Una Cartolina 2

Scritto da , il 2010-02-06, genere etero

Alla serata con Veronica seguirono per i due amici altri giorni piacevoli e divertenti, con Paolo che continuò a frequentare Manuela, ed Andrea che si riperse tra le braccia della sua Veronica. Dopo tre giorni dall'arrivo dell'amico Paolo disse:
- E' ora che ti porti a vedere casa mia, a Marillos. Non possiamo farci ospitare da Manuela per sempre.
- Hai ragione, forse è ora di togliere il disturbo, anche se un po' mi spiace
- Ti stavi affezionando a Veronica, è?
- Già, mi mancherà di sicuro
- Non preoccuparti, Marillos è più piccola, ma anche la troverai qualcuna con cui divertirti, ne sono certo.
- Speriamo.
Nel primo pomeriggio i due partirono a bordo del fuoristrada di Paolo, si fermarono dopo un paio di ore in piccolo villaggio, presero una birra fredda a testa, e continuarono verso Marillos, dove arrivarono prima di sera. - Ti spiace se stasera non usciamo? Il viaggio mi ha un po' stancato. - Chiese Paolo -
- Figurati, e poi una sera di riposo non può che farci bene...
- Ok, ora preparo qualcosa di sbrigativo da mangiare, intanto tu puoi sistemarti nella tua stanza, è già pronta - Disse Paolo, indicando la porta -
L'uomo apri qualche scatoletta, scaldò qualcos'altro, e chiamò l'amico per avvisarlo che era pronto. I due mangiarono velocemente, poi Andrea tornò a sistemare le sue cose, mentre Paolo disse che era esausto ed andava a dormire. Paolo una volta in camera sua prese il telefono, compose un numero, e dopo tre squilli una voce rispose:
- Allora?
- Tutto ok, è stato anche più facile del previsto, il tonto si è anche quasi innamorato della puttana che avevo assunto per fargli sembrare il posto un paradiso.
- Procedi con il piano, allora, e non commettere errori.
- Non si preoccupi.
- Non sono io che mi debbo preoccupare, ricordatelo bene, piccolo giocatore da strapazzo.
Dopo queste parole la voce chiuse la comunicazione, lasciando Paolo solo con i suoi pensieri, le sue angosce e le sue paure. Quella notte l'uomo non riuscì a dormire, assalito da continui rimorsi per la fine che aveva riservato all'amico dei tempi andati, una fine terribile, carne da macello per il mercato degli organi, ma soprattutto un rene per il figlio del maledetto signor Colades, signore locale del commercio della droga, afflitto da una grave malattia, e con cui lui aveva contratto un grosso debito di gioco in una maledetta partita, sicuramente truccata. Dovevano aver indagato a lungo su di lui, prima della partita, probabilmente avevano indagato a lungo su molti altri, per scoprire che lui aveva un amico i cui organi erano compatibili con quelli di Miguel Colades, ma d'altronde per loro i soldi non erano nulla...
Il giorno dopo la partita si presentarono in quattro per riscuotere il denaro, che lui ovviamente non aveva, lo pestarono, lasciandolo a terra quasi senza vita, ancora provava dolore solo a pensarci, e dicendogli che se non trovava i soldi sarebbe morto tra sofferenze atroci.
Tornarono ancora, più volte, ed ogni volta per pestarlo e minacciarlo, sino a quando il capo dei quattro gli disse che avevano trovato la soluzione ai suoi problemi, e di seguirli in macchina, "E' giunta la mia ora" - Pensò Paolo - "Mi porteranno da qualche parte per uccidermi e far sparire il mio cadavere." Ma li segui senza fare storie, la sua volontà ormai era piegata, e non era in grado di contrastare i voleri dei suoi aguzzini.
Quando si accorse che stavano entrando nella lussuosa "Tenuta Colades" pensò ce forse ancora non era ora di morire, "Non può essere che mi portino a casa loro per uccidermi"
Poco dopo si ritrovò in piedi, davanti al signor Hernando Alvarez Colades, il capo della famiglia, che lo squadrò con superiorità e poi disse:
- Così tu sei quello che pensa di poterci prendere in giro, non pagandoci?
- No signore, solo che non mi sono accorto quanto stavo perdendo, e quella cifra è troppo per me...
- Dovevi pensarci prima, piccolo bastardo, ma noi abbiamo trovato la soluzione, solo che dovrai fare una piccola cosa per noi...
- Qualsiasi cosa, signore
- Bene, questo è lo spirito giusto, bastardo. Dovrai invitare a casa tua un tuo vecchio amico italiano, Andrea Roberti, al resto penseremo noi, e i tuoi problemi saranno finiti.
- Cosa volete da Andrea?
- Nulla, solo i suoi organi, mi serve uno dei suoi reni, mio figlio Miguel è malato, e senza un rene nuovo dovrà passare tutta la vita attaccato ad una macchina
- Non lo farò mai
A quelle il calcio di un fucile lo colpì dietro la schiena facendolo ruzzolare a terra
- Vedremo, vedremo, per me cambierai idea molto presto, piccolo bastardo. Gli scagnozzi del capo lo condussero nello scantinato, lo legarono ad un muro, ed iniziarono a torturarlo, dopo due giorni passati tra torture atroci e senza cibo, Paolo fu ricondotto al cospetto del signor Colades, che disse:
- Hai cambiato idea, piccolo bastardo.
- Si, farò tutto ciò che mi avete chiesto, basta che ordinate ai vostri uomini di noi toccarmi più.
- Almeno sei ragionevole, piccolo codardo.
Un attimo di pausa, l'illusione di riuscire a dormire, a non pensare, poi tornarono le immagini del periodo in cui aveva dovuto scrivere all'amico, degli altri pestaggi periodici che aveva dovuto subire a intervalli più o meno regolari, della notizia della decisione di Andrea di raggiungerlo, ricordò l'esultanza del signor Colades, e i preparativi per il piano, che era molto semplice, il pomeriggio seguente lui avrebbe dovuto prendere Andrea e portarlo a vedere la foresta, sino al promontorio di Vizcaito, dove sarebbero stati assaliti dai banditi, e il destino del suo amico si sarebbe compiuto.
Finiti i ricordi presero a tormentarlo le immagini del futuro, la morte dell'amico, la felicità dei Colades, padre e figlio, di colpo si alzò, senza vestirsi andò ritto in camera di Andrea, lo svegliò scuotendolo per una spalla, e gli disse che era in grave pericolo, e che doveva andarsene immediatamente dal Venezuela, si rifiutò di dargli altre spiegazioni. Lo quasi costrinse a prepararsi in dieci minuti, e lo riaccompagno alla capitale con una corsa sul fuoristrada folle, lo scaricò all'aeroporto, spingendolo sul primo volo per fuori il Venezuela, non era per l'Italia, era un volo per Miami, - Andrà bene lo stesso, in Italia ci arriverai da lì, ma almeno ci tornerai. Ora ti saluto, perché debbo ancora fare una cosa importante, ancora. Non ci rivedremo mai più, scusami di tutto.
- Di cosa debbo scusarti, spiegami?
- Non posso, ti prego di perdonarmi, e soprattutto di non tornare mai più qui.
Dopo aver spinto l'amico sull'aereo, Paolo risalì sul fuoristrada, e si lanciò in una corsa folle verso Marillos, per schiantarsi contro il muro di cinta della tenuta Colades.
Le sue ultime parole furono "Perdonami"

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