Fai quello che dico io - Parte 5 “A mano aperta”
di
Dan
genere
dominazione
Per qualche giorno non ebbi occasione di incontrare Nicola: per lavoro avevo dovuto saltare allenamento e nel fine settimana la sua fidanzata sarebbe venuta a trovarlo. Di fatto, la sua castità iniziò dopo il week end. Il lunedi ci incontrammo in palestra, gli avevo dato un orario di massima ed io feci tardi. Nicola era già in sala, ma appena arrivai venne subito a salutarmi. Era euforico. Parlammo del più e del meno, di come era andato il fine settimana, e lui mi disse che si era divertito parecchio e che aveva scopato molto, cosi da esser pronto. A dire il vero la cosa mi faceva un po ridere ma ciò che mi interessava adesso era farlo restare in astinenza quanto più tempo possibile, per vedere come si sarebbe comportato. Per almeno un paio di settimane sarebbe rimasto in città, senza visite della fidanzata: per entrambi era periodo di sessione d’esami all’università. Mentre mi cambiavo gli feci ripiegare i miei vestiti e riporli nell’armadietto.
Poco prima di scendere, Nicola si voltò verso di me di scatto e mi baciò la guancia. Mi sorrise, con un sorriso meraviglioso. Io, di tutta risposta, lo afferrai per il collo della maglia, e con tono serio gli dissi di non farlo mai più. Nicola mi diede un altro bacio, questa volta mirando alle labbra, senza però centrarle. Lo spinsi di forza indietro e, quasi perdendo l’equilibrio, mi sedetti su una panchina al centro dello spogliatoio tirandomi dietro anche lui. Lo feci allungare pancia in giù sulle mi gambe e rapidamente gli scesi i pantaloni. Gli diedi subito due o tre schiaffi sul sedere, belli forti. “Così impari a non fare cazzate” gli dissi con tono serio. Nicola aveva provato a rialzarsi, istintivamente, appena allungato e dopo il primo schiaffo. Poi, nessuna resistenza. Gli diedi qualche altro schiaffo sul culo, a mano aperta. Gliene avrei voluti dare molti altri, ma comunque non potevamo restare nello spogliatoio troppo a lungo: è vero che la palestra era deserta ma era comunque rischioso. Prima di liberarlo, gli afferrai le palle da dietro, le tirai a me e con l’altra mano diedi qualche colpetto anche a loro. Nicola sussultò per il dolore e per l’eccitazione. Gli dissi di non permettersi più a fare qualcosa di simile a quanto aveva fatto, altrimenti lo avrei punito molto più duramente. Nel dire quelle parole sentii la sicurezza che di li a poco gli avrei riempito il sedere di schiaffi. Spinsi Nicola per farlo alzare. “Andiamo sotto, stronzetto” gli dissi, mentre si rivestiva.
Durante l’allenamento feci finta di nulla, in sala c’era anche una signora di una certa età a fare ginnastica posturale o roba del genere. Nicola andò via prima perché aveva lezione. Venne a salutarmi ed io gli ricordai della castità. Gli dissi che il giorno dopo sarei passato da lui.
Quello di oggi doveva essere solo l’inizio.
….
per suggerimenti o contatti, dan8484@libero.it
Poco prima di scendere, Nicola si voltò verso di me di scatto e mi baciò la guancia. Mi sorrise, con un sorriso meraviglioso. Io, di tutta risposta, lo afferrai per il collo della maglia, e con tono serio gli dissi di non farlo mai più. Nicola mi diede un altro bacio, questa volta mirando alle labbra, senza però centrarle. Lo spinsi di forza indietro e, quasi perdendo l’equilibrio, mi sedetti su una panchina al centro dello spogliatoio tirandomi dietro anche lui. Lo feci allungare pancia in giù sulle mi gambe e rapidamente gli scesi i pantaloni. Gli diedi subito due o tre schiaffi sul sedere, belli forti. “Così impari a non fare cazzate” gli dissi con tono serio. Nicola aveva provato a rialzarsi, istintivamente, appena allungato e dopo il primo schiaffo. Poi, nessuna resistenza. Gli diedi qualche altro schiaffo sul culo, a mano aperta. Gliene avrei voluti dare molti altri, ma comunque non potevamo restare nello spogliatoio troppo a lungo: è vero che la palestra era deserta ma era comunque rischioso. Prima di liberarlo, gli afferrai le palle da dietro, le tirai a me e con l’altra mano diedi qualche colpetto anche a loro. Nicola sussultò per il dolore e per l’eccitazione. Gli dissi di non permettersi più a fare qualcosa di simile a quanto aveva fatto, altrimenti lo avrei punito molto più duramente. Nel dire quelle parole sentii la sicurezza che di li a poco gli avrei riempito il sedere di schiaffi. Spinsi Nicola per farlo alzare. “Andiamo sotto, stronzetto” gli dissi, mentre si rivestiva.
Durante l’allenamento feci finta di nulla, in sala c’era anche una signora di una certa età a fare ginnastica posturale o roba del genere. Nicola andò via prima perché aveva lezione. Venne a salutarmi ed io gli ricordai della castità. Gli dissi che il giorno dopo sarei passato da lui.
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