Sostituto portiere di notte

di
genere
bisex

Qualcuno di voi non era ancora nato la notte del 20 luglio 1969, durante la quale Armstrog e Alvin, due astronauti americani destinati a diventare famosi in tutto il mondo sbarcarono per la prima volta sulla superficie lunare.
Da quasi un anno lavoravo nella portineria di un grande albergo di Hannover, dove periodicamente la Volkswagen radunava un centinaio di concessionari provenienti da tutto il mondo. Io ero lì per perfezionare il tedesco e, lavorando di notte, riuscivo a frequentare un scuola per stranieri. In quel periodo sostituivo il portiere di notte. Avevo vent'anni, una buona padronanza della lingua (in tutti i sensi) e la giacca scura con le chiavi dorate aumentava il mio orgoglio professionale, tanto più che il capo della Reception, prima di andare via, mi aveva raccomandato di accogliere con tutte le cure il direttore generale di una famosa acciaieria che non era ancora arrivato. Erano appena passate le 23 e, tra una telefonata e l'altra, ascoltavo la radiocronaca dell'allunaggio dell'Apollo 11, quando finalmente si aprì la porta dell'ascensore e apparve un distinto signore a braccetto di una splendida donna più alta e molto più giovane di lui: moglie o amante non faceva differenza, perché il dottor Kappa era un cliente VIP abituale e non era necessario registrare i documenti, come si usava nel nostro povero Paese, tanto più che sembrava piuttosto incazzato per essere arrivato in ritardo. Ricordo che mentre gli consegnavo la chiave della suite, dovetti sforzarmi per non indugiare lo sguardo sulle tette esplosive della donna, che emergevano ammiccanti dalla camicetta color fucsia. Era passata mezzanotte e gli astronauti tardavano ad uscire dalla capsula, quando il dottor Kappa telefonò per ordinare la cena in camera; mi sentii gelare il sangue perché la cucina e i ristoranti erano chiusi, ma il dottor Kappa si accontentò di roastbeef freddo, verdure saltate, torta di lamponi e una bottiglia di Beujolais, che il vive-vice cuoco di turno approntò in pochi minuti e che io portai a destinazione. Il dottor Kappa socchiuse appena la porta della suite e, senza farmi entrare, ritirò il carrello della cena e mi diede venti marchi di mancia. Io non fiatai, ma in un secondo riuscii a vedere l'immagine riflessa dallo specchio della signora distesa sul letto avvolta in un body trasparente. Avvampai di desiderio e me ne andai facendo bellissimi pensieri erotici che ancora ricordo. Due ore dopo il dottor Kappa ordinò dell'acqua minerale e una bottiglia di Champagne in ghiaccio che mi affrettai a consegnare. Con mia grande sorpresa, Kappa in accappatoio mi fece entrare e mi trovai davanti quella splendida donna seminuda e sorridente che mi aiutò ad appoggiare il vassoio sul tavolo, offrendomi la visione ravvicinata di una quarta di tette naturali con due capezzoli d'acciaio puntati su di me. Era la prima volta che mi trovavo a tu per tu con una donna bellissima e seminuda. Turbatissimo, avvampai in volto, deglutii rumorosamente e mi avviai verso la porta, ma Kappa mi pregò di condividere con loro le bollicine dell'amore. Blaterai che dovevo tornare in portineria, lui insistette, lei annuì divertita ed io cedetti alle lusinghe. Così ordinai al facchino addetto alla pulizia delle scarpe dei clienti di sostituirmi per un po' e che alle scarpe dei signori Kappa c'avrei pensato io. Non mi sentivo a mio agio, perché ero terrorizzato dall'idea che succedesse qualcosa di grave mentre ero lontano dalla portineria, pena i licenziamento in tronco. Lei se ne accorse e mi rassicurò che in qualsiasi caso suo marito avrebbe coperto la mia assenza. Mi rilassai sul divano e mi concentrai sulle domande che mi facevano: a loro occhi diventai un bravo giovane del Nord Italia, che parla un ottimo tedesco, disse lui, e che conosce pure le buone maniere per soddisfare i clienti dell'albergo, disse lei, posandomi una mano sul ginocchio.
"Avrai caldo, mio caro; lascia che ti tolga la giacca e le scarpe, starai più comodo!" dice con voce suadente. Annuisco, balzo in piedi e lascio che lei mi tolga anche la camicia e la canottiera sudata. Le sue mani mi accarezzano il petto, poi scendono e mi sfiorano il pacco, che reagisce gonfiandosi vistosamente. Mi guarda in faccia, si morde leggermente le labbra tumide e allunga una mano in direzione delle palle per valutarne la consistenza. Io lascio fare, anche se sono preoccupato per quello che mi potrebbe succedere se suo marito venisse colto da una crisi di gelosia; lo osservo con la coda dell'occhio e sussulto perché, nel frattempo, sua moglie mi ha aperto la patta dei pantaloni, mi ha estratto il cazzo e ha iniziato a farmi un fantastico pompino. Kappa ci sta osservando estasiato, menandosi l'uccello. A questo punto prendo l'iniziativa e in un colpo solo mi tolgo i pantaloni e le mutande, esibendo un cazzo di tutto rispetto, pronto per farla godere, anche se non l'ho mai fatto davvero. Ed è anche la prima volta che mi trovo una bellissima donna inginocchiata davanti a me che mi sta facendo morire di piacere, succhiandomi la cappella ormai paonazza e leccandomi l'asta fino ai coglioni per poi infilarsi l'uccello in gola; ed è anche la prima volta che una femmina in calore usa la mano libera per stringermi i glutei. Quando lei percepisce che sto per esploderle in bocca, si rialza e mi bacia delicatamente sotto l'orecchio; poi mi offre le sue labbra da baciare ed io non so fare altro che unire le mie labbra alle sue, come se stessi baciando la zia o la cugina. Per fortuna ci pensa lei ad infilarmi la lingua in bocca, facendomi provare un piacere sconosciuto. Adesso sono io che le bacio il collo e i lobi delle orecchie e poi scendo a succhiarle i capezzoli, stringendola a me e accarezzandole le natiche lisce come il marmo, osando perfino esplorare la sua rosellina anale, come avevo visto fare nelle riviste porno che circolavano in albergo. Beviamo un altro calice di vino e poi la seguo sul lettone.
Pur non avendo ancora sperimentato un rapporto sessuale con una donna reale, conoscevo la fisica dell'amore grazie alle lunghe ore passate a masturbarmi con le rivista porno, perciò ripresi a baciarla con foga, esplorando il suo cavo orale e le orecchie (aveva tolto gli orecchini per prudenza), poi scesi a succhiarle e mordicchiarle i capezzoli scuri, costeggiai l'ombelico, superai il monte di Venere accuratamente depilato e finalmente diressi le labbra sulla sua fica spalancata che trovai molto diversa rispetto a quel poco che si vedeva nelle foto porno. Fu lei a guidarmi nel suo misterioso parco giochi.
"Ti voglio! Leccami il clitoride! Vieni più su, mordimi i capezzoli, baciami la fica, riempimi con la lingua, sì! ancora, ancora!" urlava lei, graffiandomi la schiena.
Affondai in lei senza trovare grosse resistenze, anzi era lei che muoveva il bacino per agevolare la penetrazione profonda che accompagnava con arrapanti gemiti di piacere. Io grugnivo come un maiale infoiato e dopo un po' di ginnastica ritmica, venni copiosamente dentro di lei, urlando al mondo il mio piacere.
Lei sembrava soddisfatta della mia prestazione e si alzò dal letto per andare in bagno, lasciandomi prono sul letto. Il breve riposo del guerriero fu interrotto da un bacio appassionato e da ditino impertinente che mi stuzzicavano piacevolmente il buco del culo, che ancora non vantava esperienze di questo genere. Mi girai incuriosito pensando che fosse lei, invece era suo marito che voleva farmi la festa. Saltai sul letto e gli urlai contro una sfilza di parolacce in veneto, pronto a lottare per salvarmi il culo. Con mia somma sorpresa il dottor Kappa si allontanò da me, scusandosi per l'accaduto e prendendosi una dura strigliata dalla moglie che aveva visto tutta la scena senza intervenire. Ero fuori di me, perciò ascoltai malvolentieri le confidenze della signora Kappa a proposito dell'impotenza sessuale del marito che ormai si accontentava di guardare sua moglie scopare con qualche baldo giovane, limitandosi a qualche giochetto con le mani e con la lingua su partner accondiscendente, uomo o donna che fosse. Le dissi che a me non aveva chiesto alcun permesso e che, se anche all'inizio avevo lasciato fare, era perché pensavo fosse stata lei ad eccitarmi per un secondo round di sesso sfrenato.
Tornai in portineria nel cuore della notte e appresi dalla radio che gli astronauti non avevano ancora iniziato la passeggiata lunare. Ma i miei pensieri erano altri: quella poteva essere la mia ultima notte di lavoro, bastava una telefonata del dottor Kappa al direttore dell'albergo per farmi licenziare in tronco. Per consolarmi, mi ripetevo che almeno ne era valsa la pena.
Il mattino successivo alle 7:30 precise il dottor Kappa e sua moglie uscirono dall'ascensore e si diressero verso il bancone della portineria proprio mentre stavo dando le consegne al portiere capo. Sarei voluto sprofondare sotto il pavimento, invece chiesero di prenotare la solita suite per il mese successivo e mi ringraziarono per l'ottima cena della sera precedente. Commosso, li accompagnai fino al taxi che li aspettava all'esterno dell'albergo e quando aprii la portiera del taxi per farla salire, quella splendida donna che aveva fatto l'amore con me mi strinse la mano a lungo, mentre il marito si limitò a ringraziarmi, allungandomi una busta.
Purtroppo questa scena non era sfuggita ai miei invidiosi colleghi di lavoro che non perdevano occasione per chiedermi come avevo fatto a fare colpo sulla quella strafiga della signora Kappa.
"Chiedetelo a lei il mese prossimo" rispondevo, rimuginando sul comportamento da tenere in quell'occasione.
Aspettai di essere a casa prima di aprire la busta e ancora una volta i signori Kappa riuscirono a sorprendermi: una banconota da 50 marchi accompagnava un bigliettino da visita con il quale i coniugi Kappa mi invitavano a casa loro per il weekend successivo. Confesso che ero molto incerto su da farsi, ma la voglia di rivedere ELise, così si chiamava, era troppo forte; perciò presi tre giorni di ferie e confermai la mia presenza alla bella Elise, che mi garantì che saremmo stati solo noi tre, dato che non avevano figli e la vecchia cameriera c'era solo al mattino.
Ragazzi, volete sapere come è andata a finire? Abbiate la pazienza di aspettare il prossimo racconto.



scritto il
2024-09-14
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