Sara 1

di
genere
fisting

Avevo finalmente 18 anni. Ero pronta, mi ero ripromessa che a questa età avrei perso la mia verginità. Avrei solo dovuto aspettare la giusta occasione, la quale si presentò nelle notti successive.
La nostra madre superiora era una suora sessantenne, altera e severa, alta, magra un aspetto androgino.
Attraversava il chiostro con severa eleganza, il busto perennemente eretto.Sotto le vesti monacali, si intuiva un corpo snello ed asciutto. Incuteva un certo timore, non una cattiva persona, esigeva il rispetto delle regole, del resto non avrebbe potuto essere altrimenti, in una struttura di quelle dimensioni. Il corpo insegnanti era ben preparato, quasi tutti in età avanzata, tranne l’insegnante di religione, il quale incarico fu caldamente sponsorizzato dalla madre superiora, dopo il pensionamento di don Remigio, per raggiunti limiti di età. Don Bruno era un giovane novizio, magro, non molto alto, certamente meno della madre superiora, molto timido e dalla carnagione biancastra.
Entro pochi giorni, ci sarebbe stata la ricorrenza della fondazione del college, che si sarebbe celebrata in paese, con cerimonie varie e che sarebbe terminata con balli e canti in piazza, fino a tarda notte. Il destino volle che mi ammalassi, una banale influenza, dalla quale ero guarita, ma le prescrizioni del dottore erano quelle di riposare un altro paio di giorni e di non uscire assolutamente. Con grande dispiacere, rimango nella mia camera e mi addormento prontamente. Mi sveglio di scatto, guardo l’orologio, sono le dieci, la festa sarebbe proseguita ancora, il college era vuoto, tranne per quel che riguarda il servizio di sicurezza e la portineria.
Ho sete, non ho abbastanza acqua, esco dalla mia stanza per andare verso il distributore automatico. Attraverso il corridoio, illuminato da luci soffuse, un tappeto centrale corre lungo il pavimento. C'è un silenzio tombale, mi avvio verso il distributore ed improvvisamente percepisco delle presenze, mi chiedo cosa o chi possa essere, visto che tutto il college e' in paese a festeggiare.
Mi blocco e cerco di percepirne la provenienza. Proviene dal corridoio perpendicolare al mio, da quel lato c'è L'appartamentino della madre superiora, è ubicato in fondo al corridoio ed un po' isolato dal resto delle nostre stanze. Mi sposto con cautela verso l'altro corridoio, mi dirigo verso quella che sembra la fonte di queste presenze. Sembra proprio provenire dal lato della madre superiora, mi sposto in direzione del suo appartamento. La provenienza è ormai certa.
Incuriosita, mi avvicino cercando di non fare nessun tipo di rumore, poggio con cautela il mio orecchio alla porta. Riesco a distinguere due presenze all'interno della stanza. La mia curiosità si fa sempre più forte. La fortuna vuole che le porte siano datate ed hanno una serratura dalla quale si può vedere all'interno. Mi abbasso, avvicino l'occhio destro alla serratura, cercando di non fare alcun rumore, apro l'occhio, metto a fuoco e mi appare la scena più sconvolgente che avessi mai visto in vita mia. Don Bruno appoggiato carponi sull’alto letto della madre superiora, con aveva la tonaca alzata ed il culo completamente nudo all'aria, i riflessi sul culo glabro, la scena non lascia spazio a nessun fraintendimento, la madre superiora, è dietro di lui completamente nuda, gambe leggermente divaricate, stivali alti fino all’inguine, i tacchi altissimi ne accentuano la già notevole altezza, raggiunge praticamente i due metri, questo, pensai, affinché l’effetto della dominazione fosse ancora più evidenti. Avrei compreso in seguito, che Bruno, era completamente sottomesso alla madre. Dagli stivali fanno capolino raffinate calze velate di seta nera, agganciate ad una giarrettiera anch’essa nera, che le cinge la vita. II fisico tonico, gambe lunghissime, reggiseno a balconcino che sostiene una quarta di seno, senza il quale la forza di gravità le avrebbe attratte verso il basso. Dal culo si intravedeva la larga base di un plug anale completamente inserito, del quale se ne intuivano le dimensioni.
L'unico indizio che ne tradiva l’identità, era la calotta marrone scuro che le ricopriva la testa e la mantellina bianca che le ricopriva le spalle. La madre superiora, vestita come una vera mistress. Nella mano destra un frustino soft, che se portato con decisione sulle chiappe, avrebbe certamente procurato dolore. Ero eccitatissima, non potevo credere ai miei occhi, la tanto morigerata madre superiora, era una grandissima troia. Le cadde il frustino dalle mani, si piegò sulle ginocchia per raccoglierlo, indugiò alcuni secondi e con mia grande sorpresa, vidi pendere dei grossi anelli di metallo agganciati alle sue grandi labbra, le quali si dilatarono per effetto del peso. Indossava uno strap-on nero e largo di notevoli dimensioni,, sarà stato di circa 30/35 cm.
Fu sufficiente ad infiammare il mio cervello. Impazzivo solo al pensiero di poter partecipare, dovevo partecipare a quel gioco perverso. Ma come avrei potuto convincerli ad includermi?
All'improvviso un'illuminazione, ne avrei avuto tutto il tempo. Facendo attenzione a non far rumore, corsi nella mia stanza, presi il telefonino e tornai davanti all'appartamento della madre superiora. Avvicinai la telecamera alla serratura e scattai varie foto.
Tornai frettolosamente nella mia stanza, mi infilai nel letto e mi masturbai furiosamente.
Dopo un paio di giorni chiesi di essere
ricevuta dalla madre superiora, adducendo carattere di urgenza.
Mi mandarono a chiamare verso le due, durante la ricreazione. Ero nervosa. Raggiunsi l'ufficio della madre superiora, scortata dalla sua segretaria, una piccola suorina cambogiana, appena diciottenne, sarà stata alta un metro e quaranta, veramente minuta, ne dimostrava tredici, la madre l’aveva presa sotto la sua protezione, da quando era arrivata in Italia. Bussò alla porta, mi annunciò, entrai e ritrasse la porta. Rimasi impalata davanti alla porta chiusa e davanti alla sua scrivania, pulita ed elegante, come lei. Passarono alcuni secondi, durante i quali ci studiammo, poi lei, sempre con modi austeri, ma gentili, mi chiese come poteva essermi utile. Il mio viso tradiva una certa tensione, ma il sapere di averla in pugno, mi diede una certa arditezza. Mi avvicinai con fare sicuro alla scrivania e le domandai se avessi potuto mostrarle alcune foto. Lei si mostrò sorpresa dalla mia richiesta, ma non sapeva avrebbe potuto negarmela, in fondo non c'era nulla di male.
Si alzò dalla poltroncina e con passo felpato ed elegante mi si avvicinò. Mi si avvicinò e passò dietro di me cingendomi le spalle: su cara, cosa volevi mostrarmi? Mi disse in tono incoraggiante.
Ormai la percepivo con altri occhi e quando mi cinse il braccio alla vita in modo confidenziale e mi sussurrò all'orecchio, cosa avessi da mostrarle, una scarica di corrente mi attraversò il corpo, allagando la mia figa.
Prendo il telefonino, e le mostro le foto. Vedo il suo volto impallidire, si senti perduta, senza dire una parola, si accasciò sulla poltroncina. Era distrutta. Si coprì il volto con le mani, scuotendo la testa. La guardai, immaginavo la sequela di pensieri che attraversava la sua mente: lo scandalo, il buon nome dell’istituto ed il suo, per non parlare di padre Bruno.
Aggirai con calma la scrivania e mi posizionai dietro di lei senza che se ne desse conto, le poggiai le mani sulle spalle e cominciai a massaggiarle delicatamente il collo, chinai la mia testa sul suo orecchio e con voce roca impastata dal desiderio le dissi: non tutto è perduto. . Cominciai a darle dei piccoli baci sul collo, ripetutamente, lei incredula, rimase immobile in preda ad un vortice di emozioni, alle quali non riusciva a dare un ordine. lo continuai a baciucchiarla, le presi l'orecchio nella mia bocca con le mie labbra carnose e cominciai a ciucciarlo, facendole passare la lingua negli interstizi, per poi tornare a lambirne il perimetro.
Sapeva di essere in mio potere, rimase immobile accettando passivamente le mie advances. Feci scivolare lentamente le mie mani sulle sue tette, non portava reggiseno, fu facile infilarle dentro il suo abito. Arrivai ai capezzoli, anche li aveva il piercing, non mi colse di sorpresa, dopo quello cui avevo assistito, nulla più poteva, sapevo che quella donna era capace di ben altro. Li strinsi forte tra indice e pollice ed ebbe un sussulto prima ed un fremito in tutto il corpo poi. Scivolai ancora più giù, aveva la figa completamente bagnata, mi bagno' tutta la mano, presi nel mio palmo I sei grossi anelli agganciati alle grandi labbra, chiusi il palmo della mano e cominciai a massaggiare quel misto di metallo e carne. Tenere quel piccolo ammasso chiuso nel mio palmo, mi dava una piacevole sensazione. La madre istintivamente si sporse sul bordo della sedia. Nel mio palmo avevo ancora saldamente gli anelli e le labbra della grande figa. Strinsi forte, la madre ebbe un sussulto, la mia mano era completamente fradicia . Cominciai a tirare, dapprima piano, poi sempre più forte, la madre sembrava essere abituata a quel genere di trattamento. Mi accorsi che stava godendo come una troia, ormai ero bagnata fino all’avambraccio. Liberai la mia mano, le grandi labbra, ormai non più toniche e libere dalla mia presa, si allungarono sovrapponendosi, ai lati della sua figa. Il peso dei grossi anelli, spingeva verso il basso quelle grosse protuberanze ormai completamente slabbrate. Chiusi la mano a pugno, lo poggiai contro la figa, feci una leggerissima pressione e senza alcuna fatica, venne risucchiato dentro le sue morbide pareti. Ritrassi la mano, la avvicinai alle labbra della madre, apri’ la bocca, sapeva cosa doveva fare. Dopo aver eseguito il suo compito, avvicinai le mie labbra alle sue, le misi la lingua in gola, aveva ancora il sapore della sua figa sulla lingua, la succhiai tutta fino alla base, ora era pulita. Mi ricomposi senza dire una parola,la lasciai in bilico sulla poltrona, mi voltai e richiusi la porta dietro di me. Sapevamo che ci saremmo riviste molto presto.
scritto il
2024-02-06
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