Ricatto mia nipote diciottenne 1

Scritto da , il 2022-08-23, genere incesti

Che troia mia nipote Sara. Investigando sull’infedeltà coniugale di un tizio, ho scoperto che questa birbante vende foto e video piccanti in rete.
Usa la mascherina nelle esibizioni ma io, che conoscono bene il suo corpo arrapante – la stronza me lo ha sempre fatto tirare di brutto – e i suoi tatuaggi del cazzo, l’ho riconosciuta subito.
Ha già un bel giretto di clienti, principalmente uomini maturi, che gestisce con grande professionalità. Ha solo diciotto anni ma sa bene come svuotare coglioni e portafogli giocando alla ninfetta porca.
In incognito, chiaramente, ci ho giocato una sera. Cazzo che vacca, avida come un avvoltoio – in mezz’ora, a forza di rilanciare, mi ha levato cento euro – ma anche, tanto, tanto, puttana.
Io stesso – facendo l’investigatore privato non è viste davvero di tutti i colori – sono rimasto sorpreso dalla sfacciataggine di questa ragazzina che, nella vita di tutti i giorni invece, si atteggia da precisina, tirandosela, smorfiosa e acida, come poche. Probabilmente ha una doppia personalità, perché in azione è una vera sporcacciona indecente: smignotteggia come una troia da casino; ti stuzzica con un linguaggio talmente sporco ed esplicito che non immagineresti su quella bocca poco più che adolescente; quando gode – e, secondo me, gode per davvero la viziosa – bestemmia come una camionista; intuendo perfettamente i desideri torbidi dei suoi attempati ammiratori, provoca ripetendo a più non posso “Papà, papino, paparino …” oppure, con la voce da gatta morta, chiedendo di essere sculacciata forte, perché lei è “una bambina tanto cattiva”. Fa veramente di tutto, ma veramente di tutto; assecondando i miei desideri prima si è messa un pugno nella passera e, poi, il collo di una bottiglia di birra in culo con cui, dopo averlo tirato fuori un po’ sporco di merda, ci si è masturbato il grilletto. Alla fine, l’ho fatta pisciare, aperta a smorzacandela, in una ciotola. Per altri cinquanta euro mi ha detto che avrebbe bevuto, da brava figlietta, la pioggia dorata di babbo ma ho rifiutato. Avevo appena sborrato e, poi, avevo già abbastanza materiale per incastrare mia nipote che non avevo certo bisogno di buttare altro denaro: pochi giorni ancora e l’avrei fatta bere direttamente alla spina.
L’intenzione di ricattarla l’ho avuta subito. Troppo eccitante l’idea di usare questa lolita drizzacazzi come il mio sborratoio privato, da sborrarsi nelle mutande già solo al pensiero di riaccompagnare a casa Saretta, da quei cornuti di mio cognato e mia sorella, che mi avrebbero pure ringraziato per il passaggio, dopo averla rotta nel culo tutto il pomeriggio.
Con la puttanella, inoltre, ci avrei pure fatto la grana. È già corrotta di suo, in un certo senso già fa la prostituta, tanto vale saltare il fosso, mi sono detto, e farla battere. Basta con le bambinate su internet, è ora di scopare, di prendere cazzi e cazzi e ancora cazzi, signorina!
Da un po' mi frullava in mente il progetto di mettere su un giro di zoccole. Più redditizio dell’attività di investigatore – che avrei, comunque, mantenuto come copertura – e, sicuramente, meno pericoloso delle estorsioni che, ogni tanto, sfruttando quanto mi capita di scoprire per lavoro, metto su. Avevo anche preso un mezzo accordo con un pappone rumeno, che avevo arrestato quando facevo ancora il poliziotto, il quale mi avrebbe procacciato un paio di ragazze ma, poi, non se n’è fatto più nulla.
Ora, questa piccola baldracca capitava proprio a fagiolo: ricattabile, giovanissima, italiana…ci sarebbe stato da farci i soldi veri. Col tempo, poi, la cosa si poteva espandere. Vuoi che Saretta non abbia qualche amica altrettanto calda, allettata da cazzo e soldi?
L’unico problema è che mia nipote tira come una dannata e, questo, potrebbe portare casini alla lunga.
La zoccola ha iniziato a fare le sue porcherie in rete non tanto per i vestiti, che pure gli piacciono molto, o per i gioielli (i suoi genitori sono benestanti, stravedono per lei e soddisfano ogni suo capriccio), ma, appunto, per avere abbastanza soldi da soddisfare questo suo costosissimo vizietto.
Con un trojan che gli ho istallato di nascosto ho letto tutti i suoi messaggi e ascoltate le sue telefonate – facendo copia di tutto chiaramente – e, cazzo, è una vera cocainomane, una fottutissima aspirapolvere.
Se la cosa è, sicuramente, un punto di forza in più per ricattarla, tenerla in pugno e convincerla a mollare la figa, nel prosieguo potrebbe renderla inaffidabile e pericolosa. Comunque, ogni problema a suo tempo, intanto scopiamola forte alla zoccoletta, che ha bisogno di una lezione.
Sara mi attende seduta sul divano con l’aria scocciata. Mi ci è voluto parecchio, il giorno prima, per convincerla a raggiungermi a casa questo pomeriggio e, nell’uscire dal salotto, per andare a prendere la cosa che gli dovevo far vedere urgentemente, per nulla incuriosita mi ha gridato dietro con una certa brusca insolenza “Sbrigati zio che ho fretta”. Piccola troia, mi sono detto, non te ne andrai così tanto presto oggi, nonostante tutta la tua fretta del cazzo!
Rientrato dopo pochi istanti l’ho ritrovata tutta intenta a smanettare sul cellulare. Che magnifico bocconcino che ho davanti: un toppino nero scollatissimo, jeans molto stretti a vita alta che gli disegnavano un culetto di marmo davvero sfizioso, trucco pesante, capelli neri e abbondanti mollemente adagiati sulle spalle nude e un buonissimo odore di femmina giovane. Vacca com’è sono convintissimo che, tra poco, ci divertiremo parecchio insieme ma, nella remotissima ipotesi che si metta a fare resistenze, la stupro.
Si è accorta di me solo quando ho lasciato cadere la cartellina sul tavolinetto di fronte a lei. Ha alzato appena gli occhi verso di me, con uno sguardo annoiato e scostante, come a dire “E allora?”.
Pregustando la vittoria che, a breve, avrei riportato su mia nipote, le ho sorriso e le ho detto “Sara, apri pure, sono cose importanti che ti riguardano.”.
Prima è impallidita, poi è diventata rossa come un peperone, sfogliando il dossier. Ecco la prima lacrimuccia, ecco la seconda e, finalmente, il pianto dirotto, con tanti bei singhiozzi, gemiti, scuse, giustificazioni puerili e invocazioni di pietà. Mmmhh, vedere questa arrogantella superba stravolta e impaurita, annientata, mi eccita la fava tremendamente, sarebbe davvero delizioso metterglielo in bocca ora, sentire le sue lacrime disperate bagnarmi le palle mentre la minchia la lavora in gola.
Non appena mi è sembrato che si stesse calmando un poco ho rincarato la dose “Sara, Sara, che mi combini…hai appena già diciotto anni e già sei puttana e drogata. Chissà che diranno i tuoi genitori, capisci che sono costretto a dirgli tutto…per il tuo bene.”.
È scoppiata nuovamente a piangere, si è gettata ai miei piedi, si è aggrappata alle mie ginocchia e ha iniziato a pregarmi “No, no, zio, no! Ti prego, non dire niente. Oddio, ti scongiuro. Farò tutto quello che vuoi, te lo giuro!”.
Ecco, la parolina magica l’ha detta.
Le alzo la testa verso di me tirandole i capelli e, con tono beffardo, le dico “Tutto, tesoro?”.
“Tutto, tutto, tutto, zio!”.
Le sorrido e, guardandola dritta negli occhi, mi massaggio sfacciatamente la patta sotto il suo naso.
Ha capito quello che voglio da lei e un lampo di speranza le ravviva gli occhi. Senza dire niente mi slaccia i pantaloni e si ritrova a pochi centimetri dalle labbra un cazzone di marmo, largo, durissimo e nervoso, con una bella cappella gonfia e viola che sparge odore di maschio.
La viziosetta, superata la sorpresa iniziale (probabilmente non immaginava che suo zio, sovrappeso e calvo, così poco aitante, avesse questo signor cazzo tra le gambe), sorride di gusto. Nella sua testolina bacata, pensa che le cose si stanno mettendo proprio bene: per mantenere il segreto non deve fare altro che sucare una minchia favolosa che avrebbe sbocchinato volentieri comunque.
“Zietto, se ti metti comodo sul divano ti faccio un bel bocchino” e mi sorride con voluttuosa complicità.
Le accarezzo la testa alla porcellina e le dico “Eh no, golosona. La sborra te la devi guadagnare. Per tenere la bocca chiusa voglio aprirti questo bel culo.”.
Sara cambia di colpo espressione, incupendosi. “Zio, dietro non l’ho mai preso e tu ce l’hai troppo grosso. Così mi sfondi”.
Neanche le rispondo. La alzo, mi spoglio, la getto sul divano le sfilo le scarpe e i jeans, le tolgo la maglietta (mmhh, ha i capezzoli belli turgidi la troietta), strappo le mutandine con gesto deciso, la giro sistemandola a pecorina, le allargo le chiappe scoprendo il buchetto e gli ci appoggio sopra il cappellone pulsante affinché senta il calore del cazzo che la deve incannare. Durante queste operazioni non protesta affatto, probabilmente è consapevole che questo culo non ha più scampo; anzi, un certo bagnaticcio che le inumidisce l’inguine e cola piano piano, rigandole la coscia destra, sta a dimostrare che, dietro le manfrine di circostanza, la porcellina ha una voglia matta di farsi possedere così.
Mi piace essere brutale quando svergino un culo, specialmente quando la cagna è un’adolescente, e con Sara voglio avere anche meno riguardi. Ci sputo appena quanto basta per incoccare la testa del cazzo sullo sfintere – che trovo parecchio stretto, nonostante i suoi giochini virtuali con dildo e bottiglie – e inizio a entrare con lentezza studiata affinché senta, centimetro dopo centimetro, in tutta la sua maschia violenza, questo cazzo che le sale su per il culo.
“Porca m…a! Fermati, cazzo brucia”.
Ce ne ha manco metà dentro e già comincia a piagnucolare e bestemmiare ma, a me, fotte una sega. Tenendola ben ferma per i fianchi e tirandole manate sulle pacche quando scalcia, proseguo imperterrito fino a che sento il contatto fresco delle sue chiappe sulla pancia.
“Troia del cazzo, ora sei rotta nel culo!” la insulto mentre singhiozza per il dolore.
“Chiavami, stronzo! Chiavami d…o fottuto!”.
Che porca, nonostante il dolore la puttanella orgogliosa ora alza la testa, non mi vuole dare la soddisfazione di mostrarsi debole e sconfitta.
Inizio a chiavare, chiavo come un matto, pompo come un toro, rompendo e spaccando tutto, non mi frega un cazzo neanche quando vedo una macchia di sangue sul fusto della minchia, anzi spingo di più.
Sara inizia a prenderci gusto, i gemiti di dolore si mescolano ai guaiti di piacere, muove e piega il bacino per favorire l’inculata, bestemmia e gode, gode e bestemmia: avvicino la mano tra le cosce e trovo un lago caldo di umori che schizzano sconciamente dalla tana.
Con un urlo bestiale preannuncio la sborrata e lei, che la sente fino in pancia, l’onda montante del mio orgasmo inizia a strillare “Sborrami, sborrami cazzo, innaffiami brutto porco!”.
Dentro quella fogna avrò vomitato almeno mezzo litro di sperma densissimo.
Il calore della schizzata nell’intestino la fa quasi svenire, fa solo in tempo a dire “Cazzo, che bello…” e si accascia stremata.
CONTINUA

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