Professoressa e alunne costrette a fare le troie con tutti i maschi della classe (parte i)

di
genere
dominazione

Finalmente il giorno della gita scolastica era arrivato. La partenza era fissata per le otto e mezza davanti all’ingresso della scuola. La professoressa Bergamin, insegnante di matematica e scienze, avrebbe accompagnato la quinta D a Roma per tre giorni. La classe aspettava quel momento da tempo, alunni e alunne non parlavano d’altro tra loro. I maschi della classe pochi giorni prima della partenza si erano anche visti a casa di uno di loro per quello che chiamavano “il piano perfetto”. Alle otto e dieci la professoressa Bergamin era davanti alla porta aperta del pullman ad accogliere gli studenti man mano che arrivavano. “Forza sbrigatevi che altrimenti si fa tardi!” rimproverò i due ragazzi più svogliati della classe che stavano arrivando con tutta calma, sigaretta in bocca e aria strafottente. “Vedrai come ti sistemiamo troia” mormorò il più grosso dei due squadrando la professoressa dalla testa ai piedi. La Bergamin indossava una camicetta bianca piuttosto stretta e con i primi due bottoni aperti a far intravvedere le tette. Una gonna a tubino nera, collant neri e scarpe con tacco alto completavano la mise. Alla professoressa Bergamin piaceva provocare e, al tempo stesso, rendersi inaccessibile con una severità d’altri tempi. Era tra le più temute e, al tempo stesso, ammirate della scuola, un istituto tecnico alberghiero. In quinta D c’erano diciotto maschi e solo sei femmine. La professoressa Bergamin usava la scuola per sfogare le proprie frustrazioni. Un matrimonio andato a rotoli, due figli che avevano scelto di stare con il padre. Per lei gli uomini erano esseri odiosi e irritanti, per questo prendeva sistematicamente di mira gli studenti maschi bocciandoli ogni volta che poteva. “Forza ci siamo tutti, andiamo!” salì sul pullman la professoressa scuotendo i lunghi capelli castani. Il viaggio tra soste all’autogrill e code sull’autostrada durò più di nove ore. Alle cinque e mezza del pomeriggio il pullman lasciava insegnante e scolaresca davanti all’albergo prenotato dalla scuola. Le operazioni di registrazione furono relativamente rapide, gli studenti furono sistemati tutti al primo piano in stanze da due, le studentesse al secondo, sempre in due per stanza. La professoressa aveva scelto per sé una stanza al piano degli alunni maschi per poterli controllare meglio durante la notte. Alle sette e mezza cenarono dopodichè la Bergamin impose il coprifuoco: “Adesso senza storie si va tutti a letto che domani ci aspetta una giornata intensa!”. Come si erano accordati, alle nove in punto tutti i maschi della classe si trovarono nella stanza del loro leader, Filippo, ripetente, diciannove anni già compiuti, capelli rasati ai lati, tatuaggio di una svastica sul bicipite destro e di una donna nuda su quello sinistro. Nazismo e donne erano le sue due più grandi passioni. “Allora Tommy facci un po’ vedere come sono venute!” esclamò facendo segno a Tommaso, il mago dei computer, di tirare fuori l’arma segreta. Da uno zainetto uscì una cartellina. Tommaso Tommy Vitale la aprì con studiata lentezza per lasciare i compagni con un po’ di suspence. Per prima fu messa sul tavolino della stanza la foto di Fabiana, la più carina tra le compagne di classe. Era nuda e inginocchiata e stava prendendo in bocca due cazzi contemporaneamente. “Che ne dite?” sorrise Tommy cercando l’approvazione dei compagni. Filippo gli diede una gran pacca sulla spalla: “Questa è perfetta, sembra vera!”. Tommy fece spallucce come se si trattasse di una cosa da nulla. “Merito dell’intelligenza artificiale” chiarì. Sembrava a tutti gli effetti una foto autentica. Filippo chiese di vedere qualche foto della professoressa. Tommy ne tirò fuori due, una in cui prendeva un cazzo in figa cavalcando uno stallone e, contemporaneamente, uno in bocca e una seconda foto in cui veniva sottoposta ad una doppia figa e culo. “Wow è incredibile, sembra che tu gliele abbia scattate veramente. Ma come cazzo hai fatto?”. Tommy sorrise: “Te l’ho detto, basta saper usare bene i programmi giusti di intelligenza artificiale”. “E quindi ci sono foto così su tutte?” si sincerò Filippo. “Su tutte”. Filippo si tastò il pacco e diede il via al piano: “Raccogliete tutte le foto e andiamo dalla prof!”. Bussarono con violenza alla porta. Dopo un paio di minuti la Bergamin aprì. Era in vestaglia e rimase stupefatta di trovarsi di fronte tutti i maschi della classe. “Ragazzi, vi ho detto in stanza! Che volete?” esclamò secca. Filippo la fissò con sguardo cattivo: “Le facciamo vedere qualche bella foto”. Con sguardo interrogativo l’insegnante fece segno di entrare in stanza. “Guardi qui cosa abbiamo scoperto su di lei e sulle nostre compagne” fece Filippo spargendo le foto sul letto. La professoressa Bergamin sgranò gli occhi con espressione incredula e terrorizzata: “Ma ma come avete fatto? Cosa?”. La sua voce era tremante. Filippo allungò un braccio stringendola a forza a sé: “Una nostra piccola magia. Che ne dice prof, facciamo vedere queste belle foto a tutti i segaioli su internet e le spediamo a casa o preferisce collaborare?”. La Bergamin era bianca in viso come una statua di cera, gli occhi sgranati si velarono di pianto: “Cosa volete? Cosa dovrei fare?”.
Filippo le tastò il sedere: “Semplice mia cara troia di una professoressa. Adesso tu e le nostre compagne dovete farvi scopare da tutti noi”. “Ma non posso…le vostre compagne? Vi prego lasciatele stare siete pazzi”si oppose con voce supplichevole. Filippo le mise una mano sulle tette stringendo forte: “Non hai capito troia, ora noi vi scopiamo tutte, anzi tranne Clara e Romina che sono due cessi. Quelle stanno zitte e guardano”. La professoressa fu costretta ad uscire dalla stanza accompagnata dai diciotto ragazzi della classe e scese di piano per andare dalle compagne di classe. Fu costretta a bussare a tutte le porte. Le ragazze della quinta D si riversarono in corridoio con sguardi interrogativi e perplessi. Roberta, la rappresentate di classe, guardò sgomenta la professoressa con il viso rigato di lacrime. “Care pollastrelle guardate qui cosa abbiamo?” ghignò Filippo tirando fuori le foto dalla busta e distribuendole alle compagne. Le ragazze ammutolirono. “Ma io non ho mai fatto una cosa così” protestò Manuela fissando attonita una sua foto in cui prendeva tre cazzi contemporaneamente in bocca, in figa e in culo. Fabiana strappò una foto che la ritraeva a pecorina con un grosso cazzo nero piantato nel culo. Furibonda urlò: “Vi denuncio! Anzi vi denunciamo tutte!”. Pronto all’evenienza Tommy, la mente del gruppo, replicò: “Fate pure, ma in un secondo le vostre foto saranno condivise su tutti i social e arriveranno ai vostri genitori. Poi sta a voi dimostrare che non siete delle troie”. Due ragazze scoppiarono in un pianto dirotto. Filippo alzò un braccio con fare imperioso: “Basta puttanelle! Ora state zitte e preparatevi a prendere cazzi a ripetizione!”. Come pianificato i ragazzi portarono professoressa e compagne all’ultimo piano e aprirono una suite con il mazzo di chiavi ottenuto dal portiere di notte dell’albergo, che era stato opportunamente corrotto offrendogli soldi e figa. La notte stava scendendo su Roma. “Bene. Ora troie mettetevi nude. Clara e Romina però voi no, siete troppo cesse”. Le donne esitarono ma Filippo sventolò le foto per ricordare la minaccia. In pochi minuti si spogliarono tutte e cinque rimanendo nude sotto le lampadine a LED della suite una accanto all’altra. “Non fate quelle facce, state per prendere cazzi mica vi fuciliamo” sbuffò Filippo. I maschi si spogliarono a loro volta. La maggior parte aveva già il cazzo duro. “Inginocchiatevi una vicino all’altra. Tu prof sei per me” ordinò. I maschi si piazzarono davanti alle ragazze inginocchiate e avvicinarono i cazzi alle loro bocche. La professoressa Bergamin guardò con occhi smarriti la cappella rossa di Filippo che esigeva di essere presa in bocca. Guardò l’alunno negli occhi con un’occhiata carica di odio. “Dai apri la bocca troia di una professoressa e fammi vedere come sai succhiare il cazzo”. L’insegnante non oppose ulteriore resistenza e ricevette in bocca il cazzo dell’alunno che, afferrandola per la nuca, le spinse in avanti la testa con brutalità costringendola ad ingoiare il pene fino ai coglioni. “Ragazzi fate come me le troie devono prendere i cazzi in gola fino alle palle!” incitò i compagni. Le ragazze furono costrette anch’esse a prendere in gola i cazzi dei compagni. “Succhiate gli uccelli pompinare!” esclamò Filippo. Le ragazze guardarono la professoressa con espressioni supplichevoli, ma lei diede il via ad un pompino profondo e salivoso. “Brava professoressa pompinara! Succhi bene il cazzo! Ragazze imparate la lezione dell’insegnante!” rise sguaiatamente Filippo afferrando con due dita le narici della donna e tappandole nel momento in cui aveva la mazza in gola fino alle palle. Lei cominciò a tossire convulsamente divenendo rossa in viso per la mancanza di ossigeno. “Soffocati sul cazzo prof!” ringhiò Filippo. Per imitazione anche gli altri maschi tapparono il naso alle compagne. I rumori dei pompini si fecero intensi e i cazzi di tutti si bagnarono della saliva della rispettiva bocchinara. I ragazzi si fecero selvaggi lasciandosi completamente andare. “Ciuccia Manuela!”, “Imbocca il cazzo fino ai coglioni, Roberta!”, “Succhia la banana, Fabiana puttana!”. Anche le ragazze iniziarono ad allentare i freni inibitori. Manuela di propria iniziativa leccò il cazzo del suo compagno di classe Valerio dalle palle alla punta con espressione maliziosa. Francesca, la più tettona della classe, strinse tra le tette il cazzo del compagno di scuola Luca, che le era sempre piaciuto e iniziò a segarlo andando su e giù. “Brava vacca sega il cazzo che sei nata per quello” approvò Luca. Ormai maschi e femmine avevano perso ogni freno inibitorio. Francesca inaspettatamente esplose in un “voglio tanti cazzi dappertutto! Datemi i cazzi duri!”. Il compagno che la stava scopando in gola le sbattè il cazzo in faccia facendola gemere di piacere: “Sì dammelo duro!”. La professoressa Bergamin stava succhiando il cazzo del suo alunno Filippo come una forsennata. “Guardate la Bergamin che pompinara! Ti piace eh ciucciare uccelli!” fece segno agli altri ragazzi. La Bergamin estrasse di bocca la verga bagnata della sua saliva ed esclamò: “Sì sono una troia! Scopatemi senza pietà!”.
Si mise a quattro zampe sul pavimento a pecorina oscillando il sedere e allargandosi le natiche con le mani. “Che bel buco del culo slargato prof! Sei proprio da inculare!” rise Filippo assestandole una pacca violenta sul sedere. “Troie tutte a pecora accanto alla prof!” ordinò alle compagne di classe. Le ragazze, più o meno svogliatamente obbedirono sapendo di non poter sfuggire. Si udì lo scatto di un telefonino. “No! Non ci potete fare foto!” urlò Fabiana, ancora non rassegnata. “Ma sta zitta che magari vi facciamo un bel video per Pornhub!” suggerì Tommy. Fabiana si alzò in piedi e gli si avvicinò cercando di strozzarlo: “Bastardo, i patti sono chiari, potete fare i vostri porci comodi a patto che nessuno veda foto o filmati!”. Filippo intervenne a difesa dell’amico assestando con tutta la sua forza un malrovescio violentissimo sul viso di Fabiana facendola cadere all’indietro e sbattere violentemente la testa sul pavimento. La ragazza rimase immobile per lunghi istanti. Tutti si fermarono e il panico iniziò a serpeggiare tra i maschi della classe. “L’hai ammazzata?” chiese Giovanni, che era il meno convinto di tutti ma aveva deciso di partecipare lo stesso allo stupro di gruppo per non rischiare di essere escluso dai compagni. Dopo minuti che parvero interminabili la ragazza mosse le gambe gemendo dal dolore. Le compagne corsero in suo aiuto mettendola a sedere appoggiata ad un muro. “Fabi come ti senti?” chiese Roberta la capoclasse. La ragazza scoppiò in un pianto dirotto senza rispondere. Roberta si alzò in piedi mettendosi di fronte a Filippo: “Basta porci schifosi finisce qui. Anche perché dobbiamo portarla in ospedale per controllare cosa le avete fatto. E vi denunceremo”.







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2024-04-12
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