La casina

di
genere
orge

Ricordo che il mio compagno, che mi ama tanto e farebbe di tutto per rendermi sempre più felice, mi propose una nuova avventura, diversa dalle solite. Aveva trovato dopo una meticolosa ricerca sul dark web, un annuncio del proprietario di una casina di caccia risalente al XV secolo, da sempre appartenente alla sua famiglia in Umbria, nella provincia di Perugia. Egli metteva a disposizione la casina solo per 24 ore a due coppie, che si sarebbero divisi gli ambienti dell’enorme manufatto circondato dai boschi lussureggianti della Regione verde d’Italia, eccetto per alcuni spazi volutamente in comune. A corredo dell’inserzione vi era la foto dell’iscrizione in pietra posta all’apice dell’arco d’ingresso e fu proprio quella ad attirare la sua attenzione: “Chi ha bella donna e castello in frontiera non ha mai pace in lettiera…”

L’esatta ubicazione della casina sarebbe stata comunicata sempre con 24 ore di anticipo tramite email, in quanto il proprietario – per sua espressa ammissione – disdegnava i contatti telefonici. Non avremmo dovuto preoccuparci di null’altro. Venerdì mattina alle ore 7 arrivò finalmente il messaggio con le indicazioni per raggiungerla. Dopo un lungo ma variopinto viaggio in auto per le strade della verde terra di Jacopone da Todi, giungemmo infine davanti all’imponente cancello d’ingresso. Il mio uomo fermò l’auto davanti alla porta d’ingresso dopo aver percorso il viale alberato che collegava alla casina. Appena scesi dall’auto, notammo una busta appoggiata in equilibrio instabile nel battiporta in ferro forgiato ad anello sul pesante e scuro portone in legno scurito dai secoli. Io, elettrizzata dalla segretezza e dalla scoperta cadenzata del destino che ci stava aspettando, aprì la busta e lessi il biglietto scritto a mano in lingua simil volgare: vi erano vergate…le regole! “Color che quivi entran, lo loro nome fuor lascian”…

“Avete solo 24 ore, poscia tutto che torni come lo avete lasciato” ci ricordava che quella fuga dalla realtà aveva una durata prestabilita…per noi andava bene.
Entrati dentro l’edificio e raggiunti i nostri appartamenti seguendo le istruzioni del biglietto, ci baciammo al pensiero dell’inizio dell’avventura. L’ambiente, grandissimo, era composto da pareti con paramenti in pietra e riempimento in pietrisco di varie fogge e maniere, intervallate da finestre che si aprivano sul prato verdissimo intorno alla casa, un imponente soffitto a travi di legno ed un parquet molto chiaro al pavimento. L’arredamento minimalista era super moderno di colore chiaro. Al centro un camino hi-tech dalle superfici lineari e rigorose. Stavamo ammirando tutto questo, quando udimmo delle voci provenire dal prato…Si trattava dell’altra coppia! Stavano prendendo il sole completamente nudi sui lettini, sorseggiando dei cocktails e chiacchierando amabilmente. Entrambi distesi supini, mettevano in bella mostra i loro falli a poca distanza dalla finestra dove io ed il mio uomo li stavamo osservando. Con un simpatico e confidenziale cenno con la mano e con un sorriso l’uomo dai capelli castani, che si era accorto della nostra presenza dietro il vetro, ci invita a raggiungerli sul prato, mimando anche la strada da fare per raggiungere lo sbocco all’esterno. Li raggiungemmo immediatamente, mentre loro continuavano a parlottare con indosso solo occhiali da sole, perché la nostra stella più grande ci stava regalando una giornata radiosa e molto…calda. Il tizio che ci aveva invitato ad unirci a loro era di corporatura asciutta ed aveva circa 40 anni, mentre il suo compagno, più o meno della stessa età, aveva i capelli neri molto corti, un fisico leggermente appesantito e villoso. Quanto a dotazione genitale, entrambi possedevano due batacchi addormentati molto simili, grossi, di media lunghezza. Dentro di me, già li immaginavo farsi strada, insieme a quello del mio compagno, dall’interno dei miei buchi e questo pensiero si trasformò in fugace morso del labbro inferiore, forse non visto dagli altri, forse. Anche il mio uomo non era rimasto impassibile a quella manifestazione di confidenza intima, perché distogliendo per un attimo lo sguardo da quei cazzi, vidi il pacco di lui iniziare a puntare la patta dei pantaloncini. “Che piacere conoscere questa bella signora ed il suo compagno! Complimenti non deve essere stato facile legare a sé tale seducente presenza” disse l’uomo simpatico, mentre l’altro, scostando anche lui gli occhiali dal viso, annuiva, scrutando il mio corpo slanciato e armonioso. Io risposi “Piacere mio” e lui “O mia Venere, non senti che caldo che fa? Ed ho sentito le previsioni che aumenterà ancora…oggi”. “In effetti vien voglia di alleggerirsi, non è vero caro?” rivolgendomi al mio uomo il quale prontamente rispose “Sì, tesoro decisamente!”. Così iniziai a togliermi i vestiti con molta calma, osservando il comportamento degli uomini distesi e notai che, più andavo avanti nel denudarmi, più certe parti del corpo non stavano rimanendo distese, anzi tutto il contrario! Mi spogliai con estrema naturalezza, protetta da quegli spazi intorno al bosco tanto estesi quanto disabitati e dalla riservatezza del nostro ospite. Il mio corpo iniziava a scaldarsi, non solo per la temperatura esterna, ma al pensiero di dischiudere tutte le mie labbra con degli uomini che non avrei più rivisto, sempre sotto la vigile e arrapata visione del mio uomo. Lui sa quanto io adori provare l’ebbrezza della nudità. Percepivo di essere bagnata e immaginavo che ciò dovesse essere già visibile. Mi tolsi il top, mostrando i capezzoli già turgidi, e proseguì con la mini gonna, scoprendo la mia Venere in tutta la sua scura bellezza. Entrambi gli uomini sbarrarono gli occhi nel vedere la mia figura stagliarsi su quel prato, in armonia con la natura, senza inibizioni, sicura del mio corpo e della mia passionalità.
Gli uomini cominciarono a toccarsi, anche il mio uomo tirò fuori il suo arnese e iniziò a massaggiarlo. Io stessa inizia ad accarezzarmi mordendomi il labbro in piedi davanti ai lettini.
In un secondo, mi distesi sul lettino su cui era sdraiato quello simpatico e vidi sparire la testa dell’altro uomo in mezzo alle mie cosce, mentre il simpatico mi mise il suo cazzo in bocca. Era come se andassimo in sincrono con la lingua: ad ogni passaggio, ad ogni pennellata ricevo un onda di tale piacere che si ripercuoteva su di me, risalendo il mio corpo, fino ad infrangersi, amplificata, nella mia bocca, costringendomi a ricambiare con la medesima passione quella meravigliosa leccata/succhiata di cazzo. Nel frattempo il mio uomo si era spostato a fianco di quello simpatico e si era denudato davanti a lui offrendogli il suo cazzo in piena erezione, che quello si infilò completamente in bocca. Continuammo così per alcuni minuti, quando io, togliendo per un attimo dalle labbra quel bel cazzo, dissi “Oh sì, sono bagnata, voglio essere scopata, davanti e dietro!!!”.
Così il tipo simpatico si sistemò sotto di me mettendomi il suo cazzo in figa e iniziando a pompare, mentre il mio uomo faceva un pompino al cazzo di quell’altro, che finora mi aveva soltanto (si fa per dire) leccato la figa. Sentivo le spinte violente di quello simpatico, che aveva una grossa cappella (della quale avevo imparato a riconoscere le forme durante il bocchino) quando, all’improvvisò sentii un altro cazzo farsi strada dentro di me, stavolta da buco del culo. Ohhhh che meraviglia, che goduria!!!! Aprii gli occhi e vidi su di me il mio uomo, che con occhi innamorati, mi guardava estasiato, mentre il suo cazzo e quell’altro mi sfondavano chi sopra e chi sotto, in un’orgia di umori, di effluvi, di mugolii e di gemiti. La mia mente non credeva a quello che stava succedendo, ero già vicina a raggiungere l’orgasmo, quando una mano possente mi tocca con delicatezza il mento, lo spinge per ruotare il mio viso ed a quel punto sento la punta di un altro cazzo appoggiarsi sulle mie labbra: la mia bocca ormai si comportava in modo automatico e subito si spalanca per accogliere quel membro eretto e farsi scopare pure lì!
Intorno a noi fino a quel momento la natura era silenziosa, ma non lo fu più. Si riempì dei nostri gemiti di piacere, dello sfregamento animalesco dei nostri sessi bagnati con quel meraviglioso ciaf, ciaf a fare da colonna sonora. Avevo le grandi labbra assatanate, mentre quelle della bocca erano assetate e l’intensità non accennava a diminuire. Non volevo far uscire quel bel fallo pieno di pre sborra e saliva neanche per un istante, mentre figa e culo imploravano pietà sotto i colpi profondi dei cazzi affamati. Un attimo prima di esplodere portai le pupille all’indietro e mugolando a bocca piena raggiunsi un orgasmo squassante, che mi fece tremare le gambe; tanto che l’uomo dentro di me in figa, avvertendo quel brivido invadere il mio corpo dal ventre in giù, non resistette e, grugnendo, venne copiosamente, facendomi sentire distintamente gli schizzi! Pochi istanti dopo, fu il turno del mio uomo, che sfilandosi e lasciando il buco del culo oscenamente allargato si avvicinò al mio volto.
“Vieni amore voglio la tua sborraa” riuscì a proferire, facendo uscire l’altro membro dalla bocca (avendo percepito dalla sua cappella pulsante sulla mia lingua).
“Vengo pure ioo, prendi anche la mia, troia!!” aggiunse l’altro.
Spalancai la bocca, estrassi la lingua, chiusi gli occhi e subito li riaprii, spostando fulmineamente lo sguardo ora su una ora sull’altra cappella puntate verso di me, in attesa di trangugiare tutto il loro nettare bollente.
Fui investita da una miriade di fiotti cremosi e consistenti, che intercettai sulla lingua, sul viso, sugli occhi, che colarono anche sui pendii del mio seno, in un turbine talmente incantato che farmi eccitare nuovamente; così si alzò anche il simpatico trapano della mia figa, che mi aveva riempita, ed io ripulii con la lingua tutti e tre le verge non ancora sfibrate da ogni residuo di sperma, con uno sguardo inequivocabile…”Quando ricominciamo?”.
scritto il
2024-02-12
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