Celestino Cap.: XVIII Finalmente Cap.: XVI Sevizie

Scritto da , il 2022-11-29, genere pulp

Celestino Cap.: XVIII Finalmente

Da giorni gli addetti alla cura e gestione della villa si muovevano freneticamente per la buona riuscita della festa. Ogni invitato doveva avere la sua stanza e il necessario per un suo felice, sublime, perfetto soggiorno, aiutato anche dal personale, che avrebbe fatto da cornice, da training propedeutico all’evento. Clelia era quanto mai impegnata con i trattamenti curativi-estetici ai delegati, ad intrattenere e a dar piacere. Gli ospiti avevano iniziato ad arrivare già da alcuni giorni per giovarsi da subito della cortesia della casa, che aveva messo a loro disposizione il capo mandriano con i suoi aiuti. C’era chi era giunto in carrozza, chi in barroccio e chi in giardiniera. Di tanto in tanto si udivano schiocchi di frusta e allora il cancello veniva aperto per far entrare un calesse. A seconda della posizione sociale, c’era chi portava marsine, finanziere, giacche e chi smoking con cappello a cilindro o a bombetta. Tutti avevano una maschera, esclusi gli accompagnatori, loro domestici. Solo il Conte sapeva chi erano. Le feste della maison erano cercate e mai nessuno degli invitati vi mancò. I partecipanti appartenevano ad un ceto sociale molto alto. Tra di essi vi erano rappresentanti dell’alta finanza, dell’industria, della burocrazia, della giustizia e della politica, sino ad annoverare fra i presenti: ministri e generali e giudici della corte suprema di cassazione.
A dispetto dell’andirivieni e delle tensioni dei coadiuvanti alla riuscita del party, il giovane postulante si addormentò tranquillo, rilassato, pacifico fra i due maestri, anche grazie ad una bibita assunta, prima di coricarsi, mentre la notte si prendeva lo spazio del giorno e poi … l’oro del sole filtrando fra le tende e illuminando il suo angelico volto gli portò via visioni. Dormiveglia, sogni che sopraggiungono, si scordano, volano via e tu non ricordi … Dormi, non dormi, mentre i tuoi occhi sorridono. Hai dormito, hai sognato: sei vivo, vivo e bagnato. Nel languore del risveglio le tue mani cercano e trovano i segni dei tuoi film notturni e inconsapevolmente, solo per un piacere tattile, gli sposti trascinandoli e spalmandoli verso l’ombelico e il torace. Ansimi e godi del loro profumo e come se non bastasse … succhi delle dita, come fossero succhiotti per piccoli. Momento di quiete e tranquillità. Qualcuno ti osserva e gioisce della tua serenità, della dolcezza dei tuoi lineamenti, ma anche della lascivia e della concupiscenza che trasmetti, del profumo che emani. I tuoi testi sono là, ai piedi del tuo letto, che ti fissano e ti aiutano a spalmare la crema che hai versato. All’evento, per te organizzato, parteciperanno anche delle persone che conoscevi o hai avuto modo di frequentare. Roberto, Romeo, Michele, Camillo sono venuti a prenderti per accompagnarti alla sala dei trattamenti.
“Celestino, fratellino … andiamo; perché la Clelia ti sta attendendo per lavarti e farti il clistere, per massaggiarti con l’olio di hennè e profumarti di pesca, appena colta; farti un po’ di make-up e vestirti con un abbigliamento che noi neanche sogniamo.”
“Romeo, a quello ci vuole un bel secchio d’acqua fresca -suggerì il capo Mandriano-!”
“No, - difese Camillo- lasciatelo svegliarsi con serenità; lasciatelo ancora nel torpore del sonno e dei sogni.”
“Sì, per farci pestare, tritare dalla tua amica. Clelia è piena di lavoro, non può attenderlo ulteriormente!”
“Romeo, lascia stare. -intervenne Michele- Aiutami, piuttosto, tenendo questo secchio con Roberto, che io, prendendolo per i piedi, gli ficco dentro la testa, come faccio di solito con i vitellini pigri. Vedrete che dopo egli salta, scuotendosi, dimenandosi come un cane, quando è tutto bagnato. Dopo verrà di corsa. Sappiamo che il topo di biblioteca non vuole, ma noi non abbiamo tempo.” … e, Michele, presolo per i piedi, lo tirò a sé per alzarlo, posizionandolo con la testa sopra il secchio. L’atto svegliò del tutto il ragazzo che chiese d’essere messo giù per andare dalla Clelia.
“In questa posa, molto cruciale, non l’ho mai visto. È intrigante, importante per mostrarlo, vederlo e trapanarlo con le dita; mentre, se lo giriamo, possiamo farcelo poppare, mungere e, se lo inculiamo con un dito, per farcelo smontare, annichilire come fanno i vitelli con i capezzoli della madre.”
“Stalliere, la smetta con le sue divagazioni: può farlo con i suoi colleghi o con i nuovi aiutanti, ai quali dovrà insegnare ad usare l’anello, ma ora, che Celestino si è svegliato, no. Andiamo di corsa dall’estetista-massaggiatrice.”
“Va bene, Camillo. Ndemo e … fattelo stupendo, anche se è già incantevole, ma se lo ungerete un po’, … beh, farà inalberare anche quello del nonno!”
Risero e partirono per consegnare alla visagista- masseuse il giovinetto, dalla quale fu preparato prima con l’igiene intima, della bocca e del retto e poi con l’immissione nel colon, con una cannula molto lunga, di un olio particolare, donatogli dal medico. Non era molto, però …
“Camillo resti pure per vestirlo, mentre loro possono ritornare prima del calare del sole, visto che sono già preparati per l’evento.”
“Ma …”
“Senza se e senza ma! Andate! Celestino, prima di proseguire nella preparazione, è opportuno che tu assuma il cibo preparatoti, pronto sulla mia scrivania. Per inghiottire meglio, facilitati la deglutizione con la bibita gialla vicina e alla fine sorseggia centellinando, assaporando la tua solita bevanda, prescrittati dal Conte. La tua lingua, la tua bocca devono odorare, sapere di seme maschile, mentre il tuo corpo saprà di pesca matura e il tuo culo, che tra poco inizierà a palpitare, ansare, boccheggiare alla ricerca di un qualcosa che lo plachi, deve profumare di sandalo. Non sai che cos’è? Non ha importanza che tu lo sappia o che lo riconosca chi lo percepisce: è sufficiente che aizzi, provochi, ecciti, sproni ad aprirti con brama, con libidine senza controllo, con depravazione, colui che ti sverginerà, romperà, fotterà, perché sei una cagnetta che cerca l’eccesso, la sfrenatezza, il piacere della carne, come nessuno.”
Tich-toch. “Posso?”
“Ohhhh, Signor Conte, Signor Castaldo, entrino pure! Il ragazzo sta terminando il pranzo, anche se siamo verso sera. Non ho voluto svegliarlo prima, poiché so che la festa terminerà probabilmente domani al sorgere del sole e allora …”
“Avete fatto bene, anche perché ci saranno nuovi ospiti, dei quali non conosciamo nulla, se non per il posto di potere che occupano. … e tu, Celestino, come ti senti o cosa provi a poche ore dal tuo primo desiderato, inchiappettamento e ingroppamento. Che cosa avverti ora che stai per entrare nel gruppo di entraîneuse, da me creato, per uomini. Costoro, non avendo ardire di chiedere a giovinetti di far sesso per soddisfare i loro desideri, per ragazzi, come te preparati e presentati per certi incontri, sono disposti a spendere cifre non comuni, non menzionabili e somme ancora più alte se vergini. Beh, ragazzo, dovrai accettare qualsiasi richiesta, anche bizzarra, particolare, fuori del comune. So che ce la farai, che appagherai le brame di colui, a cui sarai aggiudicato. La tua via anale richiede già da ora di essere otturata, ingolfata, lubrificata da un perno di carne calda, viva, violenta; il tuo intestino chiede di essere riempito, inondato, allagato di essenze lattee maschili. Bevi, prendi e godi, … godi, gioisci e assapora il momento della sodomizzazione. Quel desiderio, che ora il tuo interno inizia a mostrare, è l’effetto degli oli che Clelia ti ha immesso e se a questi si aggiungerà quello della bibita, prescrittati dal medico, … beh, sono certo che il tuo anello non porterà conseguenze e tu non patirai lo stress della prima assegnazione. Starai con l’uomo sino a lunedì tarda mattinata. Sei caldo, vivo, lussurioso di tuo, … con le sostanze che ti abbiamo dato e che daremo anche agli ospiti, non avrai freni, arresti, blocchi, remore.”
“Fra quanto?”
“Vedo che ti stai piegando; che con le mani ti comprimi il basso ventre e che il tuo usignolo sta piangendo. Fra le tue nacchere compare della bava spumosa. Eri già lascivo, sensuale, libidinoso prima, ma ora con quello che hai assunto, … mhhhhhhhh … Mbhè, ti senti pronto ad essere vivisezionato da mani e occhi, palpato, visitato, esaminato da personaggi, ai quali non sembrerà vero di poter sfiorare, palpeggiare, ungere delle loro essenze una carne giovane, vellutata, delicata, calda come la tua? Ti guarderanno in bocca; toccheranno i denti, la gola; cercheranno di baciarti; ti faranno tossire e proveranno a farti avere dei conati. Ti alzeranno le braccia per controllare se hai della peluria. Visiteranno il tuo emisfero che cela il tesoro che tanti bramano di conoscere, di penetrare, di oliare, di leccare. Brameranno vedere cinguettare il tuo usignolo; lo vorranno coccolare, lisciare, suggere come una teta. Sei pronto ad accettare tutto questo? Sappi che la depravazione di adulti e di vecchi sudici, depravati, piscioni non ha pari.”
“Sì!”
“Camillo: lo vesta, ma senza braghe. Sotto la tunica bianca deve essere nudo: sarà di una sensualità, di una libido unica, se potremo vederlo bagnato, intriso, macchiato delle sue secrezioni. Sarà il fratello Romeo con l’altro suo familiare Roberto a mostrare al pubblico i tessuti impregnati delle sue bave trasparenti. Mi creda, signor bibliotecario, quanta lussuria emanerà l’offerta, la presentazione di vedo e non vedo, fatta da parenti. Clelia farà la sua parte e i due la loro, poi questi, dopo l’aggiudicazione andranno da quelli che se li saranno acquistati. Vi precedo e voi, Clelia e Camillo, lo condurrete in sala al suono della consueta campanella.”
I tavoli erano stati preparati con al centro un bancone, sul quale i cuochi avevano fatto porre dei lombi di bue, del vitello in umido, dei cosciotti di montone e un bel maialino arrosto. Agli angoli erano collocate caraffe d’acquavite, piatti di crema gialla e dolcetti. Mangiarono sino a serata inoltrata con il vino che scorreva dai bicchieri alle gole. Qualcuno stanco di star seduto si alzava per andare a camminare all’esterno e poi tornare a tavola; altri, addormentatisi, presero a russare e altri ancora, eccitati dall’atmosfera frizzante, proponevano i loro valletti al tavolo del vicino, dopo averli parzialmente scartossati, ma al caffè la festa si rianimò. Tanti sbragati mostravano le loro mercanzie reclamando soddisfazione e piacere, altri se ne stavano in silenzio, in attesa del festeggiato. Gli aiutanti del Conte erano quanto mai impegnati ad impedire la degenerazione della festa verso l’orgia bramata, ma in quel momento funesta per la buona riuscita dell’evento. Dall’accesso principale al salone giunse l’avviso concordato del sopraggiungere del postulante, che sino a quel momento era stato nelle mani dell’estetista. Fattogli fare il giro fra i tavoli come da usanza, lo condussero verso il banco, che nel frattempo era stato ripulito per essere trasformato in palco. In sala regnava il silenzio, anche i più ebbri si erano fermati con le mani sui fondi schiena dei servi.
“Signori, sono Clelia, l’estetista della maison. Presento alle vostre signorie l’ultima scoperta del signor Conte. È un giovanetto, un ragazzino, … un erede degli Antinoo, dei Ganimede, dei Patroclo. Ha scelto di vivere la sua vocazione fra noi, di essere di tanti e di darsi per la prima volta a colui che lo vorrà offrendo per la sua prima volta, più di tutti. È un raro fiore che profuma ancora di latte, che spande essenze di primavera e la sua pelle è come quella di una pesca pruinosa, serica, vellutata, molto dolce e sensuale. Indossa il simbolo della verginità, la tunica bianca del novizio con il cilicio, segno di sottomissione, e cappuccio per impedirgli di vedere. Porta dei guanti per nascondere anche le mani alla vostra vista. Unica concessione alla vostra curiosità è data dai suoi piedi scoperti. Lo accompagneremo fra voi affinché possiate tastare, palpare, esaminare, saggiare ed esplorare con le mani i suoi preziosi, scintillanti recessi. Non abbiate timore, ma state attenti poiché potrebbe cadervi davanti, squagliato come una pera matura. L’abbigliamento scelto, fattogli vestire, ha lo scopo di proteggerlo da incertezze o rifiuti sul suo primo uomo. Non dovrà sapere, se chi lo prenderà, sarà forte o corpulento, magro o obeso, pingue, lascivo, impudico, vecchio e depravato e se l’avrà lungo, grosso, grande, importante o sudicio e puzzolente. … e voi, che suonate le nacchere dei vostri servi, date inizio al concerto dell’apertura, mentre i suoi primi maestri vi informeranno sulle esperienze, a cui è stato sottoposto per fargli riconoscere e manifestare la sua vocazione di devozione, amore e venerazione verso il membro maschile. Inoltre è stato temprato ad accettare persino richieste singolari con grande disinvoltura! A tutti voi, stimati ospiti, che avete voluto essere presenti al rito della sua entrata nel mondo dell’accompagnamento, della cortesia, della seduzione, della gioia del donarsi totalmente ad un altro uomo per farlo godere, è stata consegnata copia della descrizione del suo percorso di preparazione, di esperienze e di cultura omosessuale, al quale ha chiesto di aderire, accettando anche test molto spinti, strani e fuori del comune. Ci è stato affidato per far godere quelli che lo chiederanno e noi, della maison, saremo felici e orgogliosi di condividere simile meraviglia, siffatto capolavoro della natura. … e, se qualcuno vorrà provare certe pratiche da lui sperimentate, … non avrà che da chiedere ai suoi educatori, ora, suoi padrini. Osservate …”. Nel frattempo a fianco della conduttrice comparvero quelli che lo avevano aiutato a conoscersi e che erano già stati aggiudicati. Romeo, postosi alle spalle del chierichetto, muoveva le mani dall’alto verso il basso e viceversa, per mostrare, presentare, esibire la silhouette del fratello, provocandone contrazioni, inarcamenti, spasmi muti, abbandoni, piagnucolii. Tra i presenti una figura in nero, con copricapo e mantella, che lo copriva sino alle caviglie, guardava la scena, dando ogni tanto dei segnali con le mani ai suoi assistenti. Ne aveva tre: due alti, robusti, scultorei, maestosi, di colore, aventi strumenti magnifici, di misure singolari, non comuni e uno raggomitolato ai suoi piedi, bianco, glabro, mingherlino, con collare fornito di un posteriore a mandolino, segnato da graffi simili ad unghiate, da cui emergeva una coda da levriero.
“Romeo, noooo! Stai fermo, stai …”. Ansimava.
“Eh no, fratellino! Non posso! Gli ospiti devono osservare e controllare quanto ami avere delle mani che si spostano su di te, eccitandoti, spingendoti a bramare, a chiedere di essere preso. Ti stai schiudendo; le tue ginocchia cedono. Il tuo pisellino piange e il mio dito entra facilmente. Devo far vedere come brami e desideri essere posseduto. Una scia trasparente, collosa, profumata si stacca da te, tanto che assomiglia ad una pisciata. Guardate come prendo mio fratello e mentre lui scivola fra le mie braccia, ansimando e implorando con gli occhi lucidi di non aver pietà, io lo spupazzo succhiandogli la lingua! È mio fratello, Signori, ma osservate e fissate con la vista la valle che cela quel fiore grinzoso che tanti amano aprire e scardinare. Di solito essa è brunastra con le crespe un po’ più chiare, ma in lui tende al bianco con il bordo del tulipano rosato e lucido! Mhhhhhh, che morbidezza, che delicatezza e leggerezza! È bello rotondo, snello, con le adeguate curve, un po’ cicciottello, ma meravigliosamente proporzionato, terribilmente incantevole, tanto luminoso. È tutto da leccare, mordere, bere, godere. Lo si può penetrare con la lingua per ammansirlo, tranquillizzarlo, in modo che il suo anello, per il piacere che lo prende, inizi a fremere, a boccheggiare, a pulsare, a schiumare e colui che se lo aggiudicherà, a tale visione, potrà senza difficoltà penetrarlo per sverginarlo, trapanarlo, romperlo. Ha un fondo schiena che assomiglia a quello di una ragazzina, con un profumo …! Non sapevo fino a poco tempo fa di avere un fratellino, cosìììì … garbato, grazioso, … cosììì … incantevole. Me lo farei pure io, anche se questo significa incorrere nell’incesto, tanto condannato da certe persone, ma molto usato nelle famiglie. Voi, qui presenti, non potete sapere quanto egli desideri essere sfondato, scassato, rotto. Io che ve lo presento lo sento umido, bagnato da una ininterrotta polluzione. Sembra una femmina, una cagnetta in calore. Mirate il suo abbigliamento marcato da trasparenze nei punti cruciali. Clelia lo devo far studiare, controllare di più? Devo alzargli ‘sta sottana bianca per far notare ai signori il versamento e le creme che schiumano dal suo pertugio?”
“Sì, ma non nasconderlo con il tuo fisico. Le persone, qui presenti, vogliono vedere Celestino, per fare delle offerte e non suo fratello.
“Chiedo venia, non me ne ero accorto di essere di ostacolo alla vostra vista mentre ve lo presentavo, ma pongo rimedio collocandomi in disparte. Osservate come si piega e piagnucola al passaggio della mia mano fra le natiche e come muove il pandero perché gli prenda il giocattolo per stringerlo e strizzarlo. Si contorce, si dimena, ansima e chiede pulsando e fremendo. Persino il dito di Roberto che gli fruga la gola, non riesce a tenerlo, da quanto è infiammato e cotto. A proposito, voglio descrivervi una scenetta compiutasi sulla carrozza che lo trasportò in questo luogo dalla casa dei nostri genitori. Era appena giunto dal collegio. Non aveva ancora sfatto la valigia, che fu subito preso e messo sul calesse. Sembrava un pulcino perso dalla chioccia: pallido, impacciato, confuso, turbato. Non sapeva cosa fare o cosa proferire: tanto che lo abbiamo spogliato in un attimo e dopo, mentre Roberto lo tratteneva, io, da dietro, come ora, glielo ho preso per menarglielo e farlo eiaculare davanti al signor Conte. Ha solo orinato nelle mie mani. Ci chiedeva di lasciarlo stare, ma allargava sempre di più le gambe, dandomi modo di masturbarlo sino a farlo pisciare. Non fiatava più, non impediva alle mie mani di muoversi, di spostare e trascinare le sue urine sino al viso, non vietava; boccheggiava e gustava il salato, mentre teneva il volto sull’apice violaceo di Roberto, profumato di sborra e di stalla. Piangendo, balbettando, ricevette il primo bianco, caldo omaggio sul volto da uno e sul culo per scivolare nel solco, che osservate, dall’altro. Giunto a destinazione, ancora tremante per il piacere avuto, lo presentammo agli altri inservienti nudo, scalzo, imbrattato di sborra e di piscio, odoroso e languido di appagamento. Era bellissimo e tutti lo onorarono delle loro essenze. … e tu, Clelia a che punto sei?”
“Ohhhhhhhhh Romeo, datti da fare! Avrai tutto il tempo che vorrai per giocare con il damerino che conosci, ma ora prosegui con la presentazione visiva di Celestino. Agli ospiti piace come proponi, presenti, fai conoscere il tuo rapporto incestuoso e come offri tuo fratello, ma chiedono più eccitazione, più contrazioni e allungamenti, più fluttuazioni e beccheggi. Le offerte si stanno …”
“Dovete sapere che questo scugnizzo comprende e parla sia il greco antico che il latino di Cicerone. Le pagine del suo diario coinvolgono, entusiasmano, trasmettono ardore, eccitano; tanto che chi le legge, spesso si ritrova bagnato, zuppo di umori. Si ha la sensazione, sfogliandolo, di vivere, di partecipare ad esperienze provate da lui con slancio e tanto desiderio. Alcuni fogli sono macchiati e noi immaginiamo di cosa. Ha scritto spesso di sogni, nei quali bisce, serpi, pesci lo prendono penetrandolo per annidarsi riempendolo, saturandolo, ingolfandolo. Per essere sinceri, quando Camillo sfoglia alcune paginette, sono preso dallo stimolo impellente di defecare e di farmi una sacrosanta pugnetta per mitigarmi la necessità.
Ora voglio mostrarvi cosa riesco a fargli fare. Osservatelo: ce l’ha duro, rigido, granitico anche se ancora acerbo.” … e qui, alzando la tunichetta, presentava agli astanti accaldati l’eccitazione del fratello. “Ohhhhhhh!” Il mormorio proseguiva invitando Romeo a proseguire, ad insistere nel massaggio, nella stimolazione delle parti intime, sensibilissime del fratello per farlo inarcare, flettere, contorcere, per mostrarlo infradiciato, zuppo, luccicante delle sue secrezioni.
“Mostralo ancora! Ohhhhhhhhhhh, siete due cagne affamate, bramose di paioli! Ohhhhhhhhhh incestuosi, quanto siete concupiscenti, lussuriosi, libidinosi!” - erano inviti, esclamazioni, affermazioni della platea vogliosa, libidinosa, eccitata, infiammata di lascivia e dissolutezza.
“Un attimo! Vi voglio mostrare, prima dell’offerta, come lo farò pisciare nella condizione in cui si trova: voi sapete che quando ci troviamo in questo stato, è terribilmente difficile svuotare la vescica, ma …” e qui, alzando la tunichetta, presentava agli astanti accaldati l’eccitazione del fratello. “Celestino, ti ricordi, quando la mamma ti diceva, prima di metterti a letto, di orinare nel vasetto e tu non eri capace di farne una goccia; allora lei, prendendoti e tenendotelo, ti diceva varie volte: -pisss-pisss- finché, prima a stento poi con facilità il tuo liquido paglierino fluiva verso il vaso da notte. Ammirate!” … … e rifacendo gesti, carezze con suoni vocali usi per i bambini, Romeo riuscì nell’intento. “Vi vedo tutti con gli occhi sbarrati, spalancati, … beh, ora gli tolgo il cappuccio, in modo che lo possiate vedere in viso, dopodiché gli alzerò fin sopra i capezzolini ambrati lo straccio che lo ricopre. Piscia, piscia! Pisss, … pisss! Dai che ho piacere lavarti e profumarti con il tuo gorgogliante liquido giallognolo.” … e così comunicando, indirizzava verso il torace il getto dorato per bagnarlo, massaggiarlo, frizionarlo sino a farlo flettere, snervato sulle ginocchia.
“Oh, come mi piace la calda, profumata rugiada, che sgorga e scorre sul tuo fisico da moscardìn, da scugnizzo. È eccitante vederti contorcere come un’anguilla appena la sfiori. So che vuoi succhiare le mie dita, sapide e odorose di pipì. Guardate, fissate uomini come si delizia e come muove e stringe il culetto, da far pensare che dica: prendimi, stringimi, strizzami e serviti per godere, allagandomi e colmandomi di sborra! Voi non potete sapere, immaginare quanto a Celestino piace il membro! Sembra che sia nato per venerare, amare, accarezzare, odorare, ciucciare, stringere e mungere il re del mondo! Eh sì, perché questo - prendendo il suo notevole, gagliardo membro- tutti lo vogliono nei loro buchi, dalle femmine ai maschi ed io posso affermare che lui preferisce un foro stretto ad una mona e se dopo l’orifizio caldo di carne palpitante, non ancora circondato di peluria, come il suo, beh … chi lo penetra e lo usa, gode oltre l’immaginabile!” … e proseguiva nel massaggio, facendo contorcere, inarcare, sussultare quel corpo.
Dal tavolo dei quattro, lo schiavo bianco, tenuto al guinzaglio dagli altri due, fu condotto gattonando alla anchorman per consegnargli uno scritto, che aveva fra i denti. Scodinzolando attirò l’attenzione. Clelia per nulla sorpresa della modalità di consegna, prese, controllò e lesse il foglio.
“Gentiluomini, devo fermarmi, poiché è appena stata avanzata una proposta che ritengo opportuno sia vista dalla direzione di questa casa chiusa.” Il foglio visto dal conte, ritornò a lei, controfirmato per accettazione.
“Signori, l’offerta è stata accolta per l’entità della cifra e per la lussuria che suggerisce. È opportuno che legga lo scritto del Signore per rendervi edotti della proposta fatta, affinché lo perdoniate: < Gentlemen, anni fa, ero bambino, sono stato sottoposto alla conservazione e formazione della voce per animare le festività delle nostre terre. Per soddisfare le brame di alcuni conobbi la libidine e la depravazione. Per la voce divenni ricco, ma del periodo del collegio mi rimasero i deprimenti, brutti ricordi dell’evirazione. Alla fame di piacere fisico e di sesso do appagamento, regalandomi dei capricci come questo, anche se molto costosi. I due Tutsi, che vedete, mi danno piacere quando lo richiedo o s’avvedono del mio bisogno ed inoltre sono gli aiutanti del mio tutore. Egli ha già la sua cagna, che avete poc’anzi visto, ma anche lui necessita a volte di variare pasto; per cui ho accettato l’invito di partecipare a questa festa per dargli una vergine distrazione. Ho fatto un’offerta irrinunciabile per scaldare i miei ragazzi. Il chierichetto, così mi piace chiamarlo e vederlo sarà sverginato dal mio fido aiuto; inoltre ho chiesto che il signor Romeo, fratello del pretino, collabori, limando e pompinando prima il fottitore e poi fottendo oralmente la giovane cagnetta, mentre viene imbottita, saturata, ingravidata.”





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