Lezioni proibite - capitolo 1: Tra il fumo di una sigaretta e le tettone irresistibili

di
genere
etero

Avevo 18 anni, ancora in quinta superiore, e quel giorno mi ritrovavo all’open day di un’università, un po' spaesato e fuori posto. Se dovessi descrivermi in poche parole, direi semplicemente che ero uno di quei ragazzi che le ragazze ignoravano. Non ero certo il tipo di cui andavano pazze, non facevo parte dei "malesseri", quei ragazzi scuri, distaccati e un po' stronzi che sembravano dominare la scena. No, io ero il classico bravo ragazzo, tranquillo, gentile, sempre pronto ad aiutare, ma mai abbastanza interessante. Insomma, uno di quelli destinati a perdere la verginità probabilmente a 40 anni.

Insomma, più il tempo passava, più mi sentivo l'unico lì in mezzo che non avrebbe mai scopato. Guardavo attorno e vedevo ragazzi sicuri di sé, ragazze sorridenti che sembravano avere tutto sotto controllo, mentre io ero bloccato in quella sensazione di invisibilità. Quel giorno mi annoiai così tanto che, durante uno di quei corsi noiosi, dove cercano di venderti un sogno universitario che suona più come una fregatura mascherata da meraviglia, decisi di uscire a fumare.
Con la sigaretta tra le labbra, tentavo di accenderla, ma l'accendino non collaborava. Una, due, tre volte... niente. Ero sul punto di buttare tutto quando, all’improvviso, una mano apparve davanti a me, porgendomi un accendino. Sollevai lo sguardo e la vidi.
Era più grande di me, lo capii subito. Non era molto alta, ma il suo corpo formoso dominava lo spazio attorno a lei, come se fosse consapevole di ogni sguardo che inevitabilmente attirava. La sua pelle, piuttosto chiara, sembrava risplendere sotto la luce tenue del sole che filtrava tra gli alberi. Il viso, dolce e gentile, aveva un’aria quasi ingenua, con quelle guance paffute che le davano un aspetto da ragazza tenera. Ma c’era qualcosa di più nei suoi occhi e nel suo modo di muoversi.
I capelli lunghi e ricci, di un castano molto chiaro, incorniciavano il suo volto come una cascata disordinata ma perfetta. Le sue labbra carnose, leggermente schiuse, parevano fatte apposta per attirare attenzione, morbide e invitanti, mentre gli occhi castano chiaro mi fissavano con una luce particolare, come se nascondessero qualcosa di più profondo, qualcosa di... pericoloso. Era impossibile staccare lo sguardo.
Ma era il suo corpo a lasciarmi senza fiato. Un corpo formoso, meraviglioso. Il seno, enorme e morbido, sembrava voler sfuggire dalla camicetta aderente, catturando ogni mio sguardo. Ogni suo respiro faceva ondeggiare il tessuto in modo ipnotico. Il fondoschiena, grande e perfettamente rotondo, era messo in risalto da un jeans attillata che sembrava disegnata per evidenziarlo. Ogni suo movimento era una danza sensuale, come se camminasse sapendo esattamente quale effetto avrebbe avuto su chiunque la osservasse.
Mi sentii improvvisamente bloccato, incapace di articolare una parola, mentre lei, con quel sorriso enigmatico, accese la mia sigaretta. "Ecco, ora va meglio, vero?" mi disse con un tono morbido, lasciando che il suo sguardo indugiasse su di me un po' troppo a lungo.

Le offrii una sigaretta per ringraziarla, e mentre la accettava, scattò una tipica chiacchiera da sigaretta. Era un momento semplice, eppure, in quella situazione, tutto sembrava carico di tensione e possibilità.
"Allora, come sta andando il corso d’introduzione all’inferno?" mi chiese con un sorriso divertito, i suoi occhi brillanti di curiosità. "Ti iscriverai qui?"
Ridacchiai, un po’ nervoso. "Nah, non credo. Ora come ora, proprio non so cosa andrò a fare." La verità era che mi sentivo completamente perso.
"Per me sarebbe più adatta un’università per sfigati," aggiunsi, abbattendomi da solo. Sentivo che non avrei potuto sembrare più patetico di così.
A quel punto, lei si mise a ridere, una risata calda e contagiosa che sembrava illuminare l'aria intorno a noi. "Oh, ma dai! sembri così tenero e gentile," disse, tentando di consolarmi.
Non potevo fare a meno di notare il modo in cui le sue labbra si muovevano, la dolcezza nel suo tono. "Non abbatterti così," continuò, "che cosa ti turba, pene d’amore?"
La domanda mi colse di sorpresa e, per un attimo, il mio viso si arrossì. Non avevo mai pensato di essere così trasparente. "Eh, beh... diciamo che non sono proprio il tipo fortunato in amore," risposi, cercando di mascherare la mia vulnerabilità con una risata nervosa. Ma, in fondo, la sua curiosità mi colpiva; mi sembrava incredibilmente affascinante e, in un certo senso, disarmante.

Incuriosita, mi guardò con un sorriso furbetto. “Dai, non fare così. Dimmi cosa ti turba. Dopotutto, sono una persona che hai conosciuto due minuti fa. Come fai a non fidarti?”
Arrossii, colto di sorpresa dalla sua insistenza. “Va bene, però non prendermi in giro, eh,” risposi, cercando di mantenere un tono serio. “Non ho mai toccato una ragazza in vita mia, e credo che diventerò lo zimbello anche dell’università.”
A quelle parole, lei scoppiò a ridere, una risata contagiosa che riempì l’aria di un’atmosfera giocosa. Ma la mia reazione interiore era quella di voler spararmi. Non riuscivo a credere di aver condiviso una cosa così personale. Sentivo il cuore battere forte, eppure, in quel momento, la sua risata sembrava una sorta di liberazione.

All'improvviso, si fermò a guardarmi, mentre il mio viso diventava sempre più rosso. Poi, con un gesto rapido, mi afferrò il braccio e, ridacchiando, disse: “Dai, vieni con me.”
Non avevo idea di cosa volesse fare. Ero così ingenuo, forse, ma la sua sicurezza e il suo sorriso malizioso mi portarono a seguirla senza esitare. Mi condusse dietro gli spalti del campo di basket, un luogo completamente abbandonato, circondato da un silenzio che sembrava amplificare la tensione tra di noi.
“Voglio farti un piccolo regalino,” disse con un sorriso provocante che mi fece battere il cuore all'impazzata. Con un movimento delicato, prese le mie mani tra le sue. Sentivo la sua stretta calda, come un'onda di energia che fluiva tra noi.
Con decisione, poggiò le mie mani sul suo seno, invitandomi a palparlo. “Su, forza, stringile. Giocaci, fai quel che vuoi,” continuava a dire, sorridendo in modo sfacciato.
Il mio mondo si fermò. Non avevo mai immaginato di trovarmi in una situazione del genere, eppure, in quel momento, il desiderio e la paura si mescolavano in un cocktail esplosivo. La sua voce dolce e provocante sembrava avvolgermi, mentre io lottavo tra la meraviglia e l’ansia di non deluderla.

Iniziai a palparle e, cavolo, erano incredibilmente morbidi. La situazione era fantastica, e il modo in cui il suo corpo rispondeva ai miei tocchi mi faceva sentire un mix di meraviglia e eccitazione. A lei sembrava piacere, e, ad un certo punto, cominciò a sbottonarsi la camicetta con una certa foga, rivelando la pelle liscia e delicata.
Con un gesto audace, spostò il suo reggiseno, lasciandomi senza fiato. Continuai a esplorare, accarezzando il suo seno caldo e morbido, mentre ogni mio tocco sembrava farla vibrare di piacere. Giocai delicatamente con i suoi capezzoli, e notai come il suo respiro si intensificava, creando un'atmosfera carica di tensione e desiderio.
Ogni movimento era un invito, un momento di intimità che ci avvolgeva, rendendo tutto intorno a noi sfocato e distante. La connessione tra noi cresceva, come una danza sensuale che svelava un mondo di piacere inaspettato, dove ogni tocco e ogni sguardo diventavano un linguaggio tutto nostro.

Mi prese il volto tra le mani con una dolcezza che contrastava con l'intensità del momento. "Sì, piccolino, ora vieni qui e usa la boccuccia," sussurrò con un tono carico di dolcezza e comando insieme, spingendomi
delicatamente verso di lei. Il suo seno morbido e caldo mi avvolse, mentre il suo tocco mi guidava, invitandomi a esplorare con le labbra e la lingua.
Ogni bacio, ogni carezza con la bocca sembrava amplificare la tensione tra di noi.
Sentivo le sue mani che mi trattenevano, come se non volesse che mi allontanassi, e il suo respiro si faceva più profondo, accompagnando ogni mio gesto. Mi lasciavo andare completamente, perso nel calore e nella morbidezza di quel momento, seguendo i suoi desideri senza esitazione.


"Mi piace, piccolino," disse con una voce calda e sensuale, il tono avvolgente che mi faceva venire i brividi. "Sappi che non sei male come dici, anzi, mi piace come mi tocchi," aggiunse con un sorriso che fece battere ancora più forte il mio cuore.
Ero completamente concentrato su di lei, sul suo seno morbido e sul piacere di quel momento. Ma, all’improvviso, mi fermò, sollevando delicatamente il mio viso. “Devo scappare,” disse, e in un attimo tutto sembrò svanire. Cavolo, me la stavo godendo così tanto, e quel sogno sembrava finire troppo in fretta.
"Ei, ora devo andare," aggiunse, sistemandosi la camicetta con un gesto rapido. "Senti, se ti serve qualche consiglio per... l’università," disse con una punta di malizia nel tono, "io do ripetizioni. Dammi il tuo numero, ti faccio sapere quando sono libera."
Ero ancora confuso e leggermente scombussolato da quello che era appena successo, ma non esitai. “Sì, certo, sarebbe fantastico,” dissi, consegnandole il mio numero.
Mentre si allontanava, si voltò un’ultima volta con quel sorriso dolce e caloroso che mi aveva già conquistato. “E comunque, piacere Stefania,” disse con un’energia solare che mi fece dimenticare per un attimo tutta la mia insicurezza.
Alzai la voce per farmi sentire, ancora incredulo di tutto quello che era appena successo. “Piacere, Ale!”
Mi rimase impressa nella mente la sua figura mentre se ne andava, così solare, così sicura di sé. Mi trasmetteva delle sensazioni incredibili, come se, anche solo per quei brevi momenti, tutto fosse possibile.

Tornai in aula, ma la mia mente era lontana, ancora incantata da quello che era appena successo. Il finale di quel corso, che già trovavo noioso, mi sembrava adesso ancora più irrilevante. Non riuscivo a concentrarmi su nulla, il pensiero di Stefania era l’unica cosa che riempiva la mia testa.
Finita quella giornata, tornai a casa con un misto di euforia e incredulità. Continuavo a fissare il telefono, sperando in un suo messaggio. Ogni vibrazione mi faceva sobbalzare, e il desiderio di rivederla cresceva sempre di più. Speravo davvero di poterla incontrare di nuovo al più presto, e che quella promessa di "ripetizioni" fosse solo l’inizio di qualcosa di molto più grande.
scritto il
2024-09-21
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