La mucca Sofia 2

Scritto da , il 2013-02-18, genere etero

Il mattino dopo mi svegliai alle 6 di mattina sulla mia scrivania, mi ero addormentato esausto

durante la notte cercando di sistemare i pasticci di Sofia e finire il lavoro.
C'era ancora molto da fare e dopo un paio di caffè dalla macchinetta mi rimisi al lavoro.
Mi capitava spesso di fare tardi al lavoro ma di fare nottata non mi era mai capitato.
E' vero che non mi aspettava nessuno a casa, dopo un matrimonio finito da più di dieci anni e per

fortuna senza figli mi dedicavo interamente a me stesso.
Sport viaggi e sesso occasionale con qualche amichetta soprattutto sposate senza coinvolgimento

emotivo.
Forse mi comportavo da bastardo ma non volevo più vivere un'invasione del genere nella mia vita

come quando stavo con la mia ex.
Quindi patti chiari e amicizia lunga non avevo mai raccontando balle ma non volevo donne fisse

nella mia vita.
Mi rimisi al lavoro di lena anche perchè da lì a tre ore sarebbero arrivati i capi e avrebbero

ovviamente preteso l'impossibile.
Verso le otto e trenta entrò timidamente in ufficio Sofia, mi ero quasi dimenticato di lei, la salutai

con un sorriso.
Lei che era evidentemente sulle spine si è rilassata quando ha visto che ero tranquillo poi mi ha

chiesto aggiornamenti sul lavoro.
Visti i tempi stretti l'ho aggiornata brevemente sulla questione e mi sono rimesso al lavoro, lei è

andata a prendere un caffè e ne ha portato uno anche a me dicendomi che mi vedeva stanco.
Aveva l'occhietto vispo e mi sembrava più sveglia e attiva del solito dentro di mè mi sono

rasserenato visto che ero un pò preoccupato del mio atteggiamento inqualificabile della sera

prima.
La giornata passò lenta e impegnativa riuscii non sò come a superare la giornata e tutte le

problematiche del caso.
Era venerdì e la gente non vedeva l'ora di filare a casa, anche io non ero messo troppo bene

stanco come ero non vedevo l'ora che arrivasse l'orario per uscire.
Dovevo uscire con gli amici ma voglia zero chiamai per rimandare la serata e in quel momento

rientrò in ufficio Sofia che mancava da tutto il pomeriggio per via di un lavoro da fare in

amministrazione.
Mi ascoltò parlare con il mio amico al tel in silenzio poi appena riattaccai si mise a parlare delle

varie beghe che aveva trovato nel pomeriggio.
Il mio livello di attenzione era bassisimo infatti dopo un pò mi accorsi che tanto per cambiare

eravamo fuori orario di mezz'ora.
La interruppi e le dissi gentilmente che era tardi e che essendo venerdì sera aveva sicuramente di

meglio da fare.
Lei annui e poi disse che non aveva nulla da fare sarebbe andata a casa a vedere un film, poi con

un guizzo di vitalità negli occhi disse: che male sedersi oggi.
Così dicendo si volta mi dà le spalle e si tira giù panta e mutande.
Guarda come mi hai ridotta.
Io ero a bocca aperta, stava ferma lì dandomi le spalle leggermente piegata, mi sono avvicinato

carezzndole lievemente il sedere provocandole un brivido.
Era bluastro e nero quasi ovunque avevo fatto un macello, mi sentivo terribilmente in colpa ma allo

stesso tempo ero eccitato.
La mia mano le carezzava delicatamente il sedere e senza rendermene conto si insinuava in

basso passando tra le sue grosse natiche.
Sofia sospirava, le dissi con fare malizioso a mia volta cosa potevo fare per farmi perdonare ma

nel frattempo già gli lambivo la micetta.
Incredibile era già bagnata e faceva odore di sesso, continuai a massaggiarla mentre il suo

ansimare aumentava e cercava di sisetemarsi più comodamente allargando le gambe.
Era su di giri lì all'impiedi che si faceva toccare, ho deciso di farmi perdonare mi sono staccato

con la mano e l'ho guidata fino alla scrivania aiutandola a sedercisi sopra a gambe aperte.
Aveva gli occhi annebbiati dal piacere e mi guardava in preda a vorace lussuria sussurandomi di

scoparla quasi timidamente.
Sono andato alla porta per chiudere a chiave che non si sà mai, mi sono avvicinato a lei le ho

sfilato la maglia poi sganciato il reggiseno.
Due enormi e cadendi seni sono esplosi attratti dalla gravità verso il basso, poverina un pò mi

faceva pena così piccoletta portarsi in giro quelle tettone e quel culone.
Ho cominciato a baciarla un lungo e caldo bacio bagnato , mi divorava la lingua la sua

inesperienza era molto eccitante.
Nel frattempo con una mano le ero scivolato in mezzo alla micetta e con l'altra accarezzavo uno

dei suoi enormi meloni.
Sono sceso a lavorarle un capezzolo con la bocca mentre tenevo il capezzolo opposto tra le dita

e con la mano continuavo a lavorargli la micetta.
Sembravo un polipo ma la cosa faceva il suo effetto si agitava mugolava gemeva era in preda al

piacere.
Non volevo però che godesse subito volevo che soffrisse piacevolmente un pò quindi sono

sceso con la testa in mezzo alle sue gambe e con la lingua ho cominciato a lavorarla sfiorando le

zone più sensibili e lambendo in modo da tenerla sempre sul punto di venire.
Era incontenibile si agitava gemeva stringeva e allargava le gambe mi metteva le mani sulle spalle

testa e collo mi spingeva sembrava indemoniata.
Ho tirato un pò la corda finchè non ha cominciato a pregare e a stringere sentivo che lo voleva

spasmodicamente.
Implorava, di scoparla di farla venire, ho cominciato a fare sul serio dove sentivo che godeva e in

una manciata di secondi è esplosa con un liberatorio urlo di piacere.
Mi sono alzato e asciugato il viso con uno scottex tanto avevo la faccia bagnata dai suoi umori lei

ansimava come un mantice, le sue tettone si muovevano irregolari e lei era con gli occhi chiusi

rossa come il fuoco e totalemente stravolta.
La guardavo, era molto dolce così rossa e stravolta dal piacere, goffa ciccia ma sexy a modo suo

trasmetteva una certa passione.
Io però mi ritrovai addosso tutta la stanchezza della notte quasi insonne e dei due giorni di delirio.
L'aiutai a rivestirsi e le dissi che dovevo assolutamente andare a casa a riposare.
Lei era ancora spaesata annuiva e mi seguiva non avevo mai visto una persona così spaesata per

i postumi di un orgasmo.
Ci siamo separati nel parcheggio augurandoci un buon weekend, sono andato a casa che lei era

ancora lì in piedi vicino alla sua auto.
Sono arrivato a casa e dopo una doccia calda sono sprofondato tra le braccia di Morfeo ero

troppo stanco per qualsiasi pensiero o considerazione.

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