Settimana di follia

Scritto da , il 2022-10-05, genere incesti


Il mio primo racconto erotico!
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Il mio primo racconto erotico! , Incesto Inevitabile!
2) Affari di famiglia
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Giorgio(1999)
Utente

Un giorno i miei genitori arrivano presto, con il primo treno: sono
partiti all'alba. Fanno tutto da soli, prendono un taxi e sono dietro la
porta di casa che io mi sono, praticamente, appena svegliato. Mia moglie
Giulia è in clinica da ieri: mancano pochi giorni, forse ore, perché
metta al mondo il nostro primo figlio. Mio padre, Franco, e mia madre,
Monica, si sono precipitati per non mancare il momento in cui saranno
nonni e perché:

"Come faresti da solo in casa, senza nessuno che ti aiuti, povera
stella!" come ha detto mia mamma al telefono. Loro si sistemeranno da me
e così eccoci riuniti di nuovo, per la prima volta da quando mi sono
sposato e sono andato a vivere in un'altra città, un paio d'anni fa. Ci
scambiamo saluti e abbracci. Papà mi sembra decisamente invecchiato e
appesantito, benché abbia di poco superato la sessantina. Mamma invece i
suoi cinquanta li porta ancora molto bene e inoltre sembra resa euforica
dalla situazione. Li aiuto a sistemarsi, poi esco: passerò in ufficio
per controllare eventuale posta urgente e dopo in clinica. Sarò di
ritorno per pranzo, annuncio. Faccio anche prima del previsto. Da
Loredana mi sono trattenuto assai poco. Mamma si è già impossessata
della cucina e il profumo è delizioso. Non si è mai mangiato così bene
qui a casa mia. Dopo, l'aiuto a pulire la cucina e lavare i piatti.
Quando finiamo, mamma si asciuga le mani poi si gira a guardarmi.

"Che c'è?" le dico. Lei non si è ancora tolta il grembiule. Spalanca le
braccia e mi abbraccia. Mi stringe forte.

"Il mio bambino?" sussurra.

"Mamma! Bambino? Ho 25 anni e fra poco sarò padre. Dovrai chiamare
bambino tuo nipote."

"Non m'importa. sarai sempre il mio ragazzo prediletto" replica senza
smettere di stringermi. Lei è più bassa di me. I suoi capelli mori e ricci mi
carezzano il naso e sento un profumo leggero ma penetrante invadermi le
narici. Sento anche qualcos'altro: il suo seno taglia quattro schiacciato
contro il mio petto, delle tette ancora perfettamente tenute su per la sua età. Sento le sue braccia intorno alla vita. E sento
risvegliarmisi qualcosa in mezzo alle gambe che mi induce a sciogliere
l'abbraccio e a scansarmi quanto prima possibile da lei. Non faccio
all'amore da sei mesi, da quando Giulia si è scoperta incinta: da quel
momento nisba. Non che prima fosse sempre domenica. Da quando è mia
moglie Giulia si è rivelata ben poco interessata al sesso. Poche
scopate svogliate nei fine settimana. Per me è un problema: prima, da
fidanzati, che si facesse l'amore il giorno del mai, e sempre precari,
scomodi e con il cuore in gola, poteva starci. Dopo il matrimonio, però,
ho capito subito che dal quel punto di vista lì io e lei non eravamo
ben assortiti. Ed anche sotto altri punti di vista, a ben pensarci. Io
stesso non so mica come sia venuto questo bambino. L'ha voluto lei.
Penso l'abbia fatto per rafforzare il matrimonio. Cioè per legarmi di
più a sé. Ha ottenuto il risultato opposto: in questi mesi ho anche
pensato di lasciarla, se non l'ho fatto è perché mi è parsa una gran
vigliaccata. Ma dire che sono felice, no, non si può dire. Anche perché
non scopo e ne ho pieni i coglioni, letteralmente. Prenditi un'amante!
Già come non ci avessi pensato. Nel primo anno di matrimonio, di fronte
al sesso annoiato di casa mia, ho corso la cavallina, soprattutto in
ufficio. Ma in quest'ultimo periodo ho avuto altro da pensare: il
figlio, se lasciare o meno Giulia, il lavoro, la paura di finire
incastrato con qualche altra donna. No, ho finito con il lasciar
perdere. Il risultato però è che ho una voglia di sesso da impazzire e
dopo tanti mesi di astinenza è sufficiente perfino l'abbraccio di mia
madre per svegliare il mio strumento. 2° giorno Stamattina routine:
ufficio, dove data la situazione sono comprensivi se mi faccio a
malapena vedere per gli aggiornamenti sulle questioni più urgenti,
clinica, dove Giulia è completamente assorbita da chiacchiere con
altre mamme o future tali che hanno per unico oggetto liste illimitate
di cose da comprare e si capisce che io entro nei suoi pensieri solo in
quanto titolare del conto da cui attingere denaro da spendere, casa,
dove, per fortuna, mia madre si è rapidamente impadronita anche del
resto della casa e la qualità della vita domestica è già vistosamente in
crescita. Dopo pranzo papà sparisce nella camera degli ospiti dove si
sono installati loro per il suo sonnellino pomeridiano. Io sono in
salone e leggo svogliatamente un giornale sportivo. Mia madre è seduta
in poltrona davanti a me e sfoglia una rivista. Nessuno dei due parla.
Ma io osservo il suo profilo. Mamma adesso è costretta a portare gli
occhiali per leggere, ma non la invecchiano. Anzi ha un'aria tutto
sommato giovanile, sebbene piccoli dettagli siano rivelatori della sua
età matura. I capelli, per esempio, che sono mori e ricci, corti fino al collo, ma che la fanno diventare ancora piu sbarazzina, ma tra i quali a ben guardare non sfuggono le radici che
cominciano a imbiancarsi. Le grinze della pelle del collo, ora che sta
con il capo chinato sulle pagine della rivista, o certe zampe di gallina
intorno a occhi e bocca. Ma la vista di profilo rivela anche un seno
pieno che gonfia la camicetta, la curva asciutta dei glutei appoggiati
sulla poltrona un po' in punta, cosce sode che tirano su leggermente la
gonna. Anzi, l'orlo della gonna a dire il vero è un po' più in alto di
quel che dovrebbe e le ginocchia sono scoperte mentre le gambe ? belle
gambe però, così distese si nota la linea dolce dei polpacci e le
caviglie affusolate. Perdo ogni interesse nelle notizie sportive e
prendo a sbirciare da sopra il bordo del foglio. Sarò arrapato, ma come
donna mia madre non è affatto male. mi piacciono soprattutto le gambe,
inguainate in calze scure un po' velate e che finiscono in eleganti
scarpe con il tacco di media misura. Continuo a far finta di leggere ma
in realtà la sto spiando. Quando accavalla le gambe, a un certo punto,
la gonna si tende e si solleva e la mia tenacia è ricompensata dalla
visione di un pezzo di coscia. Deve averlo sentito il mio sguardo,
perché d'un tratto si volta verso di me. Io sostengo il suo sguardo,
poi, faccia da schiaffi, indico con il mento verso il basso e dico:

"Porti delle calze molto fini ed eleganti, mamma, te le stavo
ammirando." Lei riporta di scatto gli occhi sulla rivista, farfuglia un
grazie, con una mano tira la gonna verso il basso e, infine, raccoglie
le gambe. C'è di nuovo silenzio per un po'. Mi sembra che il movimento
di voltare le pagine della rivista sia adesso più nervoso.

"Beato papà!" esclamo.

"Cosa?" fa lei.

"Stavo pensando, mamma, che non ti ho mai visto trasandata. Nemmeno per
fare i lavori domestici. Anche questi occhiali ti donano. Papà è un uomo
fortunato ad avere una moglie così elegante."

"Massimo, tesoro," è la sua risposta, "ormai sono quasi una nonna. Come
mi combino non importa più ?" fa una pausa, poggi la rivista e tira un
sospiro.

"Sì, diciamo che tuo padre è un uomo?" fa una pausa cercando la parola
"sì, beato," soggiunge, alzandosi e lasciando la stanza. Resto a
riflettere: il sospiro, la pausa, la scelta dell'aggettivo mi
insospettiscono. Che fra loro le cose non vadano? che abbia toccato un
nervo scoperto? Se io fossi mio padre saprei cosa farci con mia madre.
È una grande figa e con me sarebbe sempre con le gambe in aria. Secondo me anche a lei
piace ancora scopare. Sì, io me la scoperei, anche se fossi un po' meno
allupato. Peccato: peccato che sia mia madre e ci sia mio padre in giro.
La sera passo davanti la porta chiusa della loro camera. Sento delle
voci soffocate. Mi accosto, tendo l'orecchio. Stanno discutendo,
animatamente direi. Non riesco a capire una sola parola ma da quel che
si sente è quasi sempre mia madre che parla. E lo fa in modo concitato,
come se fosse arrabbiata. La voce di mio padre interrompe ogni tanto il
monologo di lei, ma ha un tono petulante, come se stesse scusandosi. Non
voglio rischiare di fare rumore. Vado a letto pensando se fra i miei
genitori c'è ancora del sesso oppure no. 3° giorno Mi sono alzato
presto, prima ancora dei miei. Mi sono svegliato all'alba, un'erezione
formidabile e una voglia selvaggia di fare l'amore. Il cervello srotola
pensieri in libertà. Fra questi, un'intuizione: mia madre è una donna
ancora vogliosa e mio padre non la soddisfa. In cucina, mentre preparo
il caffè, mi raggiunge mia madre. Nel bagno sento i rumori di mio padre.
La casa si sta svegliando. Mamma ha gli occhi un po' pesti, forse non ha
dormito bene nemmeno lei. Seduto al tavolo sorseggio il caffè e la
osservo muoversi per la stanza, preparando la colazione per tutti e
sistemando stoviglie. Non si è ancora lavata, è in vestaglia. Tra
l'odore del caffè, del latte e dei biscotti, ne annuso un altro: è un
odore leggero e dolce, di donna, un odore di letto ancora caldo. Ne è
impregnata la vestaglia. Capisco che è l'odore del suo corpo, le cui
forme riempiono l'indumento. Le spio il sedere che è ampio ma non
cascante. Seguo con gli occhi la curva del seno, è come se lo
palpeggiassi. Rispondo distrattamente alle sue domande, e spero che esca
dalla stanza per permettermi di alzarmi senza farle notare l'erezione
che mi tira davanti i pantaloni del pigiama. Poco dopo sotto il getto
caldo della doccia mi accarezzo il pene. Sono eccitato dalla vicinanza
di mia madre, sono eccitato dal suo corpo. E voglio vedere di più.
Voglio sapere, anche, di più: se è vero ciò che sto pensando, che le
manca il cazzo di un uomo come a me la fica di una femmina. L'occasione
arriva appena esco dalla doccia. Brava la mamma ordinata, ma dove
diavolo ha ficcato i calzini, che non sono più al loro solito posto?
Alzo la voce per farmi sentire da una stanza all'altra, penso che anche
lei farà lo stesso per rispondermi e spiegarmi dove devo cercare, invece
me la trovo sulla soglia della mia camera.

"Imbranato, sono qui no? perché non cerchi prima di chiedere?", dice, e
viene verso l'armadio, passandomi davanti e chinandosi leggermente per
aprire un cassetto. E' la vista del suo culo appena a portata del mio
pube. Oppure è stato quell'istante immediatamente precedente, quando,
dalla soglia, mi è sembrato di sentire il suo sguardo accarezzarmi le
spalle e il torace nudi, la pelle ancora umida della doccia, solo
l'asciugamano arrotolato in vita a nasconderle il resto del mio corpo.
Istintivamente capisco che è quello il momento della verità. Mentre lei
si volta verso me, in mano un paio di calzini recuperati dal cassetto,
con gesto fintamente maldestro faccio scivolare l'asciugamano per terra.
Mi esibisco nudo davanti a mia madre. Voglio che lei mi guardi, che veda
che tipo di uomo si è fatto suo figlio e mi faccia capire se le piace
quel che vede. Non sbaglio: I suoi occhi vanno direttamente al mio sesso
e lì si fermano. Mia madre mi sta guardando il pisello. E io glielo
mostro che già diviene duro, gonfio com'è di sperma e di voglia.

"Scusa", borbotto e mi chino a raccogliere il telo, ma lentamente.
Quando mi rialzo, lei mi tende i calzini, tira un sospiro, e sorridendo dice "Ma lo hai sempre duro il pisellone?" io ridendo per il nervoso rispondo "ma perché ti da fastidio?" con mamma che lancia un ultimo sorriso prima di uscire dicendo "no no figurati, tutta salute". Per
tutto il resto della giornata non riesco a non pensare a quel che è
successo. E pensandolo mi infoio come un animale. E' osceno ma oramai
non riesco a vedere in mia madre altro che una femmina in calore, a cui
mettere il mio cazzo in mano. Nel rivivere la scena con la fantasia la
arricchisco di sfumature. Alla fine mi convinco che se non fosse stato
che è mia madre non avrebbe esitato ad allungare le mani verso la mia
mazza e magari a prendermela in bocca. Riesco a calmarmi un po' solo
dopo essermi tirato una gran sega nel bagno dell'ufficio. Salto il
pranzo e non torno a casa che a sera, cosa che mi permette di sbollire
un po'. Ma non appena la rivedo sento di nuovo un subbuglio dentro di
me. Mamma non ha nulla di diverso ma sono io che più la guardo più la
trovo attraente e desiderabile. Eppure so bene che è tutto destinato a
restare una fantasia, non posso mica andare da lei e chiederle di farsi
scopare! Dopo cena mamma si ritira in cucina per risistemare mentre io e
mio padre guardiamo la televisione. I programmi mi annoiano e la mia
testa è altrove. Così mi alzo dal divano e raggiungo mamma in cucina con
la scusa di aiutarla. La sua vicinanza mi stuzzica e mi esalta. Mi sento
capace di fare cose impensabili. Scherzo con lei sul fatto che papà sta
comodo in poltrona a guardare la tivù e mamma in risposta emette un
lungo sospiro. Quando ha finito di asciugare i piatti sta per slacciarsi
il grembiule.

"Lascia ti aiuto, io," dico mettendomi dietro di lei e sciogliendo il
nodo. Poi, fingendo di aiutarla a togliere il grembiule, la cingo con le
braccia.

"Mamma!" sussurro. Sempre tenendola abbracciata la faccio ruotare su sé
stessa finché non siamo l'uno di fronte all'altra.

"Cosa c'è?" chiede lei.

"Niente, è che sono felice di avere la mia splendida mamma qui con me."
E' la scena speculare a quella svoltasi due giorni prima, ma stavolta
sono io a prendere l'iniziativa, io che l'abbraccio stretta e che questa
volta non mi preoccupo se lei sentirà la mia erezione che si sta
mettendo in moto.

"Anch'io ne sono felice, amore," lei risponde e appoggia il capo sulla
mia spalla. Il suo profumo mischiato all'odore del suo corpo mi avvolge.
Con la mano le accarezzo la schiena. I miei occhi notano la pelle abbronzata
del collo, lì a portata della mia bocca. Chino appena il capo poggiando
le labbra sul suo collo.

"Che fai?" domanda lei, ma ridendo. Non rispondo e continuo a premere le
labbra sulla sua pelle. Comincio a muovere la bocca in piccoli cerchi
concentrici, poi con una serie di piccoli bacetti comincio a risalire
dolcemente il declivio della sua nuca. Le mie labbra lasciano una
piccola scia umida. Mamma all'inizio si agita, come se volesse
sciogliersi dall'abbraccio. Ma dura pochi secondi, dopodiché la sento
abbandonarsi. Continuo a sbaciucchiarle imperterrito il collo e la nuca.
La sento rispondere con piccoli, appena percettibili gemiti e sospiri.
Le mie mani continuano ad accarezzarle la schiena e la parte alta dei
fianchi abbondanti. I miei baci si fanno sempre più ardenti: socchiudo
le labbra e sfioro con la punta della lingua quella pelle morbida e
setosa. Sento il suo culo spingere improvvisamente contro il mio?. ma
proprio in quel momento mamma mi respinge:

"Dai, Massimo, smettila, mi fai il solletico." Alla faccia del
solletico, penso.

"E che? non posso baciare la mia bella mammina?"

"Sì, ma adesso basta con i baci. Devo finire qui e andare da tuo padre
che è nell'altra stanza." Così dicendo si scioglie definitivamente
dall'abbraccio e mi volge la schiena. Perplesso, non ho capito bene il
senso dell'ultima frase. In fondo la nostra posizione non mi sembrava
compromettente. O forse, per mia madre, sì? 4° giorno A colazione ci
ritroviamo tutti insieme nello stesso momento. Spio le espressioni dei
miei genitori. Stanotte prima di prendere sonno (e ce n'è voluto dopo
quel che è accaduto in cucina) ho sentito rumori provenire dalla camera
dei miei, poi diverse volte mia madre alzarsi e andare in bagno. In una
di queste la porta ha sbattuto come fosse stata chiusa nervosamente. La
mia idea è che mia madre, eccitata dai miei baci abbia cercato di far
l'amore con mio padre. C'è riuscita? Papà sembra serafico e tranquillo.
Mia madre invece un po' nervosa. Sta' a vedere che è andata in bianco
anche stavolta. Poiché prevedo di star fuori tutto il giorno tra lavoro
e clinica, lancio l'idea di portarli un po' fuori la sera. La proposta,
accolta, è cinema e pizza. All'orario stabilito mi faccio trovare sotto
casa con l'auto. Scende prima mio padre:

"Tua madre non è ancora pronta. Non capisco perché si metta in ghingheri
solo per andare al cinema con suo marito e suo figlio." Gratifico papà
di un cenno di complicità ma in realtà mi sto chiedendo cosa significhi
"ghingheri". Quando mamma ci raggiunge capisco e mi esalto. Mamma è uno
schianto. Ha indossato un vestito-tailleur color bianco panna con
profili blu, che le lascia le bracci nude, Il vestito è allacciato da
una doppia fila di bottoni dorati, con revers che si congiungono molto
in basso lasciando una scollatura profonda sul petto e con la gonna che,
benché lunga sotto il ginocchio, si apre a portafoglio in un ampio
spacco. Mamma si è truccata con cura e porta al collo un giro di perle.
Anelli e braccialetti le decorano le mani e le braccia. Le magnifiche
gambe sono inguainate in velatissime calze color canna di fucile. Le
scarpe sono décolleté con il tacco alto. In macchina, poiché ha preso
posto sul sedile posteriore, senza farmi notare, oriento lo specchietto
per poterla ammirare. E' vestita in modo decisamente provocante e mi
chiedo per quale dei suoi due uomini abbia scelto questa mise. Le
sbircio le gambe, rammaricandomi che la gonna da lei sistemata con cura
nel sedersi non mi permetta di andare oltre le ginocchia. Al cinema, io
e papà facciamo sedere mamma tra di noi. Nell'oscurità della sala ignoro
ben presto il film sullo schermo e punto tutti i miei sensi sulla
magnifica femmina che mi sta accanto. Sento il suo profumo più
conturbante del solito. Approfitto del bracciolo e spingo il mio braccio
contro il suo. La sua carne nuda emana un lieve tepore. Costringo i
bulbi oculari a una super ginnastica nello sforzo di vincere il buio e
di spingere lo sguardo dentro la sua scollatura senza farmi notare. Sono
ricompensato dalla vista della curva morbida delle sue tette che i revers
dell'abito, ora che, seduta, si sono aperti, lasciano scoperto, perdo completamente il film continuando a guardare le sue tettone. Vorrei
introdurre la mano nella scollatura per accarezzarle una tetta e magari
stuzzicarle il capezzolo. Sono quasi certo che dopo un attimo di
sorpresa e, magari, qualche sommessa protesta mamma si lascerebbe
toccare. Ma non posso farlo, non al cinema e non davanti a mio padre!
Approfittando però della posizione di mamma, in mezzo a me e papà faccio cadere la mano prima in un tenero mano a mano nel suo ventre e poi sulla sua gamba, sempre più deciso e senza vergogna la faccio scendere nell'interno coscia a pochi centimetri dalla sua figa che mi ha fatto nascere. Ma sul più bello lei mi tira via la mano con tanta delicatezza, senza nemmeno voltare il viso. Forse ho esagerato?
Devo accontentarmi di strabuzzare gli occhi per guardare le piccole
porzioni di coscia che la gonna scopre quando lei cambia posizione. Il
film per fortuna finisce e con esso la frustrazione di non poter
allungare le mani come vorrei e di non poter dare requie al mio cazzo
duro come il ferro. Più tardi, in pizzeria, nemmeno ascolto le
chiacchiere che si fanno al tavolo, tutto preso dall'emozione che mi
produce quella femmina seducente che si sta rivelando mia madre. A un
certo punto mi chino sotto il tavolo fingendo di cercare il tovagliolo
caduto, in realtà desideroso di guardarle nuovamente le gambe. Vengo
ricompensato: sotto il tavolo lo spacco della gonna si è aperto, le
cosce di mamma sono bene in vista, su su fin quasi alle mutandine. La
scoperta che mi fa saltare il cuore in gola è che mamma non indossa
collant ma calze e reggicalze. Nel tragitto di ritorno rischio
l'incidente pur di poterla osservare dallo specchietto. Lei. adesso, si
è seduta con maggior negligenza lasciando che la gonna si apra un po'. Lo ha fatto apposta? penso.
Quando a un certo punto incrocia le gambe godo ancora della visione
della sua gamba inguainata di nylon fino al bordo della calza oltre il
quale intravedo perfino una sottile striscia di carne nuda. Una volta a
casa cerco l'occasione di restare solo con mia madre. La seguo mentre
lei va in cucina a bere un bicchiere d'acqua. Dai rumori che sento
arrivare dall'altro lato della casa capisco che mio padre si è gia buttato a letto e sta già russando. Non ci disturberá. La placco davanti
al frigorifero.

"Mamma, volevo dirti una cosa." Mi rivolge uno sguardo interrogativo.

"Volevo dirti che stasera sei proprio stupenda, una donna davvero
attraente." Le prendo le mani fra le mie e le porto al viso per
baciargliele.

"Ti ho molto ammirata, stasera, sai?" continuo.

"Grazie, Massimo, ma non capisco ?".

"Quello che voglio dire è che non so se ti sei vestita così per papà,
ma, ecco, se anche lui non se ne fosse ? non se ne fosse accorto, ebbene
su di me hai fatto colpo, eccome." L'abbraccio, forte, che senta la mia
erezione potente non m'importa. Anzi.

"Grazie, Massimo, sei molto carino a dire così ma ho solo cercato di
vestirmi un po' bene per uscire con te e ?"

"No, non è vero, ti sei combinata così per farti ammirare, per farti
desiderare." Nonostante i tacchi non arriva alla mia altezza. Mi chino
sul suo collo e comincio a baciarglielo come ieri. La sento sciogliersi
tra le mie braccia. Emette qualche mugolio di piacere.

"Massimo, cosa fai?"

"Sei così sexy, mamma. Lo sai? Sei una donna molto seducente." La bacio
dietro l'orecchio, poi sul viso, puntando alla sua bocca. La mano è
scivolata sul suo culo e lo massaggia con voglia. Lei tenta di allontanarmi ma ci
mette molta poca forza?

"Massimo ti prego?"

"Sei proprio una gran figa, mamma. Papà è uno stupido se non si accorge
di quanto sei figa." Con una mano le ho preso un seno attraverso
la stoffa, quasi fatica a starci tutto dentro la mia mano. L'altra è scivolata fino ad afferrare l'orlo della gonna e
adesso sta risalendo accarezzando la sua coscia attraverso il nylon
della calze. E dopo un po raggiunge la fonte della mia vita, calda e pronta ad accogliermi, vorrei strappare a morsi quel pezzo di stoffa che mi separa dalla sua figa. L'ho spinta contro la porta del frigo e le punto contro il
ventre il mio cazzo, durissimo dentro i pantaloni.

"Massimo, smettila ?" Le manca il respiro.
"Ti devo confessare che in pizzeria ho lasciato cadere il tovagliolo per
guardarti le gambe sotto il tavolo. Così mi sono accorto che ti sei
messa il reggicalze. Mi fanno impazzire le donne con le calze e il
reggicalze." Con i miei baci sono arrivato alla sua
bocca. Continuo a baciarla tutto intorno alle labbra. Lei non dice più
niente ma emette dei piccoli rantoli.

"Sei così eccitante, mamma. Stasera ero così eccitato che se non fossi
stata mia madre ti avrei messo le mani addosso". A queste parole poggio
le mia bocca contro la sua. Le sue labbra si aprono subito, la mia
lingua entra facilmente e comincia a giocare contro la sua. Sento le
mani che mi afferrano la schiena spingendomi verso di lei. Sotto la gonna le accarezzo la fica, con la mia mano che le ha spostato le mutandine da una parte, ma a questo punto, lei stringe le cosce,
interrompe il bacio e mi respinge, con decisione stavolta.

"Basta!" E' l'unica parola che pronuncia. Mi stacco da lei quel tanto
chele è sufficiente per scivolare via. Non mi guarda nemmeno negli occhi
e va via precipitosamente. Resto solo: infoiato come un caimano ma
timoroso di averla fatta grossa non mi resta che andare in camera mia.
5° giorno Notte trascorsa senza chiudere occhio. Quando mi alzo mia
madre e mio padre sono già in piedi. Lei mi evita. Io non so che fare e
che dire. Mi infilo sotto la doccia. Quando ne esco sento la porta di
casa sbattere. Mi avvio verso il tinello, coperto da un telo di spugna
stretto in vita.

"Papà?" chiedo. Mamma mi da le spalle. Forzatamente evita di guardarmi

"E' uscito. Doveva andare in posta." Siamo soli.

"Mamma." La chiamo ma lei mi ignora. Le vado vicino, le afferro il polso
per costringerla a girarsi e guardarmi. E' in vestaglia e le sue tettone sono quasi libere mentre il suo culo non si fa fatica ad immaginarlo sotto quella leggera veste. Il suo odore
come al solito mi eccita immediatamente. La guardo fissa negli occhi.

"So che mi giudichi pazzo, ma io stanotte mi sono segato pensando a
te." I suoi occhi vanno verso il basso. Il mio uccello si è messo
sull'attenti ed è così duro da sollevare l'asciugamano. Mamma
guarda l'erezione evidente e grossa e poi mi guarda negli occhi. Tolgo
l'asciugamano restando nudo davanti a lei con il pene rigido e teso.

"Visto che effetto mi fai?" A mamma sfugge un sospiro. Poi allunga il
braccio e me lo prende in mano. Avvolge le dita intorno alla mia asta,
la accarezza, la stringe, con la sua mano che sembra cosi piccola sul mio grosso cazzo. Io l'attiro a me e comincio a baciarla. Non
resiste. Lascia che la mia lingua entri dentro, non ritira la sua,
accetta il mio bacio. Le mie mani corrono sotto la vestaglia. Sento la
sua pelle. Sotto è nuda. E' completamente nuda. La sua mano continua ad
accarezzarmi il pene. Le mie dita corrono sui seni. Giù per i fianchi.
Sulle cosce. In mezzo alle gambe. Quando arrivo alla fica le infilo due
dita dentro. Mi accorgo che è completamente bagnata. Perdo completamente
la testa. La sollevo e la spingo sul tavolo. La adagio di schiena. Le
apro la vestaglia. Le guardo i seni grandi e morbidi, i capezzoli duri,
le areole grosse percorse da piccole vene bluastre. Ha ciccia sul
ventre, e smagliature. Me la rendono ancora più eccitante. Ha chiuso le
cosce. Gliele divarico senza dover far forza. Le punto il cazzo in mezzo
alle gambe. Mi spalanca la fica sotto gli occhi. Non mi incoraggia e non
mi resiste. Entro dentro di lei affondando come nel miele. Le afferro i
seni con le mani mentre mi muovo dentro di lei. Resisto in quella scopata più di quanto avessi pensato, alterno lenti colpi con colpi più rapidi e duri, lei non mi guarda mai in faccia e chiude gli occhi, per due volte però la sua mano finisce sul mio basso ventre in un modo voglioso di accarezzarmi gli addominali ben in vista. Alle orecchie mi
arrivano una serie di piccoli gemiti di piacere, poi uno, più lungo e
più forte, giusto un momento prima che io venga dentro di lei,
inondandola della mia sborra, di una quantità che non pensavo mai di avere. Quando esco, lei si gira su un fianco,
racchiude le gambe e si porta le mani al viso. Non so cosa dire. Non
capisco bene ma ho paura che stia piangendo. Le accarezzo le spalle. Lei
si alza di scatto dal tavolo della cucina e corre via, le mani sempre sul viso. La
inseguo dopo qualche istante, ma ha già chiuso la porta della camera.

"Mamma, mamma, lasciami entrare." Busso, ma non ho risposta. Non mi
resta che vestirmi e uscire di casa. Sto fuori tutto il giorno e rientro
tardi. Non appena la vedo mi viene subito voglia di rifarlo, penetrandola da dietro questa volta. Quella
donna mi è entrata nel sangue. Non capisco nemmeno io cos'abbia per
farmi montare così l'eccitazione. Sarà il desiderio del frutto proibito.
Il fascino di una parola che devo abituarmi a usare: incesto. La vedo di
spalle che lava i piatti, nella solita cucina. Sono attratto come una
calamita. Quando le sono vicino le sfioro appena il gomito. Lei ha un
sussulto e un piatto le sfugge di mano rompendosi in pezzi per terra.

"Che c'è?" grida mio padre dal salone.

"Niente, niente" rispondo io, chinandomi per terra a raccogliere i cocci
e, a lei, sottovoce,

"Volevo solo parlarti?"

"Non abbiamo niente da dire."

"? di stamattina."

"Stamattina non è successo niente, capito?" Ha un tono forzato, non mi
guarda nemmeno in faccia. Io sono inginocchiato di fianco a lei e non
posso fare a meno di notarle le gambe, velate da calze nere che
valorizzano la linea sottile delle caviglie e la curva sensuale dei
polpacci, e le tette che cosi piegata mostrano tutte le sue curve in una spaventosa scollatura. Allungo la mano e le tocco una gamba. Poi risalgo
accarezzandogliela. Sotto i miei polpastrelli la morbida scivolosità del
nylon. La vedo afferrarsi al bordo del lavandino.

"Smettila!" dice con un filo di voce. Ma non si scosta e non mi ferma. E
io sono già in cima e quello che tocco, adesso, è pelle nuda e calda.

"Se vuoi che la smetta perché ti sei messa di nuovo il reggicalze?" la
provoco sfrontato. Si volta, a questo punto, verso di me. Gli occhi sono
fiammeggianti. I muscoli tesi. Penso che stia per darmi uno schiaffo.
Invece ripete, ancora più piano

"Smettila!, C'è tuo padre di là" e poi scappa via nuovamente. I miei hanno cenato. Mi faccio
un panino e mi piazzo davanti la tele, pensieroso, mentre loro si
preparano per la notte. Mi sento pentito di quel che ho fatto. Lo
sguardo di mia madre mi ha turbato. Forse ho sbagliato tutto, ho preso
per incoraggiamenti quelli che tali non erano. Mia madre non dirà nulla
di quel che è successo, ma forse mi odierà per sempre. E' mezzanotte
passata e sono ancora sul divano con la televisione accesa che non
seguo. I miei pensieri vanno per i fatti loro e non approdano a nulla.
Sento un rumore soffocato e, improvvisamente, mia madre è accanto a me.
Mi irrigidisco. Non ha detto una parola. E' seduta impettita, vestita di
quel che mi pare una camicia da notte, e guarda fisso anche lei lo
schermo che emana la debole luminescenza bluastra dei televisori la
notte. E' l'ora del chiarimento, ma non so cosa dire e non oso parlare.
Non ho nemmeno il coraggio di guardarla. Saranno secondi, ma mi sembra
un'eternità, che restiamo così, seduti vicini eppure distanti, in
silenzio, fintamente assorti nei programmi notturni. Poi, mia madre si
alza e si va a piazzare proprio davanti al televisore. La tenue luce
alle sue spalle evidenzia le sue forme attraverso la veste.

"Ti interessa così tanto quel che danno in televisione?" Faccio cenno di
non con il capo.

"Allora accendi l'abat-jour. Voglio farti vedere una cosa." L'abat-jour
è vicino al divano, devo solo distendermi un po' per raggiungere
l'interruttore. Manda una luce fioca, appena più intensa del televisore.
Mamma indossa un elegante camicia da notte di raso, azzurro intenso,
tenuta su da un paio di spalline, con le coppe dei seni di pizzo.
Davanti c'è uno spacco profondo che arriva fin quasi all'attaccatura
della coscia. Mamma è appoggiata alla libreria dove sta il televisore,
le mani dietro la schiena, ripiega una gamba e l'appoggia sulla parete
alle sue spalle. Nel movimento lo spacco si apre e rivela fin quasi
all'inguine la coscia inguainata di nylon.

"Ti piace questa camica da notte? La trovi sexy?" Ho la bocca secca e
annuisco lentamente con il capo.

"Vedo che l'apprezzi. Tuo padre no, invece, A tuo padre non ha fatto
nessun effetto, quello stronzo." Mia madre avanza verso di me, mi prende la testa fra le
mani, mi arruffa i capelli.

"Mio figlio apprezza, invece. L'apprezza eccome la sua mamma." Si mette
a sedere accanto a me senza lasciarmi il viso.

"Questa notte volevo cancellare quel che è successo tra noi stamattina
dandomi a lui, come una brava moglie. Ho provato ad eccitarlo, a
provocarlo. Niente. E' così da anni. Vestiti, atteggiamenti, parole, è
tutto inutile." Si ferma e mi guarda.

"Però ci sei tu. Ci sei tu che non hai paura di farmi sentire che ti
piaccio." Si china su di me e mi bacia. Le nostre lingue si intrecciano.
Le mie mani vanno ad abbracciarla. Lei mi salta addosso me la ritrovo in
grembo. Le sollevo la camicia da notte, le scopro le gambe. Comincio a
palpargli il culo sul mio cazzo.

"Hai messo le calze di ieri sera in pizzeria, bella sorca." Pensavo di aver esagerato a parlarle così invece lei diventa ancora piu vogliosa e comincia baciarmi il
viso, mi passa la lingua dietro le orecchie, poi mi spinge il viso a
baciarle il seno attraverso il pizzo. Sposto il pizzo e le cuccio i capezzoli uno ad uno, affogando la mia faccia sulle sue tettone, lei inarca la testa all indietro e gode lanciando piccoli versi.

"Sì. Mio figlio sì che sa apprezzare quello che una donna indossa per
eccitarlo. Volevo fami desiderare da mio marito, ho fatto colpo su mio
figlio. Mio figlio che mi guarda, che mi tocca, che si sega,
che mi sbircia le cosce sotto il tavolo, che mi scopa sul tavolo ed ora sul divano?." Sono
al massimo dell'eccitazione. Con la mano le palpo il culo nudo e ormai
punto deciso alla fica, quando lei me la ferma.

"Ti eccita scopare su questo divano o possiamo farlo più comodi in
camera tua?" Quelle parole, quella disponibilità maliziosa mi fanno
arrapare. La prendo in braccio e la porto verso la camera mentre ogni tanto le do un bacio con le nostre lingue che si uniscono. Ce la faccio
a stento, mia madre non è un fuscello, ma riesco e la faccio cadere sul
mio letto. I capelli sciolti, una spallina caduta che scopre un seno, la
camicia arrotolata, le gambe inguainate di nero e il boschetto in mezzo:
mia madre urla voglia di sesso.

"Spogliati" mi sussurra con voce roca. Non voglio altro. Mi libero dei
vestiti in un baleno. Salgo a cavalcioni sul letto su cui è sdraiata,
orgoglioso della mia virilità svettante e pulsante.

"Come sei maschio" è il suo commento. Poi mi accarezza con il piede la
punta del cazzo. Mi massaggia il cazzo con i piedini per quasi un minuto. Potrei venire già così ma non voglio sottrarle niente.
La penetro di slancio, non devo forzare perché la trovo bagnata come un
lago, in missionaria uso tutte le mie energie per sbatterle il cazzo in figa mentre lei rimbalza sul letto, con i seni che sbattono da per tutto, cominciamo a contorcerci l'uno dentro l'altra, a malapena
trattenendo grida di piacere che mio padre potrebbe sentire. Non potendo però perdere il suo culo in quel momento, decido di girarla, lei capisce subito la situazione, da matura milfona qualè e si mette a pecora inarcando la schiena come la migliore delle amanti. Davanti a me ho un grosso sedere aperto con la sua figa che perde gocce di voglia, La penetro con veemenza mentre sento il suo culone grosso e sodo sbattere su di me ad ogni colpo. Andiamo avanti tutta la notte facendo
l'amore. Non ricordo di aver mai avuto tra le mani una femmina
appassionata ed eccitante come mia madre. Veniamo insieme più volte e
scopiamo come amanti affamati. All'alba, quasi in dormiveglia. la sento
lasciare il mio letto per tornare a prendere il suo posto di moglie, in
quello accanto a mio padre. Mi addormento con l'idea che ho scopato mia
madre, che la desidero e che non mi frega niente e la voglio ancora. 6°
giorno. Quando mi sveglio per un attimo la cerco accanto a me. Che
diavolo mi succede? Per venticinque anni l'ho guardata senza nemmeno
accorgermi che fosse una femmina e, adesso, in pochi giorni, è diventata
l'oggetto di tutta la mia voglia. Senza vestirmi indosso un accappatoio
e mi avvio per casa: l'eccitazione mi rende audace e sfrontato. La
trovo, in vestaglia, affacciata alla finestra.

"Tuo padre sta andando a cercarmi delle medicine che mi servono con
urgenza." Mi informa con un sorriso malizioso.

"Ma si è già dimenticato il nome." Torna ad affacciarsi cercando di
farsi sentire da mio padre in piedi in mezzo al marciapiede. Mi tengo
qualche passo dietro la finestra, per non farmi vedere, e le sollevo la
vestaglia: sotto è nuda. Comincio a palparle il bel culo. Lei ridacchia
fingendo che la causa sia quel che le dice papà. Da sopra sento il cellulare di papà suonare, lui risponde facendo ceno a mamma di aspettare, prendo mamma per le mani e la tiro dietro, senza fare molto sforzo la metto giù in ginocchio a pochi centimetri dal mio cazzo,con il mio cazzone già duro dentro la tuta. Faccio segno di un saluto veloce a papà mentre mamma senza averle chiesto niente fa uscire libero il mio cazzone, svettante e grosso le sbatte sulla faccia come di rimbalzo quando mi abbassa del tutto la tuta, sorride maliziosa, un attimo dopo la vedo spompinarmi con foga, come se non vedesse un cazzo da mesi. Emette versi osceni "ugh, ugh, ugh" mentre già piccoli filoni di saliva gocciolano dal suo servizietto. Mentre sono in estasi pongo la mano sulla nuca per spingerla ancora di più verso il mio cazzo, vado fino in fondo, quasi a far scomparire il mio uccello, diventa quasi violacea e per il dispiacere mi fermo li. Papà intanto finisce la chiamata e da sotto urla "Chiedi a mamma come si chiama la medicina?", mamma allora con il cazzo ancora in bocca si libera per un istante prima di rivelarmi il nome, io non guardandola neanche, per non rivelare il tradimento incestuoso, accontento papà urlando "Novanight!" mentre gli sorrido e lo saluto, lui fa un ceno di aver capito e se ne va. Chiudo in fretta e furia la finestra, mentre mamma sorride intenta a spompinarmi,finalmente posso liberarmi e godere di quella meraviglia, la pompo diverse volte in gola mentre ormai c'è un piccolo pozzo di sperma e saliva sul tappeto. Resisto ancora qualche secondo prima di inondarle la bocca di sborra, sono in estasi ed intanto mamma non si è ancora fermata, dopo aver ingoiato il frutto succoso di suo figlio pulisce per bene la mazza ancora mezza dura.
"Ma sei senza freni!" mi dice ansimando. La guardo e sorrido. Sorride
anche lei.
"Ma non ti fare illusioni per altri divertimenti", prosegue seria, "poco fa hanno chiamato dalla
clinica per dire che Loredana sta per iniziare il travaglio. Dobbiamo
vestirci e andare." Quelle parole mi riportano per terra. Io sono
sposato e fra poco padre. E quella donna che tanto mi intriga è mia
madre e presto tornerà a casa sua. Di malumore torno in camera mia per
vestirmi. Arriviamo in
clinica giusto in tempo. Il parto fila liscio come l'olio e dopo qualche
ora un'infermiera mi mette in mano il mio erede. Sono emozionato,
sconvolto. Non avrei mai creduto a una sensazione così intensa. Mia
moglie si riprende velocemente. Facciamo tutti festa, a lei e al
piccolo. Mia madre si comporta come una nonna amorevole e premurosa, una
quieta donna di famiglia, irriconoscibile rispetto alla femmina vogliosa
di poche ore prima. Solo una trattenuta insofferenza tra lei e Giulia
rivela che le due donne da questo momento competeranno per lo stesso
uomo. Più tardi, in un angolo non visti, le cingo i fianchi e
attirandola a me la prendo in giro:

"Come mamma sei una gran bella donna, ma come nonna sei una fica super.
Mio figlio avrà la nonna più sexy che ci sia."

"Ridi, ridi. Sarò nonna ma a quanto pare ho scoperto di riuscire ad
eccitare i giovanotti. Guarda che farò altri esperimenti oltre te," mi
minaccia. 7° giorno Giulia rientra a casa già stasera. Purtroppo. In
clinica tanto l'han tenuta prima di partorire quanto sono stati veloci a
liberare il suo posto, visto che non ci sono complicazioni. Dovrei
essere felice, invece riesco solo a pensare che l'intimità con mia madre
è finita. Sei un maniaco, mi dico. Ma il piacere proibito che lei mi dà
è più forte di ogni altro richiamo. Mamma mi vede sconsolato, capisce e
sorride maliziosa. A un certo punto, prende lei in mano la situazione.
Con la scusa che orami è solo d'impaccio rispedisce a casa mio padre.
Lei, invece, si fermerà ad aiutare Giulia e me per i primi giorni,
continuando a dormire nella camera degli ospiti. La presenza del bambino
consiglia che nella nostra camera da letto ci stia Giulia con lui e io
vada dormire sul divano. E così sarò libero di andare da lei e di infilarmi nel suo
letto, sotto le lenzuola, accanto al suo corpo che mi aspetterà, nudo ed
eccitato. Tre giorni dopo Il piano di mamma funziona. Basta qualche
precauzione quando Giulia si sveglia per i pianti del bambino. La sera
do la buonanotte alle mie due donne. Un bacino da marito premuroso alla
moglie. Un bacio ancora più casto sulla guancia della mamma. Poi, quando
la casa è avvolta nel silenzio, vado da mia madre che mi aspetta
fremente. E impaziente. Tanto impaziente che l'altra notte è venuta lei
da me. Mi ha svegliato (e vorrei vedere, dopo tante notti passate
insonni a far straordinari di sesso) ed è venuta sopra di me e mi ha
praticamente scopato lei muovendosi come una matta sopra di me. Poi s'è sentito il pianto del piccolo, e
allora ci siamo rivestiti veloci e in silenzio, e ci siamo presentati da Giulia offrendo il nostro aiuto, padre e nonna amorevoli e premurosi.
Giulia non può sospettare certo di nulla ma non gradisce mia madre e
respinge le sue attenzioni. Quanto a mia madre, adesso che faccio il
confronto, sovrasta di gran lunga mia moglie in fascino e sensualità, e
lo sa, e la tratta con un pizzico di superiorità. Avverto il rischio di
scoppi d'umore pericolosi. Ed anche il rischio di non riuscire a
controllare la passione che ormai lega madre e figlio. Come, ad esempio,
ho sudato freddo, ieri, quando mentre pranzavamo ho sentito il piede di
mia madre posarmisi tra le gambe e prendere a carezzarmi l'inguine,
mentre lei, seduta di fronte a me continuava tranquillamente a mangiare.
E io invece sono quasi venuto, senza poterle dir niente, finché, con un
sorrisetto che per fortuna ho visto solo io, ha smesso e con ultima
carezza sulla coscia ha ritirato il piede. Fra qualche giorno mamma
dovrà tornare a casa. Non so cosa mi succederà. Forse alla fine mi
sveglierò da questo che sembra un sogno. Tre mesi dopo La relazione con
mamma prosegue. Siamo amanti da allora. La continuo a desiderare, ormai
al di là di ogni tabù. Mi masturbo pensando a lei e a quel che abbiamo
fatto insieme. Ho provato a riprendere ad avere rapporti con mia moglie
ma è stato come bere una tisana subito dopo una bottiglia di coca-cola.
Le difficoltà non son poche, il timore di essere scoperti alto. Lei è
venuta a trovarci tre volte, con la scusa di vedere il bambino, ma non
sempre il giochino del divano ha funzionato. Due volte sono andato io a
casa loro. E' bastato far uscire mio padre con una scusa per ritrovarci
l'uno tra le braccia dell'altra a far l'amore come ossessi. L'ultima
volta, sono riuscito a sfruttare una trasferta di lavoro in una città a
metà strada tra la mia e quella dei miei. L'ho chiamata dicendole che
avrei prenotato un albergo per un intero week-end. Mamma ha inventato
una gita sociale e mi ha raggiunto. E' ormai una donna completamente
diversa. Sicura di sé e di ciò che vuole, consapevole di piacere, pronta
a flirtare con gi uomini che le capitano a tiro. La metamorfosi è
compiuta e mi chiedo come faccia a tenerla nascosta nel suo ambiente
abituale. Sempre che lo faccia. Mi ha detto di spogliarmi, mentre lei,
ancora vestita, mi osservava come avrebbe osservato una vetrina. Sono
rimasto davanti a lei, orgoglioso della mia virilità esibita.

"Vedi com'è già sull'attenti? Non ho fatto che volerti in questo
periodo." Lei si è alzata e, venutami vicino, me lo ha preso in mano
cominciando ad accarezzarmelo.

"Non credo ti lascerò di uscire da questa stanza, questo week-end. Pensi
di resistere?" mi dice sorniona. Sfidato nella mia mascolinità, ho riso:

"Non ho mai ricevuto lamentele. A quanto pare anche a te è mancato
qualcosa." Sorride e si ricomincia a scopare!.

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