscita a resistere tanto, né che Dario potesse aver energia e prestanza fisica per durare così a lungo.  Dio quanto ce l'ha grosso… beata Adele che ha potuto provare un arnese del genere. Non so perché, ma mi è subito venuto in mente l’audio WhatsApp di quella napoletana sboccata che definiva il membro del suo amante “Senza un inizio né una fine; una retta!”. Finora non avevo ben presente a cosa potesse riferirsi quella donna; adesso sì, e i miei caldi umori ne sono la conferma. Perché? Perché non riesco a non pensare ad altro? E se cedessi? Come potrei guardarmi nuovamente allo specchio sapendo la natura peccaminosa di questi pensieri? Oh Giulio, mio povero Giulio, potrai mai perdonare quest'inutile donna che ti ama immensamente? Non sono che una fragile peccatrice… non so fino a quando riuscirò ad andare avanti così. Ti prego torna. Torna! Non ce la faccio più!

 

10 Agosto 2024

L’ho spiato di nuovo. Lo so, non dovrei farlo, ma ormai lo spettacolo di quell'enorme asta svettante in preda all'eccitazione è qualcosa a cui semplicemente non so più sottrarmi; “Troppo favolosa”, commenterebbe la signora dell'audio. Perché? Perché sono così dannatamente fragile? Perché la mia micina miagola e freme come una gatta in calore? È bastato davvero così poco per poter pensare di venir meno ai miei doveri coniugali? Dovrei resistere, dovrei essere più forte! Ma oggi, mentre Dario teneva a bada quel virgulto nerboruto è successo qualcosa che ha posto fine a tutti i miei dubbi; e non so davvero che cosa fare. Vado a spiegarmi: Dario era lì lì per godere: lo si intuiva dall'espressione affannata e corrucciata del suo viso, da quanto forti e vigorosi fossero gli scatti della sua mano; Cristo come mi sono bagnata mentre osservavo fremente quel grosso glande violaceo… Dario farfugliava qualcosa. Non era facile capirlo visto che i suoi vaneggiamenti erano interrotti da una lunga sequela di sospiri e mugolii, e lo sciabordio delle onde tendeva a coprire ancor di più quei singulti d'amore; ma farfugliava qualcosa. Un nome… No, non era Adele: non era il nome della moglie che mormorava mentre cercava di dar piacere a quel suo bel palo di carne, bensì il nome di un’altra donna. Il mio nome.

-Gloriaaaa – l’ho sentito farfugliare mentre a stento tratteneva fra le mani quel vulcano eruttante grosse colate di bianco seme. No, non dovrei chiamarlo seme, o sperma, non rendono l'idea: era sborra! Bianca sborra fumante che copiosa colava sugli scogli, perdendosi tra i flutti schiumanti. Il mio corpo ha reagito molto prima di quanto io stessa potessi rendermene conto. Le mie dita hanno subito raggiunto l'interno della mia intimità. Pochi attimi: una sfiorata al capezzolo ritto come un chiodino, una carezza di troppo alla mia clitoride ardente, ed ecco che raggiungo anch’io quell’apice di piacere, quell’inferno proibito che avevo da tempo sopito. Dario mi guarda, mi desidera, ne sono certa ormai. Dovrei infuriarmi, dovrei fargli una di quelle sonore ramanzine di cui ci si ricorda per una vita intera; eppure ero lì a toccarmi, a sfregare con forza la mia passera con le dita, trattenendo a stento un lungo sospiro ristoratore. Ed anche ora, persino ora che mi ritrovo a scrivere di questo episodio, non posso esimermi dal fremere tutta di passione, dall'avvampare solerte come una timida scolaretta. Le mie mani tremanti sono già all’opera con la mia passerina. Le mie dita, oh impertinenti che non sono altro, continuano a sfiorare le mie labbra gonfie di desiderio, giocherellando con piacere con la riccioluta ricrescita che da un paio di giorni ricomincia a coprire il mio monte di venere. Non posso farci niente, sono settimane che non vedo un’estetista… eppure a lui piaccio anche così: in queste condizioni, e la cosa mi manda in visibilio. Che il Signore Iddio abbia pietà della mia anima ma non so proprio come farò a resistere, a resistergli… a resistermi.

11 Agosto 2024

Che lo spettacolo abbia inizio, che il gioco cominci. Non so più cosa dire, cosa scrivere… il mio corpo è come una canna che sbatte e si piega al forte vento impetuoso. Soggiaccio ai miei istinti più infimi, e la cosa mi manda in visibilio. Ora che sono ben consapevole dell'ascendente che esercito su Dario, mi diverto come una matta a sorprenderlo mentre sbircia nella mia intimità. Sì, Dario mi guarda il culo e io non mi sottraggo a quel suo sguardo famelico. Sì, Dario mi fissa il seno attraverso la scollatura della camicia, e io accampo scuse su scuse pur di piegarmi verso di lui per permettergli di guardare meglio, di sbirciare i miei capezzoli ritti come chiodini, di bearsi della visione delle mie tette ansanti. Dario si nasconde tra i fitti cespugli per sbirciarmi mentre faccio pipì, e io spalanco le cosce, mi volto nella sua direzione, e gli offro la visione nitida e perfetta della mia figa mentre sgocciola pioggia dorata. Dario si è segato anche stasera, al solito posto, e se ci ha messo meno del solito è proprio grazie a me. So che mi osserva: lo sta facendo anche adesso, proprio in questo momento. Pensa che io sia semplicemente intenta a scrivere queste mie memorie, a redigere un diario di questi giorni frementi, ma non s'aspetta che la mia mano indugi fra i petali del mio bocciolo, che le mie dita comincino a esplorare l'oggetto del suo desiderio. Sono una povera peccatrice che ha deciso di cedere al peccato. Non posso farci nulla, è la mia natura. Dovrei essere pudìca, discreta, morigerata… ma quella mazza erutta come “una fontana dai ritmici singhiozzi” e mentre rispolvero il mio Baudelaire, c'è ancora tempo per un palpito, per un fremito; finché non raggiungo anch'io quel paradiso perduto da cui non ho alcuna voglia di sottrarmi. Non più.

 

Continua…

 

Per commenti, consigli, o semplicemente per scambiare due chiacchiere, non esitate a contattarmi sull’ e-mail: Alexdna88@libero.it

Alex 88
scritto il
2025-01-09
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