Sara 4
di
Wolfgang
genere
fisting
Presero una pausa, si spostarono nell’ampio bagno, dove era collocata una Jacuzzi, non molto grande in verità, ma sarebbe stata sufficientemente comoda per loro.
Mi posizionai seduta sul bordo della vasca, alle spalle della madre superiora e presi a massaggiarle il lungo collo. Helga si stava rilassando, l’azione combinata tra il gorgoglio dell’acqua dell’idromassaggio e le mie attenzioni, sortivano il loro effetto.
Presi a baciarla sul collo, la superiora con la nuca poggiata sul mio ventre, era in pieno relax.
Bruno e Jean nel frattempo le praticavano un massaggio plantare, risalendo dolcemente le sue gambe da fenicottero.
Quello stato di rilassatezza sarebbe durato ancora poco.
La suorina si posizionò tra le gambe di Helga e col movimento unisono delle mani, cominciò ad accarezzarle l’interno della cosce.
I suoi palmi scendevano contemporaneamente dalle ginocchia agli incavi delle, fino a sfiorare le grandi labbra con la punta delle dita.
Le due mani si avvicinavano sempre più alla vulva.
La punta delle dita arrivava ormai al centro della vagina, Jean le infilò negli anelli agganciati alle grandi labbra, tre per ogni lato. Uni’ le mani e prese a tirare, dolcemente prima, con piccoli strattoni che diventarono sempre più forti poi.
Helga contribuiva ad estenderle ulteriormente, spingendo il bacino in direzione opposta a quella di Jean.
La pelle estesa delle labbra, le faceva assomigliare a due piccole vele, parallele,
Quest esercizio le procurava un immenso piacere
La conosceva molto bene, conosceva I suoi gusti, sapeva come portarla all’estasi.
Aveva poco più di 18 anni, era nata perversa e con Helga aveva trovato la sublimazione.
Ne era allieva e maestra al tempo stesso, la loro intesa era simbiotica.
La madre superiora, di nuovo eccitata, si sedette sul bordo della vasca idromassaggi con il bacino sporgente.
- È arrivato il momento di occuparci della sua figa madre- le disse la piccola cambogiana.
- Jean e Bruno si occuperanno di me se non ti dispiace Sara, voglio che tu assista a questa prova da spettatrice – le disse la madre superiora.
Assentii e mi posizionai comodamente all’interno della vasca per assistere allo spettacolo, perché proprio di questo si sarebbe trattato. Un vero e proprio spettacolo, cui mai mi sare immaginata di poter assistere nell’intera mia vita.
Bruno prese l’occorrente da un armadietto, armeggio’ dentro una custodia e ne trasse un aggeggio del quale non intesi quale potesse esserne l’uso. Era una coppa in policarbonato trasparente oblunga, che piegava leggermente a becco, in entrambe le estremità. Lungo il bordo perimetrale correva una cinta di gomma, simile a quella che si usa per gli infissi, affinché non passi l’aria per intenderci.
Bruno la porse a Jean, aderi’ perfettamente alla vulva di Helga.
Dal centro della coppa, si diramava un tubicino in silicone, alla cui estremità un sistema meccanico, permettava di aspirarne l’aria all’interno, creando così un effetto vuoto.
Una piccola e semplice vacuum machine.
Dopo circa 10 minuti la vulva di Helga, le cui dimensioni erano più che ragguardevoli, assunsero una dimensione mostruosa, le labbra, grandi e piccole parevano dovessero esplodere da un momento all’altro.
L’effetto vacuum, oltre ad aumentarne la dimensione, ne aumento la sensibilità.
La piccola mano della suora, si poggio’ longitudinalmente sulla vulva di Helga, sembrò quasi affondare in mezzo a quei grossi, morbidi e gelatinosi canotti di carne, si occultava quasi del tutto alla vista.
Io nel frattempo mi ero posizionata alle spalle di Helga, con la sua testa che poggiava sul mio ventre.
Ubriaca di piacere, la sua vulva era diventata ipersensibile, le mani di Jean la facevano gemere al solo sfiorarla.
Vidi Bruno armeggiare di nuovo nell’armadietto, stavolta ne trasse una palla sgonfia in silicone trasparente.
Da una delle estremità partiva un tubo di gomma che terminava con una piccola pompetta. Poteva essere gonfiata fino a raggiungere notevoli dimensioni. Questa in particolare, aveva anche una funzione vibrante, rendendola ancor più appetibile. La cosparse di abbondante gel.
La suorina la ricevette dalle mani di Bruno e la posizionò dentro la vagina, avendo l’accortezza di lasciarla fuori a metà, in modo tale che la circonferenza massima della palla, si posizionasse appena dentro l’ingresso.
Il prete accese la vibrazione ed inizio’ a pompare, lentamente.
Man mano che la palla si gonfiava, la figa di Helga si espandeva, raggiungendo una notevole dimensione, era lei che ne decideva il limite.
- Continua, vai avanti
La palla aveva raggiunto già una discreta dimensione, le vibrazioni ed il senso di riempimento, all’interno della vagina, le davano sensazioni difficili da descrivere.
Il prete prosegui’ nell’azione, la palla era ormai quasi ai limiti.
- Madre – disse Bruno – mi fermo?
Helga in preda agli spasmi del piacere, non sentiva ragioni.
- Di più, brutto frocio, mi devi aprire di più, pompa cazzoooo
Quando era in preda al piacere, il suo linguaggio diventava osceno ed il fatto che fosse una religiosa, la rendeva ancora più oscenamente morbosa e perversa.
Bruno si arrestò e decise che era sufficiente, fosse stato per lei, l’avrebbe fatta esplodere.
L’apertura della figa della madre superiora, aveva raggiunto misure estreme, che mai avrei potuto immaginare.
Era pronta.
Bruno versò abbondante gel nelle mani della piccola cambogiana, la quale entrò agevolmente in quella che ormai assomigliava ad una piccola caverna e ne spalmò con generosità sulle pareti della vagina, percorrendole in modo circolare con entrambe le mani.
Nel frattempo Bruno prese a spalmare di gel, la calotta di lattice che ricopriva la testa di Jean.
Helga aveva inserito quattro dita, da ognuno dei due lati della vagina, trattando di divaricarla per agevolare la penetrazione.
Don Bruno aiutò Jean a posizionare la testa gocciolante di gel, esattamente al centro della vagina della madre superiora.
Con la testa fece un po’ di pressione, Helga ritrasse le dita.
Sollevando leggermente il bacino, con la vagina spalancata che premeva sulla testa di Jean, cominciò a rotearlo..
Aumentò la pressione esercitata dalla vagina sulla testa.
Jean da parte sua cercava di facilitare la penetrazione della testa, aggrappandosi con le mani ai fianchi della madre superiora e spingendo verso l’interno della vagina.
Sotto la spinta di Jean, la roteazione sempre più accelerata del bacino di Helga e l’azione lubrificante del gel, la testa della piccola cambogiana cominciò lentamente a penetrare nel canale uterino, eccola a poco a poco entrare, lo sforzo non sembra essere eccessivo, il lavoro di preparazione con la palla gonfiabile è stato propedeutico.
Helga smette di roteare il bacino, si ancora bene con le mani e con i piedi ben piantati per terra, comincia a spingere con foga il suo bacino contro la testa, ormai entrata ben oltre la metà.
Ritrae il bacino, la testa fuoriesce, ma non del tutto, quel tanto che basta affinché Helga possa prendere come una rincorsa e spingerlo di nuovo verso la testa con tutta la forze che riesce a raccogliere, Jean con le mani ben ancorate ai fianchi di Helga, spinge a sua volta.
Il rumore che arrivò alle nostre orecchie fu come quello di un grosso risucchio.
La testa di Jean era sparita all’interno dell’antro della madre superiora, la quale, non paga, continuava a spingere alla base del collo, anch’esso risucchiato nelle sue viscere.
La piccola suora ha bisogno di respirare, sa perfettamente che non è ancora finita, la sua perversa mentore, non ne ha ancora abbastanza. Bruno spalma un’altra generosa dose di gel sia sulla testa della suora, sia all’interno delle pareti della vagina.
Jean riposiziona la testa contro la vagina, questa volta il transito è molto più agevole, ora entra ed esce con una certa facilità.
Helga solleva di nuovo il bacino e con movimenti sempre più decisi, ne asseconda la penetrazione.
L’azione si fa sempre più violenta, di nuovo con le mani saldamente appoggiate ai fianchi della madre superiora, la piccola cambogiana spinge sempre più forte, la testa scivola nel canale, sempre più facilmente, le spalle di Jean sbattono violentemente sulle chiappe di Helga.
La testa è di nuovo fuori. Non è ancora finita.
La madre superiora si volta e si mette carponi con le gambe ben aperte. Jean si posiziona dietro di lei, con la testa rigida, perpendicolare al pavimento.
È Helga che la cerca stavolta, si muove un po’ indietro con il corpo, la vagina aderisce alla calotta come una ventosa, con pochi movimenti circolari la testa è già dentro, il movimento oscillatorio del busto fa entrare ed uscire la testa dal canale vaginale.
L’oscillazione aumenta per dare più forza all’azione, la testa entra e fuoriesce completamente.
Ormai il solco è tracciato.
Il bacino di Helga si abbatte sulla testa, senza timore, l’impatto delle chiappe sulle spalle della piccola Jean, procura un rumore simile allo schiaffeggiare di una natica.
Un urlo disumano sale dalla bocca della madre superiora, gli occhi stravolti in uno sguardo perso nelle galassie dell’orgasmo infinito, rivoli di bava si riversano agli angoli della sua bocca.
Il paradiso esiste.
Espulse la testa di Jean come in un parto, il suo corpo cominciò a tremare in preda alle convulsioni.
Jean si era tolta la calotta e si era tuffata nella vasca per rigenerarsi.
Il corpo di Helga si era placato, la accarezzai e la baciai delicatamente sulle labbra.
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