Un gioco
di
Klimt 8
genere
etero
Ho conosciuto Silvia quando venne nel mio ufficio per visionare un appartamento. Era ed è ancora oggi una donna bellissima nella piena maturità dei suoi 51 anni. Ciò che vado a raccontare accadde circa 6 anni fa quando iniziammo una relazione clandestina tra noi. Suo marito era spesso all’estero per lavoro e noi ci incontravamo a casa sua. La sua era una sensualità ed una sessualità dirompente. Devo dire che una sera andai da lei e suonai al campanello certa che fosse sola ma mi disse che non lo era, che era tornato suo marito. Ancora oggi non so quale fosse la verità, se fosss sola, se avesse avuto altri amanti oltre a me ma so solo che quella notte non dormii per la gelosia. Amavo e amo tutt’ora questa donna anche se non siamo più insieme e soffro ogni giorno per questo. Ma tornando a noi un giorno proposi a Silvia di pranzare insieme. Suo marito non era in Italia e quindi la casa era libera. Lei si disse d’accordo e ci accordammo per il giorno dopo. Le dissi di acquistare dell’ affettato e dei prodotti che avremmo potuto appoggiare sul piano cucina in modo da lasciare libero il piccolo tavolo. Il giorno dopo arrivai da lei che era appena rientrata da scuola, è insegnante, e la bacia subito da tanto la desideravo. Lei lanciò le scarpe in un angolo e iniziò a preparare la tavola. Fu allora che abbracciandola da dietro e stringendola a me facendole sentire il mio desiderio le dissi se le sarebbe piaciuto indossare per me quel body con reggiseno alla brasiliana con reggicalze e calze. Sorrise alla mia richiesta felice di esaudire il mio desiderio. Sali in camera a prepararsi ed io ne approfittai per preparare il regalo che avevo pensato per il suo piacere: un dildo, un fallo finto in lattice del tutto simile ad uno vero con alla base i testicoli ed una ventosa. Presi il fallo e lo posizionai sulla sedia che avrebbe occupato Silvia. Lo misi nel mezzo ben saldo per la ventosa sulla seduta piana della sedia. Silvia scese dalla scala e mi apparve davanti nella sua bellezza. Un incanto di donna, un vero diamante nella mediocrità di tutti i giorni. Le mostrai il regalo e mi sorrise. Le dissi di toccarlo e lei lo prese stringendolo nella mano mimando una masturbazione. “Ti piace, amore mio? Non ho esagerato?” “Mi piace, è veramente bello e sembra vero!”.
Spiegai a Silvia quindi il gioco che avevo pensato di mettere in atto tra noi durante quel pranzo. Esso consisteva nel fatto che lei si sedesse al suo posto e nel farlo avrebbe dovuto fare entrare dentro di lei il fallo finto e che le pietanze sarebbero state portate una alla volta in tavola. Lei quindi ad ogni pietanza avrebbe dovuto alzarsi, sfilare il fallo dalla vagina, portare il cibo alla tavola e sedersi nuovamente non senza avere imboccato di nuovo il fallo in figa. Accettò immediatamente di giocare ed io ne ero assolutamente certo. Cominciammo quindi a pranzare molto lentamente ed io da buon provocatore chiedevo sempre qualcosa che non era in tavola. Silvia si alzava sfilando il cazzo finto e mi portava ciò che avevo richiesto. Ogni volta che tornava a sedersi la vedevo chiudere gli occhi e sospirare mentre il cazzo finto le riempiva la figa. “Ti piace il gioco, Silvia, amore mio?” “Dio se mi piace, sto colando come una fontana, ho la figa che sembra un lago” “Ti fa godere sentirlo in figa il cazzo finto?” “Porco!!! Non te ne sei accorto ma ho già sborrato due volte col cazzo dentro, una mentre me lo infilavo dopo una tua richiesta” .
Mi alzai e mi avvicinai a lei, le presi il viso tra le mani e la baciai. Quanto amo questa donna, pensai! Sfilai la cintura e abbasssi un po’ il pantalone liberando il cazzo che non ne poteva più della costruzione dello slip. “Guarda come me lo hai fatto venire duro!! Sentilo!!”
La tua mano lo impugnò all’istante e ne scopristi il glande. Ti guardavo e ti vedevo muovere il bacino sulla sedia per godere di più della sensazione del cazzo finto in figa! La tua bocca si impadronì del cazzo e la tua testa si muoveva in avanti ed indietro cercando di prenderlo tutto in bocca mentre vedevo la saliva uscire dagli angoli della bocca. Il tuo bacino intanto aveva cominciato a muoversi con forza avanti ed indietro. Le tua natiche strusciavano sulla sedia mentre inarcavi sempre più forte i fianchi. Il mio cazzo era sempre nella tua bocca. Poi mi tolsi da te. “Finiamo di pranzare” ti dissi mentre mi tiravo su il pantalone.
“Bastardo, sei un porco, mi lasci qui a metà quando stavo per sborrare!” “Amore, hai già sborrato prima e più di una volta, ora prendi la cosa con piu calma” “Un giorno farò lo stesso con te e vedrai che la cosa non ti piacerà, o meglio, ti piacerà ma soffrirai”
Il pranzo andò avanti ed io mi godevo il piacere di vederti soffrire sapendo che stavi sborrando sul cazzo finto. Ti vedevo impossibilitata a restare ferma, ti sollevavi un po’ per poi tornare a sedere. “Cazzo, amore, ho allagato tutta la sedia, ne ho fatta litri!! Però ora desidero anzi voglio il tuo cazzo! Lo voglio dentro, voglio che mi monti e che tu mi faccia sentire quanto mi desideri, quanto mi vuoi!” Detto questo ti alzasti è una volta appoggiati i gomiti al tavolo mi dicesti “eccola, prendila, ora, chiavala, montala e fammi godere come una troia con il tuo cazzo, quello vero, dentro!! Falla sborrare la maiala, datti da fare, porco!!!”
Abbassati i pantaloni non dovetti neppure guidarlo perché il cazzo trovò la strada da solo dentro quella figa bollente. Ti montai con forza, più volte lo tirai fuori per poi rimetterlo dentro con un solo colpo. Avevi bagnato anche il pavimento! Passai con la cappella sul buco del culo, facendotelo sentire. “Mi vuoi inculare? Vuoi mettermelo nel culo? Porco, sei un porco!!! Prendilo se vuoi e sborrami nel culo, non tirarlo più fuori!” “Voglio il tuo piacere ora, il culo sarà per dopo, ora prenditi questa sborrata in figa”
Fu così che la allagai, le allagai la figa. Appena lo tolsi da lei un rivolo di sborra cominciò a cadere sul pavimento. Fu una monta incredibile. Amavo questa donna e la amo ancora oggi.
Spiegai a Silvia quindi il gioco che avevo pensato di mettere in atto tra noi durante quel pranzo. Esso consisteva nel fatto che lei si sedesse al suo posto e nel farlo avrebbe dovuto fare entrare dentro di lei il fallo finto e che le pietanze sarebbero state portate una alla volta in tavola. Lei quindi ad ogni pietanza avrebbe dovuto alzarsi, sfilare il fallo dalla vagina, portare il cibo alla tavola e sedersi nuovamente non senza avere imboccato di nuovo il fallo in figa. Accettò immediatamente di giocare ed io ne ero assolutamente certo. Cominciammo quindi a pranzare molto lentamente ed io da buon provocatore chiedevo sempre qualcosa che non era in tavola. Silvia si alzava sfilando il cazzo finto e mi portava ciò che avevo richiesto. Ogni volta che tornava a sedersi la vedevo chiudere gli occhi e sospirare mentre il cazzo finto le riempiva la figa. “Ti piace il gioco, Silvia, amore mio?” “Dio se mi piace, sto colando come una fontana, ho la figa che sembra un lago” “Ti fa godere sentirlo in figa il cazzo finto?” “Porco!!! Non te ne sei accorto ma ho già sborrato due volte col cazzo dentro, una mentre me lo infilavo dopo una tua richiesta” .
Mi alzai e mi avvicinai a lei, le presi il viso tra le mani e la baciai. Quanto amo questa donna, pensai! Sfilai la cintura e abbasssi un po’ il pantalone liberando il cazzo che non ne poteva più della costruzione dello slip. “Guarda come me lo hai fatto venire duro!! Sentilo!!”
La tua mano lo impugnò all’istante e ne scopristi il glande. Ti guardavo e ti vedevo muovere il bacino sulla sedia per godere di più della sensazione del cazzo finto in figa! La tua bocca si impadronì del cazzo e la tua testa si muoveva in avanti ed indietro cercando di prenderlo tutto in bocca mentre vedevo la saliva uscire dagli angoli della bocca. Il tuo bacino intanto aveva cominciato a muoversi con forza avanti ed indietro. Le tua natiche strusciavano sulla sedia mentre inarcavi sempre più forte i fianchi. Il mio cazzo era sempre nella tua bocca. Poi mi tolsi da te. “Finiamo di pranzare” ti dissi mentre mi tiravo su il pantalone.
“Bastardo, sei un porco, mi lasci qui a metà quando stavo per sborrare!” “Amore, hai già sborrato prima e più di una volta, ora prendi la cosa con piu calma” “Un giorno farò lo stesso con te e vedrai che la cosa non ti piacerà, o meglio, ti piacerà ma soffrirai”
Il pranzo andò avanti ed io mi godevo il piacere di vederti soffrire sapendo che stavi sborrando sul cazzo finto. Ti vedevo impossibilitata a restare ferma, ti sollevavi un po’ per poi tornare a sedere. “Cazzo, amore, ho allagato tutta la sedia, ne ho fatta litri!! Però ora desidero anzi voglio il tuo cazzo! Lo voglio dentro, voglio che mi monti e che tu mi faccia sentire quanto mi desideri, quanto mi vuoi!” Detto questo ti alzasti è una volta appoggiati i gomiti al tavolo mi dicesti “eccola, prendila, ora, chiavala, montala e fammi godere come una troia con il tuo cazzo, quello vero, dentro!! Falla sborrare la maiala, datti da fare, porco!!!”
Abbassati i pantaloni non dovetti neppure guidarlo perché il cazzo trovò la strada da solo dentro quella figa bollente. Ti montai con forza, più volte lo tirai fuori per poi rimetterlo dentro con un solo colpo. Avevi bagnato anche il pavimento! Passai con la cappella sul buco del culo, facendotelo sentire. “Mi vuoi inculare? Vuoi mettermelo nel culo? Porco, sei un porco!!! Prendilo se vuoi e sborrami nel culo, non tirarlo più fuori!” “Voglio il tuo piacere ora, il culo sarà per dopo, ora prenditi questa sborrata in figa”
Fu così che la allagai, le allagai la figa. Appena lo tolsi da lei un rivolo di sborra cominciò a cadere sul pavimento. Fu una monta incredibile. Amavo questa donna e la amo ancora oggi.
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