Francesca, una nuova famiglia

di
genere
dominazione

Scritto su ordine del mio Padrone, la mia unica ragione di vita


La ragazza, bionda, cammina a fatica sul marciapiede. Ai piedi ha i tacchi altissimi che tra loro sono legati da una catenella di 30 cm. che la costringono a camminare a passetti piccoli piccoli.
Al suo collo è chiuso con un lucchetto un collare bianco, colore del candore, alto 10 cm. sul quale è scritto in rosso ben visibile “GRAVIDA”.
La sua pancia è gonfia al nono mese e i suoi seni sono grandi e pieni di latte.
Ad ogni piccolo passo le mammelle sobbalzano e una piccola goccia di latte esce dal capezzolo, colando sulla coppa del seno e poi lungo la curvatura del pancione, formando così due lunghe e sottili strisce bianche.
Un gonnellino bianco e nero, lungo 10 cm, che le parte dal pelo pubico. è l’unico indumento che può indossare. Per il resto è completamente nuda.
Ogni mattina, alle 8 circa, la gravida Francesca deve uscire di casa, seminuda e incinta al nono mese, percorrere sul marciapiede i tre isolati che separano la sua casa da quella della amante del marito, la diciottenne Rebecca, amica di scuola di sua figlia, con cui il marito Carlo ha rapporti sessuali ogni notte da diversi mesi.
Francesca ogni mattina raggiunge la casa della ragazza, prepara la colazione per Carlo e Rebecca, nonché per i genitori di quest’ultima, i quali la trattano come una schiava, mentre la loro figlia viene scopata dal marito.
Carlo era scontento degli scarsi rapporti sessuali che aveva con sua moglie, che da quando era rimasta incinta non riusciva a soddisfare pienamente il suo uomo, che aveva in continuazione l’esigenza di essere soddisfatto.
Non erano più sufficienti tre pompini al giorno, con ingoio. Carlo era esigente, voleva bocca culo e fica, tutti i giorni, altrimenti erano botte.
Così un giorno Francesca invitò Rebecca a studiare a casa, insieme alla figlia Sabrina. Francesca sapeva che Rebecca era il tipo di ragazza che faceva indurire il cazzo di suo marito. La ragazza si presentò a casa con una maglietta molto attillata, con le tette della terza misura che deliziosamente riempivano la tshirt. I capezzoli in rilievo rivelavano l’assenza del reggiseno. I pantaloncini inguinali, che sembravano più mutandine sottili, che erano talmente attillati che disegnavano la forma della vagina, erano l’unico altro indumento che indossava.
Entrata in casa, Carlo ebbe subito il cazzo duro, Francesca se ne accorse. Sapeva che il marito aveva un debole per le ragazze molto giovani, anche se non sapeva da che età se le sarebbe scopate. L’uomo amava abbordare le ragazze molto giovani, anche in presenza di sua moglie. Era un uomo affascinante e molto affabile e le ragazze gradivano i suoi approcci a volte anche pesanti. Spesso poi allungava le mani e palpava culi e tette; le ragazze erano sorprese ma sorridevano e facevano occhi dolci, mentre lui affondava le mani sotto le gonne e palpava il culo sotto le mutandine. Il più delle volte il tutto finiva con un bacino sulla bocca e l’appuntamento per il giorno seguente. Francesca guardava e non fiatava, era succube del marito. Le erano bastati diversi minuti di botte e calci quando si era azzardata a dirgli di stare attento che le ragazze potevano dire qualcosa ai loro genitori. La lezione era bastata,
Quindi Francesca prese per mano Rebecca e la presentò a suo marito.
“Tesoro, questa è Rebecca, una amica di Sabrina, ha diciotto anni” gli disse mettendo le mani della ragazza in quelle del marito.
La ragazza gli sorrise con gli occhioni viola e innocenti di una adolescente, ma lui lesse invece lo sguardo malizioso di una piccola troia.
Portò la mano di Rebecca alla sua bocca, mentre con l’altra mano si sistemò il cazzo dentro alle mutande. Prima appoggiò le labbra al dorso della mano, poi allungò la lingua e leccò la mano per cinque centimetri. La ragazza lo guardava divertita, ma non ritraeva la mano. Anzi, trovò l’uomo molto interessante.
“La tua casa è molto bella” gli disse dandogli subito del tu. In quella frase c’era in sintesi la realtà della situazione matrimoniale, dando per scontato che la casa era del Padrone di casa e che la donna di casa, Francesca, altro non era che la sua schiava, la giumenta che deve partorire i figli e la serva che pulisce casa. Definizione più azzeccata non poteva esserci per definire Francesca.
Per il cazzo ci voleva altro. Carlo aveva bisogno di una troia, una troia vera, che gli facesse ribollire lo sperma nei testicoli. Cosa di meglio di una ragazzina di diciott’anni, con le tette sode pronte da mordere?
Rebecca era tutto questo, un metro e sessantacinque di adolescente, con i capezzoli duri che guardavano Carlo imploranti.
“Perchè non mostri la casa a Rebecca, tesoro?” gli disse Francesca, sapendo già che l’uomo avrebbe potuto assaltare la ragazza in qualunque momento d’ora in poi, senza che né lei ne Sabrina potessero ribellarsi.
Rebecca strinse la mano di Carlo sul suo petto e disse “Si, Carlo, voglio vedere dove vivi”. Ormai c’erano solo loro due, nessun altro nella casa. Si diressero mano nella mano verso il corridoio che portava verso le camere da letto.
Francesca e Sabrina si guardarono e con uno sguardo si capirono.
“Vuoi un succo di frutta, tesoro?”
“Si, mamma”
Francesca si diresse in cucina, era già al quarto mese di gravidanza, aspettava una bimba. L’uomo che la aveva ingravidata ora stava per scopare una diciottenne appena conosciuta
L’amore tra Carlo e Rebecca fu immediato, fu palese già quando tornarono dopo mezz’ora, un tempo un po' troppo lungo per mostrare semplicemente una casa. Non avevano occhi che l’uno per l’altra, non staccavano mai la mano uno dall’altra, dove lui andava lei andava; dove lui sedeva, lei si sedeva sulle sue ginocchia.
Il giorno dopo Carlo si presentò alla porta di casa di Rebecca e i genitori aprirono la porta. L’uomo si era portato Francesca con sé. Rebecca affiancò i genitori
“Mamma, Papà, lui è Carlo. E’ il mio ragazzo, mi sono innamorata”
I due genitori guardarono l’uomo sulla porta, un uomo di mezza età, dai 45 ai 55, dall’aria bavosa, accompagnato da una donna sui 35, vestita come una prostituta di quart’ordine.
La situazione era surreale, passarono diversi secondi prima che la coppia di casa si scostasse per fare entrare i due ospiti. Carlo entrò per primo seguito da Francesca che lo seguiva come una cagnolina. Per l’occasione lui la aveva agghindata come una specie di caramella. Gonnellino corto, pancia nuda con evidente gravidanza, top minimale con mammelle sempre più piene di latte.
L’uomo di casa non rimase indifferente.
Tutti si accomodarono in salotto, Francesca aveva già difficoltà a gestire la pancia e si adagiò sul divano allargando leggermente le gambe. Fu così che Mauro, il papà di Rebecca, vide che Francesca non portava mutandine. Il cazzo iniziò a muoversi nelle mutande, la situazione era sì grottesca ma aveva risvolti eccitanti.
“Prima che diciate qualunque cosa” esordì Carlo “voglio che sappiate che tra me e vostra figlia c’è qualcosa di veramente solido” Carlo ovviamente si riferiva al suo cazzo.
“Ma da quando vi conoscete?” chiese Mauro alla figlia
“Da ieri, Papi” rispose Rebecca
“Ma non vedi che ha l’età di tuo padre?” esclamò Roberta, la mamma di Rebecca.
“E’ vero, non è bellissimo?” rispose Rebecca guardando negli occhi suo padre, che deglutì nervosamente. Roberta non era al corrente di proprio tutto ciò che succedeva quando lei era fuori casa. Per esempio non sapeva di quando dopo la doccia, Rebecca usciva nuda dal bagno e raggiungeva il suo papà sul divano, si sedeva sulle sue ginocchia e lo accarezzava sulla testa. Lui la cingeva sulla schiena e poi abbassava la mano sul suo culetto e la accarezzava. Poi con l’altra mano le prendeva dolcemente il seno e le titillava leggermente il capezzolo. Poi le labbra dei due si univano in un dolcissimo bacio, le bocche si schiudevano e le loro lingue si intrecciavano per tanto tanto tempo. Poi lei si alzava e andava nella sua camera e lui iniziava a masturbarsi fino a sborrare, pensando alla sua bambina nuda.
Con quello sguardo Rebecca ora diceva ‘vuoi che dico tutto alla mamma?’
Mauro non ebbe più nulla da obiettare.
Rebecca si alzò e disse “Amore, vieni che ti mostro la mia cameretta!”
Carlo la seguì di sopra, nella cameretta. Una volta dentro, lei chiuse la porta e girò la chiave, poi si avvicinò a Carlo lo spinse sul letto, gli si sedette sul bacino. Gli sbottonò i pantaloni e li aprì abbondantemente. Poi si posizionò su di lui, avendo cura di far combaciare la vagina con l’asta dura dell’uomo e iniziò un movimento ondulatorio, avanti e indietro.
Carlo non credeva a ciò che succedeva. Era nella cameretta di una adolescente con i pantaloni sbottonati e una ragazzina che gli faceva una sega con la figa.
“Ti piace la mia cameretta, amore?”
Carlo neanche la aveva vista, era più interessato alle tette della bambina. Prese i lembi della maglietta e li sollevò. Rebecca non pose alcuna resistenza, alzò le mani al cielo e si fece sfilare la maglietta. Rimase in topless, l’uomo mise le mani piene sulle tette e prese a palparle e strizzarle i capezzoli. La ragazzina gemette di piacere e continuò il suo movimento sul cazzo che diventava sempre più duro.
Nel frattempo al piano di sotto, i genitori di Rebecca studiavano Francesca, che teneva le ginocchia chiuse e aveva i capezzoli che spingevano contro il top.
“Ma tu chi saresti?” chiese Roberta
“Pia… Piacere, Francesca” rispose cercando allungare la mano ai due e facendolo schiudendo nuovamente le gambe a offrendo il panorama della sua vagina nuda a Mauro.
L’uomo si immaginò nell’atto di scopare quella donna, anche se non sapeva come e quando avrebbe potuto.
“Sei la sua accompagnatrice? Un’amica?” incalzò Roberta
“Sono la moglie… cioè… più o meno...”
“La moglie?”
“Ecco… lui dice che sono la vacca… non la moglie...”
“Una vacca?”
“Si… una che metti incinta,,, che fa figli… non una moglie vera...”
“Ma siete sposati?”
“Si… poi però abbiamo fatto una cerimonia in una stalla… io ero nuda e avevo le corna in testa… mi hanno munto le tette… c’erano tante persone… mi hanno montata… da allora sono la vacca… lo dicono tutti...”
I due si guardarono e sogghignarono.
“E cosa pensi del fatto che tuo marito è a letto con nostra figlia, adesso?”
“E’ un suo diritto… è il Padrone… non posso discutere le sue decisioni”
Dal piano superiore iniziarono a giungere lamenti e gemiti.
“Tuo marito scopa abitualmente ragazzine?”
“Si, certo, è un bell’uomo, ha molte ragazze che gli vanno dietro”
“Prostitute?”
“Nooo, con quelle ci va ogni tanto, due o tre volte al mese, al massimo”
“Va a puttane due o tre volte al mese? E tu lo sai?”
“Si, certo. Lo accompagno io”
“Vai con lui a puttane?”
“Si. Lui vuole che io guardo mentre fa l’amore con altre donne, così imparo come si deve comportare una donna con il suo uomo”
“Non so cosa pensare. A volte credo che certe donne si meritino di vivere come schiave” sbottò Roberta
Il marito ad ascoltare tutto ciò aveva il cazzo di marmo.
“Quindi la tua funzione qui è quella di guardare come il tuo uomo… Padrone… ti tradisce con una amica di tua figlia?” Roberta riprese l’interrogatorio
“Io seguo il mio Padrone dove lui mi porta”
Francesca rispondeva quasi stupita del fatto che una donna, in questo caso Roberta, potesse avere un qualche potere nelle decisioni del marito. Guardava i due con un leggero sorriso sulla bocca che intendeva dire ‘ma perché, scusa, voi come fate? Tu non ubbidisci a tuo marito?’
“Quindi Rebecca, nostra figlia, sarà una delle tante che tuo marito si scopa?”
“Vostra figlia gli fa venire il cazzo molto duro. Con le altre, spesso, le ragazze devono succhiarglielo un po' prima che lui sia pronto a scoparle, mentre con Rebecca gli viene duro solo a guardarla”
Mauro capiva perfettamente il discorso. Solo lui sapeva quante seghe si era fatto guardando sua figlia nuda.
“Ma ti rendi conto che stai parlando di mia figlia?? Ne parli come di una puttana da strada” protestò la mamma
Francesca continuava a non capire il punto di vista della donna. Ogni ragazza dovrebbe aspirare ad avere un Padrone che la guida, la aiuta, decide per lei, la scopa anche, quando vuole. Rimase muta con sguardo stupido.
Rimasero tutti in silenzio, cercando, ognuno a modo suo, di trovare un senso alla situazione. Mentre dal piano superiore i gemiti si erano trasformati in ululati. Marito e moglie si guardarono con fare interrogativo. Davanti a loro una donna, onestamente bella, trasformata dal marito in un oggetto sessuale. Mutarono lo sguardo in malizioso, poi lussurioso, poi sadico.
Mauro si alzò e rimase in piedi di fronte a Francesca, poi disse
“Roberta, tesoro, conosco bene quali sono i tuoi valori, i nostri valori, ma questa non è una donna, è una vacca”
Roberta capì benissimo cosa voleva dire suo marito.
“Non ho mai visto una vacca sedere sul divano” replicò Roberta.
Francesca rimase immobile con sguardo assente, non aveva capito nulla.
“Alza il culo dal mio divano, troia!”
Francesca a questo punto si svegliò come avesse preso un ceffone e balzò in piedi, pur nelle difficoltà della pancia.
“Le vacche non stanno in piedi su due gambe”
Roberta aveva preso un fare autoritario che Mauro non conosceva, ma che apprezzò molto.
“Omaggia i tuoi Padroni, puttana!” ordinò Roberta con voce imperativa
Francesca si chinò verso i piedi di Mauro e prese a baciarli e a leccare le scarpe. Nel farlo, per forza di gravità, il gonnellino si adagiò sulla schiena lasciando il culo nudo.
“Oltre che una vacca sei una cagna” disse Roberta deliziata dal lavoro di lingua di Francesca.
Roberta aveva pensieri contrastanti. Era certa che Mauro se la sarebbe scopata quanto prima, ma a tutti gli effetti non era un vero tradimento, non era mica una donna Era una vacca… e una cagna.
Con un movimento rapido, Roberta spalancò le gambe e sollevò la gonna fino sulla pancia mettendo in mostra le mutandine rosa che portava. Mauro non capiva più niente, una troia gli leccava le scarpe, sua moglie a gambe aperte sul divano.
“Vieni ad adorare la tua Padrona, cagna”
Francesca lasciò i piedi di Mauro per dedicarsi alla vagina di Roberta. Lentamente si avvicinò iniziò a baciare sopra le mutandine, in corrispondenza del clitoride. Poi baciò le cosce da una parte e dall’altra. Poi si concentrò nuovamente sulla vagina, leccò senza risparmiarsi mentre Roberta gemeva di piacere come non faceva da tempo.
Mauro si godeva quello spettacolo, sua moglie a gambe aperte che veniva leccata da una sconosciuta che aveva il culo in bella vista.
Francesca sapeva leccare la figa. Carlo la obbligava spesso a leccare la figa delle sue amanti dopo che lui aveva sborrato dentro.
Il culo di Francesca era però troppo invitante. Mauro si chinò e con un dito toccò la vagina bagnata della donna, poi dolcemente infilò il dito dentro. Lo sfilò e se lo mise in bocca assaporando il sapore di quella figa bagnata. Poi lo reinfilò, facendo seguire poi un secondo dito. Francesca mugolò di piacere e Mauro iniziò a penetrare la vacca con sempre più forza. Con le dita ormai fradice di umori vaginali punto direttamente al buco del culo. Spinse entrambe le dita dentro in un colpo solo facendo sobbalzare la vacca.
“Continua a leccare, cagna” le ordinò Roberta, ormai prossima all’orgasmo

Carlo era in mezzo alle gambe di Rebecca e le aveva appena sborrato nelle ovaie, lei lo accarezzava e lo baciava continuamente mentre i testicoli dell’uomo si svuotavano lentamente nella sua figa.
“Ti amo, tesoro mio” gli disse lei mentre lo baciava. Lui si stava riprendendo dalla fantastica galoppata. Rebecca gli piaceva molto, non sarebbe mai uscito dalle sue gambe. Ma si doveva capire come si sarebbe potuta sviluppare questo rapporto, la reazione dei genitori di lei.
“Cosa starà succedendo di sotto?” chiese lui alla ragazza
“Mah…?” rispose lei ridendo
Si alzarono da letto e indossarono entrambi le mutande e uscirono sul ballatoio. Lui era a torso nudo, lei in topless.
Videro la scena di Francesca che stava leccando la figa alla mamma di Rebecca, mentre suo padre le infilava due dita in culo.
I due risero rumorosamente e si guardarono. La situazione aveva preso una piega del tutto inaspettata, ma assolutamente gradita. Rimasero a guardare dal piano superiore.
Mauro si sbottonò i pantaloni, li abbassò e se li tolse. Poi si posizionò dietro a Francesca e si chinò puntando con il cazzo direttamente il suo buco del culo. Lanciò uno sguardo a sua moglie, che non ebbe niente da obiettare.
La donna si era liberata delle mutandine e ora afferrava la testa di Francesca sulla nuca e la teneva premuta sulla sua vagina, mentre le cagna infilava la lingua dentro, tra un orgasmo e l’altro.
Mauro sodomizzò la poverina in un solo colpo e iniziò una cavalcata forsennata tra le urla di dolore della donna. Roberta la tirà su per i capelli e la schiaffeggiò “Zitta troia, non vorrai svegliare tutto il vicinato!” Il marito nel frattempo continuava la sua cavalcata tra le lacrime della donna e poi le venne copiosamente nel culo, così Roberta prese la testa della vacca e la tirò per i capelli verso il membro ancora duro del marito, obbligandola a pulirlo con la lingua dallo sperma colante e dalla sporcizia del suo ano.
Solo quando i due furono totalmente soddisfatti si sedettero sul divano e sulle poltrone, seminudi così com’erano, senza ricomporsi. Francesca era rimasta inginocchiata dolorante sul pavimento. Roberta la guardò con un misto di pena e sadismo. Le cose erano cambiate, i rapporti lo erano. C’era una gerarchia nuova in casa e tutti tacitamente lo avevano accettato.
I due amanti scesero le scale e raggiunsero il resto della famiglia, con un sorriso di compiacimento del fatto che tutto alla fine era andato bene. Rebecca si avvicinò al suo papà e gli cinse le spalle, poi si sedette sulle sue gambe. L’uomo era ancora nudo con il cazzo semiduro. Gli accarezzò il petto e gli disse “Sono molto orgogliosa del mio papà”. Poi lo baciò profondamente sulla bocca.
Carlo era in piedi, non proprio imbarazzato, ma comunque a margine della famiglia. Tutta la situazione lo aveva nuovamente eccitato e si vedeva dall’erezione che mostrava sotto gli slip bianchi, unico indumento che indossava.
“Carlo, tesoro, vieni qui. Dobbiamo conoscerci meglio” gli disse Roberta, che era sul divano indossando solo un reggiseno. L’uomo la raggiunse e la abbracciò.
“Grazie, signora”
“Ma quale signora, tesoro?? Sei l’amore della mia bimba” gli rispose Roberta con occhi amorevoli. Poi appoggiò la mano sul membro eretto, stringendo dolcemente l’asta dura. “Chiamami mamma, d’ora in poi” Detto questo avvicinò la sua bocca a quella dell’uomo, baciandolo.
La cosa era curiosa per il fatto che Roberta aveva probabilmente una decina di anni in meno dell’uomo a cui diceva di voler essere chiamata da lui mamma.
Francesca guardava la scena e pensò che tutto era andato come il suo Padrone meritava.
La nuova gerarchia della famiglia era mutata.
Carlo, avendo preso sessualmente la loro figlia, era un nuovo componente della famiglia e venne subito identificato come Padrone di Rebecca, senza vincolo di fedeltà, da parte sua. La ragazza viceversa, come sua nuova proprietà gli doveva cieca obbedienza.
Portava con sé la vacca, come compensazione, che occupava lo scalino più basso della scala gerarchica.
Roberta fu molto severa nella attribuzione dei compiti per la nuova schiava.
Regola prima, non voleva vacche per casa durante la notte, non voleva che Mauro le dedicasse troppe attenzioni, sottraendole a se stessa, di notte. Per cui Francesca fu rispedita a casa, nella quale tra l’altro aveva anche una figlia a cui badare. Ma ogni mattina, alle 8 in punto, sarebbe dovuta recarsi presso la casa degli amanti per preparare la colazione e pulire tutta la casa. E soddisfare ogni bisogno dei Padroni, anche sessuali.
C’era ovviamente un decalogo su cosa fare e soprattutto come. Roberta non poteva certo accettare che una ‘donna’ entrasse in casa sua liberamente. Perciò Francesca non doveva sembrare donna ma doveva essere chiaro il suo ruolo.
Schiava, Vacca, Cagna… molte idee nella testa di Roberta, tranne che donna.
Il suo stato di gravidanza non influì minimamente sulle scelte di Roberta, che anzi, si sbizzarrì a umiliarla e a metterle bastoni tra le ruote approfittando delle sue difficoltà.
Quindi, tragitto tra le due case da fare a piedi. incurante delle condizioni atmosferiche.
Tacchi altissimi, gonna cortissima, divieto assoluto di biancheria intima.
Collare di 10 cm. di altezza con la scritta “GRAVIDA” a caratteri cubitali.
Campanaccio da mucca al pascolo
Dal settimo mese, catena tra le caviglie con lucchetti.
Dall’ottavo mese, via la camicetta
Dal nono mese, via il reggiseno.
Non importa se è dicembre.
Pulizie da fare in modo impeccabile. La gravidanza non deve condizionare l’efficienza della vacca.
Punizioni corporali per ogni errore. Roberta imparò a usare la frusta in modi meravigliosamente folkloristici

continua...
scritto il
2024-10-02
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