La studentessa in Erasmus
di
CreamyRob
genere
tradimenti
(piccola precisazione: i dialoghi con gli studenti Erasmus avvenivano in inglese, per comodità li riporto già tradotti)
Mi chiamo... boh, facciamo Roberto, ho 49 anni, sono alto 1,86, corporatura robusta e capelli corti che iniziano a diventare brizzolati e lavoro nella segreteria universitaria di una città medio-grande del Sud Italia. Il lavoro non è male, sono a contatto con giovani ogni giorno e ho anche conosciuto mia moglie così, che lavora nell'ufficio al piano di sopra.
Nella segreteria sono uno dei pochi a parlare fluentemente l'inglese, per cui se gli studenti in Erasmus hanno problemi li mandano sempre da me. In questo modo ho sempre avuto modo di conoscere un sacco di bellissime ragazze spaesate e per loro diventavo sempre una specie di "guida" durante i mesi di permanenza nella nostra città.
Un bel giorno di Febbraio vidi un gruppetto di ragazzi dalla carnagione molto chiara aggirarsi sperduti per la facoltà, mi avvicinai e chiesi loro di cosa avessero bisogno. Cominciarono a spiegarmi di aver problemi nel trovare aule, tutor e cose varie e pian piano iniziai ad indirizzarli. Tra loro c'era una ragazza di media altezza, capelli di un rosso molto chiaro lunghi fino a metà schiena, un viso molto dolce e tondo con due occhi azzurri incastonati dentro, due labbra a forma di cuoricino ma non troppo grosse e un fisico che immaginavo divino al di sotto del cappotto beige che indossava. Non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso, i nostri sguardi si incrociarono e per qualche secondo non si staccarono. Tornato a casa feci sesso con mia moglie ma continuavo a pensare a quella meravigliosa ragazzina e un po' mi sentii in colpa nei confronti di mia moglie.
Passarono i giorni e la ragazza venne spesso in segreteria a chiedermi informazioni. Si chiamava Katia, aveva 20 anni, era polacca e sarebbe rimasta da noi fino all'estate e chissà, magari avrebbe potuto prolungare il suo soggiorno. Le sue visite in segreteria diventavano sempre più frequenti, ogni volta ci fissavamo per qualche secondo prima di iniziare a parlare. Un giorno di fine Marzo non sapeva cosa dirmi e allora cercai di capirci di più.
>"Allora, come mai vieni sempre qui? Non hai conosciuto altri studenti?". La sua risposta fu criptica.
>"Si ma quelli non mi piacciono."
Per mesi venne da me ogni giorno, prendevamo un caffè alle macchinette e chiacchieravamo. Lei notava la fede e ogni volta che ci faceva caso diventava sempre più spregiudicata e si avvicinava a me. Le nostre chiacchierate erano sempre innocenti, non c'erano mai argomenti piccanti o allusioni, però il suo comportamento era eloquente: sembrava una seduttrice all'opera ma con l'aspetto di un angioletto. Con l'arrivo della primavera Katia iniziava anche a scoprirsi relativamente e iniziai a vedere anche il suo bellissimo corpo. Sarà alta 1,70, due bellissime gambe affusolate, fianchi un filino più larghi della norma e vitino da vespa, un bel seno non troppo piccolo nè troppo grande ma comunque prorompente e un sedere che era un dolore veder camminar via dal mio ufficio ogni volta che se ne andava: tondo da qualsiasi angolatura, quando indossava leggings sembrava star su da solo. Oramai pensavo a Katia ad ogni rapporto con mia moglie e ogni mia sega era per lei.
Ad inizio Giugno un'associazione studentesca ha organizzato una festa per tutta l'università e siamo stati invitati anche noi dipendenti. Katia quella mattina mi chiese se sarei stato presente, alla mia risposta affermativa sventolò i capelli e andò via dicendo "Good". La sera eravamo tutti nell'enorme cortile della facoltà e l'ambiente profumava di gioventù. Passai le prime ore con colleghi e professori, fin quando non sentii una mano tirarmi il braccio. Era lei. Rimasi a bocca aperta quasi, indossava un top incrociato color acquamarina che lasciava intravedere un po' del suo splendido seno, una minigonna nera un po' troppo corta e dei tacchi anch'essi neri. Aveva fatto il french sia alle unghie delle mani che dei piedi, indossava 3 bracciali color oro, un piccolo pendente e aveva i capelli lisci e sciolti.
Era visibilmente brilla, mentre parlavamo era molto più affettuosa del solito, si gettava su di me, mi accarezzava il braccio e cercava di convincermi a ballare con il suo gruppo. Alla fine mi tirarono di peso e iniziammo a ballare, mi sentivo un po' come un pesce fuor d'acqua in mezzo a tutti quei ragazzini, Katia poi si strusciava su di me in una maniera a metà tra l'elegante e il volgare, accrescendo la mia situazione. Avevo bevuto anch'io e per questo misi la mano sul suo fianco mentre col sedere stimolava il mio inguine, abbassai la testa sui suoi capelli profumati e le dissi: "C'è mia moglie e se mi vede sono morto. Poi ho il doppio dei tuoi anni, perché non ci provi con qualche studente del posto tuo coetaneo?". Lei si girò, mise le braccia dietro la mia testa e la avvicinò alla sua e mi sussurrò sensualmente all'orecchio: "Te l'ho detto mesi fa, non mi piacciono. Li preferisco grandi e sicuri come te." E mi stampò un bacio sulle labbra. Fu un attimo fuggente davvero splendido, il mio stomaco si accartocciò all'istante e avrei tanto voluto sollevarla e infilarle la lingua in bocca ma il mio buon senso prevalse.
Mi staccai e tornai da mia moglie che, con mia grande sorpresa, era ubriaca a livelli mai visti prima. La riportai a casa, la spogliai e la misi a letto. Guardai l'orologio, era appena mezzanotte. In quel momento mi arrivò una notifica sul cellulare, guardai ed era una mail sull'account istituzionale dell'università. Era Katia, mi chiedeva scusa per ciò che aveva fatto, sperava di non aver causato problemi e allegava il suo numero di cellulare. Le mandai un messaggio su WhatsApp dicendole che era tutto ok e che avevo semplicemente riportato mia moglie a casa. Lei mi rispose chiedendo se potessi fare il cavaliere anche per lei e la sua compagna, che era arrivata al limite della sopportazione tra alcool e tacchi.
Tornai dunque in facoltà, le ragazze entrarono in macchina e le riportai a casa. Aiutai Katia a far salire la sua amica barcollante e a portarla fino al letto. Katia mi riaccompagnò alla porta, ringraziandomi di continuo, la aprii ma a quel punto mi girai e la baciai con passione. Lei ricambiò il bacio con un piccolo mugolio soddisfatto, le nostre lingue vorticavano e il mio sangue affluiva verso il basso. Non perse tempo e aveva già la mano sulla mia patta, il mio cazzo era schizzato alle stelle e lei mi saltò in braccio dopo avermi slacciato la cintura dicendomi: "Tiralo fuori e prendimi ora".
Era incredibilmente leggera, abbassai la mia mutanda e il mio cazzo finalmente fu libero, con la mano andai sicuro tra le sue cosce per spostare la sua mutandina ma non trovai nulla, solo le sue labbra bagnate che aspettavano di essere penetrate. Presi allora il mio pene e lo guidai dentro di lei mentre continuavamo a baciarci e finalmente le fui dentro:"Ooooh erano mesi che lo sognavo" disse nella sua lingua natia, e iniziai a muoverla su e giù lungo il mio pene, che pensava di essere in paradiso. Era molto stretta, molto bagnata e caldissima. Di un calore che avevo dimenticato, lo sentivo lungo l'asta, sulla cappella e fin sulle palle che sbattevano delicatamente sulle sue perfette natiche. La poggiai di schiena contro il muro e spinsi forte il bacino per tenerla ferma mentre mi toglievo la polo, lei fece lo stesso sfilando il toppino. Per cinque minuti l'ho scopata in piedi mentre avvolgeva le sue gambe dietro di me, finché mi disse: "Portami a letto". Andammo nella sua camera, accese una lampada e tolse lentamente la mini, mentre io toglievo del tutto scarpe e pantalone. Mi diede le spalle e mentre raccoglieva i capelli mi chiese: "Che ne pensi di me?". La sua dolcezza mi lasciò senza parole, la piegai a 90, poggia il cazzo sulla sua fighetta e dissi: "Sei una dea, non senti che effetto mi fai?". Iniziai a sbatterla più forte che potevo tenendola per i fianchi, ogni tanto li lasciavo e le stringevo da dietro il seno, stimolandole i capezzoli, ogni tanto le tiravo i capelli o le tiravo schiaffi sul culo, arrossandole la natica, lei godeva e ogni tanto tirava fuori dei gridolini che soffocavo con la mano, altre volte diceva parole nella sua lingua, ogni tanto la insultavo pure, dandole della 'troietta' o dicendole 'sei la mia puttana', lei sapeva qualche parolaccia in italiano e se la rideva. Complice l'alcool, riuscì a resistere per una mezz'ora abbondante in cui lei ebbe un paio di orgasmi, mi sentivo quasi al punto di non ritorno e a quel punto tirai fuori il cazzo, la girai e la spinsi delicatamente sul letto.
Lei sorrideva, era bellissima e io ero fuori di testa. Le spalancai le gambe e mi infilai con la testa lì in mezzo. Iniziai a giocare col suo clitoride, glielo leccavo, lo strofinavo, le infilavo due dita nella fichetta... mi divertii per un bel po', lei sembrava apprezzare finché non mi ferm e disse "Rimettimelo dentro e scopami fino alla fine".
Mi alzai e mi misi tra le sue gambe, infilai il cazzo nella sua bellissima figa arrossata dopo averlo strofinato un po' su quelle labbra e tornai a pompare forte. Lei chiuse le gambe dietro la mia schiena e mi avvicinò a lei: eravamo super incollati, la scopavo più che potevo, lei gemeva e mi baciava mentre insieme sudavamo e i nostri colpi si fondevano (letteralmente). Dopo altri 5 minuti ero al limite, le dissi: "Apri le gambe e liberami, devo venire" ma lei le stringeva più forte, scuotendo la testa e facendo "no no no". Era vicina anche lei all'orgasmo e mi baciava con passione, dicendo: "Dentro, dentro" e io rispondevo: "Stai scherzando? Prendi la pillola?" e lei: "Non importa, dentro, ti prego riempimi".
Quelle paroline mi diedero un boost: ho un fetish per i creampie e l'ingravidamento. Iniziai allora a fotterla, letteralmente. Affondavo i colpi con forza e velocità (per fortuna il fisico mi accompagna ancora) e le sussurravo all'orecchio: "Vuoi che ti sborri dentro? Sei una vera ninfetta, vuoi restare incinta?" e lei mi rispondeva: "Si si si, tutto dentro, vienimi dentro". Le sue parole aumentavano ancor di più il mio furore, continuavo a dirle cose del tipo "Adesso ti riempio", "Ti metto incinta, troietta" e lei rispondeva solo "Si, sono tua, fammi tua".
Venni, finalmente. Mi svuotai completamente dentro di lei mentre le dicevo (con tono di voce un po' troppo alto) "Ti sto sborrando dentro", seguito da grugniti vari da parte mia e dei gemiti soddisfatti da parte sua.
Restai dentro di lei qualche minuto, durante i quali continuammo a baciarci e accarezzarci. Non potevo credere a ciò che avevo appena fatto ma allo stesso tempo ero felicissimo per averlo fatto. Lei mi chiese se poteva fare un selfie di noi due a letto, acconsentii e ci scattammo la foto che eravamo ancora uniti. Appena tirato fuori il cazzo rimasi sorpreso dalla quantità di sperma che le avevo schizzato dentro, lo era anche lei e infatti disse: "Abbiamo fatto un bel casino" e andò in bagno a pulirsi. Io nel frattempo mi rivestii e quando lei tornò, ancora nuda e perfetta, ero pronto ad andarmene: erano quasi le 2 di notte. Lei mi diede un ultimo bacio e mi lasciò tornare a casa, dove però dormii sul divano.
Il giorno dopo a lavoro venne nel mio ufficio, non c'era nessuno ma chiuse comunque la porta da dietro. Mi parlò a lungo di come la sera prima fosse stata perfetta, di come si era infatuata di me in questi mesi, di come fosse gelosa di mia moglie ogni volta che la vedeva avvicinarsi a me. MI disse anche che aveva preso una pillola quella stessa mattina perché, per quanto le fosse piaciuto anche tutto il dirty talking sull'ingravidare, non era una cosa che aveva intenzione di fare a quest'età. Tutte le sue confessioni mi avevano fatto eccitare, mi riavvicinai a lei e la baciai a lungo mentre era seduta, lei mi disse "C'è una cosa che ieri non abbiamo fatto" e mi slaccio la cintura, iniziando a tirare fuori il mio pene turgido. Ovviamente parlava del pompino, che iniziò a farmi in ufficio, con quella boccuccia tanto carina e dolce, in quel luogo in cui ogni giorno veniva a chiedermi aiuto o informazioni su documenti, moduli, attività didattiche. Furono dei bellissimi dieci minuti in cui la sua lingua vorticava attorno al mio membro e le mie dita ravanavano tra le sue cosce, che ero riuscito a raggiungere dopo averle sbottonato i jeans. Se li era abbassati del tutto i pantaloni e aveva poggiato le gambe sulla mia scrivania, larghe, per consentirmi l'accesso, e mentre con la mano sinistra la sditalinavo, con la destra le muovevo la testa avanti e indietro sul mio cazzo. Mi disse che la stuzzicavo troppo e che aveva di nuovo voglia di me, quindi la feci alzare e mettere a novanta sulla scrivania, mi posizionai dietro di lei e le infilai il cazzo dentro, cominciando a sbatterla a ritmo sostenuto. I suoi gemiti erano soffocati dalle sue stesse mani, mentre io con una mano le tenevo i capelli e con l'altra il fianco. Le mie palle sbattevano ritmicamente sulle sue natiche, il mio bacino anche e continuavo a sperare che nessuno venisse a disturbarci.
Non resistetti a lungo e stavolta non potevo venirle dentro, per cui la feci mettere in ginocchio e la lasciai giocare col mio cazzo, dopo averglielo sbattuto delicatamente sul suo visetto rotondo. Alla fine mi fece sborrare nella sua boccuccia, ingoiò tutto con soddisfazione e iniziò a piangere.
Non sapevo cosa fare, pensavo di aver sbagliato qualcosa o di averle detto cose sbagliate ma per 10 minuti non parlò. Finalmente ruppe il silenzio, dicendomi che non voleva tornare in Polonia, non voleva perdermi ma si sentiva in colpa per ciò che avevamo fatto a mia moglie.
I sensi di colpa tornarono, non sapevo che dire o cosa fare, per cui la lasciai andare.
Cinque giorni fa mi è arrivato un suo messaggio, mi diceva che era appena tornata a casa sua e che le sarei mancato ma aveva comunque intenzione di tornai. La sera decisi di confessare tutto a mia moglie, la donna che avevo sempre creduto di amare fin quando incontrai la dolce Katia, la ragazza che mi ha scombussolato la vita. La consorte non ha preso bene quanto ho fatto, ha però visto che i miei sentimenti erano sinceri sia nei suoi confronti che nei confronti di Katia e ha deciso che penserà se darmi un'altra possibilità, se iniziare una relazione aperta, se lasciarci, dovrà vedere. Intanto continuano ad arrivarmi messaggi da Varsavia ma per il momento restano lì, senza risposta.
Mi chiamo... boh, facciamo Roberto, ho 49 anni, sono alto 1,86, corporatura robusta e capelli corti che iniziano a diventare brizzolati e lavoro nella segreteria universitaria di una città medio-grande del Sud Italia. Il lavoro non è male, sono a contatto con giovani ogni giorno e ho anche conosciuto mia moglie così, che lavora nell'ufficio al piano di sopra.
Nella segreteria sono uno dei pochi a parlare fluentemente l'inglese, per cui se gli studenti in Erasmus hanno problemi li mandano sempre da me. In questo modo ho sempre avuto modo di conoscere un sacco di bellissime ragazze spaesate e per loro diventavo sempre una specie di "guida" durante i mesi di permanenza nella nostra città.
Un bel giorno di Febbraio vidi un gruppetto di ragazzi dalla carnagione molto chiara aggirarsi sperduti per la facoltà, mi avvicinai e chiesi loro di cosa avessero bisogno. Cominciarono a spiegarmi di aver problemi nel trovare aule, tutor e cose varie e pian piano iniziai ad indirizzarli. Tra loro c'era una ragazza di media altezza, capelli di un rosso molto chiaro lunghi fino a metà schiena, un viso molto dolce e tondo con due occhi azzurri incastonati dentro, due labbra a forma di cuoricino ma non troppo grosse e un fisico che immaginavo divino al di sotto del cappotto beige che indossava. Non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso, i nostri sguardi si incrociarono e per qualche secondo non si staccarono. Tornato a casa feci sesso con mia moglie ma continuavo a pensare a quella meravigliosa ragazzina e un po' mi sentii in colpa nei confronti di mia moglie.
Passarono i giorni e la ragazza venne spesso in segreteria a chiedermi informazioni. Si chiamava Katia, aveva 20 anni, era polacca e sarebbe rimasta da noi fino all'estate e chissà, magari avrebbe potuto prolungare il suo soggiorno. Le sue visite in segreteria diventavano sempre più frequenti, ogni volta ci fissavamo per qualche secondo prima di iniziare a parlare. Un giorno di fine Marzo non sapeva cosa dirmi e allora cercai di capirci di più.
>"Allora, come mai vieni sempre qui? Non hai conosciuto altri studenti?". La sua risposta fu criptica.
>"Si ma quelli non mi piacciono."
Per mesi venne da me ogni giorno, prendevamo un caffè alle macchinette e chiacchieravamo. Lei notava la fede e ogni volta che ci faceva caso diventava sempre più spregiudicata e si avvicinava a me. Le nostre chiacchierate erano sempre innocenti, non c'erano mai argomenti piccanti o allusioni, però il suo comportamento era eloquente: sembrava una seduttrice all'opera ma con l'aspetto di un angioletto. Con l'arrivo della primavera Katia iniziava anche a scoprirsi relativamente e iniziai a vedere anche il suo bellissimo corpo. Sarà alta 1,70, due bellissime gambe affusolate, fianchi un filino più larghi della norma e vitino da vespa, un bel seno non troppo piccolo nè troppo grande ma comunque prorompente e un sedere che era un dolore veder camminar via dal mio ufficio ogni volta che se ne andava: tondo da qualsiasi angolatura, quando indossava leggings sembrava star su da solo. Oramai pensavo a Katia ad ogni rapporto con mia moglie e ogni mia sega era per lei.
Ad inizio Giugno un'associazione studentesca ha organizzato una festa per tutta l'università e siamo stati invitati anche noi dipendenti. Katia quella mattina mi chiese se sarei stato presente, alla mia risposta affermativa sventolò i capelli e andò via dicendo "Good". La sera eravamo tutti nell'enorme cortile della facoltà e l'ambiente profumava di gioventù. Passai le prime ore con colleghi e professori, fin quando non sentii una mano tirarmi il braccio. Era lei. Rimasi a bocca aperta quasi, indossava un top incrociato color acquamarina che lasciava intravedere un po' del suo splendido seno, una minigonna nera un po' troppo corta e dei tacchi anch'essi neri. Aveva fatto il french sia alle unghie delle mani che dei piedi, indossava 3 bracciali color oro, un piccolo pendente e aveva i capelli lisci e sciolti.
Era visibilmente brilla, mentre parlavamo era molto più affettuosa del solito, si gettava su di me, mi accarezzava il braccio e cercava di convincermi a ballare con il suo gruppo. Alla fine mi tirarono di peso e iniziammo a ballare, mi sentivo un po' come un pesce fuor d'acqua in mezzo a tutti quei ragazzini, Katia poi si strusciava su di me in una maniera a metà tra l'elegante e il volgare, accrescendo la mia situazione. Avevo bevuto anch'io e per questo misi la mano sul suo fianco mentre col sedere stimolava il mio inguine, abbassai la testa sui suoi capelli profumati e le dissi: "C'è mia moglie e se mi vede sono morto. Poi ho il doppio dei tuoi anni, perché non ci provi con qualche studente del posto tuo coetaneo?". Lei si girò, mise le braccia dietro la mia testa e la avvicinò alla sua e mi sussurrò sensualmente all'orecchio: "Te l'ho detto mesi fa, non mi piacciono. Li preferisco grandi e sicuri come te." E mi stampò un bacio sulle labbra. Fu un attimo fuggente davvero splendido, il mio stomaco si accartocciò all'istante e avrei tanto voluto sollevarla e infilarle la lingua in bocca ma il mio buon senso prevalse.
Mi staccai e tornai da mia moglie che, con mia grande sorpresa, era ubriaca a livelli mai visti prima. La riportai a casa, la spogliai e la misi a letto. Guardai l'orologio, era appena mezzanotte. In quel momento mi arrivò una notifica sul cellulare, guardai ed era una mail sull'account istituzionale dell'università. Era Katia, mi chiedeva scusa per ciò che aveva fatto, sperava di non aver causato problemi e allegava il suo numero di cellulare. Le mandai un messaggio su WhatsApp dicendole che era tutto ok e che avevo semplicemente riportato mia moglie a casa. Lei mi rispose chiedendo se potessi fare il cavaliere anche per lei e la sua compagna, che era arrivata al limite della sopportazione tra alcool e tacchi.
Tornai dunque in facoltà, le ragazze entrarono in macchina e le riportai a casa. Aiutai Katia a far salire la sua amica barcollante e a portarla fino al letto. Katia mi riaccompagnò alla porta, ringraziandomi di continuo, la aprii ma a quel punto mi girai e la baciai con passione. Lei ricambiò il bacio con un piccolo mugolio soddisfatto, le nostre lingue vorticavano e il mio sangue affluiva verso il basso. Non perse tempo e aveva già la mano sulla mia patta, il mio cazzo era schizzato alle stelle e lei mi saltò in braccio dopo avermi slacciato la cintura dicendomi: "Tiralo fuori e prendimi ora".
Era incredibilmente leggera, abbassai la mia mutanda e il mio cazzo finalmente fu libero, con la mano andai sicuro tra le sue cosce per spostare la sua mutandina ma non trovai nulla, solo le sue labbra bagnate che aspettavano di essere penetrate. Presi allora il mio pene e lo guidai dentro di lei mentre continuavamo a baciarci e finalmente le fui dentro:"Ooooh erano mesi che lo sognavo" disse nella sua lingua natia, e iniziai a muoverla su e giù lungo il mio pene, che pensava di essere in paradiso. Era molto stretta, molto bagnata e caldissima. Di un calore che avevo dimenticato, lo sentivo lungo l'asta, sulla cappella e fin sulle palle che sbattevano delicatamente sulle sue perfette natiche. La poggiai di schiena contro il muro e spinsi forte il bacino per tenerla ferma mentre mi toglievo la polo, lei fece lo stesso sfilando il toppino. Per cinque minuti l'ho scopata in piedi mentre avvolgeva le sue gambe dietro di me, finché mi disse: "Portami a letto". Andammo nella sua camera, accese una lampada e tolse lentamente la mini, mentre io toglievo del tutto scarpe e pantalone. Mi diede le spalle e mentre raccoglieva i capelli mi chiese: "Che ne pensi di me?". La sua dolcezza mi lasciò senza parole, la piegai a 90, poggia il cazzo sulla sua fighetta e dissi: "Sei una dea, non senti che effetto mi fai?". Iniziai a sbatterla più forte che potevo tenendola per i fianchi, ogni tanto li lasciavo e le stringevo da dietro il seno, stimolandole i capezzoli, ogni tanto le tiravo i capelli o le tiravo schiaffi sul culo, arrossandole la natica, lei godeva e ogni tanto tirava fuori dei gridolini che soffocavo con la mano, altre volte diceva parole nella sua lingua, ogni tanto la insultavo pure, dandole della 'troietta' o dicendole 'sei la mia puttana', lei sapeva qualche parolaccia in italiano e se la rideva. Complice l'alcool, riuscì a resistere per una mezz'ora abbondante in cui lei ebbe un paio di orgasmi, mi sentivo quasi al punto di non ritorno e a quel punto tirai fuori il cazzo, la girai e la spinsi delicatamente sul letto.
Lei sorrideva, era bellissima e io ero fuori di testa. Le spalancai le gambe e mi infilai con la testa lì in mezzo. Iniziai a giocare col suo clitoride, glielo leccavo, lo strofinavo, le infilavo due dita nella fichetta... mi divertii per un bel po', lei sembrava apprezzare finché non mi ferm e disse "Rimettimelo dentro e scopami fino alla fine".
Mi alzai e mi misi tra le sue gambe, infilai il cazzo nella sua bellissima figa arrossata dopo averlo strofinato un po' su quelle labbra e tornai a pompare forte. Lei chiuse le gambe dietro la mia schiena e mi avvicinò a lei: eravamo super incollati, la scopavo più che potevo, lei gemeva e mi baciava mentre insieme sudavamo e i nostri colpi si fondevano (letteralmente). Dopo altri 5 minuti ero al limite, le dissi: "Apri le gambe e liberami, devo venire" ma lei le stringeva più forte, scuotendo la testa e facendo "no no no". Era vicina anche lei all'orgasmo e mi baciava con passione, dicendo: "Dentro, dentro" e io rispondevo: "Stai scherzando? Prendi la pillola?" e lei: "Non importa, dentro, ti prego riempimi".
Quelle paroline mi diedero un boost: ho un fetish per i creampie e l'ingravidamento. Iniziai allora a fotterla, letteralmente. Affondavo i colpi con forza e velocità (per fortuna il fisico mi accompagna ancora) e le sussurravo all'orecchio: "Vuoi che ti sborri dentro? Sei una vera ninfetta, vuoi restare incinta?" e lei mi rispondeva: "Si si si, tutto dentro, vienimi dentro". Le sue parole aumentavano ancor di più il mio furore, continuavo a dirle cose del tipo "Adesso ti riempio", "Ti metto incinta, troietta" e lei rispondeva solo "Si, sono tua, fammi tua".
Venni, finalmente. Mi svuotai completamente dentro di lei mentre le dicevo (con tono di voce un po' troppo alto) "Ti sto sborrando dentro", seguito da grugniti vari da parte mia e dei gemiti soddisfatti da parte sua.
Restai dentro di lei qualche minuto, durante i quali continuammo a baciarci e accarezzarci. Non potevo credere a ciò che avevo appena fatto ma allo stesso tempo ero felicissimo per averlo fatto. Lei mi chiese se poteva fare un selfie di noi due a letto, acconsentii e ci scattammo la foto che eravamo ancora uniti. Appena tirato fuori il cazzo rimasi sorpreso dalla quantità di sperma che le avevo schizzato dentro, lo era anche lei e infatti disse: "Abbiamo fatto un bel casino" e andò in bagno a pulirsi. Io nel frattempo mi rivestii e quando lei tornò, ancora nuda e perfetta, ero pronto ad andarmene: erano quasi le 2 di notte. Lei mi diede un ultimo bacio e mi lasciò tornare a casa, dove però dormii sul divano.
Il giorno dopo a lavoro venne nel mio ufficio, non c'era nessuno ma chiuse comunque la porta da dietro. Mi parlò a lungo di come la sera prima fosse stata perfetta, di come si era infatuata di me in questi mesi, di come fosse gelosa di mia moglie ogni volta che la vedeva avvicinarsi a me. MI disse anche che aveva preso una pillola quella stessa mattina perché, per quanto le fosse piaciuto anche tutto il dirty talking sull'ingravidare, non era una cosa che aveva intenzione di fare a quest'età. Tutte le sue confessioni mi avevano fatto eccitare, mi riavvicinai a lei e la baciai a lungo mentre era seduta, lei mi disse "C'è una cosa che ieri non abbiamo fatto" e mi slaccio la cintura, iniziando a tirare fuori il mio pene turgido. Ovviamente parlava del pompino, che iniziò a farmi in ufficio, con quella boccuccia tanto carina e dolce, in quel luogo in cui ogni giorno veniva a chiedermi aiuto o informazioni su documenti, moduli, attività didattiche. Furono dei bellissimi dieci minuti in cui la sua lingua vorticava attorno al mio membro e le mie dita ravanavano tra le sue cosce, che ero riuscito a raggiungere dopo averle sbottonato i jeans. Se li era abbassati del tutto i pantaloni e aveva poggiato le gambe sulla mia scrivania, larghe, per consentirmi l'accesso, e mentre con la mano sinistra la sditalinavo, con la destra le muovevo la testa avanti e indietro sul mio cazzo. Mi disse che la stuzzicavo troppo e che aveva di nuovo voglia di me, quindi la feci alzare e mettere a novanta sulla scrivania, mi posizionai dietro di lei e le infilai il cazzo dentro, cominciando a sbatterla a ritmo sostenuto. I suoi gemiti erano soffocati dalle sue stesse mani, mentre io con una mano le tenevo i capelli e con l'altra il fianco. Le mie palle sbattevano ritmicamente sulle sue natiche, il mio bacino anche e continuavo a sperare che nessuno venisse a disturbarci.
Non resistetti a lungo e stavolta non potevo venirle dentro, per cui la feci mettere in ginocchio e la lasciai giocare col mio cazzo, dopo averglielo sbattuto delicatamente sul suo visetto rotondo. Alla fine mi fece sborrare nella sua boccuccia, ingoiò tutto con soddisfazione e iniziò a piangere.
Non sapevo cosa fare, pensavo di aver sbagliato qualcosa o di averle detto cose sbagliate ma per 10 minuti non parlò. Finalmente ruppe il silenzio, dicendomi che non voleva tornare in Polonia, non voleva perdermi ma si sentiva in colpa per ciò che avevamo fatto a mia moglie.
I sensi di colpa tornarono, non sapevo che dire o cosa fare, per cui la lasciai andare.
Cinque giorni fa mi è arrivato un suo messaggio, mi diceva che era appena tornata a casa sua e che le sarei mancato ma aveva comunque intenzione di tornai. La sera decisi di confessare tutto a mia moglie, la donna che avevo sempre creduto di amare fin quando incontrai la dolce Katia, la ragazza che mi ha scombussolato la vita. La consorte non ha preso bene quanto ho fatto, ha però visto che i miei sentimenti erano sinceri sia nei suoi confronti che nei confronti di Katia e ha deciso che penserà se darmi un'altra possibilità, se iniziare una relazione aperta, se lasciarci, dovrà vedere. Intanto continuano ad arrivarmi messaggi da Varsavia ma per il momento restano lì, senza risposta.
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