Una seconda entrata

di
genere
corna

Quando mio marito Armando mi disse che la nostra situazione economica non era delle più rose, che la sua pensione da invalido civile non sarebbe bastata a lungo e che per tirare avanti avremmo avuto necessità di una seconda entrata mi prese il panico.
Filippo nostro figlio non aveva nemmeno un anno, trovarmi un lavoro con un bambino così piccolo mi sembrava un impresa impossibile.
I rapporti con i miei familiari non erano dei migliori, quindi chiedere supporto a loro era improponibile, né potevamo chiedere aiuto ai genitori di mio marito che oltre ad essere anziani e piuttosto malconci ,erano a 600 km di distanza.
Dei vicini neanche a parlarne, vivevamo in un palazzo popolare , in un bilocale sgangherato assegnatoci dal comune.
C'era la fame più nera, nessuno vedeva di buon occhio né me che da quando ero arrivata forse per come vestivo girava la voce che facessi la prostituta per vivere, né il mio compagno.
Armando non aveva un aspetto rassicurante, un omone pelato di 100 kg , zoppo, pieno di tatuaggi e cicatrici, non sopportavano l'idea di un uomo di 50 anni con parecchi precedenti penali, insieme a una ragazza appena ventenne e per giunta di colore chi aveva pure messo incinta.
Armando faceva il possibile, arrivando a fare anche piccoli debiti con gente brutta del quartiere, eravamo comunque giunti sul serio al punto di non riuscire a mettere un piatto di cibo in tavola.
Ci eravamo rivolti ai servizi sociali e in cambio ne avevamo ottenuto soltanto la minaccia di portarci via nostro figlio, visto che io e il mio compagno anche se eravamo sposati dimostravamo l'incapacità di prendercene cura e ciò metteva a rischio il suo affidamento.
Fu Saverio un amico di bevute di mio marito a proporci un modo per fare qualche soldino in più.
Non sopportavo Saverio, si erano conosciuti in carcere molto prima che mio marito conoscesse me. Saverio era una persona totalmente diversa dal mio compagno.
Era un ubriacone , un malato di gioco d'azzardo e troie e nei suoi vizi si tirava dietro anche Armando facendogli perdere tantissimi soldi.
Saverio era un ignorante, razzista ,spessissimo mi dava della negra, della immigrata ,della clandestina, anche se sapeva benissimo che sia io che i miei genitori eravamo nati in Italia.
Era di sgradevole aspetto, trasandato, sporco, puzzava di sudore ,urina, alcol, fumo e sperma.
Saverio era un maniaco, un viscido, un porco pervertito, solo la sua presenza mi metteva a disagio.
Ogni volta mi divorava con gli occhi, faceva battutine sconce, si prendeva con me delle confidenze che non gli avevo mai concesso.
Avevo perso il conto delle volte che anche davanti a mio marito, mi aveva accarezzato le cosce che ho sempre amato tenere nude sotto minigonne e pantaloncini corti, toccato il culo, palpato le tette.
Non si trattava di toccatine fugaci ma di atti completi, approfonditi e prolungati che io sopportavo per non mettere in imbarazzo mio marito.
Armando non sembrava mai accorgersi di nulla o prendersela troppo per ciò che l'amico faceva con sua moglie.
Nemmeno quando una sera a tavola nella pizzeria degli egiziani sotto casa, dove avevamo appena finito di dividerci una pizza e tre birre grandi, durante un diverbio tra me e Saverio quest'ultimo si alzò in piedi ,tirò fuori l'uccello e con quello mi schiaffeggiò in viso dandomi della stronza succhiacazzi e che la bocca l'avrei dovuta usare soltanto per fare pompini.
Se non fosse stato per Amel la moglie del titolare che urlando ci aveva cacciato fuori dal locale, probabilmente mi sarei ritrovata il suo cazzo sbattuto in gola a forza lì davanti a tutti.
Armando mi ripeteva che per lui Saverio era come un fratello, si conoscevano da una vita, una vita fatta di illegalità, piccoli reati e affari andati male e che dovevo portare pazienza.
Ma per me restava una persona disgustosa, odiosa, che si approfittava della sua fiducia ,della sua generosità e gli mancava di rispetto molestandogli la moglie.
Quando ci fece la sua proposta per risolvere i nostri problemi economici, ebbi subito l'impressione che stesse tramando qualcosa.
C'era un locale sulla provinciale, un locale notturno, avevano aperto da poco e cercavano delle ragazze da inserire in sala.
Di fare la cameriera a me di certo non andava ma quando mi presentai per il colloquio capiì subito che non si trattava affatto di servire ai tavoli.
Si trattava di vestirsi in maniera provocante, di intrattenere i clienti facendo la carina, tenendogli compagnia, ballando con loro e portarli a bere il più possibile, da quello che diceva il titolare , Vicio, un tizio losco con un grave problema di peso a quanto pare molto amico di Saverio, se una ragazza ci sapeva fare poteva portare a casa anche 300 euro a notte, tutto dipendeva da cosa era disposta a fare.
Accettai, sembravo tagliata per quel lavoro, in fondo non era diverso da farsi offrire dei cocktail in discoteca, lo facevo da quando avevo 14 anni, ed era così che avevo conosciuto Armando.
Mi sembrava incredibile che qualcuno mi pagasse per fare qualcosa che avevo sempre amato fare, divertirmi e ballare.
Ci organizzammo per bene ,Armando mi accompagnava in auto, tornava a casa da nostro figlio e poi alle 5 puntuale veniva a riprendermi fuori al locale.
Non ci volle molto perché diventassi una delle ragazze più richieste del locale, ero l'unica ragazza di colore e a quanto pare quello era un articolo molto richiesto e grazie a mio modo di vestire, presentarmi, anche una di quelle che incassava più mance.
Finalmente un po' di soldi giravano per casa, non dovevamo più vivere di stenti, c'eravamo persino tolti qualche sfizio, come il divano di pelle , un paio di iPhone, una grossa tv nuova e qualche cosina carina anche per nostro figlio Filippo.
Una sera mentre intrattenevo due ragazzi di Pordenone che si erano fatti 300 km solo per conoscermi visto che a quanto pare, ero diventata una sorta di celebrità, uno dei buttafuori viene a chiamarmi dicendomi che il capo ha bisogno di parlarmi nel suo ufficio.
C'era un tizio che mi avrebbe pagato una bella mancia, 500 euro, se avessi passato un'ora con lui nel privè.
Mi sembrava una richiesta un po' strana ,il privè non era per le ragazze cocktail, era dove le spogliarelliste facevano la loro esibizione personale ai clienti ma, a conti fatti, con quei soldi insieme a quelli che avevo già racimolato quella sera avrei portato a casa più di 1000 euro.
Rimasi di ghiaccio quando spostata la tendina del privè mi ritrovai seduto nella poltroncina a due posti quel porco di Saverio, era lui il cliente.
Stavo per andarmene quando lui mi ricordò che era così amico di Vicio che gli sarebbe bastato lamentarsi di me per farmi perdere il lavoro.
Ed era vero, lo avevo già visto succedere con un altra una ragazza, Floriana una brava ragazza che si pagava all'università con quel lavoro, si era infuriata con Saverio dopo che lui mentre ballavano gli aveva infilato un dito nel culo.
Gli erano bastati pochi minuti col capo per farla buttare fuori e di certo io, che ormai mi ero abituata al tenore di vita che il locale mi aveva assicurato non potevo perdere il mio lavoro.
Gli chiesi come avesse fatto a trovare 500 euro e lui mi rispose che era il prestito di un amico.
Mi feci coraggio, mi dissi che onora passava in fretta, che 500 euro erano un sacco di soldi, abbastanza zucchero per mandar giù quella pillola amara.
Saverio ordinò una bottiglia di Crystal, non arrivammo nemmeno a metà che mi ritrovai le sue mani addosso.
Fu estenuante provare a resistergli, sapevo che se avessi chiamato il buttafuori le cose si sarebbero complicate solo per me.
Fu inutile ricordargli che ero la moglie di quello che gli stesso definiva il suo migliore amico.
Il tubino nero che indossavo finì sul tavolino e rimasi con indosso soltanto le scarpe con il tacco vertiginoso e il perizoma viola, rannicchiata in ginocchio tra le sue cosce , per riprendere a suo dire ciò che avevamo lasciato a metà qualche sera prima in pizzeria.
Fui costretta a ingoiare il suo cazzo per intero fino ai testicoli , succhiandolo a perdifiato.
Saverio era messo piuttosto bene, il suo cazzo era enorme, a stento mi stava in bocca lo sentivo ad ogni colpo sbattere sul fondo della mia gola.
Quando fu stanco del sesso orale, mi strappò di dosso gli slip e mi costrinse a impalarmi sul suo uccello, ridendo del fatto che la mia fica era fradicia, dilatate gonfia e sembrava risucchiarlo all'interno.
Non sembrava soddisfatto, sosteneva che non ci mettevo abbastanza entusiasmo, mi ribaltò sul divanetto a faccia sotto e prese a scoparmi da dietro.
Sentivo il suo cazzo affondarmi dentro la fica.
Incapace di tenerli dentro di me cominciai a gemere per l'innegabile piacere intenso che l'amico di mio marito mi stava facendo provare e quello parve entusiasmarlo.
Aumentò il ritmo che a fondo dopo affondo divenne sempre più frenetico, animalesco finché i suoi coglioni non rilasciarono lo sperma che rovente mi inondò la fica.
Mentre ci rivestivamo, posò la cifra concordata sul tavolino ridacchiando e senza dirmi una parola mi lasciò da sola.
Sentii il volto infiammarsi quando contando il denaro scorsi su una banconota da 50 euro un cuore con le iniziali A e S realizzando che quelle 50 euro facevano parte dei primi soldi che ero riuscita a portare a casa lavorando nel locale di Vicio.
Era Armando mio marito, che ignaro gli aveva prestato i soldi, soldi che gli erano serviti per scoparmi...
scritto il
2024-12-02
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