Ariel

di
genere
dominazione

Il mio padrone ha deciso di portarmi in ufficio con lui! Oggi indosso una ruvida corda di canapa sotto la gonna corta e la camicetta trasparente, per ricordarmi cosa sono e concentrarmi sulla mia condizione. E quando mi viene ordinato di mostrare una vista sotto la gonna, lo faccio come mi è stato insegnato. In piedi e alzando la gonna prima di chinarmi in modo da poter mostrare una comoda visione delle mie calze cucite e del reggicalze, dell'essere senza mutandine e della corda di canapa stretta intorno alle mie cosce. Mi viene ordinato d'inserire l'uovo vibratore nella mia figa e di accenderlo prima di tornare al lavoro. Questo è terribilmente fastidioso, ma sono completamente programmata per far piacere ai padroni, quindi faccio ciò che devo. Più tardi, mi viene ordinato di sbottonare la mia camicetta bianca trasparente in modo da mostrare i piercing ai capezzoli. Mi ordinano di portare il caffè e poi di succhiare il ​​cazzo alle persone sedute di fronte alla scrivania del mio padrone, cosa che sono felice di fare. Una volta che ho completato questo compito, mi ordinano di cavalcare il cazzo di uno degli ospiti, prima da davanti, poi da dietro. Da sottomessa ben disciplinata, so che non mi è permesso godere, anche quando m'inseriscono l'uovo vibratore nel culo mentre accolgo il cazzo dell'ospite nella mia figa. Il mio ruolo è accontentare i padroni, non me stessa! E quando alla fine vengo rispedita alla mia scrivania, ho sperma che si asciuga sulla mia figa e su tutto il viso, e il sapore dei padroni nella mia bocca.

Non ricordo nemmeno più chiaramente come tutto ebbe inizio, molto tempo fa. Sono proprietà totale e assoluta del mio padrone da più di vent'anni, che ha provveduto con costanza e inflessibilità ad annullare completamente la mia dignità e la mia personalità. All'inizio fu molto dura annullare la mia volontà, ma il padrone ha saputo, con intelligenza e con rigido controllo intellettuale, farmi capire che non appartenevo più, ormai, al genere umano. Accettando le condizioni che di volta, in volta, mi venivano imposte, ho rinunciato per sempre ad essere una persona, una donna: sono solo un oggetto sessuale di sesso femminile, da usare senza nessuna attenzione, cura o dimostrazione d'affetto. Sono perfino più in basso, in una ipotetica scala di valori, rispetto a qualunque animale, anche se spesso vengo apostrofata con termini come cagna, vacca, bestia.

Anche il più piccolo aspetto della mia esistenza è regolato secondo la volontà del padrone: come devo muovermi, cosa devo indossare e cosa no, come devo parlare, quando mi viene concesso.
Per espressa decisione del padrone tutto ciò che faccio deve avere come scopo far eccitare chi mi guarda e tutto di me dev'essere al contempo invito ad usarmi e promessa di soddisfazione, qualsivoglia siano i capricci dei padroni. Una sola inderogabile legge regola la mia esistenza: “Le sole cose che hanno importanza sono il divertimento e il piacere di chi mi usa!”. Le mie preferenze, i miei desideri, il mio piacere e anche il mio dolore non hanno nessuna rilevanza. Se qualcuno si diverte a torturarmi e nell'infliggermi dolore la cosa è perfettamente naturale e giusta per me.

Raramente mi viene concesso di usare una sedia, un tavolo, un letto. Trascorro la maggior parte del tempo nel posto che più di ogni altro si addice a una schiava come me: sul pavimento, ai piedi del padrone, dove lui può comodamente controllarmi, ispezionare ogni millimetro.

Agli inizi del mio addestramento il padrone mi teneva ore ed ore rinchiusa in piccole, terrificanti gabbie, costretta da cinghie e catene in scomode posizioni che mi provocavano dolori che perduravano per giorni. Venivo liberata solo per il tempo di venir usata per il proprio piacere dal padrone, o da qualche suo ospite. Erano questi i soli attimi in cui potevo, in qualche modo, muovermi, allungare le gambe e le braccia, rese doloranti dalle infinite costrizioni. Cominciai cosi ad abituarmi al che fatto di essere usata comportava in una sofferenza minore, rispetto al non esserlo. Questo addestramento mi ha insegnato che devo essere felice quando qualcuno vuole usarmi. Cosi come ho dovuto abituarmi in fretta alle frustate e alle sberle, inflittemi per punizioni, o solo per il divertimento degli osservatori. Ho imparato presto a non “fingere”, perchè il mio padrone, che mi ha assolutamente proibito di urlare, è del tutto indifferente ai miei lamenti, alle mie lacrime: lui si regola esclusivamente dai segni che la frusta lascia sulla mia pella, dei lividi che restano evidenti per giorni. Cosi quando mi viene ordinato di infliggermi da sola frustate o sberle sulla figa, sui seni o sulle cosce, se i segni, se il gonfiore non sono soddisfacenti, devo ricominciare fino a che il risultato non sia approvato dal padrone.

In questi anni non c'è stata umiliazione che mi sia stata risparmiata: sono stata usata come animale da traino, come bestia da soma per lavori pesanti; sono stata data a anziani che volevano sfogare le proprie voglie, a gruppi i ragazzini che volevano sperimentare le loro fantasie. Sono stata affittata, venduta, comprata. Sono stata usata come cavia in un club di sadici, per insegnare come torturare una schiava. Sono stata fatta accoppiare con animali, prostituire e umiliata in pubblico.

Ho compiuto 43 anni e sono ancora un bel giocattolo e cerco in ogni modo di mantenermi bella, desiderabile e piacente, anche perchè il mio padrone mi ripete continuamente che fintanto che gli verrò comoda mi terrà. Quando si sarà stancato di me mi potrebbe vendere a qualche bordello di basso bordo, se sarò ancora interessante per qualche balordo. Oppure potrebbe sopprimermi, liberandosi in questo modo di una cosa ormai inutile.
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2022-06-21
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