Un matrimonio salvato, racconto ad un'amica

di
genere
dominazione

Apro whatsapp all’arrivo di una notifica e trovo gli auguri di Grazia, una collega del mio lavoro precedente che ormai purtroppo sento raramente. Quando lavoravamo insieme invece lei, una ragazza molto più giovane di me, dolcissima e dichiaratamente gay, era diventata la confidente con cui condividevo spunti e riflessioni sulla sessualità non convenzionale. La mia più che la sua, sulla quale era piuttosto riservata, e io non volevo forzarla a parlarne più di quanto non facesse spontaneamente. Sono sempre stato un amante del bondage e del s/m, e avevo capito che con lei potevo aprirmi liberamente, raccontarle le mie esperienze, comprese quelle che svolgevo con mia moglie, senza che lei mi giudicasse o si scandalizzasse. Avevo interrotto bruscamente, non per colpa sua, lo scambio, e decido di sentirla per spiegarle il motivo.
- Ciao, quanto tempo! Come stai?
- Auguri anche a te, prima di tutto. Io bene, e a te come butta?
- Il solito. Cerco casa, cerco lavoro, cerco una ragazza. Come sempre.
- Solo perché lo fai senza impegnarti. Soprattutto sulla ragazza
- Sai come sono. Aspetto il vero amore.
- Nell’attesa dovresti accontentarti di una qualche scopata ogni tanto, almeno per non perdere la pratica.
- Per quelle non avrei problemi…e a te come stai a andando?
- Benino. Ho appena iniziato un nuovo lavoro e mi piace molto. Vediamo come procederà.
- E con la tua bella lei?
- Ti chiamo per quello. Spiegarti perché ho dovuto tagliare i ponti con te mesi fa.
- Al tempo mi hai detto e non detto. Mi ero preoccupata molto, e mi è dispiaciuto. Mi piaceva parlare con te.
- Anche a me. Ti sentivo vicina, davvero.
- Ne sono contenta. Ma che cosa è successo?
- Alcune delle cose di cui parlavo con te le condividevo anche con una ex collega. Lei ha beccato la chat per una mia leggerezza e si è incazzata di brutto.
- Oh, cazzo…
- Esatto. Per salvarti dai casini ho preferito sganciarmi e risparmiarti tutta la storia. Anche perché da lì ho avuto un periodo davvero pesante.
- Con tua moglie?
- Sì…come al solito lei pensava che la stessi tradendo con quella – considera che sta nella mia città in cui non metto piede da decenni, e non mi piaceva nemmeno – ma aveva una vena pseudo masochista e avevamo iniziato a parlarci.
- Tutto qui?
- Sì, tutto qui. Ma lei ne ha fatto un caso. Oltretutto quell’altra si è dimostrata una vigliacca e per salvarsi il culo mi ha buttato ai pesci dicendo anche cose non vere per fare una figura migliore. Ma vabbè.
- Io non lo avrei mai fatto. In caso le avrei detto che mi parlavi sempre di lei, solo di lei, di quello che facevate e di quanto ne sei innamorato. Oltre alle tue storie vecchie, ma quello non è nemmeno un problema suo, se vogliamo.
- Quello che le ho detto io, non ho mai fatto proposte, inviato o chiesto foto o altro.
- Sei uno degli uomini più innamorati che conosca, e sei anche serio.
- Lei pensa che voglia sempre tradirla. È fatta così, e non riesco a convincerla del contrario.
- E dopo?
- Dopo è successo che mi ha detto: “ok, vuoi fare lo schiavo? E io ti faccio fare lo schiavo, ma per davvero”
- Cosa che facevi già.
- Sì, ma è cambiata la modalità. Se prima era un gioco, da quel giorno è diventato un lavoro vero e proprio.
- In che senso?
- Che non ero più suo marito ma solo uno schiavo.
- Addirittura?
- Sì. È andata immediatamente su Amazon a fare acquisti, senza nemmeno dirmi cosa. Prima di solito decidevamo insieme l’acquisto di giochi erotici, o mi informava che prendeva questo o quello. Da lì in poi mi ha tenuto all’oscuro finché le cose non arrivavano. Poi mi ha depilato completamente e mi ha detto che avrei tenuto la cintura a tempo indeterminato.
- E anche quella la portavi già. Depilato perché?
- Senza peli per sminuirmi come uomo. E prima mi toglieva la cintura per fare sesso.
- Dopo no?
- Ci arrivo. La seconda cosa che mi ha detto è che una volta messa a letto la bambina, o quando la piccola non era con noi, in casa avrei dovuto essere nudo e sempre a sua disposizione…
- E anche quello era già in essere quando ci sentivamo.
- Sì, ma da quel giorno è stato diverso, credimi. Mi ha fatto sentire un oggetto, si limitava a dirmi cosa fare, dove stare, tutto senza il minimo riguardo, e senza la minima gratificazione personale. Io dovevo semplicemente obbedire.
- Quello che fa uno schiavo.
- Cosa che facevo, ma con uno spirito diverso. Prima almeno dimostrava si amarmi, anche se giocava a fare la dura. Dopo voleva solo vendicarsi, trattarmi come una proprietà di poco valore.
- Vendicarsi di cosa poi?
- Di niente, ma quello che dicevo io non contava. Comunque, la prima sera mi presentai a lei semplicemente nudo e con le polsiere, e lei mi rimandò indietro. Non soffrivo abbastanza, voleva che mi mettessi le pinzette, che l’avevano sempre fatta ridere perché secondo lei non erano una cosa da uomo. Andai a metterle, e mi disse che dovevo mettere il collare, altra cosa che aveva sempre ritenuto inutile.
- Capito il gioco
- Anche io. Quando tornai da lei mi fece stare in piedi accanto al divano per mezz’ora, mentre lei guardava la televisione.
- Senza fare niente?
- Senza nemmeno fare finta di aver notato la presenza. Poi mi disse di prendere le cinghie perché voleva legarmi.
- Che cinghie?
- Sono delle cinghie sottili di cordura con un’asola in cui passa un cilindro metallico. Le fai passare sopra una porta, per esempio, e quando la chiudi il cilindro tiene in posizione tutto e ci puoi legare qualcuno senza pericolo che si liberi.
- Ok, capito.
- Andai a prenderle e mi disse di metterle ai cardini della porta finestra, sia per i polsi che per le caviglie. Porta finestra da cui dall’esterno mi si poteva vedere tranquillamente, e glielo feci notare.
- E lei?
- “Lo so. Mica sono io quello che deve vergognarsi se viene visto. Non mi interessa proprio se qualcuno ti mette gli occhi addosso, cazzi tuoi che vuoi fare lo schiavo”. Parole testuali. E allora ho messo le cinghie ai cardini, e stavo chiudendo la finestra quando lei mi fermò dicendo di lasciare aperto, tanto non sarei riuscito a liberarmi comunque. Poi mi disse di andare a prendere il suo giochino, che sarebbe la sua magic wand, perché voleva divertirsi.
- Ah la usa anche lei?
- A voglia. E in questo periodo sono diventato geloso di quell’aggeggio.
- Ahahah, davvero? Come si fa ad essere gelosi di un elettrodomestico?
- Beh, se l’elettrodomestico la tocca e la fa godere più di te, un po’ ci resti male.
- Perché tu non le dai abbastanza piacere?
- Io non l’ho toccata per sei mesi, se non saltuariamente con la lingua.
- Che cosa? – urla quasi nel telefono.
- Quella è la parte dello schiavo che non ha mai usato. Il cazzo intendo. Se non per darmi dolore o umiliazioni…
- Oh povero. Adesso capisco qualcosa di più! Com’è stato?
- Difficile. Ma non il peggio. Beh, le porto il wand, e lei si alza per legarmi, a braccia e gambe larghe con la schiena verso l’esterno, e io penso che almeno potrò guardarla. Magra consolazione, ma pace. Invece si tolse la maglietta e ci fece una benda da mettermi sugli occhi, poi come se mi avesse letto nel pensiero mi disse che non meritavo nemmeno di vederla, ma mi concedeva di ascoltarla e dovevo considerarlo un regalo da parte sua. Poi mi tirò uno schiaffo da girarmi la faccia e tornò sul divano, la sentii spogliarsi e cercare un porno sullo smart tv, poi accese il wand e iniziò.
- Inutile dire che sarai impazzito.
- Altroché, ero troppo umiliato ma dentro la gabbia il mio coso cercava di drizzarsi, col risultato di farmi male da solo. E probabilmente per niente perché lei nemmeno mi guardava.
- Preferiva guardare il porno?
- Credo di sì, ma non lo so per certo. Quello che so è che quando mi tolse la benda, dopo essersi preparata per la notte era passata un’ora e mezza, e aveva smesso di giocare forse da dieci minuti. E dopo avermi liberato mi fece leccare da terra tutto quello che mi era colato.
- Sempre per umiliarti.
- Certo. E fece così quasi tutte le sere, con qualche variante. Magari mi legava con la faccia verso l’esterno, oppure si alzava e mi frustava continuando a usare il wand, oppure altre cose. Poi iniziarono ad arrivare i giochi ordinati su Amazon. Nell’ordine uno stimolatore prostatico per me, cinghie e strumenti di costrizione vari, due fruste, un vibratore clitorideo, e vari strumenti per la stimolazione elettrica, una ruota di Wartenberg, e da ultimo una maschera con benda per gli occhi e ballgag per la bocca.
- E li ha usati tutti su di te?
- A parte lo stimolatore clitorideo, ovviamente. Lo stimolatore prostatico è diventato una presenza fissa, con il telecomando lo azionava in qualsiasi momento, e ogni tanto dovevo indossarlo anche fuori, sotto i vestiti, e quando lo accendeva ovviamente il ronzio si sentiva.
- Decisamente umiliante.
- Sì, tutto era fatto per umiliarmi e degradarmi. A volte mi diceva che non mi voleva in casa perché aveva voglia di restare nuda, oppure che doveva parlare con qualcuno al telefono e non voleva che ascoltassi, e allora mi faceva mettere un paio di short, mi accompagnava in garage e mi legava lì, perché anche in quello mi aveva fatto mettere degli anelli di fissaggio per legarmi e lasciarmici. E con tutte le possibilità mi metteva in posizioni scomodissime solo per il gusto di sapere che soffrivo anche senza che lei stesse lì, e io non vedevo l’ora che tornasse per liberarmi, ma stava via un paio d’ore o di più, magari con degli elettrodi sulle palle o sui capezzoli che ad intervalli mi davano la scossa. Molto spesso mi incatenava polsi e caviglie così che potessi fare cose e potesse sentirmi muovermi. E ovviamente con le finestre aperte avrebbe potuto sentirmi anche qualcun'altro. Ogni volta che mi vedeva con una faccia strana a qualche ordine mi diceva "fare lo schiavo era quello che volevi, no? Non lamentarti, sto realizzando il tuo desiderio", o cose del genere. E poi iniziammo ad andare al mare.
- E anche lì…
- Siamo sempre andati in posti poco affollati, e al mattino presto, dopo aver accompagnato la bimba a scuola, non c’era quasi mai nessuno. Se c’erano meno di quattro macchine mi faceva lasciare i vestiti direttamente in auto, prendevo le borse con teli e pinne e percorrevamo la spiaggia rimanendo lontani dagli altri, se c’erano.
- E tu dovevi rimanere nudo?
- Sempre, ed il problema era non tanto restare nudo, quanto la cintura che non mi toglievo mai. E a volte erano gli altri a passare dove stavamo noi.
- E quando quel qualcuno ti vedeva?
- Come per la porta finestra. “Non sono io a dovermi vergognare di essere uno schiavo”. L’unico vero vantaggio era che in spiaggia potevo almeno guardarla in topless.
- Bella tua moglie, la guarderei volentieri anche io in topless. Ma scusa, a casa non si lasciava guardare?
- Quasi mai, se doveva spogliarsi mi bendava o dovevo andare in un’altra stanza.
- E perché?
- Perché ero uno schiavo. In spiaggia invece poteva essere guardata da chiunque, quindi anche io potevo vederla come tutti.
- E non potevi essere geloso.
- Ovviamente. Una volta un tipo si fermò a parlarle e mi disse di andare in acqua, e la sentii dirgli di non fare caso perché non ero nessuno di importante per lei.
- Che brutto però!
- Voleva farmela pagare, per una cosa tutto sommato innocua, ma che lei aveva preso male.
- E tu?
- Che dovevo fare? Rimasi in acqua finché il tizio non si allontanò e lei mi raggiunse, senza ovviamente dirmi di cosa avevano parlato.
- Tutta l'estate?
- Se non c’era molta gente, se era un po’ affollato mettevo il costume.
- Almeno quello.
- Però trovava altri modi. A suo figlio e a un caro amico ha raccontato tutto, e per fortuna mi rispettano ancora entrambi, ma ogni volta che li vedo l’imbarazzo é forte. Gli ha mandato delle foto dove indosso dei completi di pelle o latex che originariamente avevo preso per lei, che su di me sono decisamente ridicoli. Tutti ovviamente con pube e petto scoperti, che su una ragazza fanno un certo effetto ma indossati da me fanno ridere.
- E te li faceva tenere.
- Certo, tanto quello che le serviva per torturarmi era a portata di mano. E poi c'è stato l'episodio al maneggio.
- Lei possiede un cavallo in società con un amico, che ha un agriturismo con piscina e tiene cavalli. Una mattina siamo andati a trovarlo, vede che c'eravamo solo noi e gli dice che vuole fare una passeggiata. Lui ci accompagna alle scuderie, e quando siamo al box gli chiede delle corde e una frusta, il tipo va e quando torna mi trova nudo e la guarda come a dire "beh?". E gli dice che é una cosa nostra e non preoccuparsi. Lui le dice "sapevo che eri strana, ma non fino a questo punto", poi ci guarda mentre mi lega le mani dietro e mi attacca alla sella con una corda che mi passa al collo, monta in sella e partiamo al passo.
- Ma dai...
- Mai vergognato così tanto...La proprietà é molto grande e arriva al mare, mi ha attaccato a un albero ed é andata a fare una galoppata in spiaggia, e quando é tornata mi ha frustato per un bel po' prima di rientrare.
- E non ti ha visto nessuno?
- Sono passate un paio di barche, ma penso fossero troppo lontane per vedermi. Lì non va mai nessuno. E prima di vestirmi ho pulito il cavallo.
- E il tipo dell'agriturismo?
- Siamo passati a salutarlo e l'ho dovuto ringraziare. Mi guardava come se fossi matto.
- In effetti...
- Mica finita. Arriviamo a casa e mi dice di aprire la scaletta in sala. Hai presente quelle di metallo a V rovesciata?
- Certo.
- Ecco, la nostra sulla cima ha una sbarra di metallo, lei mi ha fatto montare a cavallo lì sopra e mi ha legato i piedi alla struttura in modo che non potessi appoggiarli da nessuna parte, e le mani sopra la testa. Ho capito subito che con il mio peso tutto sull'inguine ci sarebbe voluto poco per iniziare a sentire un gran male, ed é stato così. Lei si é fatta una doccia, é tornata in accappatoio con il wand in mano e si é messa dietro di me a giocare dicendomi di non guardare
- E lei si masturbava mentre tu soffrivi sotto tortura.
- Come faceva spesso. A volte si limitava a guardare la TV o leggere un libro. Altre andava proprio a letto e mi liberava quando si svegliava.
- Tutta la notte?
- Anche, è capitato. E qualche volta ho dormito a terra legato accanto al letto.
- Non ti sei mai ribellato?
- No, ma ho pianto varie volte quando lei non mi vedeva. Dopo wuell'episodio un po’ alla volta si è addolcita, permettendomi di guardarla o lasciandosi succhiare le tette mentre giocava, mantenendo comunque il distacco.
- E a te non faceva niente?
- No, mai. Ogni tanto mi stimolava abbastanza da farmi venire, ma diceva che era solo per mantenermi in salute, e infatti non provavo molto piacere.
- E come faceva?
- Stimolazione anale, oppure con il wand appoggiato sulla cintura finché non venivo. Che poi non si trattava di un’eiaculazione vera. Emettevo sperma, che invece di schizzare fuori colava come da un rubinetto che gocciola, e mi restava sempre la voglia, che era quello che le interessava.
- Lasciarti sempre insoddisfatto?
- Esatto. Il mio piacere non era un suo problema. Diciamo che tra stimolatore prostatico, vibratori e strap-on ha usato più il mio culo del resto.
- Anche lo strap-on?
- Capitolo a parte. Prima dovevo succhiarglielo come se facessi un pompino, poi mi penetrava.
- Servizio completo. Mi meraviglio che tu abbia deciso di sottoporti a tutto questo…
- Sono innamorato, cosa avrei dovuto fare?
- Non lo so, davvero…e adesso com’è?
- Ho sempre la cintura, ma il rapporto si è disteso. Facciamo sesso, a parte che varie volte usa il wand prima di concedersi.
- Ecco perché sei geloso!
-vSì, si fa scopare quando è già completamente appagata e io prendo le briciole. Ma almeno vengo come si deve.
- E sei ancora il suo schiavo?
- Sì e no. Non sono più obbligato a rimanere continuamente nudo, ci scambiamo coccole e tutto il resto, però ogni tanto mi tortura con gusto ma senza la crudeltà di prima. Decisamente meglio.
- Meno male che il tuo sacrificio è servito…
- E ti dirò di più, nonostante tutto quando ripenso a quei sei mesi, da maggio a novembre, mi eccito follemente…capisci quanto sono malato?
- Sei così, non credo ci si possa fare niente.
- Spiegaglielo. Con tutto che sono abbastanza sicuro che si sia divertita anche lei, anche se non é mai stato il suo genere
- Mi sarei divertita anche io, e sai che non sono né sadica né etero!
- Ahahah, allora facciamo che se malauguratamente lei dovesse lasciarmi ti chiederò di essere tu la custode delle chiavi della mia cintura.
- Attento che poi non te le ridarei più, visto che a me non serve quello che ci sta dentro.
- Proprio per quello le darei a te. Ma poi dovresti anche torturarmi, lo sai.
- Per quello potrei organizzarmi. Non sarei così crudele ma qualche modo per divertirmi lo troverei.
- Mi ha fatto piacere parlarti, e sono contento che tu mi abbia perdonato.
- Non c’era niente da perdonare. Hai fatto quello che ritenevi opportuno per non coinvolgermi, e te ne sono grata. Ci sentiremo ancora solo per gli auguri?
- Non lo so, per ora è già rischioso che ti abbia sentita al telefono, e non voglio dare adito a nessun sospetto.
- Peccato, mi sono sempre trovata bene a parlare con te. Mi sei molto caro.
- Anche tu, dico sul serio. Ti mando un abbraccio, e spero che si possa tornare a parlare come prima senza che nessuno pensi male.
- Allora alle prossime feste per gli auguri! Un bacio.
- Alle prossime feste.
Dedicato ad un'amica vera
scritto il
2022-12-27
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